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Giorgio Mazzella, o dell’inadeguatezza della nostra classe dirigente. Perché non è solo la politica ad aver provocato questo disastro

Intervistato oggi dal tg3 Sardegna, l’editore di Sardegna Uno (nonché presidente della Banca di Credito Sardo) Giorgio Mazzella, ha risposto stizzito alle domande della giornalista che gli chiedeva quando avrebbe pagato i tre stipendi arretrati ai suoi dipendenti.

Giornalista: Quando potrebbero avere gli stipendi?
Mazzella: Quando lo Stato ci paga.
G: E prima di allora?
M: Prima di allora vedremo. (pausa) Prima di allora lei cosa vuole, che mi venda la macchina per pagare gli stipendi?
G: Non lo so, loro stanno lavorando senza stipendio da…
M: Cerchi di fare il suo mestiere, ma non esageri.

Vi consiglio vivamente di guardare il servizio completo (parte al minuto 10’48”) per capire meglio il senso delle parole che Mazzella ha rivolto alla collega. Quel “cerchi di fare il suo mestiere, ma non esageri” è il segno inequivocabile della inadeguatezza di questo imprenditore al delicato ruolo di editore. E tradisce il rapporto che Mazzella ama avere con i suoi giornalisti: ma i “padroni” del servizio pubblico siamo noi cittadini, non certo lui, e bene a fatto la collega a rivolgergli quelle domande (brava Carla!).

Quanto poi alla sua statura di manager, penso che basti la frase “Lei cosa vuole, che mi venda la macchina per pagare gli stipendi?” per capire con chi abbiamo a che fare. La risposta normale alla domanda (che per Mazzella vorrebbe essere retorica) sarebbe un pacifico “sì, certo, ci mancherebbe altro!”. Ma per l’editore-banchiere una Jaguar vale più della serenità delle 29 famiglie che lavorano per la sua impresa.

Neanche un piccolo imprenditore edile di Monserrato o Quartucciu avrebbe il coraggio di dire una frase così volgare. Ma Mazzella dirige una banca, è questo il punto. Che governa, immaginiamo, con la stessa logica che lo ha appunto portato a dichiarare ai microfoni della Rai “lei cosa vuole, che mi venda la macchina per pagare gli stipendi?”.

Si dice da tempo che la causa principale della crisi italiana stia tutta nell’inadeguatezza della classe politica. Libri molto fortunati come “La casta” di Rizzo e Stella hanno consolidato questa opinione, scatenando a cascata campagne locali via via sempre più inverosimili contro i “costi della politica”. Ormai il nemico è diventato il consigliere regionale, l’assessore provinciale, il segretario del parlamentare pagato con i soldi pubblici, il contributo da mille euro dato alla sagra locale.

Nessuno però si scaglia contro l’inadeguatezza della nostra classe dirigente. Giorgio Mazzella dirige un istituto di credito che in Sardegna rappresenta il primo gruppo bancario italiano. È proprietario di una televisione a diffusione regionale, è anche un imprenditore turistico. Giorgio Mazzella è uno degli uomini più potenti della Sardegna e decide le sorti della nostra isola ben più di tanti nostri parlamentari, di un qualunque assessore provinciale e anche di qualche assessore regionale. E nonostante la sua reputazione sia così elevata, non si vergogna minimamente del fatto di non riuscire a pagare gli stipendi ai dipendenti della sua tv.

Questo è il livello della nostra classe dirigente, di cui Mazzella è esponente di spicco e campione?

E dunque qual è la causa della crisi italiana? Solo “la casta”? O dobbiamo anche fare i conti con una classe dirigente arrogante, ignorante e senza pudore? Con imprenditori la cui unica preoccupazione sembra essere il mantenimento del proprio status sociale e del proprio tenore di vita? Con imprenditori che, senza alcuno scrupolo, fanno ricadere sui lavoratori i rischi d’impresa e i costi della crisi?

Perché stiamo mettendo sotto processo (e spesso anche sommario) tutta la nostra classe politica e stiamo invece salvando dal giudizio dell’opinione pubblica gli imprenditori e, più in generale, la nostra classe dirigente?

 

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32 Comments

  1. Pingback: Su Sardegna1 e cadute (Senza Stile) sulla macchina

  2. Un po’ di tempo fa il barbuto lo incontrai tra le bancarelle del mercatino domenicale di viale Trento in compagnia di un tipetto smilzo pseudo guardia del corpo. Senza colpo ferire sganciò diversi bigliettoni da 100 euro per comprarsi un antica mola sarda (forse da utilizzare come abbeveratoio per i pavoni…). Ovviamente non la ritirò di persona ma disse che avrebbe poi mandato qualche schiavo a ritirarla.
    E poi oggi dichiara di non sentirsi in obbligo di vendersi la Jaguar per pagare lo stipendio ai suoi dipendenti. Ed è anche direttore di una banca nonché proprietario di una miriade di villaggi e strutture turistiche. Ma che gran personaggio. Povera italietta…..

  3. Sconcertante! Anche se non davanti a una televisione, un noto “professionista” di Cagliari, nel 2000 commissario liquidatore di un ente regionale ebbe a dire, a una società che decise di disinvestire in Sardegna per lungaggini burocratiche e dispetti a Mauro Pili che non erano 15 lavoratori che facevano i suoi guadagni. Quello che mi fa pensare è che Mazzella è originario di Ischia e il noto professionista di Capua ad appena 20 Km di distanza. Non è che i sardi farebbero bene a dare a costoro un bel foglio di via?

  4. Sasuke says:

    Se non avessi già chiuso il conto alla banca di credito sardo, andrei a farlo subito.

  5. deuseudeu says:

    solo una grande parola…………… VERGOGNA signor mazzella

  6. gioghittu says:

    La jaguar ma anche due pavoni, due palme, la barca e le sue splendide cravatte color capriolo investito. Da altre parti uno cosi non dura molto, a cagliari siete generosi

  7. Io quando penso alla “casta”, non visualizzo automaticamente la classe politica. La prima cosa che mi viene in mente è un grafico che descrive gli incroci tra sistema industriale e sistema bancario, affiancato dagli incroci di cariche (poltrone) in società quotate in borsa.
    Si chiama “La mappa del potere”. Indovinate un po’ chi è l’unico che ha parlato di questo marciume ? Esatto, proprio lui.

    Ecco qui. http://www.youtube.com/watch?v=jc_unBhZLZg

    La casta politica è un derivato di un sistema finanziario corrotto e in conflitto di interessi perenne. Bisogna scardinare questo conflitto dalle fondamenta, con poche ma mirate azioni.

    Tra queste:
    • Abolizione delle scatole cinesi in Borsa
    • Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate
    • Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate
    • Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale
    • Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una
    compartecipazione alle eventuali perdite
    • Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se questa si è resa responsabile di gravi reati
    • Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia)
    • Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle
    aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato
    • Abolizione delle stock option
    • Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset, Ferrovie dello Stato
    • Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come
    amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa

    Secondo voi a Mazzella piace questo programma ? Se alla domanda risponde “NO!” (tutto rosso e sottolineato), allora la direzione è quella giusta.

  8. gianbni says:

    Grazie Vito.
    Grazie a chi ha espresso parole di solidarietà nei confronti dei lavoratori di Sardegna 1.

    http://www.giannizanata.it/il-mio-mestiere/

  9. Nicola Marongiu says:

    Banalmente, segno di un arroganza sconcertante.
    E dove è la responsabilità individuale e del fare impresa? Senza volerne assumerne i rischi.
    Vendere la macchina per pagare gli stipendi, lavorati, è il rischio d’impresa.
    Perché altri, chi lavora senza retribuzione come da mesi avviene, la macchina dovrà venderla realmente e non per rispondere, con arroganza, alla domanda di una giornalista ma per tirare a campare.
    Mi si scusi la semplicità ma non trovo altro modo per contrastare l’arroganza.

  10. marybonny: posso permettermi? forse è meglio, per il nostro equilibrio (e le nostre finanze), stare a casa piuttosto che farsi sfruttare (se lo sai già; purtroppo spesso te ne accorgi quando è già passato del tempo prezioso). Penso sia un fatto,oltre che morale ed etico (parolona, però credo c’entri anche questo), anche economico (cioè, non ho solo uscite derivanti dalla benzina, dal parcheggio, dal biglietto bus, dal panino, ecc., in cambio di poche o nessuna entrata).

  11. Anonimo says:

    Stessa edizione (pochi minuti prima), porcheria simile: a Nuoro banca condannata per… strozzinaggio.
    Ma guarda un po’: “la banca non c’entra”! L’imprenditore dimezzato, uno dei tanti.

  12. Anonimo says:

    Biolchini, a me pare che tu abbia una certa difficoltà nel distinguere tra il pubblico ed il privato!
    Mi sembra normale che la gente se la prenda con il politico incapace, o che si lamenti per i mille euro dati alla sagra dell’aria fritta, perché si tratta di soldi pubblici che vengono dalle tasche di tutti i cittadini onesti che pagano le tasse!
    L’imprenditore (o presunto tale!) incapace che non riesce a pagare i dipendente perché aspetta che lo Stato (ossia noi) gli dia il contributo ottenuto con i soldi dei suddetti cittadini, deve solo fallire perché funziona così in un economia di mercato sana! Provi, il presunto imprenditore, a trasferirsi negli Stati Uniti per vedere che fine fanno i personaggi come lui!

    • Anonimo quello che Biolchini cerca di dire è che il male della nostra società non è la festa della fragola ad Arborea o della lumaca a Gesico o le cortes Apertas, perchè queste attività vanno contestualizzate: se tu consideri che riescono a portare centinaia di persone in paesini fantasma, fare conoscere il territorio a tantissime persone ecco spiegato il loro senso. E scusa se è poco. Se invece le prendi da un libro e dici la regione Sardegna ha speso 1000 euro per la sagra della lumaca ecco lo spreco: accidenti che spreco incredibile, chiedi ai cittadini di Gesico, ai commercianti e alle persone che hanno partecipato alla sagra cosa ne pensano. Sono soldi pubblici sprecati?

  13. Curiosamente è notizia di oggi che la Banca di Credito Sardo è stata condannata per anatocismo nei confronti di una famiglia nuorese.

    • zunkbuster says:

      E curiosamente nelle cronache di qualche emittente televisiva – ahimé, anche il Tg3 regionale – era solo “una banca”.

  14. aldo g. says:

    Ecco un motivo per il quale pago il canone…non certo per i programmi trash o le fiction scadenti…lo pago perché la rai possa essere libera di fare i servizi che gli altri non possono o non vogliono fare…anche se succede raramente…

  15. Anonimo says:

    Questo episodio, dovrebbe far riflettere tutti i sardi, ma temo che invece non avrà conseguenze, ed il tutto resterà relegato solo per i lavoratori di Sardegna 1 e per pochi altri che seguono il mondo radio e tv.
    Episodi come questo, dovrebbe svegliarci, e dovrebbero farci capire che siamo in balia di persone che hanno costituito il loro patrimonio, non per meriti e per capacità ma solo perché hanno saputo sfruttare i difetti della nostra società, che premia persone come Mazzella e lascia fuori invece chi sa fare qualcosa ma non ha gli stessi soldi.
    Episodi come questo, dovrebbero coinvolgere tutti perché in Sardegna, non abbiamo un solo Mazzella, ma abbiamo tanti imprenditori che ragionano come questo. Ed il fatto che lui, uno dei più potenti, dimostri che “in questo modo” si fa carriera, la dice lunga sulla condizione dell’imprenditoria sarda.
    Cellino, Mazzella, e tanti altri. Tutti figli di un sistema che premia i furbi.
    Qualche mese fa, la regione si è vantata di aver messo a disposizione dei tirocini, con un rimborso voucher di 500 euro mensili. Ho cercato invano di fare qualcuno di questi tirocini e sono venuto a contatto con numerosi imprenditori. Qualcuno, conoscendo le mie passate esperienze è arrivato anche a contattarmi. Caspita! MA tutti questi imprenditori, volevano usare il tirocinio, con altri scopi. “Vieni qui, abbiamo il sito internet dell’azienda fare, ma non abbiamo periti informatici, nell’attestato finale quindi diremo che hai svolto attività di ragioneria”.
    “Si ma io vorrei una qualifica per quello realmente fatto, e per realizzare un sito internet, (cosa che facevo da anni) non mi bastano 500 euro mensili, di cui la metà spesi in carburante”
    Altri invece dicevano “chiamami stasera”.. E la sera “chiama domani”.. Allora ci andavi di persona ” ma scusa sono impegnato ora, passa domani”

    Poi vai fuori, fai il primo colloquio e ti senti dire che l’azienda non trova personale disponibile per lavorare anche il sabato. Ti senti dire che ti faranno un contratto, che si potrà rinnovare e valutare ogni anno. Non è perfetto, ma sono risposte e non prese in giro.
    Cristian

    • Ho lavorato 3 anni in nero per uno che con i tirocini ha fatto 25 anni di carriera. Inoltre i tirocini prevedono 20 ore settimanali, cosa che quasi mai viene fatta rispettare perchè ti fanno lavorare a tempo pieno. Lui aveva un’alfa romeo, i figli e la moglie una carta di credito da 1500 euro ognuno, poi non dimentichiamo la barca e varie proprietà immobiliari. Il mio primo stipendio è stato 300 euro per 40 ore di lavoro la settimana, straordinari ovviamente non pagati. E aveva il coraggio di entrare in studio e dire che non c’erano i soldi per comprare il pane. Quando doveva pagarci iniziava il piagnucolio da vari giorni prima per mettere le mani avanti e dire: non chiedetemi soldi, non li ho!!!!! Ritardava i nostri pagamenti di mesi, come se a noi i soldi non fossero serviti. E la colpa in questi casi è di entrambi: noi troppo disperati per non potere dire di no (cercava solo persone che avessero bisogno di lavorare) e lui che ci sguazzava abbondantemente nel brodo.
      Il datore di lavoro numero due prima mi ha fatto lavorare per 3 mesi, quando gli ho fatto notare che doveva pagarmi 3 mesi mi ha detto che ero inadeguata e non avevo prodotto per quello che avevo lavorato. Mi ha pagato solo 2 mesi.
      Dalla depressione volevo cambiare lavoro: qualunque cosa è meglio di questo, soprattutto per la mia testa.
      Ora in fase di semi disoccupazione non riesco a capire cosa è meglio: stare a casa e non farsi sfruttare o stare a casa senza farsi sfruttare e impazzire?

      • Matteo says:

        Partire e te lo dice uno che il tirocinio di cui sopra l’ha fatto.

  16. riccardo says:

    le risposte di mazzella mi fanno venire la nausea, mi fanno veramente schifo. io ho un’attività e non mi sognerei mai di non pagare i dipendenti. quest’anno il mio commercialista mi ha consigliato di lincenziarne uno a causa di una perdita di utili, gli ho risposto che finchè posso non seguirò il suo consiglio semmai ridurrò l’orario. per il momento guadagno quanto un mio dipendente e come automobile ho un’utilitaria.

  17. zunkbuster says:

    Sconcertante davvero il signor Mazzella in quell’intervista. Se dovessi azzardare un paragone, il primo riferimento che mi viene è Formigoni …

  18. forse perchè ci abbiamo fatto l’abitudine? perchè ormai ci sembra normale questo atteggiamento?
    incredibili le risposte di Mazzella. comunque vendersi la macchina, sì: ma anche uno degli hotel di sua proprietà andrebbe benissimo.

  19. Il punto è proprio quello, avrebbe dovuto dire, si mi vendo la macchina per pagare gli stipendi. E avrebbe dovuto provare vergogna per non pagare gli stipendi e andare in giro in jaguar. Vergogna nel sapere che ci sono persone che dipendono da te e tu hai tutto e più più tutto e non te ne fotte nulla. Non si fanno lavorare le persone se non si possono pagare. E non sono i dipendenti a doversi vergognare, ma è lui.Probabilmente non se sa la differenza tra dovere pagare una bolletta o il mutuo e non potersi permettere il cibo per il fenicottero.
    Tutta la mia solidarietà ai lavoratori e le loro famiglie. Ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire non essere pagati ed è davvero difficile trovare dentro di se i motivi per andare a lavorare giorno dopo giorno.

  20. ZEPROF says:

    Quando gli elettori si stufano possono non votare più un politico, anche se di lungo corso. gli im…prenditori sono più tignosi in quanto padroni delle loro attività. Caro Vito, hai puntato su un problema che non ci abbandonerebbe neanche se alle prossime elezioni ci fosse un capovolgimento completo dell’attuale quadro politico ( cosa di cui purtroppo dubito ).
    Non immagino una classe imprenditoriale incline a certe connivenze col potere politico diventare d’improvviso virtuosa e competitiva. vedremo.

  21. Massimo says:

    Anche questo passaggio è imperdibile
    Domanda: “Chi la vede dall’esterno pensa “ogni cosa che tocca la fa diventare d’oro”, una specie di Re Mida. Ma lei è sempre riuscito a trasformare tutto in positivo?”

    Giorgio Mazzella: “Salvo la televisione, sì. Nella televisione ci sono fattori che esulano dal normale conto economico del lavoro, ma lo farò anche in questa. Potrà costare molto, costare poco, popolarità, impopolarità, ma quando in un’azienda come questa non si riesce a sostenere i costi, chi ci lavora deve mettersi la mano nel petto e deve accettare riduzioni e mansioni diverse, e questo lo faranno – certamente – volendolo o non volendolo, ma lo faranno”

    qui il video http://www.youtube.com/embed/t0mMVxsoQOI

  22. efisio erriu says:

    Se il vostro gestore telefonico o il vostro cellulare non si mangiasse gli sms che mandiamo a Buongiorno Cagliari, stamattina alle 8 avresti avuto l’anteprima dell’intervista… infatti il mio messaggio era questo:

    “Lo Stato non paga,c’è da stringere la cinghia e chi lo deve fare se non i dipendenti?c’è in italia 1 imprenditore che fa diversamente?e se si chiedono sacrifici agli altri,gli altri non devono protestare.Solidarietà a.. Mazzella che in fondo segue l’esempio di personaggi più illustri di lui.efix ”

    PS Guarda cosa è scaturito fuori dal consiglio dei ministri, la riduzione dell’irpef avvantaggerà tutti tranne coloro che non guadagnano abbastanza (evasori a parte) per pagarla, ma l’aumento dell’iva già li cassa tutti quanti anche i peggio messi perchè ora toccherà anche i beni di prima necessità…. l’esempio al signor mazzella glielo sta dando l’italia e anche questo governo che ora non si può più sostenere.

  23. Stefano reloaded says:

    Quando l’ho sentito al TGR, non ci volevo credere.
    Non so se gli imprenditori di altre epoche avessero le stesse idee sui rapporti con i lavoratori e su come si fa, o come si dovrebbe fare, impresa. Di certo, se anche avessero pensato le stesse cose, non erano così spudorati dal dirle in pubblico. Fosse anche solo per paura delle reazioni.

  24. Anonimo says:

    …vendendo quella cagata di Jaguar color prugna non pagherebbe nemmeno lo stipendio di un dipendente…

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