Elezioni regionali 2024 / Pensierini / Politica

Diario elettorale #8 Conte e cinque anni di non opposizione saranno la zavorra della Todde?

La Repubblica, 31 gennaio 2024

Caro Diario, 
mancano 23 giorni alle elezioni regionali. 

Non so, forse a Giuseppe Conte non interessa tanto vincere in Sardegna, dove il partito di cui è segretario, tra mille difficoltà e polemiche, è riuscito a far sì che la deputata del Movimento Cinquestelle Alessandra Todde fosse la candidata di tutto il centrosinistra.

Probabilmente le regionali sarde non sono un suo obiettivo, e così verrebbe da pensare leggendo le cronache che riportano le schermaglie del segretario del M5S contro il Pd, tutte in funzione delle elezioni europee, che però si terranno fra quattro mesi e non fra poco più di tre settimane. 

Polemiche evitabili e che indeboliscono il Campo largo. Che però a me sembra già da tempo strutturalmente fragile. È infatti da giorni che mi chiedo: “Perché ho l’impressione che alla Todde manchi sempre qualcosa? Perché ancora così tanti incerti, così tanti astensionisti dichiarati?”.

Il problema secondo me non è la candidata, che invece riscuote un sincero apprezzamento da parte di chi, non conoscendola, va ai suoi appuntamenti elettorali, sempre molto partecipati. Alessandra Todde piace e cresce nel consenso dei partiti che non sono il suo. Però ancora ho l’impressione che la sua candidatura non sia decollata: perché?

Fino a qualche giorno fa pensavo che la colpa fosse unicamente di un programma poco sintetizzabile e privo di parole d’ordine definite e spendibili. Il centrosinistra vuole migliorare le cose, ma come voglia farlo esattamente ancora non lo non abbiamo capito.

Ma anche questo non basta a spiegare una sensazione di incompiutezza, di percorso che fatica ad arrivare al traguardo.

Alessandra Todde mi sembra sola in questa sua avventura. Terribilmente sola.

A parte le inopportune sortite del suo segretario di partito, comunicativamente parlando sta affrontando la campagna elettorale senza avere al suo fianco il Pd, i cui vertici sono mediaticamente silenti. Nessuna uscita pubblica, nessun tema proposto all’opinione pubblica dal segretario Piero Comandini: perché?

Anche nel Movimento Cinquestelle nessuno brilla per protagonismo. Si sente l’assenza di Desirè Manca (che sì, è candidata ma che giocoforza  ha dovuto rallentare i ritmi della sua azione) così come di un altro consigliere che è stato protagonista di cinque anni di opposizione alla giunta Solinas, il progressista Francesco Agus, che però prima di appoggiare la Todde ha passato mesi a indebolirla, e che quindi ora è poco spendibile nella battaglia elettorale.

Ma questa sensazione non basta, c’è dell’altro. Perché mentre vedo e sento crescere il consenso popolare a sostegno della candidata, non vedo l’alleanza delle liste, non vedo il gruppo, non vedo la squadra. Che forse anche Alessandra Todde dovrebbe contribuire a cementare. E quindi, manca il colpo di reni, la spinta risolutiva. 

Conte, la squadra, la solitudine: ma c’è dell’altro. Perché Alessandra Todde avrebbe dovuto cavalcare l’onda di cinque anni di opposizione e, a prescindere dall’azione di disturbo di Renato Soru, travolgere come uno tsunami questa destra indecorosa. Invece, poco o nulla.

Ecco, questo è il punto. Il centrosinistra non ha fatto sufficiente opposizione e ora carica interamente (o quasi) sulle spalle di Alessandra Todde il peso di questo doppio scontro, con Giorgia Meloni (alias Paolo Truzzu) e con Renato Soru.

Per questo motivo il programma appare in diverse parti generico, poco sintetizzabile. Non è un problema di comunicazione, ma proprio di contenuti che sarebbero dovuti maturare in questi cinque anni e che invece sono rimasti in uno stato di generica esposizione dei problemi.

Questo è per me, caro diario, il grande limite del centrosinistra. Proprio perché la campagna elettorale è il momento del raccolto e non della semina, Alessandra Todde avrebbe dovuto raccogliere i frutti di cinque anni di opposizione e invece si ha come l’impressione che l’opposizione alla destra sia iniziata solo ora, con lei in campo.

Bisogna darle atto che sta lottando, piace agli elettori, chi la sente rimane colpito dalla sua risolutezza. Ma chissà se basterà per vincere le elezioni.

21 Comments

  1. “con veri e propri catalizzatori seriali di consensi nelle aree urbane e rurali”

    tipo quello che doveva far entrare mio cognato a lavorare all’immondezza…

  2. Tonino says:

    Vado x sintesi: il vero problema è tutto interno al pd, la Todde è una vittima dei nodi mai sciolti al suo interno, il mancato vincolo dei 2 mandati che con l attuale legge truffa chiude porte e finestre al ricambio generazionale sempre rinviato! Ha finto di cedere la carica di governatore senza disporne il possesso fingendo di non vedere il cavallo di Troia ( Soru) che aveva in casa! Senza il vincolo dei 2 mandati Todde non doveva accettare! Il resto è legato ad un sola variante possibile: il calo della destra impresentabile!

  3. Marcello says:

    La verità è che non si sa come andrà a finire. Se ci fosse una sola lista di centrosinistra (che tanto tutti da quel bacino pescano) ci si potrebbe appellare alla tradizione dell’alternanza perfetta. Oggi questo non è sicuro.

    Quindi, anche chi azzeccherà il pronostico lo farà più per fortuna che per sottigliezza di analisi, come anticipare oggi chi vincerà il prossimo mondiale di calcio. Ricordo che l’ultimo è stato vinto ai rigori, con una parata miracolosa all’ultimo minuto dei tempi supplementari che avrebbe fatto vincere la squadra che poi ha perso …

  4. Alessandro Mongili says:

    La verità non scritta qui è che l’imposizione di Todde è talmente maldestra e violenta da essere rigettata anche dai più subalterni all’idolo italico, e che il programma è la semplice conservazione/ripetizione dell’ esistente. Non è tarato sul cambiamento e non dà speranza. Il motto del csx con Todde potrebbe essere “beviti sta minestra o buttati dalla finestra”. C’è un livello psichiatrico, da sindrome di Stoccolma davvero, in tutto questo. Bisogna avere il coraggio di uscire da queste rassicuranti cornici della lamentela e della subalternità a figure pseudointeressanti spediteci da “fuori”. Todde non è una buona candidata, non conosce l’ABC della nostra storia politica e non sopporta nemmeno l’autonomia, è una mera esecutrice. La coalizione radunata intorno a lei è un’armata di sconfitti e di depressi. L’unica alternativa è la Coalizione sarda.

    • Alessandro, per cortesia: sei candidato. I tuoi toni propagandistici vanno bene nella tua pagina Facebook, qui cerca di evitare. Grazie.

      • Mongili ripropone quasi integralmente un post della sua pagina FB, dove tra l’altro si esalta per la straordinaria spinta (sic!) “dei nostri compagni d’avventura indipendentisti”: gli stessi che fino a qualche mese fa definiva tontodipendetisti e uno dei loro leader veniva appellato come “Vellutinov”. Ora, archiviata l’Ucraina, son diventati utili e buoni.

    • 4amicialbar says:

      Che poi, se “da fuori” avessero accettato di candidare Soru, ho l’impressione che i toni non sarebbero stati questi…

  5. Giovanni says:

    A 22 giorni dalle elezioni chi vota Soru lo ha già deciso e non cambierà idea. Probabilmente lo ha già deciso già a novembre. Non credo che Soru guadagnerà altri consensi. Truzzu è trainato dalle liste, fortissime, con veri e propri catalizzatori seriali di consensi nelle aree urbane e rurali. Rispetto a questo dato ha solo da perdere in termini di voto disgiunto perché ci sono persone di sinistra che votano il candidato e poi voteranno Todde o Soru o ancora perché ci sono persone di destra che non lo voteranno come gesto di protesta verso di lui come sindaco di Cagliari o verso il centro destra per il governo della Regione.
    In questo scenario la Todde ha maggiori possibilità di intercettare gli indecisi e il voto di protesta. Da una parte perché meno conosciuta, e devo dire che si sta facendo conoscere molto bene (vedasi confronto recente alla CGIL, chapeau!) e dall’altra perché potrebbe contare del supporto di Conte, utile per arrivare alle persone che in genere non vanno a votare, e di Schlein che fa molta presa sui soriani e gli ex soriani (circolo Copernico e dintorni per intenderci).

  6. Franco Meloni says:

    Più viene insultata e sottoposta a indagini quasi avesse un passato disdicevole, più Alessandra Todde gode della mia simpatia e del mio appoggio. E’ degna di indossare la veste candida del candidato!

  7. Il Medievista says:

    Che centra Soru?
    Si perde perché gli elettori non ti riconoscono credibile.

  8. Todde e Licheri dovrebbero prendere le distanze da Conte, con una dichiarazione pubblica, se veramente si vogliono presentare come indipendenti da Roma e, dunque, evitare che anche la parte residua del PD, massacrata da Conte, non faccia voto disgiunto a favore di Soru.

  9. Roberto Puddu says:

    L’analisi non fa una grinza, salvo la crescente candidatura della todde, che è nuova, ma non mi sembra un merito, per venire di fatto da fuori dalla Sardegna, ma che non lo è per i ruoli di governo che ha svolto essendo stata coptata direttamente da sottosegretaria e poi da vice ministro nei Governi della passata legislatura. Oh dove ha dato grande prova di sé per il niente cosmico e anzi con il danno del costruito, emesso e bocciato (dal Cosiglio di Stato) DPCM energia contro l’autonomia della regione e il parere, che non ha voluto neanche ascoltare, delle comunità locali. Unico atto dietro lunga gestazione su approccio ideologico e non solo, peraltro di cui non c’è motivo di andar e fieri, fatto per la Sardegna. Oltre a nessuna soluzione alle tante vertenze, che sono rimaste tali dopo i suoi 4 anni, per la Sardegna e nel resto del Paese. In ogni caso a che questa analisi porta ad un dato inequivocabile: la sua candidatura è una l’accoglimento supino di una imposizione utile (e anche qui c’è il dubbio perchè si scontra con la realtà, sapientemente citata, per altre dinamiche che sono tutt’altro a beneficio della nostra Isola.

  10. Gregorio Catalano says:

    A me Todde piace, e anche molto. Colta, preparata politicamente. Il problema è un segretario che non sa scegliere tra Biden e Trump! Sintesi: molti Cinque stelle sono ancora a metà strada, quella che li ha portati a governare con Salvini

  11. Franco Meloni says:

    Ho dei dubbi che i litigi tra Conte e Schlein abbiano ripercussioni sulle elezioni sarde. Gli elettori che seguono queste vicende costituiscono un’esigua minoranza e non certo le ricollegano alle questioni locali. Magari qualcosa di più influenzeranno le prossime elezioni europee. Le elezioni sarde sono amministrative, laddove contano in misura significativa le conoscenze dirette dei candidati e le relazioni clientelari. Il voto d’opinione continuerà ad avere un peso, ma sarà ulteriormente ridimensionato dall’astensionismo. In prevedibile aumento. Gli elettori che avanzano tra la somma dei diretti interessati più i “cittadini attivi” e la generalità del corpo elettorale sono sempre meno. La disastrosa gestione del governo regionale dei cinque anni trascorsi, da parte dell’alleanza di centro destra, a trazione sardista/leghista, porta più al disimpegno che all’adesione a formule alternative. Con tutta probabilità se si facesse un ipotetico referendum sull’abolizione dell’Istituto regionale il risultato sarebbe favorevole, (nonostante il voto contrario dei dipendenti regionali!). Tanto sta sulle scatole ai cittadini la Regione, identificata soprattutto come un costo a loro carico. Ma, per disgrazia o per fortuna, ciò è impedito dalle leggi. Lo dico da amante della Costituzione repubblicana e dello Statuto sardo (da potenziare).
    Al di là delle facezie questa questione dell’utilità dell’Istituto autonomistico e del come ripensarlo e riproporlo sarebbe dovuto essere uno dei temi centrali dei programmi elettorali e della relativa campagna.
    Ma non divaghiamo troppo.
    E allora che succederà, sic stantibus rebus? Io credo che vincerà la coalizione che più saprà mobilitare i propri candidati e i vari supporter per catturare il maggior numero di voti più o meno “interessati”. Ai quali si aggiungeranno i voti di opinione. Sul primo versante (i candidati consiglieri) le grandi coalizioni sono decisamente favorite. A occhio, tra le due, in maggior misura quella di centro sinistra. Mentre per quanto riguarda il voto d’opinione potrebbe allo stato essere favorito il centro destra, considerato il vento di destra che ancora soffia impetuoso nel paese, rappresentato da Giorgia Meloni, che infatti viene proposta come se fosse la candidata a presidente della Regione. A contrastare questo fenomeno servirebbe al centro sinistra una formidabile campagna elettorale che sapesse estrarre dai maxi programmi elettorali pochi punti, laddove dimostrare il disastro del governo uscente e avanzare la proposta virtuosa della sinistra.
    Non invento l’acqua calda, perché tutto quanto proposto, si sta già facendo. Ma, dico io, solo in parte del tutto insufficiente e senza la necessaria convinzione, tale da catturare maggior numero degli elettori. Solo per fare un esempio, maxi manifesti sulla sanità: Giù le mani dagli ospedali e dalla sanità pubblica, diritto dei cittadini sardi! O sui trasporti: treni e autobus devono collegare in tempi rapidi e con tariffe economiche la Sardegna al resto del mondo e i paesi sardi tra di loro. O, sulla corruzione: fuori i corrotti dalle Istituzioni. Nessuno dovrà arricchirsi con i soldi pubblici. Per noi l’onestà è l’etica sono i valori fondamentali.
    Scusate, non sto banalizzando, ma mi rendo conto di rischiare eccessive semplificazioni.
    Solo una considerazione sulla candidatura alla presidenza. Ritengo che il confronto sia e sarà tra Alessandra Todde e Paolo Truzzu. Alessandra Todde ha tutte le qualità e condizioni per vincerlo, per essere la presidente di tutti i sardi per una fase nuova di speranza e rinascita della nostra Sardegna.

    • GABRIELE FILIPPO says:

      Tutti ricordano con orrore il nefasto governo giallorosso del super bonus.. figuriamoci che disastri potrebbe realizzare una giunta regionale giallorossa infarcita di cespuglietti

  12. Vincent says:

    La Todde è una candidatura debole perché non porta con sé nessun elemento di novità. Il PD dopo l’uscita di Soru ha soltanto ricandidato gli uscenti, i progressisti hanno cambiato schieramento tre volte in un mese e punteranno tutto sulle elezioni comunali a Cagliari, i 5 stelle non hanno mai sfondato alle elezioni amministrative e regionali. Le altre liste sono scatole vuote, nate per provare ad arraffare qualche posto da consigliere. Non vi è un’idea nuova di sviluppo e crescita dell’isola, ma solo la solita litania del battere la destra, poca roba per riscaldare i cuori della gente. In parte influisce anche il fatto che la candidata abbia speso gran parte della sua vita professionale e politica fuori dalla Sardegna e appare dunque come un corpo estraneo, catapultato nell’isola a qualche mese dalle elezioni. Uno scenario deprimente

  13. the sardinian cosmologist says:

    Vedo sempre più ragioni per votare, come lista, “Vota Sardigna”.
    Probabilmente l’unica con un programma al passo coi tempi, veramente a misura di Sardegna, elaborato dal basso con un processo partecipativo iniziato quasi 2 anni fa e che proseguirà dopo le elezioni.
    Soprattutto l’unica lista letteralmente infarcita de giovunus chi ant girau su mundu e oindii “funt gherrendi po torrare o funt torraus po gherrare” (parecchi casi simili pure dentro la lista di liberu, non a caso alleata).
    Personalmente non sono per niente “colpito dalla risolutezza” di Todde. Ma, con l’opzione del voto disgiunto, ciascun può votare il/la candidato/a presidente che ritiene più credibile. Non sta a me sindacare sul fatto che c’è chi ritiene più presentabile l’imprenditrice ex viceministra del governo Draghi all’imprenditore che ha salvato le coste sarde e inventato gli assegni di merito. Entrambi, per me, rappresentano diverse sfumature del meno peggio. Ma, voglio dire, votare il meno peggio non è purtroppo una novità.
    La novità invece è che come voto di lista, stavolta, non c’è bisogno di accontentarsi del meno peggio.
    Come voto di lista, anche alla luce delle cose che scrivi tu, non ho il minimo dubbio: deu votu sardu.
    Dispiace che un osservatore attento come te non abbia (ancora?) raccontato, non dico sponsorizzato, l’incredibile e generosa esperienza e opportunità rappresentata da “Sardegna chiama Sardegna”, per la quale queste elezioni sono solo una tappa di un percorso aperto, inclusivo e partecipato che potrebbe davvero cambiare l’imbarazzante status quo in cui viviamo.
    Se hai voglia di toccare con mano questo fermento e raccontarlo, non serve cercare retroscena e rumour di palazzo, basta che ti connetta ad una delle assemblee generali (ne organizzano una al mese da quasi 2 anni).
    L’avessi fatto già nei mesi scorsi, probabilmente molti dei tuoi diari elettorali precedenti sarebbero risultati meno faziosi per chi ti legge con piacere pur pensandola diversamente.

  14. Marius says:

    L’opposizione non l’ha fatta certo il PD. Ne hanno fatto un po’ i Progressisti, ma, come evidenziato, Agus è poco spendibile dopo lo sconcertante andirivieni del gruppo “con Massimo Zedda” (neanche ricandidato) tra Soru e il cosiddetto Campo Largo. E ne ha fatta, per il Movimento 5 Stelle, soprattutto Desire’ Manca, la più esperta tra le consigliere pentastellate per precedente esperienza amministrativa e per militanza storica. Tutti si sarebbero aspettati lei come candidata alla presidenza, e invece dal cilindro di Conte e Licheri è spuntata la Todde. Logico che ci sia disorientamento.
    Comunque, un po’ per un senso di sfiducia generale verso la politica accresciuto sia dalla sensazione che a Roma e a Cagliari si decida ormai ben poco delle nostre sorti, sia dai sistematici voltafaccia programmatici di leader e candidati una volta eletti, e in una certa misura anche per il fastidio determinato da certi ridicoli battibecchi tra candidati, l’astensionismo toccherà davvero cifre record. Mi sembra di percepire l’atmosfera del 2014, quando vedevi gli elettori di centrodestra abulici nei bar che si guardavano bene dallo spostarsi al seggio per riconfermare l’impresentabile Cappellacci. Solo che stavolta la sensazione non tocca solo gli elettori di uno schieramento, ma pare generale.
    Passando davanti a un tabellone di affissione dei manifesti elettorali, ho notato pochi manifesti tra cui quelli, palesemente al posto sbagliato, che informavano della riapertura di uno storico bar del quartiere Fonsarda, e una scritta in nero “VOGLIAMO LARGO GIGI RIVA”. Questo mi sembra renda bene l’idea del coinvolgimento degli elettori. Oltre tutto, ancora sotto shock per la perdita del solo vero Re di Sardegna venuto da Leggiuno.

  15. Filippo says:

    Da soli non si va da nessuna parte, se non si è già leader.
    Neppure di fronte al peggior governo regionale si è riusciti a stare uniti.
    Soru porterà la responsabilità di una sconfitta evitabile.
    La forse definitiva sconfitta della Sardegna.

  16. Alfio Uda says:

    Analisi sempre attenta e acuta complimenti Olliera. ❤️

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