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L’informazione sarda ai tempi del metano

Dolci ricordi

“Ma perché ti lamenti? Ma vuoi che ti racconti che cos’era l’informazione in Sardegna negli anni 60 e 70, ai tempi della petrolchimica e di Rovelli?”.

Ogni tanto sento Giovanni. È un mio amico giornalista ormai in pensione che però continua a tenersi informato e con il quale spesso mi confronto. Dopo avere iniziato a scrivere nei nostri giornali, andò a fare l’università in continente e trovò lavoro a Milano. “E così mi sono salvato, anche se vivere fuori mi è costato”. Infatti poi in Sardegna ci è tornato. E ogni tanto deve sopportare i miei sfoghi.

“Ma perché ti lamenti? Io quegli anni me li ricordo bene e i giornali sardi erano molto peggio di quelli di oggi. I colleghi e gli amici me lo raccontavano: se c’era un incidente in qualche impianto del padrone, la notizia veniva nascosta. I comunicati sindacali ostili venivano cestinati. Le voci critiche oscurate, se non ridicolizzate. I politici non allineati sparivano, quelli ubbidienti esaltati”.

“Ma veramente?”

“Ma figurati! Senza nessuna vergogna! Mi ricordo una volta, e questa fu veramente clamorosa…”

“Racconta”

“Si parlava di chimica, una roba poi rivelatasi inutile ma allora sostenuta da uno schieramento pazzesco: destra, sinistra, sindacati, padroni. E chiaramente dai giornali, che erano di proprietà di Rovelli, il capo di tutto”

“E quindi?”

“C’era in ballo la costruzione una specie di dorsale, una cosa assolutamente inutile e che, proprio per questo, per questa gente qui era addirittura fondamentale per o sviluppo della Sardegna”.

“Figuriamoci il giro di soldi!”

“I giornali scatenati, che senza questa dorsale si sarebbe tornali alle candele e ai carri!”

“Addirittura?!”

“Sta di fatto che, colpo di scena, a Roma quattrodici parlamentari si oppongono a questa dorsale”.

“No!”

“Sì, invece. Preparano un documento durissimo e lo mandano a tutte le redazioni. E indovina il giornale che fa?”

“Che fa? La spara in prima?”

“Macché: la mette in poche righe… dentro ad un’altra notizia!”

“Dai! Non ci credo!”

“Capito? Così che nessuno potesse dire che il giornale aveva censurato la notizia!”

“Diabolici”

“Diabolici? Perché non sai quello che avvenne qualche giorno dopo!”

“Cioè?”

“Per sostenere questo tubo inutile, il giornale diede uno spazio esagerato al segretario di un partito di sinistra, un personaggio talmente evanescente che se chiedevi il giro il suo nome nessuno lo conosceva. Ma come i partiti della destra e i padroni, era a favore di questa famosa dorsale e questo bastava”.

“E come si chiamava questo qui?”

“Ma figurati! Il suo nome non lo sapeva nessuno neanche quando era in carica, figurati se me lo ricordo ora a mezzo secolo di distanza!”

“Hai ragione”.

“Comunque, ti rendi conto? Il documento di quattrodici deputati contrari alla dorsale nascosto dentro un articolo anonimo, la patetica posizione di un semisconosciuto con delle mostrine di latta addosso, sparata manco fosse quella se segretario delle Nazioni Unite”.

“Pazzesco”

“Quindi pensa a quello che succedeva nei giornali sardi cinquant’anni fa e non ti lamentare. Oggi le cose sono cambiate. Oggi queste cose non succedono più. Piuttosto, ma questo Cagliari? Ma sempre all’ultimo minuto prendete gol?”

“Asco’, non me ne parlare”.

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5 Comments

  1. Roberto says:

    E dai, scovia il nome!

  2. Io mi chiedo pero come mai i giornali indipendenti stentano a decollare in Sardegna? Perché in effetti ci sono e ci sono stati. Uno degli esperimenti recenti fu “Il Sardegna” poi uscito nelle edizioni del “Nord Sardegna” e “Sud Sardegna”. A capo Giovanni Maria Bellu, grande professionista, accoglieva un’ampia veduta e un punto critico su moltissimi aspetti. Ovviamente di area sovranista/indipendentista, ma fu un esperimento molto riuscito (a mio parere) e aveva raccolto parecchi lettori nel circondario di Nuoro. E poi? Crisi, chiusura.
    Ora ci sono vari giornali sardi online, blog come il tuo, da cui attingere nuovi punti di vista.
    Quindi il punto da capire é come mai queste opinioni non vanno a finire piu (o molto meno) sulla carta stampata.
    Ma la mia domanda forse é un’altra…c’é davvero bisogno di stampare un articolo per legittimarlo? Non basterebbe un portale web sul quale firme autorevoli riportano i loro articoli?

    Salute e triccu a tottu

    • “Quindi il punto da capire é come mai queste opinioni non vanno a finire più (o molto meno) sulla carta stampata”. Secondo te? 🙂

      • giovanenuragico says:

        Io risponderei con il sottotitolo di questo blog:

        “La libertà di stampa è di chi possiede un organo di stampa”

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