Politica / Sardegna

Di chi è la colpa della crisi? Di chi ha votato Pdl? Ma per me truffato e truffatore pari non sono

È tempo di giudizi universali, di rese dei conti, di “diciamo la verità!”, ed è tempo soprattutto di “diciamo le cose come stanno!”. Per questo mi piace molto, durante le discussioni fra amici o al bar, il momento in cui si arriva all’individuazione delle “responsabilità ultime”. È più forte di noi, non possiamo privarci della soddisfazione di addossare la colpa a qualcuno. E mi colpisce molto notare che poi, alla fine, ragioniamo tutti allo stesso modo, con le stesse logiche, gli stessi schemi mentali e arriviamo, in definitiva, tutti alle stesse conclusioni.

E dunque la colpa di chi è? A pagu, con calma e non spingete.

In Sardegna dunque, da un anno e mezzo, la frase conclusiva rivolta al gruppo sociale colpito da una crisi e che si permette di protestare (pastori, cassintegrati, perfino insegnanti precari) è più o meno sempre la stessa: “Peggio per voi/loro che avete votato Cappellacci!”.

È una frase ad effetto che non può che generare consensi immediati. Ne prova un godimento anche chi non ha votato Cappellacci o il centrodestra in generale, che così soddisfa la sua voglia sadomasochistica di soffrire a tutti i costi e di espiare un po’ di colpa che comunque ha. E in ogni caso, la frase mette fine a discussioni interminabili sul prezzo del latte, su quello dell’alluminio sul mercato internazionale, sul ciclo cloro soda, tutti temi che non sempre vengono trattati da esperti del settore e che, alla lunga, piganta a conca.

L’affermazione in oggetto viene spacciata ovunque: la usano i fanatici di Facebook così come celebrati commentatori della realtà isolana. In realtà, dire “Peggio per voi che avete votato Cappellacci” pulisce la coscienza ma non risolve nulla, anzi. Se è possibile, incasina ancora di più le menti, già vacillanti per via di informazioni tanto tambureggianti quanto incerte.

Facciamo esempi pratici.

La frase non vuol dire nulla intanto perché il voto è sempre segreto e noi non possiamo con certezza affermare che, ad esempio, tutti i lavoratori dell’Eurallumina abbiano votato Cappellacci.

Inoltre, se pure i lavoratori dell’Eurallumina avessero votato in blocco Cappellacci, lo hanno fatto perché si sono fidati delle sue promesse di risolvere con una semplice telefonata la vertenza (e nello stato di disperazione in cui si trovavano, sfido chi non avrebbe dato fiducia a chi prometteva una soluzione rapida, vittoriosa e definitiva mentre altri non promettevano nulla: tra il nulla e una promessa, il disperato sceglie per forza la promessa). Ergo, i nostri lavoratori dell’Eurallumina, accusati di essersela cercata votando Cappellacci, in realtà sono stati truffati.

Quindi, davanti a decine, centinaia, migliaia di persone che sono state truffate noi diciamo: “Peggio per voi che ve la siete cercata!”. Non mi sembra una cosa carina, non si infierisce su di una vittima.

Oggi invece equipariamo il fottuto al fottitore, con il risultato che il fottitore se ne fotte allegramente delle sue responsabilità perché noi intanto ci stiamo accanendo con astio con chi invece è stato fottuto. Insomma, in prima battuta pagano i più deboli e i furbi la fanno franca.

Lo stesso sta avvenendo nel grande scenario nazionale. Il problema della Fiat sono i lavoratori della Fiat, il problema della scuola sono i docenti precari, il problema della cultura sono gli operatori culturali… (l’equazione è facile, potete continuare all’infinito). Lo sport nazionale di questo periodo è spostare le responsabilità dai truffatori ai truffati.

Ma chi mette in giro slogan così? Non lo so. Però una classe dirigente di centrosinistra che non ha offerto una concreta alternativa alle suggestioni berlusconiane e che si sente frustrata dai suoi insuccessi continua ad alimentare la logica del “peggio per voi che…”. 

Ripartire equamente le responsabilità del disastro non vuol dire dividerle “alla romana” tra chi vota e chi viene eletto, la politica non è una serata in pizzeria. Perché nessuno ha votato Berlusconi o Cappellacci perché facessero andare male le cose. In tanti in buona fede li hanno votati per risolvere i problemi, problemi che invece stanno degenerando.

Mi rendo conto che il mio ragionamento rischia di essere approssimativo e lascia aperte molte questioni, ma pure ne apre anche altre che mi riprometto di affrontare (quando, ad esempio si parla di federalismo fiscale, si addossa ad esempio ai meridionali la colpa di aver votato una classe dirigente incapace; peccato che quella nostra classe dirigente ci sia imposta da Roma o da Milano). 

Basta, mi seu arrosciu. Avviso finale a tutti coloro che dicono “Peggio per voi che avete votato Cappellacci”: non facciamo pagare agli elettori le colpe degli eletti. Se pensate che le cose ora in Sardegna vadano male, la colpa non è dei sardi ma soprattutto di Cappellacci. A ciascuno il suo. Poi chi ha votato Cappellacci e ora si lamenta, quando ci saranno nuove elezioni non dovrà far finta di niente! E diciamola questa verità una volta per tutte! Diciamo le cose come stanno! Il conto, grazie.

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9 Comments

  1. Enrico says:

    Non capisco nel modo più assoluto il tuo modo di ragionare. Se qualcuno sbaglia mi pare più che giusto farglielo notare, è per questo che in tanti usano la frase “peggio per voi che avete votato Cappellacci”. Come mi pare ovvio che chi ne paga le conseguenze sia la popolazione, mica i politici o i poteri forti. Come al solito il popolo è pecora e continua a seguire i suoi istinti e i consigli di chi ha interesse a strumentalizzarli. Io sono molto critico con Soru ma la verità è che stava risanando e lo stava facendo bene: sanità e entrate fiscali sono state le sue più grandi conquiste. E anche la parte del piano salva coste avrebbe dato, nel tempo, i suoi frutti. Come al solito vogliamo tutto e subito. Se Soru avesse dato il contentino a qualcuno, magari a Coldiretti, sarebbe ancora in carica.

    In conclusione…”peggio per voi che avete votato Cappellacci”. E, purtroppo, è stato peggio per tutti.

  2. docpretta says:

    io volevo solo aggiungere un appuntino per quanto riguarda le ultime elezioni regionali. Partire con lo slogan “meglio Soru” è stata la più grande genialata che si poteva concepire per perdere le elezioni. Anzichè mettere in evidenza quello che di buono è stato fatto (master and back, sardinia speak english etc etc) si è preferito giocare in ritirata.. i risultati sono sotto gli occhi di tutti, un anonimo commercialista che nessuno conosceva è diventato governatore della sardegna, con tutte le conseguenze del caso. Naturalmente questo è solo un appuntino, la realtà è più complessa..

  3. Monica says:

    C’è però un piccolo problema non da poco. Molte di quelle persone che hanno votato Cappellacci lo hanno fatto non per Cappellacci stesso, ma per seguire le indicazioni di Berlusconi. E tutte le volte che ho provato a parlare di quello che ha fatto Cappellacci prima di diventare presidente della regione Sardegna, o di come Berlusconi abbia sempre promesso mari e monti e poi a voto incassato non abbia mai tenuto fede agli impegni, sono stata oggetto di scherno in quanto pessimista, antiitaliana, antiberlusconiana, comunista radical chic, per concludere con peggioSoru. E già da allora pregustavo la sottile vendetta del “te l’avevo detto”. Mi dispiace per i poveri creduloni, ma sarei più solidale se le conseguenze del loro voto non le stessi pagando anche io. Se una persona non inferma di mente, dopo essere stata messa in guardia, si affida a Wanna Marchi per risolvere i propri problemi e nel farlo sperpera i propri risparmi, non riesco a provare pena soprattutto se, oltre i suoi , ha sperperato anche i miei risparmi. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, e la prossima volta impari dai propri errori. In caso contrario il peggio per te verrà accompagnato da una sonora pernacchia.

  4. Questo bipolarismo italiano non ci porta a nulla.. l’alternarsi degli schieramenti porta solo ad un cambio di facciata, ma il succo non cambia. Se al posto della figurina Cappellacci ci fosse quella, attualmente, di serie B, di Renato Soru, la situazione non cambierebbe! Dove sta un piano economico per questa terra?? Soluzioni ne ho visto poche, in questi giorni, se non solo un togliere da altri settori per dare ad un altro.. L’assistenzialismo è utile fino ad un certo punto; una strategia porta ad una certa probabilità di successo, mentre spostare fondi, porta solo a ritrovarsi ben presto con altri individui sotto la Regione pronti a protestare.

  5. Sophie says:

    Alessandro@
    Gira che ti rigira, fai il solito discorso che fa qualsiasi elettore di sinistra…
    Berlusconi è cattivo, chi lo vota è stupido ed incantato dal Grande Fratello e dalle veline!!!

    Ma per carità, alle ultime elezioni Soru ha preso una tale scoppola che ci fa capire quanto gli elettori sardi lo volessero mandare a casa!!!
    Cappellacci è solo un incidente di percorso, l’alternativa era lui, ma i sardi avrebbero votato chiunque per evitare Soru!!!

  6. Mossad says:

    Provo allora a riprendere le considerazioni che avevo scritto l’anno scorso, per cercare di capire meglio certe dinamiche, anche antropologiche, che hanno portato una quantità impressionante di sardi, soprattutto campidanesi, a dirottare il loro voto da Soru al Centro Destra di Berlusconi & Cappellacci.
    Non so se possano essere considerate chiacchiere da bar un po’ più pretenziose del solito, ma qualcuno un po’ mi ha dato retta…
    Quello del 2008 è stato un esito del voto incredibile, ma solo apparentemente, per chi non conosce bene l’animo dei sardi, quelli dei monti e quelli delle pianure.
    Ma la realtà dell’isola è questa e dobbiamo accettarla, punto e basta. Non dobbiamo neanche sconcertarci più di tanto per come è andata, perché tutto è perfettamente coerente con la nostra storia e le nostre potenzialità, con un’Italia nata male 2 volte, nel 1861 e nel 1945, senza le risorse economiche e culturali per essere una vera nazione. Tutto sommato anche ciò che succede in Sardegna conferma quanto vado pubblicando nei miei studi medievistici, concetti duri ma concreti, senza falsi miti che ci oscurano la vista e inficiano le nostre ricostruzioni storiche: 1) le cose di Sardegna non si decidono in Sardegna 2) il collegamento con chi decide è la Città, che in Sardegna è sostanzialmente Cagliari col suo hinterland, demograficamente rilevante 3) non è mai esistita una costante resistenziale sarda, con buona pace di Soru, Lilliu e tutti gli altri. Al contrario, è sempre esistita un’isola demograficamente poco rilevante, abitata (fin da Cartagine) da una maggioranza di servi, utilizzati per la produzione del grano e amministrata da un piccolo gruppo di potere che stava e sta da sempre in Città, l’unico posto che in Sardegna conti.
    Chi vive ai margini di questa relativa ricchezza, da sempre ha desiderato far parte di quel mondo extraisolano col quale bene o male è sempre stato in contatto. Sempre, si badi bene. Non c’è mai stato un abbandono della nostra Città, come teorizzato dai nostri storici medievisti, nemmeno e a maggior ragione durante le incursioni islamiche: era l’unico posto davvero ABITATO e AMMINISTRATO dell’isola, sarebbe stata una follia abbandonarlo, oltre a non rispondere alle emergenze documentarie e archeologiche che vengono fuori sempre di più. Ci si adattava, con molto opportunismo, alle necessità contingenti e si badava al proprio “particulare”, senza una grande visione internazionale, se non quella sufficiente a mandare avanti i propri interessi. Una politica non del tutto disprezzabile ma neanche niente di straordinario. Un mondo vivo, dunque, ma “diverso” da quello dei grandi centri d’oltremare. Un mondo limitato dall’insularità, capace di cogliere solo gli aspetti superficiali e luccicanti della dimensione mediterranea e urbana di una Pisa, di una Roma, di una Barcellona.
    Anche gli abitanti di questo mondo, a loro modo, sono stati e sono ancora oggi dei “servi”. Certo, una servitù differente, cercata, desiderata, perseguita, ma sempre servitù, quindi niente di veramente propositivo, se non per il proprio tornaconto personale, perché un’ottica del bene comune per l’isola, date le premesse, non poteva avere radici e non ha oggi alcun senso: l’isola, le persone che contavano e contano sono solo loro, la Città. E difatti questo mondo “urbano” (ma senza esagerare) si mostra distante, a tratti sprezzante verso quelli che da sempre ritiene i suoi servi, quelli della Sardegna rurale (basta vedere come funzionano le dinamiche sociali e la simbologia del potere nella mia città, Cagliari, per rendersene immediatamente conto) ma, allo stesso tempo si rimane affascinati da provinciali manie di grandezza, che portano a immaginare una Cagliari “Capitale del Mediterraneo”… Il Campidano, in particolare e il mondo rurale in generale, vivono il riflesso di questo riflesso ed essendo la periferia della periferia si portano dietro tutte le contraddizioni, gli inconvenienti e anche la comicità del loro provincialismo che si cerca di mascherare con una falsa immagine borghese urbanizzata.
    La politica in questo contesto ha proposto e propone ben poco di interessante; il poco che succede riguarda la speculazione edilizia e il mercato del mattone: i volani tipici di un’economia arretrata. Tutto questo vale anche per il resto della Sardegna, con qualche isolata eccezione e non si vede all’orizzonte un qualche segnale di novità.
    Soru ci aveva provato, qualcosa del suo programma era interessante e anche bello e lungimirante (puntare sulla valorizzazione della cultura, col Master and Back, riscattare i “servi” dal loro destino), i suoi metodi evidentemente no e i sardi gli hanno voltato la faccia (10 punti di distacco non possono essere interamente colpa o merito di Berlusconi!!!). No, è proprio l’anima servile della Sardegna più legata all’Italia (o al sogno dell’Italia ) che ha vinto. L’interno dell’isola, dolente, povero, da sempre diffidente e rassegnato non conta nulla, perché demograficamente non ha mai contato nulla. E’ tutto nello sguardo di mio suocero, 89 anni, 70 anni di vita pastorale, con quella saggezza dei vecchi del passato ma anche con quella rassegnazione di chi da sempre ha conosciuto sempre e solo la stessa cosa. Che poi questa sia una cosa bella o “giusta” è tutto un altro discorso. La Sardegna è questa, non può essere un’altra, perché non è mai stata un’altra e per vedere un cambiamento dovremo, al solito, vederlo prima da altre parti e poi viverlo di riflesso. Ma per l’Italia di oggi la vedo male, molto male. Noi possiamo restare, mica emigrare (anche perché non sapremmo dove altro andare) e vivere la nostra vita, impegnandoci ad essere migliori con il nostro lavoro, i nostri studi, il nostro esempio.

  7. Stefano says:

    Sono uno di quelli che usa la frase “l’avete votato, peggio per voi!”.
    Ogni volta subito dopo mi dispiace, perchè la rivolgo verso altri lavoratori padri di famiglia come me.
    Però…
    Però non posso fare a meno di pensare che questo governo regionale insulso io non lo volevo e non l’ho votato. Me lo sono ritrovato anche perchè una parte di quelli che oggi si trovano in una situazione di crisi, il 15 e 16 febbraio del2009 ha deciso di credere alle favole. Il rischio di subalternità, di incapacità e l’inconsistenza degli annunciati progetti per un luminoso futuro erano stati messi in evidenza. E allora, di fronte all’essere tornati indietro d’un colpo come se nulla fosse successo (vedi: sanità, valzer delle poltrone, addirittura il simbolo della RAS, etc) e alla totale assenza di prospettiva, mi incazzo come una biscia e penso: e io devo stare a mazza brutta per chi si è lasciato abbindolare? Ma arrangiaisì!
    E’ uno sfogo. Mi potrò sfogare? Poi magari discutiamo.
    Ai fratelli che sbagliano l’errore si perdona, ma ogni tanto bisogna ricordarglielo.
    De is bortas!

  8. Per continuare a scherzare: LA PROSSIMA VOLTA :
    VOTA ANTONIO!!!VOTA ANTONIO!!!

  9. alessandro says:

    Condivido T U T T O. Ciò non toglie che il voto a Berlusconi (Cappellacci non esiste, mi pare evidente, è un oleogramma), è un chiarissimo sintomo di un popolo mediamente schiavo e senza grandi speranze. La buona fede nel voto ci sta, nessuno la mette in dubbio, però dare il voto ad un piazzatore di pentole è cosa da terzo mondo, stiamo attraversando una delle pagine più buie della storia sarda.
    Anche io mi sto scompisciando dalle risate, e proprio al bar, dove ai tempi di Soru, per me che sono un suo convintissimo elettore, non si faceva altro che raccontare degli interessi immobiliari nascosti di Soru, delle ville costruite sul mare a Villasimius, insomma dove si diceva tutto e il contrario di tutto contro Soru. La settimana scorsa uno degli opinion leader del bar (c’è sempre un opinion leader), ha proferito la frase magica, quella che non ti aspetti: “Fiara unu maccu, ma almeno andava in giro a testa alta e in regione lavoravano”. Spettacolo.

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