Cultura / Sardegna / Servitù militari

Non c’è alcuna opera di Banksy in Sardegna. Però lui parla lo stesso di noi: se lo sappiamo ascoltare

La terrificante discarica dei fanghi rossi a Portovesme

A quanto pare, qualcuno le opere di Banksy nel Sulcis è andato a cercarle veramente. Se mi avesse fatto una chiamata, gli avrei fatto risparmiare un viaggio a vuoto. Però grazie al post “Scoperte in Sardegna quattro opere di Banksy! Ecco dove si trovano!, qualcuno ora forse prenderà coscienza della vergogna del poligono militare di Teulada, della presenza a Domusnovas di una fabbrica di bombe e dello scempio delle discariche industriali a Portovesme.

Perché il punto è questo: cosa è più importante? Che Banksy abbia realmente lasciato quattro sue opere in Sardegna o che quelle quattro opere, concepite a migliaia di chilometri da qui, parlino effettivamente di noi?

È una domanda cruciale che ne porta con sé un’altra, molto più semplice e terribile, quasi inconcepibile ai giorni nostri: a cosa serve l’arte?

Io penso che serva ad allargare gli orizzonti, a vedere ciò che è sotto i nostri occhi ma che noi non riusciamo a comprendere pienamente. In definitiva, a sperimentare un futuro possibile.

Tutto questo avviene oggi in Sardegna? Raramente. E invece di artisti-profeti ne avremmo un gran bisogno. Servirebbero intelligenze generose in grado di riflettere sulla realtà, di manipolarla per poi restituircela trasfigurata. L’arte e la cultura sarda oggi devono interrogarsi a fondo sul loro rapporto con la realtà.

Ma se l’arte in Sardegna fatica ad incidere è perché, come mi ha detto oggi un amico, “da noi difetta la capacità di astrazione”, e ha ragione. L’arte, il teatro e in definitiva anche la politica, hanno bisogno di intelligenze in grado di capire che “questa non è una pipa”. A leggere molti commenti al mio post, c’è invece da restare sconcertati.

Infatti ciò che mi ha impressionato di più è che chi non ha capito il gioco ironico riguardante Banksy in Sardegna, non solo non ha capito il post: non ha capito proprio Bansky, la sua arte così diretta, dritta al cuore dei problemi.

Le opere dell’artista inglese ci raccontano di una società costretta a ringraziare i suoi aguzzini, di madri che allattano i figli col veleno, di macchine di morte che fingono di portare la vita, di giovani donne che abbracciano bombe. Questo non è Banksy, questi siamo noi: questa è la Sardegna del 2019.

Bisogna farsi carico di questo pensiero e Banksy ce ne dà la sua possibilità. Il suo anonimato (nessuno conosce il suo vero nome) è un messaggio chiaro: l’arte è di chi la comprende, di chi la fa propria. “Banksy sei tu” mi ha detto un amico. È vero: ma Banksy può essere chiunque accolga e veicoli con consapevolezza i suoi messaggi.

Perché gli artisti parlano a tutti, quindi anche a noi: se riusciamo a capirli, però.

***

Molti hanno capito e si sono divertiti, altri non hanno capito e si son persi. C’è chi è stato al gioco e chi invece il gioco non l’ha compreso proprio e ha gridato alla “fake news”, senza sapere di cosa evidentemente stava parlando. Perché le fake news non lasciano scampo al lettore e soprattutto non usano un linguaggio ironico.

Ecco, il linguaggio: il punto è proprio questo. Il giornalismo non sempre ce la fa a raccontare ciò che sta avvenendo nel mondo oggi. Ha bisogno di ibridarsi con altri linguaggi per allontanarsi dalla realtà e poi piombargli addosso a tutta velocità. È un gioco teatrale, che a me è congeniale e che amo usare per mettere in evidenza situazioni ormai compromesse dal punto di vista informativo.

Sapete quanti articoli ho scritto sulle servitù militari e sulle discariche nel Sulcis? Tantissimi, e li trovate tutti in questo blog. Ma viene un momento in cui la finzione può essere la strada più efficace per prendere consapevolezza della realtà.

Per quanti anni il Sulcis deve restare in questa penosa situazione, succube di fabbriche di bombe, servitù militari e inquinamento industriale? Per quanti anni?

Per cui, non cercate in Sardegna le opere di Banksy, non le troverete: perché non ci sono. Sappiate però che questo grande artista ha parlato di noi e della nostra realtà. E questo è il regalo più grande che ci poteva fare.

 

Tags: , , ,

22 Comments

  1. A parte il gioco per ipodotati, per il quale varrebbe la pena interrogare un antropologo più che un sociologo, pare che sfugga il nocciolo del problema: l’assoluta irrilevanza dell’atto intellettuale (di Banksy e di Biolchini; sperando che Banksy non si rivolti nella tomba). Detto in altro modo: cosa sarebbe cambiato se a Teulada, Portovesme etc fossero davvero comparse le ‘opere’ citate?
    Banksy, infatti, testimonia, non da solo, l’attuale mancanza di incidenza degli intellettuali nella realtà fattuale quotidiana. Principalmente a causa della mancanza di intermediazione politica. L’intellettualità di oggi è funzionale al torpore mediatico in cui devono essere tenuti i cittadini (consumatori? Schiavi?), così che possano digerire con facilità la progressiva perdita di libertà, l’asfissiante controllo del potere (altro che ‘libertà’ della rete!) la compressione verso il basso dei diritti, prima di tutto quelli umani. Come dire: visitate la mostra di Banksy a Milano, così vi sentirete giustamente scandalizzati per la brutalità del potere poi, dopo la mostra, tutti ad un apericena o in pizzeria. Oppure a discutere sui social.
    Del resto, forse che non abbiamo sotto il naso l’esempio eclatante delle regionali?
    NB – Sì, Banksy (forse) è ancora vivo, posto che esista. Però è morto lo stesso.

  2. Francesco says:

    Ceeehhh, sei troppo matto! E bai e croccarì

  3. “di una società costretta a ringraziare…”

    ricordo solo che “Sciamano”, in primissima linea per più di vent’anni di battaglie , come molti sapranno sta ora crescendo i figli presso la raffineria…

  4. Ospitone says:

    Haaaaa!!!!Grande Vito è stato bellissimo rileggere i commenti dell’altro articolo a “Babbu Mortu” .

  5. Francesco says:

    Certo che Banksy ha scelto un momento particolare della vita politica sarda per parlare delle nostre preziose risorse. Per un’attimo qualcuno potrebbe aver pensato che avesse l’intenzione di proporsi candidato alle imminenti elezioni regionali. Sai com’è, tutti vogliono concorrere, per il bene comune. FunquD fai bene a cercare di tenere sveglio un popolo che pare sia sorofondato nel sonno e rischia di non risvegliarsi.

  6. Andrea says:

    Non ci sto: mi ero illuso di poter vedere un comunicatore così potente in Sardegna. Penso al cesso di Duchamps, al fatto che, se firmasse il mio cesso, sempre la dovrei andare e sempre cesso rimarrebbe. Come i poligoni. Grazie. Lo so che Duchamps è morto mi serviva per fare il paragone. Ciao

  7. Fausto Martino says:

    Grande Vito!

  8. Sei un genio! Chapeau!

  9. Maurizio Cau says:

    son stato quel qualcuno, ma ti ringrazio lo stesso. Appena ho letto l’articolo, durante l’attività tra colazione e doccia, mi è salità l’adrenalina. Complice della bella giornata, ho convocato moglie e figlia e percorso le terre oggetto dell’argomento. Ho peraltro scoperto che a Teulada ci sono cinque scuole di cui quattro abbandonate. A testimonianza del fatto che basi bombe e inquinamento oltre le notorie drammatiche conseguenze non sono nemmeno servite per migliorare le conseguenze dirette delll’annosa piaga dello spopolamento giovanile

  10. Banksy è di Selargius!

  11. LUCIDA says:

    Sei il solito burlone…

  12. Applausi, soprattutto per aver messo a disposizione della rete un bel tontometro.
    Per percepire la sua efficacia è sufficiente scorrere i commenti apparsi su Facebook in seguito alla pubblicazione del pezzo. Bravo Vito!

  13. Marco Bardini says:

    Un modo molto efficace per distogliere per un po’ l’attenzione dei nostri conterranei dal calcio e attirarla almeno per un attimo sul veleno con cui alcuni bambini vengono nutriti e sulle armi scambiate per progresso e civiltá.
    Bravo Biolchini!

  14. Al di là della provocazione per altro molto intelligente e perfettamente in linea con la visione di Banksy, mi colpisce sempre il livore di certe reazioni. Da chi si erge a conoscitore dell’artista a chi scade nel personale. In pochi cercano di capire se uno abbia semplicemente cannato le fonti o utilizzi un linguaggio volutamente provocatorio. Si passa subito alla supponenza o peggio al personale. E qui ci deve chiedere se alzare il livello sia un azzardo e quindi forse non necessario o realmente la maggioranze delle persone che scrivono lo facciano perché arrabbiate. Se insomma valga la pena avere una posizione intellettuale e portarla avanti o alla fine visti i tempi convenga dedicarsi al proprio particulare. Io credo che la prima strada sia spesso più scivolosa ma comunque valga la pena batterla. E pazienza se i modi alle volte non sono immediatamente compresi.

  15. E che sarà mai questo Banksy! … E quanto rumore per i suoi scarabocchi! E, in fondo in fondo mi pare anche un pò …vigliacco, come provocatore. Un provocatore vigliacco!
    Beh, ne faccio volentieri a meno! Grazie Biolchini!

  16. Colpo teatrale alla Orson Wells o alla Simon Mossa.

  17. Sabina says:

    Confesso, un pochino ci ho creduto o volevobcrederci perché 0quelle opere davvero parlano di noi. Bravissimo Vito, bell’articolo.
    Sabina

  18. Gianni Campus says:

    La ghiotta notizia ha messo in ombra quella dello sbarco dei marziani a Quirra.
    Era tutto programmato: Biolchini è una quinta colonna. Se ingrandite la sua fotografia, vedrete che non ha pupille, ma fessure verticali…

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.