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Click e politiche culturali: occorre reagire subito, tutti assieme. Altrimenti sarà il disastro

Estate 2020: il festival Musiche sulle Bocche al castello di Chiaramonti

A differenza di tanti altri provvedimenti insensati e punitivi adottati negli ultimi vent’anni dalla politica sarda nei confronti del comparto culturale e dello spettacolo, quello che si è consumato con il click day dell’assessorato regionale al Turismo segna un pericoloso punto di non ritorno.

Mai come stavolta è emersa infatti l’abissale distanza tra ciò che la legge si propone di fare (cioè sostenere iniziative di cultura e spettacolo che abbiano una ricaduta turistica) e ciò che fa. Perché se quasi tutti i grandi festival sono stati clamorosamente esclusi dai finanziamenti, vuol dire che questa modalità di erogazione dei contributi ha fallito, giacché non si può affermare che molte tra le iniziative penalizzate (non faccio nomi se non di una per cui ho lavorato e ho visto di persona: il festival Musica sulle Bocche) non abbiano operato seguendo lo spirito della legge.

Ecco perché questa situazione è pericolosa: perché se non si mette subito rimedio a questo scandalo la politica si sentirà autorizzata ancora di più a non tener conto della realtà ma a operare secondo logiche che con la realtà non hanno nulla a che fare.

Ha ragione dunque Enzo Favata a parlare di “Pearl Harbour” per la cultura sarda: perché questo è un attacco proditorio che non può restare impunito. L’assenza di una qualunque reazione starebbe a significare l’abbandono totale agli appetiti di questa politica di un settore strategico per la crescita della nostra isola. 

Come reagire a questo scandalo?

La soluzione non è semplice perché a questo sfacelo si è arrivati dopo anni di un bel coltivato degrado da parte di tutte le amministrazioni che si sono succedute alla guida della Regione. Nella cultura come nell’urbanistica (tanto per stare sul pezzo), la destra si muove tra le contraddizioni non risolte dalla sinistra, e così è avvenuto anche stavolta.

Non c’è niente di casuale in questa vergogna, che è solo il punto più basso di un rapporto ormai inesistente tra politica e cultura in Sardegna. Nessun schieramento ha un programma culturale credibile: nessuno. E quello che vediamo è il risultato di questa indifferenza. Gli operatori sono alla mercé dell’assessore di turno e non possono godere di nessun appoggio politico reale ma solo strumentale, costretti a muoversi tra norme obsolete, in perenne lotta con funzionari quasi sempre indifferenti a ciò che vanno a timbrare.

Questo perché anche una parte della società sarda ha contribuito a questo distacco. Una società composta da una intellettualità libresca, da una classe imprenditoriale sostanzialmente ignorante e da una classe politica quasi sempre aliena alle ragioni della cultura.

Da dove si riparte, allora?

Dall’unità: tra operatori e tra operatori e pubblico. Non c’è altra strada.

Gli operatori devono rimettersi in gioco unendo le proprie forze in uno sforzo nuovo e comune. Se non lo faranno, la responsabilità di questo disastro sarà anche loro. Andare avanti in ordine sparso non ha senso.

Il pubblico dovrà sostenerli, pretendendo dalla politica (tutta, non solo quella che ora governa pro tempore, speriamo breve, la Regione) un’attenzione vera alle ragioni della cultura.

Mobilitazione, lotta, progettualità, unità di intenti. E subito un obiettivo: far rimangiare alla Giunta Solinas questa vergogna. 

Altre strade per uscire dal pantano non ce ne sono. Quindi, percorriamole.

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3 Comments

  1. Pietro says:

    Ho sempre avuto molti dubbi…sui finanziamenti pubblici alle cosiddette manifestazioni culturali…cosa sono? …e chi le definisce come tali?…la manifestazione x è cultura e la y no! …come si fa?

    …sono per la via più estrema e radicale: nessun finanziamento a nessuno!

    I soldi pubblici (che sono pochini) vanno investiti nelle scuole, musei, siti archeologici, università, biblioteche, nelle rete gratuita a chi non può permettersela ecc…
    cioè tutti quelli elementi basilari che permettono alle persone o ai gruppi di persone liberamente riuniti di pensare progettare e poi fare…
    Lo stato da gli strumenti a tutti; poi chi ne ha la voglia fa e inventa .
    Se una o più persone hanno motivazioni profonde e forti per creare allora faranno…
    …non avranno il bisogno di stare a pietare a mani giunte, fronte a questi pezzi di merda, del danaro…lo troveranno in altri modi, magari sarà poco …. però guadagnato onestamente.

    Un creativo se lo è…si arrangia in ogni modo possibile…singoli o gruppi (..per ciò che vale il mio punto di vista ) devono muoversi in maniera libera e anarchica, …lontani da questa gentaglia e i loro fetidi giri di clientele (che ora si chiamano clik day).
    Bisogna stare a testa alta, poveri d’oro ma ricchi d’altro…e dire chiaramente che a questo banchetto schifoso non partecipiamo…che mangino loro padroni e porci.

  2. Giovanni Follesa says:

    In questi mesi, da quando cioè ho la fortuna di raccontare dai microfoni di Radio X, insieme all’amico Benoni e una volta alla settimana con “l’amico del lunedì”, le peripezie di Solinas & Co., senza lesinare critiche all’operato della Giunta e dell’assessore cartonato, specie in ambito culturale.
    Anche sulla gestione della Legge 7 a sportello ho molte riserve e altrettante perplessità.
    Tuttavia questa sollevazione di scudi a posteriori, a babbu mortu, non mi piace.
    Le regole di ingaggio discutibili, oscene, ingiuste e tutto ciò che si vuole aggiungere erano note, proprio perché regole di ingaggio. Un bando a sportello premia chi arriva prima, si sa. Protestare dopo aver preso la “sportellata” suona troppo beffardo.
    E allora mi sarebbe piaciuto immaginare prima della scadenza del bando, non solo ora, uno sciopero bianco di tutti gli operatori culturali: nessuno presenta la propria domanda per far capire a chi ci governa che quella indicata non è la strada giusta.
    Mi chiedo, se quasi tutti gli esclusi eccellenti fossero rientrati “per velocità” nel click-day, oggi la nostra attenzione da cosa sarebbe stata catturata?
    Detto questo, forse sarà l’occasione per riportare al centro del dibattito i temi culturali, e soprattutto chi fa cultura in Sardegna. Troppo spesso “stratallati” male da questo esecutivo regionale. Magari è l’occasione di fare squadra davvero.
    Personalmente, poi, mi imbarazzano ancor di più fondi – talvolta extra bando – destinati a questo o quel paese dell’assessore regionale di turno.
    PS Comunque urge una soluzione alla porcheria della L. 7 a sportello. Magari un tutto dentro, una sorta di de minimis cultural-turistica.
    Infine: come è possibile che una legge indichi le attività strategiche Individui le azioni strategiche per l’anno in corso quando l’anno è ormai finito?

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