Politica / Sardegna

“Energia in Sardegna, ecco i progetti già annunciati e che non vedranno mai la luce” di Ignazio Carta

La Golar Artic è la nave acquistata da Snam per essere riconvertita a rigassificatore per poi essere ormeggiata a Portovesme (foto Ship.Mag)

Il governo Draghi è andato via, lasciando alla Sardegna un sacco di patate bollenti da pelare: dentro ci sono i due rigassificatori del gas naturale liquefatto (che mai si faranno), previsti dentro i porti di Portoscuso e di Porto Torres, e una ventina di progetti di parchi eolici offshore al largo del mare della Sardegna e che, almeno così come prefigurati dai proponenti e dal ministro Cingolani, anch’essi mai si faranno. 

Era chiaro che il bastimento rigassificatore, già acquistato dalla Snam per 362 milioni, non si può posizionare nel porto di Portoscuso sia perché è come una bomba a rischio di esplosione, sia perché bisognerebbe prima dragare il fondale, che è come un pozzo senza fondo pieno di veleni (e ci vorranno ancora anni per ripulirlo). 

Come mai, pur sapendo questo, la Snam non ha voluto proporre nessun’altra soluzione, come quella di Livorno dove la nave rigassificatrice è posizionata 22 km al largo dalla costa? Evidentemente ha già deciso di metterla da un’altra parte, probabilmente in un altro porto italiano. 

Inoltre, la Snam sa anche che con gli attuali prezzi del gas le multinazionali proprietarie delle industrie energivore del Sulcis non hanno intenzione di riavviare gli impianti per la lavorazione dell’alluminio, piombo e zinco, perché vogliono avere semplicemente l’energia gratis o quasi, a spese del governo.

A Porto Torres ugualmente la multinazionale ceca EP ha rinunciato a convertire a gas la centrale a carbone, per gli alti costi del Gnl e le divergenze sulle politiche energetiche tra Stato e Regione Sardegna. 

E i diciotto parchi eolici galleggianti offshore, presentati all’attenzione del Ministero per la transizione ecologica di Cingolani per un potenziale produttivo di oltre 20 Gwp di energia elettrica? Non si faranno neanche quelli, perché il fabbisogno indicato nel Pniec, Piano Nazionale dell’energia e clima, è di soli 2,3 Gwp, pari a due impianti eolici al massimo. E allora chi sarebbe il fortunato ad avere la concessione? 

Ci sarebbe una lotta a coltello e sarebbe quasi impossibile individuare un progetto migliore degli altri, a rischio di ricorsi e lungaggini infinite. Sarebbe stata necessaria come minimo una gara pubblica, che però nessuno ha pensato di indire, come invece fanno normalmente in tutta Europa. In queste gare vince chi offre la migliore qualità costruttiva dell’impianto e il minor prezzo di vendita dell’energia, spesso anche con vantaggi economici per la popolazione circostante e aperta alla partecipazione azionaria degli stessi. 

Pertanto la partita si dovrà riaprire ex novo, e a mio parere una delle possibili soluzioni è quella di considerare i parchi eolici come infrastrutture di interesse economico pubblico, da realizzare con la partecipazione finanziaria e sotto lo stretto controllo pubblico fin dalle fasi preliminari, localizzazioni e studi d’impatto ambientale. 

I costi di produzione delle fonti energetiche rinnovabili, eolica, solare e idroelettrica, sono i più bassi fra tutte le fonti energetiche, compreso il nucleare. Ormai con gli impianti di fonti rinnovabili si spuntano prezzi inferiori ai 40 euro al Mwh, contro i 300 euro del gas. 

Bastano un paio di anni per realizzare una rete di impianti ad energia rinnovabile e pulita, in grado di sostituire gas e carbone. Per l’immediato a mio avviso, ancor prima del price cap, il tetto al prezzo del gas da imporre a livello europeo, occorre stabilire in Italia prezzi dell’energia rapportati ai costi di acquisto, produzione e vendita delle diverse fonti, che sono circa tre volte inferiori per l’energia derivante dal petrolio, e circa 6-8 volte inferiori per le energie rinnovabili, più il giusto guadagno in modo da fermare le speculazioni.

Questo mi sembra il miglior modo per cominciare a risolvere la crisi energetica e dei prezzi alle stelle.

Intanto vediamo come il nostro governo regionale e quello nazionale sapranno sbucciare le patate, diventate ormai bollenti e grandi come… meloni.

Ignazio Carta

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2 Comments

  1. roberto puddu says:

    Per completare la disamina del ridicolo si potrebbe aggiungere una “telefonata” dell’ex homo ridens a Putin come quella che attende risposta dal 2009 su Eurallumina. Lo stabilimento sul quale, con il suo spirito del cavolo, in una riunione al Palazzo Regio di Cagliari disse era dei russi, che produceva fanghi rossi, quindi era una fabbrica comunista‍♂️ (e assicuro che ci fu chi vi rise compiacente). Poi sempre nello stesso solco della commedia ma andando sul melodramma, si può aggiungere che la Sardegna assorbe circa mille MW; che da 13 anni è esclusivamente esportatrice e di energia; che spesso gli impianti si fermano per eccesso di capacità di assorbimento del sistema; che anche realizzando il faraonico e multimiliardario Tirrenian Link (cavo per la Sicilia, poco e niente viceversa), e il rinnovo sempre a mille MW del Sacoi, rispetto alle fantasmagoriche previsioni di installazioni rinnovabili, avanzerebbero circa 2/3 dei MW ipotizzati a meno che non intervenga capitan Kirk con una l’innovazione (non fantascientifica) del sistema di teletrasporto‍♂️. Sempre nello stesso solco si può già rilevare lo sbugiardamento di Enel a Snam, rispetto a sinergie con quella Società e della conferma che, come EP, non farà nessuna centrale a Gas. Infine la parte più seria quanto drammatica: finché non sarà cancellato, resiste ed esiste quel DPCM, sbagliato nel metodo e soprattutto nel merito, lo stesso produrrà esattamente ciò che riporta l’articolo con l’aggravante di bloccare ogni qualsiasi sviluppo di altre attività necessarie per mantenere, recuperare sviluppare altre attività, indispensabili come il pane in Sardegna e in particolare in quei Territori dove i pur piccoli Porti, volenti o nolenti, sono elementi fondamentali per un cambio di paradigma. Salvo lo status quo del “si salvi chi può”!

  2. Antonio Gregorini says:

    Bell’articolo

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