Elezioni regionali 2024 / Politica / Sardegna

I giovani raccontano: “Ecco perché siamo distanti dalla politica”, di Andrea Olla

Election Day

Andrea Olla ha diciotto anni e studia al liceo scientifico Pacinotti di Cagliari. Ha scritto al blog, ci siamo conosciuti e gli ho chiesto di intervistare i suoi coetanei in merito al rapporto tra giovani e politica. Il risultato è in questo post che mi sembra dia interessantissime indicazioni a noi adulti e a chi ha ruoli educativi diretti nella società. Grazie Andrea per il tuo contributo.

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In vista di queste elezioni regionali emerge un problema impossibile da non vedere e che non riguarda un solo partito politico, né la politica intera, ma, purtroppo, riguarda tutti noi: i giovani sono distanti dalla politica. Molti di loro non sanno, molti non si interessano. Ho parlato con alcuni di loro per andare più a fondo e cercare di capire perché tra giovani e politica ci sia un tale distacco. 

Eleonora, 19 anni, al primo anno di Biologia all’università di Cagliari, mi racconta che si sente irrilevante agli occhi della politica: ‘’Sono giovane, a chi interessa come la penso?’’. Lei si vede distante dalla classe politica, ma lascia aperta una speranza: “Se la politica si avvicinasse più alla scuola mi sentirei molto più coinvolta’’. 

Parlo poi con Giuseppe, 18 anni, studente di quarta superiore del liceo scientifico Pacinotti di Cagliari e Alessandro, 20 anni, al secondo anno di Scienze politiche, due ragazzi che militano nella Lega. Mi dicono che si sono informati sui programmi tramite giornali e tv, oltre ad essere impegnati in prima persona nella campagna elettorale. Perle rare ai giorni nostri, tralasciando ogni comprensibile giudizio di merito. 

Gli chiedo perché tra giovani e politica ci sia una distanza così ampia e mi rispondono che secondo loro questo “rapporto mancato” è causato soprattutto da una sfiducia degli adulti verso la politica, che poi si riflette poi sui più giovani. Quanto spesso si sentono, purtroppo, commenti di adulti che dicono “Sono tutti uguali”, o “Ma tanto sono tutti corrotti, rubano tutti”, riferendosi ai politici. 

Giuseppe e Alessandro tengono a precisare però che non è dovere solo della politica andare verso i giovani, ma sono loro stessi che dovrebbero interessarsi del loro futuro, di cui saranno i protagonisti. 

Chiara, 18 anni, in quinta superiore al Pacinotti, è di tutt’altra sponda politica. Chiacchierando con lei, le due parole che mi ha ripetuto di più sono state “social” e “scuola”. “I social sono lo strumento migliore e più adatto che la politica ha per arrivare ai giovani. Io mi sono informata così. E poi c’è la scuola, che potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nell’avvicinare giovani e politica, e che invece rimane ferma”. 

Anche Nicola, 18 anni, in quinta superiore al liceo classico dell’istituto salesiano Don Bosco di Cagliari, mi dice la stessa cosa: ‘’In cinque anni di superiori ho sentito raramente parlare di attualità. Sentirei la politica più vicina se se ne parlasse, per esempio, anche nelle assemblee d’istituto’’. 

Chiara e Nicola hanno ragione e i frutti di questa distanza si vedono proprio a scuola. Le assemblee d’istituto, per esempio, nate nel 1974 in un periodo di grande partecipazione studentesca alla politica, ora risultano vuote, perché addirittura considerate dalla maggior parte degli studenti come un giorno di vacanza. 

Serve invertire questo trend. Giovani e politica devono fare un passo in avanti, del resto ne va del futuro della nostra società. 

Andrea Olla 

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8 Comments

  1. Maria Chiara says:

    E dunque, carissimo, essendo titolo V si tratta di una questione politica, che le piaccia o meno, sulla quale si può entrare nel merito proprio in nome dei principi costituzionali, perché la Costituzione non parla assolutamente di autonomia differenziata, ma piuttosto di salvaguardia dell’unità nazionale, di promozione delle autonomie locali e, soprattutto, di eguaglianza sostanziale anche tra i territori. Mi pare che abbia letto un po’ frettolosamente, oltre che la Costituzione, anche il mio intervento e ancora non me ne voglia, nonostante il suo comprensibile entusiasmo, l’ordine di priorità che decido di dare ai miei argomenti lo stabilisco io stessa. Saluti.

    • Giuseppe says:

      “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere 1), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’art. 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.” Essere contro l’autonomia differenziata significa andare contro questo articolo, l’autonomia differenziata è soltanto uno strumento per applicarlo, è un dato di fatto, (che tra l’altro viene utilizzato solo da chi ne fa richiesta), non vedo il motivo per cui dopo l’approvazione della norma la sinistra parli di scenari post-apocalittici al sud, quando in realtà abbiamo l’opportunità di amministrare noi i nostri servizi e garantire parità di prestazioni. A sinistra non vi si può più sentire siete contro tutto e tutti, per il non fare e soprattutto per il non fare tutto ciò che arriva dal centrodestra. Il problema è uno, non proponete mai niente, anziché lamentarvi e a chiedere a noi se sappiamo cosa è l’autonomia differenziata, perché non proponete una alternativa?

  2. Pingback: I giovani si sentono distanti dalla politica: il mio impegno. – Anna Maria Busia

  3. Maria Chiara says:

    Ciao Vito, chiederei ai giovani leghisti se sanno cosa significa e cosa significherà anche per la nostra Regione “autonomia differenziata”, tanto cara al loro partito. Mi chiedo se è possibile interessarsi di politica senza conoscere il funzionamento delle istituzioni, comprese le amministrazioni locali, e se ragazze e ragazzi hanno modo di conoscerlo magari a scuola o dai genitori, se sono fortunate e fortunati. Se sanno, per esempio, che gli obiettivi posti in campagna elettorale dalle coalizioni o dai candidati non sono slogan, ma diventano un mandato politico, che si realizza fondamentalmente se ci sono le risorse (ma questo forse non lo sappiamo nemmeno noi adulti, infatti raramente chiediamo ai candidati COME intendano realizzare i loro programmi). E ancora mi chiedo come facciano ragazze e ragazzi oggi a conoscere il funzionamento delle assemblee locali. Una piccola riflessione anche sul fatto che la stessa struttura democratica all’interno della Scuola pubblica italiana (per la quale la generazione dei loro nonni, magari insegnanti, ha lottato) viene costantemente messa in discussione, o ritenuta irrilevante, banalmente quando mancano i rappresentanti di classe dato che nessun genitore è disponibile a prendere questa responsabilità, per le più varie ragioni. Credo sia un dovere di tutti noi, “comunità educante”, aiutarle e aiutarli in questo.
    PS: non posso fare a meno di notare che il ragazzo che scrive ha lo stesso nome del caro Andrea Olla, scomparso tre anni fa, professore e attivista politico sempre molto vicino ai più giovani, e che per questo mi piace ricordare. Un saluto.

    • Giuseppe says:

      Salve, ho visto che ha colto la palla al balzo ed è riuscita a focalizzare l’attenzione su un tema che non c’entra proprio niente con l’importantissimo problema trattato nell’articolo (dedicandogli addirittura le prime righe del suo commento), dato che ci sono le rispondo nel merito, so cosa vuol dire autonomia differenziata e cosa cambierà con l’autonomia differenziata. Non è altro che l’applicazione della Costituzione e la concessione di più autonomia alle regioni (quelle che ne fanno richiesta) in determinate materie, sono certo che la Sardegna non scomparirà dal pianeta per questo!

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