Cultura / Sardegna

Isteria a Santa Teresa Gallura: tutti sbagliano, ma paga l’unico che ha chiesto scusa. Tutta la mia solidarietà a Enzo Favata

La magia di Musica sulle Bocche

Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà ad Enzo Favata, costretto dopo diciotto anni a spostare il suo festival jazz “Musica sulle Bocche” da Santa Teresa Gallura ad altri comuni, e questo per effetto di una concatenazione di eventi che ha portato ad una conclusione evidentemente sproporzionata rispetto al fatto iniziale. La vicenda la trovate riassunta in questo pezzo di Repubblica.it.

Favata ha sbagliato: perché nessuno può pagare colpe non sue, tantomeno un musicista israeliano che, propostosi al festival (il cui programma era peraltro già chiuso), si è visto ritenere responsabile della assurda politica del suo governo nei confronti dei palestinesi. Ma Favata ha anche chiesto scusa per le sue parole, e ha pure invitato il musicista israeliano ad esibirsi a Santa Teresa in segno di riparazione. 

C’è chi però ha voluto soffiare sul fuoco della polemica a tutti i costi, incurante anche delle parole di pace di un uomo saggio come padre Salvatore Morittu che ha tentato una mediazione.

Niente da fare. Eyal Lerner non ha accettato le scuse di Favata e il comune di Santa Teresa ha deciso di non ospitare più un festival che dal 2001 ha portato cultura, notorietà e ricchezza in quella parte di Sardegna.

Una decisione che a me sembra sinceramente assurda, perché sproporzionata e doppiamente sbagliata: nei confronti di Favata, che viene così quasi bollato di una accusa di razzismo e antisemitismo che non merita, né per come si è comportato in questa occasione né per come ha vissuto e lavorato in tutti questi anni; e nei confronti della comunità di Santa Teresa, privata di una occasione culturale ed economica faticosamente costruita dal 2001 ad oggi.

La questione si poteva chiudere con minore clamore e più buonsenso. Purtroppo anche la stampa ha avuto un ruolo negativo, con titoloni sparati in prima pagina e toni strillati che hanno fomentato l’isteria. Una pessima pagina di giornalismo che ha agevolato la pessima conclusione che è sotto gli occhi di tutti.

Tutti hanno sbagliato in questa storia: Favata, Eyal Lerner, la Nuova Sardegna e il comune di Santa Teresa. Ma l’unico che ha chiesto scusa per il suo errore è Favata, ed ora questo errore lo sta anche pagando in modo francamente spropositato e ingiusto. 

Per questo voglio esprimere al musicista ed organizzatore culturale tutta la mia solidarietà.

Quello che sta succedendo a Santa Teresa Gallura meriterebbe però un dibattito più ampio perché attiene al modo di fare cultura in Sardegna. Per questo sarebbe interessante capire anche da che parte sta il mondo dei festival. Marcello Fois è già intervenuto, ma dove sono gli altri scrittori? E i musicisti? Dove sono i colleghi di Favata? Dov’è Paolo Fresu? E Michela Murgia? E Flavio Soriga? E gli amici di Marina Cafè Noir?

Nessuno vuole intervenire? Nessuno ha niente da dire?

Mi rendo conto che trattare certi argomenti può portare delle noie, in Sardegna, in Italia e all’estero. Però non è forse questo il compito degli intellettuali, parlare di ciò di cui non si può parlare?

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13 Comments

  1. Adesso Sai says:

    Se una agenzia di sicurezza decide segretamente di impedire ad ogni nero di entrare in una discoteca.
    E’ accettabile ?
    Se l’agenzia di sicurezza viene scoperta da Sardoleaks e cacciata dalla direzione della discoteca, perché non l’aveva assunta per fare razzismo all’ingresso.
    E’ isteria ?

  2. Giuseppe says:

    Caro Vito, condivido parola per parola quanto ho scritto. Favata ha chiesto scusa per una frase detta probabilmente di fretta. Ma più delle scuse credo parlino la sua carriera e le sue scelte, sempre in direzione decisamente opposta, culturalmente, a quanto gli viene oggi imputato.

  3. alessandro olla says:

    Solidarietà a Enzo Favata vittima di una vicenda assurda.
    Conosco Enzo, è una persona che si ciba di stimoli che provengono da diverse culture, ama le diversità e le difende. Sono stato al “festival sulle bocche”
    e penso che sia una realtà importante per Santa Teresa. Anni di investimenti culturali che hanno arricchito il territorio con interventi di artisti internazionali di qualsiasi colore e pensiero.

  4. Pepi Mattana Fanni says:

    Mi vien da pensare che la verità brucia sempre, e la sincerità del proprio pensiero crea spesso un grande imbarazzo in tante persone che non sempre hanno gli armadi sgombri di scheletri o comunque il coraggio di esprimere le proprie idee che possono anche esser pericolose per la propria incolumità personale o ANCHE professionale.
    Credo che se avesse (che immagino ancora possa “se vuole”) voluto davvero, il Sig. Lerner potrebbe dare con molta umiltà un messaggio di fratellanza e comprensione dimostrando che non tutti in un popolo come il suo si puo esser d’accordo, trovando il modo di accomodare e spegnere un’altro conflitto che non fà altro che aumentare lo sdegno o scetticismo nei loro stessi confronti.
    Grazie comunque sempre a Enzo Favata.
    Pepi Cuatucciu

  5. Monia D'anselmi says:

    Monia D Anselmi:..
    Sono indignata, per il corso degli eventi, poiché il paese in cui ho scelto di vivere non sposa il dialogo, il confronto, la cultura…
    Musica sulle Bocche ha fatto sognare generazioni, uno dei festival più belli al mondo, artisti da ogni dove, S.Teresa invasa di stranieri, quasi un pellegrinaggio.
    Ci vuole tanto dialogo, invito tutti a vederci, a riflettere….solo così possiamo unirci.
    Musica sulle Bocche è un evento di straordinaria importanza e bellezza.
    Ora più che mai bisogna saper fare il passo giusto….Sindaco, apra, per favore, un tavolo di dialogo….
    Un abbraccio ad Enzo

  6. Antioco Floris says:

    È sconcertante la piega che ha preso la vicenda. Quello che era un commento personale, non pubblico, di fastidio per le politiche criminali dello stato di Israele si è trasformato in una bomba contro chi ha osato farlo. Ormai il dissenso è diventato un rischio anche se espresso in forma privata. Non mi stupisce che il musicista israeliano si sia risentito, a modo suo ha le sue ragioni, ma mi inquietano le conseguenza sproporzionate di cui è vittima Enzo Favata. Anche questa è una forma di terrorismo.

  7. Angela says:

    E’ proprio vero…”il coraggio ci vuole quando serve”, ma anche l’umiltà, qualità irrinunciabile in chi dovrebbe praticare la musica per affratellare, non per dividere! Trovo molto ingiusto sparare a zero sull’informazione, cioè sul dovere di cronaca che è stato condotto con professionalità ed obiettività, riportando i pareri di tutti, in primis quello del responsabile di tutta questa vicenda. La sua richiesta di scuse a Lerner, e solo a lui, non hanno certo soddisfatto e tantomeno recuperato il danno di immagine non solo per il paese, in nome del quale il signor Favata ha parlato nella sua qualità di direttore artistico della manifestazione teresina, ma dell’intera Regione Sardegna che finanzia il Festival con somme decisamente importanti! Sarebbe stato sufficiente un atto di umiltà: l’autosospensione dalla sua veste di direttore artistico, rendendo concreta e credibile la sua richiesta di scuse ed offrendo il punto per ripartire.

  8. Concordo con Biolchini, sulla vicenda “Favata” la reazione è sproporzionata, irrazionale e financo controproducente.
    Perfino nelle “regole d’ingaggio” esiste il concetto proporzione/sproporzione. Alcuni anni orsono mi capitò di ospitare a cena uno scrittore israeliano alla presenza di amiche e amici che sulla qst palestinese e sul conflitto arabo/israeliano avevano posizioni articolate ma in larga parte a tavola era di gran lunga prevalente l’opzione pro Palestina. Scrissi su un tovagliolo di carta nel mio casteddaio spurio alcune frasi di benvenuto e di richiamo alla sofferenza/lotta dei Palestinesi. Lo scrittore rispose nella sua lingua con tono simile alla nostra cantada, esprimendo parole di amicizia e fratellanza e di ringraziamento per il tono e il modo nel quale fu accolto non sottacendo tutto il dolore che sottende alla qst palestinese e che accomuna padri e madri al di quà e al di là della Striscia. Non so perchè l’artista non abbia accettato le scuse di Enzo, ma quella cena della quale tutti i presenti ci siamo impegnati a tenere la riservatezza dei contenuti video e fotografici, a me ha insegnato che razionalità, proporzione e dialogo possono essere utili anche a tutti coloro che non direttamente sul campo di battaglia e di scontro fisico e militare, dovrebbero contribuire positivamente al reindirizzare la qst israelo-palestinese sui binari della Risoluzione ONU Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale del 29 novembre 1947 e al consolidamento della risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 23 dicembre 2016 anche e soprattutto alla luce degli accadimenti tragici tuttora in essere.

  9. Batmanunza says:

    Mi spiace molto per l’esito della vicenda. Dispiace anche avere restituita l’immagine di un uomo mite come Enzo Favata che, stando a ciò che raccontano le cronache, muta nel più radicale dei “Boycott”. Per quel poco che ho avuto modo di conoscerlo proprio non ce lo vedo. Il tema poi è spinoso e suscettibile di strumentalizzazioni (come si è potuto verificare).
    La vicenda mi ricorda qualcosa di simile che però ha avuto tutt’altro epilogo. Si trattava della manifestazione “Appetitosamente” di Siddi, la cui ospite di punta, nel cartellone dei concerti, era la cantante Noa. Non pochi hanno cercato di boicottare l’evento non appena programmato e durante il suo svolgimento. La pretesa di chi protestava era quella di una presa di posizione dell’artista israeliana nei confronti del governo e della politica segregazionista nei confronti del popolo palestinese. L’organizzazione ha tenuto la barra dritta e ha portato a compimento il programma con grande soddisfazione dei presenti (sottoscritto incluso). Mentre la data di Milano era stata annullata per gli stessi motivi.
    Le proteste però non sono state “ignorate” tant’è vero che la cantante ha incontrato il pubblico per spiegare la sua posizione. Poco importa quel che ha detto. Non si è sottratta al confronto nonostante ciò non fosse assolutamente dovuto e fossero arcinote le sue posizioni nei confronti del governante Netanyahu.
    Dunque, se la domanda che poni è la necessità di esprimersi e prendere posizione da parte di chi fa cultura, ribadisco il mio laicismo e la necessità di cambiare il mondo con gli strumenti dell’arte (non dell’attivismo politico). Ho storto il naso quando ho letto la petizione degli artisti sardi a sostegno della candidatura a governatore di Zedda. Vedo sempre con sospetto gli operatori culturali che si apparentano ad una corrente politica. Per il semplice fatto che ritengo che fare cultura sia fare politica: fuori dalle aule consiliari, fuori dai direttivi partitici, fuori dalle urne. Cultura che si esprime nell’arte, L’arte ha una capacità che non hanno altre forme di comunicazione: cambiare la percezione del bello, del giusto, ecc. Sposta le soglie percettive.
    A differenza dell’intrattenimento che, per sua natura conservativa e prevedibile, rassicura e consolida.
    Alla luce di ciò forse potremmo distinguere tra chi può permettersi di sposare delle “cause” (l’artista) e chi no (l’intrattenitore) – con la condizione che tale sponsorship sia almeno un po’ genuina e disinteressata. Ma anche questa è una distinzione arbitraria e forzata perché, alla fine, chiunque deve essere libero di esprimere le proprie convinzioni politiche… ed essere disposto a pagarne le conseguenze (anche in termini di consenso e di seguito).
    Se invece quella che chiedi è la solidarietà (dei colleghi e affini che citi)… beh quella il caro Enzo sa bene cosa farsene: il mondo è pieno di hashtag “io sto con…”.

      • Batmanunza says:

        Bello! Ti ringrazio per avermi suggerito questo tuo post. Mi era sfuggito allora e, adesso a cinque anni di distanza, mi rinfresca la memoria e fa riecheggiare le parole sentite dal vivo.
        In sintesi questo conferma ciò che ho detto prima: non ci si può limitare al solito hashtag. Anche perché, affermando di “stare con”, ci si mette in una posizione acritica nei confronti di chi si sostiene… mentre invece, se veramente lo si ha a cuore, bisognerebbe avere anche l’onesta intellettuale di rilevarne gli errori e le criticità. Infatti, la lettera aperta che ripubblichi ne è l’esempio. Con la grazia e l’eloquenza che la contraddistingue si è esposta quanto un’artista può fare. In questo modo allora sì che l’artista può mettersi a servizio di un fine più alto. Sviscerando il possibile e mettendo in piazza la sua sensibilità, con la speranza che questa empatia diventi contagiosa. Altrimenti rischia di essere strumentalizzato e usato a piacimento dalla stampa, dagli avversari politici, dai concorrenti sleali… e la fila dei nemici potrebbe continuare a lungo.
        Infatti, apprezzo molto il tuo pezzo che parte da una constatazione innegabile: Enzo Favata ha sbagliato, lo ha ammesso, si è fatto carico dell’errore scusandosi e, purtroppo, ne pagherà le conseguenze. Conseguenze forse non commisurate all’errore. Conseguenze che, in aggiunta, si riverberano anche su altre persone.
        Siamo sicuri di voler sentire la posizione di altri operatori culturali? In che misura credi che questi siano disposti a condividere con Favata il peso di queste conseguenze o di altre potenziali ricadute?
        I tuoi quesiti (come i miei) temo siano destinati a rimanere irrisolti…

  10. Ospitone says:

    “…….Per questo sarebbe interessante capire anche da che parte sta il mondo dei festival. Dove sono gli scrittori? E i musicisti? Dove sono i colleghi di Favata? Dov’è Paolo Fresu? E Michela Murgia? E Flavio Soriga? E gli amici di Marina Caffè Noir?

    Nessuno vuole intervenire? Nessuno ha niente da dire?……”

    Vale in questo caso il Detto:
    “Non esti a sindi scirai chizzi ma a inzertai s’ora”
    Il coraggio ci vuole quando serve.
    Bravo Vito.

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