Politica / Sardegna

Mater Olbia, si sveglia la Cgil: “Per la clinica del Qatar tolte risorse agli ospedali pubblici e nessun vantaggio per i sardi”!

Il Mater Olbia

Sul Mater Olbia sta succedendo qualcosa di inaspettato: dopo anni di silenzio, alle poche voci dissenzienti che si potevano contare su poche dita di una mano ora se ne aggiungono altre. Sarà che sta per arrivare il momento della verità, con il nuovo consiglio regionale che sarà chiamato presto a dare il via libera ad una operazione mostruosa, finanziando con ben 145 milioni in tre anni di euro la clinica privata del Qatar? Il documento della Cgil è durissimo e denuncia l’insensatezza dell’operazione. Che però, va ricordato, parte da lontano e vede assieme centrodestra, centrosinistra e Cinque Stelle in un unico progetto che oggi in consiglio regionale non ha una reale opposizione, se non quella ipocrita di chi a sinistra nella passata legislatura aveva gettato le basi perché si arrivasse a questa sciagurata conclusione.
Il documento della Cgil spiega ciò che molti non vogliono capire: il Mater Olbia rischia di depauperare quello stesso territorio (il nord Sardegna) che i nostri illuminati governanti con questa operazione dicono di voler beneficiare. È il dramma di tutti i territori colonizzati non capire che quella fune che viene tesa per uscire dalle sabbie mobili del sottosviluppo è in realtà solamente l’ennesimo cappio al collo della loro economia.

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Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN: il Mater Olbia toglie risorse alla Sanità Pubblica senza portare vantaggio alla Salute dei Sardi 

Per capire come il nostro dissenso per i finanziamenti pubblici al Mater Olbia non sia un capriccio, occorre innanzitutto chiarire che i servizi offerti dal Mater Olbia non saranno né concorrenti né complementari a quelli offerti sino ad oggi dalla strutture pubbliche, e per comprenderlo basta ricordare la storia dell’ospedale privato costruito nella bellissima costa gallurese per volere del defunto “prete manager” Don Verzè.

Un ospedale la cui offerta di servizi e prestazioni è stata ritagliata sulle capacita di offerta dei partner scientifici che si sono avvicendati negli anni: il San Raffaele, il Bambin Gesù e ora il Gemelli, e non sulle reali richieste di salute dei sardi.

Un ospedale, il Mater che peserà ancora sulle finanze regionali, come ben specificato nella delibera della Regione Sardegna del 20-6-2019, su risparmi di spesa, con lo spostamento di risorse altrimenti destinate o destinabili (25 milioni di euro per il 2019 più altri 120 per il biennio 2020-2021). 

Soldi, che certamente non cadono dal sabbioso cielo del Qatar, ma dalle tasche dei contribuenti. Cosa buona e giusta se ad avvantaggiarsene fosse la salute dei sardi ma (il condizionale è d’obbligo), in concretezza i servizi offerti non saranno certo in grado di garantire le prestazioni che portano i sardi a curarsi extraregione per patologie che richiedono centri di vera eccellenza, che, per diventare tali, hanno richiesto anni di esperienze clinica e bacini di utenza adeguati a garantire un numero di prestazioni elevato che hanno contribuito a determinarne “l’expertise”. 

Si è creata ad arte l’illusione che sarà la struttura privata a salvaguardare i bisogni di salute, mentre la sanità pubblica è stata progressivamente e scientemente smantellata, svuotando di personale e specialisti ospedali come il il Brotzu, il SS. Trinità, l’AOU di Sassari, con progressiva perdita di competenze e con la conseguenza che ad oggi i vari reparti degli ospedali sono in pieno caos nonostante la strenua resistenza di chi vi lavora. 

Con il gioco delle tre carte, i conti devono necessariamente tornare in pareggio: con una ripartizione dei posti letto nei presidi ospedalieri isolani chiamata “riorganizzazione” è avvenuta la divisione tra pubblico e le cliniche private nonostante il grido di dolore dei territori come il nord ovest che denunciavano il progressivo depotenziamento, con tagli di posti letto, ed il mancato reclutamento e rinnovamento del personale sanitario.

Con la promessa di “ottimizzare le risorse umane per una sanità di alto livello in regime di sicurezza”, abbiamo assistito alla deriva della sanità pubblica in Sardegna, che ha determinato ferite difficilmente risanabili. 

Ma possiamo realmente pensare che finanziare un ospedale privato (che deve produrre ricavi) con i soldi pubblici, costringendo gli ospedali pubblici a risparmiare in farmaci, personale e strutture, sia un buon affare per la salute dei cittadini sardi?

Nelle strutture pubbliche dell’Isola le difficoltà nel lavoro di medici, infermieri e sanitari sono sotto gli occhi di tutti: professionalità umiliate, turni di lavoro massacranti, pazienti che in acuto non vengono ricoverati nei reparti idonei per mancanza di posti letto, strutture ospedaliere fatiscenti, macchinari obsoleti, carenza di presidi e farmaci. 

Non sono giustificabili il depauperamento delle risorse umane degli ospedali esistenti, la mortificazione delle Aziende Ospedaliere Universitarie già fortemente penalizzate, l’assoluta desertificazione dei presidi territoriali che dovrebbero farsi carico della prevenzione, delle cure primarie, della riabilitazione, per finanziare una struttura il cui scopo dichiarato è quello di garantire altissime specialità, ma che rischia di diventare un’idrovora di risorse pubbliche o peggio, il presidio dell’ennesima colonizzazione.

Non è onesto illudere ancora la popolazione gallurese che il mega albergo/ospedale a 7 stelle possa rappresentare la svolta per l’economia locale e non la fonte di guadagno per pochi.

La sanità non può essere un affare lucroso perché la salute è un bene pubblico che va garantito in tutti i territori dell’Isola, Gallura in primis, ovviamente con il potenziamento degli ospedali pubblici, ma ancor prima nel territorio garantendo il diritto alle le cure sanitarie, a partire da quelle di base, con politiche di prevenzione, favorendo un efficace sistema di reti integrate con il bene e i bisogni del paziente in primo piano.

Il territorio ha ormai bisogno di tutto, e non solo di “eccellenze” e il nuovo governo regionale, in continuità con il precedente, come la regina Maria Antonietta di Francia, non potrà limitarsi a distribuire le brioches al popolo che chiede il pane. 

Myriam Pastorino
Segretario Regionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN Sardegna

Andrea Filippi
Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN 

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7 Comments

  1. Grazia Pintore says:

    Mi auguro che il “salto di qualità” sia per tutti gli isolani e non solo per i soliti noti abbienti,in genere la sanità privata è anche a pagamento e non credo che tutti vi possano accedere.

  2. Sandro Angioni says:

    Semplice ora si parla perché il vento è cambiato…!

  3. Massimiliano says:

    Ora la CIGL parla…. che ridere anzi che pena, un sindacato inutile per non dire altro…si accorgono ora delle centinaia di posti di lavoro persi e dei tagli devastanti al servizio pubblico ospedaliero del nord Sardegna che ha riguardato la chiusura totale o parziale degli Ospedali di Ozieri, Policlinico Sassarese, la Maddalena , Tempio, Alghero per non parlare dei servizi all’interno dei distretti territoriali con quasi tutti gli ambulatori dell’ASL chiusi e cosenguente impoverimento del servizio al cittadino costretto a trasferirsi a Cagliari o a Nuoro. Mi sorge un sospetto: Non è che ora che in Regione sono cambiati i capibastone, la CIGL vuole intraprendere la solita propaganda ideologica cercando di portare acqua ai Kompagni del PD, che sono i veri artefici di questo disastro?

  4. Grazia Pintore says:

    Mi chiedo: che male hanno mai fatto i sardi per permettere a chiunque di sfruttare la nostra meravigliosa terra? Possibile che non ci sia una ribellione generale per evitare ciò ?Eppure siamo un popolo dignitoso ed orgoglioso!

  5. Marco Foddanu says:

    Personalmente, come responsabile zonale della UIL medici, già molti anni orsono, avevo pubblicamente esposto le mie perplessità sulla operazione (allora) S. Raffaele. Perplessità che continuo ad avere oggi, come semplice pensionato.

  6. Giusto che il sindacato della sinistra difenda il settore pubblico senza sè e senza ma.
    La mia esperienza mi dice che in genere la sanità privata funziona meglio

    Vedremo / Amus a bìdere

    Sono fiducioso che questa struttura farà fare un notevole salto di qualità al settore salute nell’Isola.

    • Maria Ignazia Massa says:

      Ho i miei dubbi. Ho avuto da subito la sensazione che sarebbero stati tagliati i posti letto negli altri ospedali, cosa che è puntualmente avvenuta. Se gli ospedali pubblici non avessero medici e infermieri con un forte senso di appartenenza, saremmo messi anche peggio.
      Comunque è chiaro che non possiamo essere ottimisti perché le attese per una visita specialistica o per un intervento si sono dilatate enormemente
      Se non si assume nuovo personale, se non si finanziano le specializzazioni, la situazione può solo peggiorare. Il rimedio non può essere solo il volontariato; chi può si rivolgerà alle strutture private (come stiamo già facendo…)

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