La legge elettorale sarda non funziona e va cambiata. E’ opportuno che il dibattito per una sua riforma parta subito, per evitare che venga inquinato dal ravvicinato ritorno alle urne. Grazie a Fernando Codonesu per questo suo contributo concreto che vuole condividere con i lettori del blog.
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Da dieci anni, e non da soli, riteniamo l’attuale legge elettorale del tutto inadatta a rappresentare realmente e democraticamente la volontà dell’elettorato sardo, in quanto, principalmente a causa delle soglie del cinque cento per le singole liste e del dieci per le coalizioni, una larga parte dei sardi che hanno espresso il proprio voto non hanno avuto rappresentanti eletti nel Consiglio regionale.
Al riguardo ricordiamo i voti espressi a Michela Murgia nel 2014, quelli del trio Maninchedda, Pili e Murgia nel 2019 e quelli della Coalizione Sarda guidata da Renato Soru edi Sardigna r-Esiste, guidata da Lucia Chessa, nelle elezioni del mese di febbraio dell’anno in corso.
Parliamo di oltre 130 mila voti validi nel 2014, 61 mila nel 2019 e ben 67.200 relativi alla consultazione del 2024, voti che non hanno avuto alcun rappresentante in Consiglio regionale. Questo risultato è ormai riconosciuto come fortemente lesivo della democrazia da gran parte della società civile e, per fortuna, anche da diverse forze politiche presenti negli organi elettivi.
Di pari passo e gravità risulta l’andamento del “non voto” nelle tre tornate elettorali, rispettivamente pari al 47.66 per cento nel 2014, 46.26 nel 2019 e 47.60 per cento nel 2024.
Un principio, un metodo
Le regole comuni vanno fatte insieme e per tutti. Così come accade con i giochi dove tutti i giocatori si riconoscono nelle loro specifiche definizioni e regole operative, a maggior ragione il principio che la legge elettorale va condivisa tra maggioranza e minoranza non deve mai vedere alcuna deroga, come dimostrail pessimo precedente del 2013.
Riconosciamo la legge elettorale, in particolare quella della nostra Regione, quale strumento principale per l’attuazione della democrazia rappresentativa in Sardegna. Per questo deve essere riconsiderata e riscritta.
Comeresponsabili dellaScuola di cultura politica Francesco Cocco siamo impegnati astimolare ed estenderela partecipazione popolare alla politica ea concorrere con le nostre migliori energie alla riscrittura della legge elettorale, quale contributo della società civile alle istituzioni rappresentative.
Quanto al metodo, intendiamo lavorare in una prima fase con la maggioranza ead organizzare entro fine novembre, o prima decade di dicembre, un incontro pubblico a cui sarà invitata anche la minoranza presente in Consiglioregionale. Tutti, maggioranza eminoranza, avrannoa disposizione i documenti frutto delle discussioni, elaborazioni e proposte della nostra Scuola.
Alcune condizioni essenziali per una buona legge elettorale
A mio modo di vedere una buona legge elettorale deve soddisfare tre condizioni di base.
La prima riguarda la necessità che sia assicurata a tutte le compagini politiche che intendono partecipare alla competizione elettorale, anche a quelle minori, la possibilità di farlo, presentando le proprie liste senza dover andare incontro a soglie di sbarramento e obblighi, che oggi appaiono esattamente per quello che sono: pretestuosi motivi di esclusione dalla partecipazione al processo democratico elettorale di una gran parte di cittadini ed eletti potenziali.
La seconda riguarda la rappresentanza territoriale che trova compimento se le circoscrizioni sono abbastanza omogenee in termini di abitanti, storia, economia e cultura. Si tratta di ridurre le forti asimmetrie che vedono oggi le due circoscrizioni di Cagliari e Sassari eleggere 32 rappresentantisu 60, riperimetrando e ridefinendo le circoscrizioni attuali oppure accorpandone alcune, laddove possibile, tenendo però conto delle affinità generali su delineate, e dividendo comunque le due circoscrizioni maggioriper attribuire a ciascuna un numero più basso di abitanti e di comuni afferenti. Non si può eleggere un terzo dei seggi in una sola circoscrizione, peraltro così socialmente disomogenea e tantovasta da risultare impercorribile per intero da un candidato durante i 30 giorni di campagna elettorale.
La terza condizione, che qui sottolineo con particolare forza e convinzione, riguarda la rappresentanza di genere che è di là da venire. Lacorrezione apportata nel 2018 è troppo debole e, ne va preso atto, non garantisce alcuna seria rappresentanza che rifletta proporzionalmente la composizione dell’elettorato. Al riguardo basti pensare al fatto che su sessanta consiglieri eletti solo dieci sono donne, compresa la Presidente!
Suquesto aspetto,siamo coscienti che l’auspicata parità di genere nel Consiglio regionale, o almeno il suo progressivo riequilibrio numerico non dipendono da un testo di legge, ma sono legate soprattutto alle condizioni storico politiche del tempo che stiamo vivendo. Siamo però altrettanto sicuri che una legge che preveda una presenza egualitaria delle candidature, quale è quella attuale, sia una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire il risultato auspicato.
Poste le attuali regole di espressione delle preferenze, saranno comunque come sempre le scelte dell’elettorato a stabilire quale sarà la composizione innumero di eletti consiglieri e consigliere.
Come arriviamo alla proposta
Come Comitato di iniziativa costituzionale e statutaria (CoStat), nelle sue articolazioni di Cagliari e Sassari, in collaborazione con numerose associazioni e partiti non rappresentati in Consiglio, abbiamo a suo tempo analizzato e criticato la legge elettorale approvata nel 2013, ed elaborato proposte migliorative, arrivando a definire vere e proprie linee guida che potessero consentire al Consiglio di legiferare in maniera adeguata, migliorando la legge attuale, a partire proprio dalla più alta partecipazione popolare alle elezioni.
L’astensione, che io preferisco chiamare “il non voto”, è aumentata vertiginosamente e siamo ormai a livelli di guardia, al punto che diversi osservatori indipendenti rispetto agli schieramenti politici maggiori, parlano già di fenomeno irreversibile.
Personalmente continuo a credere che si possa ancora invertire la tendenza e giungere ad una legge elettorale di ispirazione proporzionale, che risulta essere una precondizione per una maggiore partecipazione dell’elettorato alla scelta dei propri rappresentanti, nelle condizioni politiche attuali.
Sull’aspetto della stabilità del governo regionale, tanto cara alla Corte costituzionale che pare garantirla quasi esclusivamente con il principio “simul stabunt simul cadent”, basti pensare alla Valle d’Aosta che, essendo l’unica regione con una legge elettorale proporzionale corretta con un premio di maggioranza, elegge il Consiglio (non il Presidente) e in quell’assemblea viene poi eletto il Presidente, soggetto a sfiducia costruttiva.
Per quanto riguarda la questione dell’elezione diretta del Presidente, sono convinto che oggi tale punto vada mantenuto. La motivazione è alquanto semplice: nessun partito o gruppo politico presente in Consiglio regionale sosterrebbe la sola elezione del Consiglio e lo stesso elettorato è talmente abituato all’elezione congiunta del Presidente e del Consiglio che non recepirebbe favorevolmente un simile cambiamento.
Al riguardo, la storia recente dell’evoluzioni dei sistemi elettorali nel nostro paese, dall’elezione del Sindaco, al Presidente di Regione e alla proposta attuale di premierato ci deve pur insegnare qualcosa sulle scelte da fare!
Fatta questa doverosa premessa ecco i punti che come Scuola di cultura politica Francesco Cocco intendiamo proporre a tutto il Consiglio regionale, maggioranza e opposizione, perché una legge elettorale si fa insieme e non contro qualcuno.
La nostra proposta nasce dalle specifiche competenze giuridiche interne alla nostra associazione, prime fra tutte quelle di Andrea Pubusa e di Antonio Dessì, e dall’appassionata militanza per la democrazia costituzionale e statutaria propria di ciascuno dei nostri soci, sempre manifestata in tutte le nostre attività pubbliche.
La proposta è corroborata anche da una lettura attenta e da un dibattito approfondito relativo alle leggi elettorali delle altre regioni italiane, a partire da quelle a statuto speciale, da un confronto con alcuni costituzionalisti, nonché dalla lettura e rivisitazione delle pochissime proposte reperibili nel sito web del Consiglio regionale.
Riteniamo che i tempi siano maturi per una nuova legge elettorale in senso proporzionale o almeno per una reimpostazione della legge attuale che ne incardini la struttura in tale direzione.
Al riguardo, si osserva che questo è un obiettivo dello stesso programma della coalizione che ha sostenuto Alessandra Todde come Presidente e, in particolare, anche di qualche partito significativo di tale coalizione.
Per i motivi su esposti facciamo questo passo formale che vuole dare l’avvio ad un processo di scrittura, condiviso con tutte le forze politiche presenti nel Consiglio, di un nuovo testo della legge elettorale, a partire dallo schieramento di maggioranza.
La nostra proposta
La proposta è articolata nei nove punti seguenti:
1 – Abbassamento delle soglie portandole al 2 per cento per le singole liste e al 5 per le coalizioni.
2 – Riperimetrazione (e/o ridenominazione) delle circoscrizioni che potranno essere:
a) proporzionali al numero di abitanti, costituite da sei circoscrizioni che eleggono otto seggi, una che ne elegge sei e l’ultima a cui ne spettano cinque;in questo modo si può ottenere un maggiore equilibrio nella rappresentanza territoriale. A partire dal numero di residenti al 31 dicembre dell’anno di avvio della nuova legge elettorale verranno riconfigurate le circoscrizioni sulla base dei seggi da attribuire, con una variabilità percentuale della popolazione contenuta entro 15 per cento o tale da permettere l’eleggibilità di un consigliere. Superata tale percentuale (o numero per l’eleggibilità) si procederà con una rimodulazione delle circoscrizioni interessate.
b) a partire dalle circoscrizioni attuali si ottengono due o tre (preferibile) circoscrizioni da quella di Cagliari che attualmente elegge 20 consiglieri e due da quella di Sassari che attualmente elegge 12 consiglieri.
La riduzione per numero di abitanti ed estensione geografica delle due circoscrizioni maggiori può favorire la capacità della rappresentanza territoriale di conoscere al meglio l’area di riferimento potendone rappresentare più efficacemente le esigenze, le specifiche caratteristiche, i problemi e le aspirazioni nella sede legislativa regionale.
3 – Innalzamento della soglia dall’attuale 40 al 45 per cento per avere il premio di maggioranza pari al 60 per cento, ed eliminazione della soglia minima per ottenere il premio del 55 per cento. Quest’ultima premialità viene soppressa. Il premio di maggioranza del 60 per cento sarà attribuito con l’ulteriore condizione che il numero di voti espressi sia almeno pari alla maggioranza assoluta dell’elettorato.
4 – Attribuzione dei 59 seggi in base alla cifra elettorale delle liste e delle coalizioni col metodo D’Hondt, utilizzato per i sistemi proporzionali.
5 – Tutti i candidati Presidente delle liste e delle coalizioni possono entrare in Consiglio a condizione che abbiano conseguito una cifra elettorale superiore alle soglie di sbarramento, con seggio attribuito nella circoscrizione in cui viene conseguita la maggiore cifra elettorale.
6 – Eliminazione del voto disgiuntoin quanto il Presidente eletto deve essere politicamente omogeneo alla sua maggioranza.
7 – Sottoscrizione delle nuove liste da presentare obbligatoria per tutti, con esclusione solodelle liste già presenti nel Consiglio regionale o facenti parte dei partiti nazionali. Si propone, in coerenza con la diminuzione delle soglie di sbarramento, che le liste dei candidati per ogni circoscrizione (N.B: i numeri indicati si riferiscono come esempio alle circoscrizioni attuali!), facenti parte di nuovi partiti o raggruppamenti non presenti nel Consiglio regionale, siano tutte tenute alla sottoscrizione di:
a) non meno di 200 elettori iscritti nelle liste elettorali dei comuni della circoscrizione per le circoscrizioni fino a 500 mila abitanti;
b) non meno di 400 elettori iscritti nelle liste elettorali della circoscrizione per le circoscrizioni oltre i 500 mila abitanti.
Ovviamente tutte le firme devono essere autenticate.
8 – Sulla rappresentanza di genere, considerato che nel 2019 erano presenti in Consiglio 11 consigliere e in questa legislatura ve ne sono solo 10 compresa la Presidente, è necessario un ulteriore approfondimento per arrivare alla piena parità di genere dei rappresentanti eletti e non fermarsi all’insufficiente equilibrio paritario delle presenze in lista. Questo punto è aperto al confronto pubblico a partire dalla attuale maggioranza presente in Consiglio.
9 – Se mancano le condizioni relative al punto 3 (premio di maggioranza), al fine di garantire la stabilità di governo, il Presidente eletto è soggetto al voto di fiducia in Consiglio all’inizio del mandato e, per una sola volta durante la legislatura, all’istituto della sfiducia costruttiva da attuare compiutamente entro e non oltre un periodo di 20 giorni dalla sfiducia espressa, pena lo scioglimento del Consiglio e la convocazione di nuove elezioni.
Questi sono i punti sui quali intendiamo chiamare al confronto tutte le forze politiche presenti in Consiglio ad iniziare dai partiti di maggioranza, le organizzazioni della società civile nelle sue varie articolazioni, vale a dire i partiti non presenti nelle istituzioni elettive e le associazioni che con le loro attività si sono occupate e continuano ad occuparsi con passione di questo tema così importante per la democrazia sarda.
Su questi punti, in base al confronto che riusciremo a sviluppare con i vari interlocutori sopra elencati e che intendiamo coinvolgere attivamente, siamo pronti a dare il nostro contributo per la scrittura di un articolato di legge che sia la base per il lavoro che farà il Consiglio fino alla sua approvazione definitiva.
Fernando Codonesu
Scuola di cultura politica Francesco Cocco
Sono da sempre appassionato di queste tematiche e quindi plaudo a prescindere per chi tenta di migliorare un sistema elettorale che è alquanto deficitario sotto alcuni profili di rappresentatività (di genere, territoriali, di minoranze politiche). Non sarebbe corretto esprimere un giudizio affrettato e l’analisi dovrebbe partire da alcune proiezioni e simulazioni. Alcune cose mi trovano d’accordo, altre meno e le trovo contraddittorie.
Al momento mi sento di consigliare una lettura molto interessante anche nelle note a piè di pagina: “Ascoltare il dissenso. Come la scheda bianca può ridurre il numero dei parlamentari” di Ester Tanasso e Alessandro Tessari.
Inoltre, continuo a non capire (anzi, lo comprendo benissimo) perché si continui a usare il metodo D’Hondt invece del metodo Hare-Niemeyer. Il primo, nato come correzione di un sistema elettorale proporzionale puro, prevede che il seggio venga attribuito solo in caso di quoziente intero. Ma essendoci sbarramenti o addirittura premi di maggioranza, questo metodo mantenuto a favore dei partiti più grossi, oggi non ha più senso. Il secondo metodo, invece, consente l’attribuzione del seggio anche con i maggiori resti, rendendo più democratica la partecipazione. Sempre disponibile a un confronto. Mi proposi per suggerimenti con riguardo alle province ma le istituzioni preferirono scopiazzare la legge Del Rio… e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Buon lavoro.
Ma non è più semplice il ballottaggio?
Mi sembra una base di partenza condivisibile ed equilibrata. Nonostante il mio sostegno alla coalizione guidata da Alessandra Todde, sono convinto che la presenza in Consiglio Regionale di rappresentanti delle due liste escluse in questa tornata elettorale avrebbe potuto apportare dei contributi significativi al dibattito politico regionale. C’è sempre la possibilità di fare politica anche se non eletti, ma penso che il dibattito in aula sia uno strumento di democrazia più efficace. Questa legge elettorale si basa sull’idea che un sistema politico bipolare sia più idoneo a garantire la governabilità rispetto ad un sistema multipolare eletto con un sistema proporzionale. Nella vita reale non c’è stata una conferma di questo pregiudizio, anche perché spesso si sono create delle coalizioni innaturali, nelle quali far confluire tutto e il contrario di tutto pur di avere la maggioranza dei seggi, a dispetto della palese incompatibilità delle linee programmatiche di certe coalizioni, soprattutto di centro-destra. Se fosse possibile, mi piacerebbe che in una legge elettorale i programmi presentati agli elettori dai diversi partiti e coalizioni fossero vincolanti per l’intera legislatura, in modo da scoraggiare il malvezzo di promettere qualcosa e di realizzare il contrario di quanto promesso. Tecnicamente, non saprei come formulare questo mio auspicio, ma sarebbe un segnale concreto di lealtà politica nei confronti del proprio elettorato. A livello nazionale, l’articolo 67 della Costituzione sancisce che «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.» E’ una norma a tutela della libertà di opinione di chi è stato delegato a legiferare dagli elettori, ma troppo spesso ormai questa delega in bianco, che dovrebbe fondarsi su un programma politico, viene impunemente tradita. Forse a livello regionale il vincolo costituzionale non ha validità. Bisognerebbe studiare la questione.
Bella proposta! Sopratutto, va benissimo il gerrymandering!
Chi non sa che cos’è si informi.
Complimenti!