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Diario elettorale #3 Si chiamano Progressisti ma scrivono come i Dorotei

Carnevale 2024: Luciano Uras vestito da Arnaldo Forlani. Non sono uguali?

Caro Diario, 
mancano cinquanta giorni alle elezioni regionali. 

Oggi tutti eravamo in attesa del documento dei Progressisti con il quale, secondo i soliti ben informati, avrebbero comunicato il ritorno allo schieramento di centrosinistra guidato da Alessandra Todde.

Il comunicato alla fine è arrivato, ma ti confesso che io non l’ho capito. Non l’ho capito proprio. Non ho capito neanche se all’interno ci sono messaggi criptati, subliminali, qualcosa cui aggrapparsi per provare a dare un’interpretazione che vada in un senso o nell’altro.

Le parti in grassetto poi (grassetto messo dagli stessi Progressisti per indicare evidentemente i passaggi salienti del loro ragionamento), mi sembrano le più oscure, le più criptiche, le più intrise di quel linguaggio doroteo con il quale i democristiani della Prima Repubblica erano in gradi di parlare per ore: ma senza dire nulla.

Per cui caro diario, non so proprio cosa pensare: i Progressisti tornano nel centrosinistra oppure no? Temo che non chiuderò occhio pensando al destino di Luciano Uras e Massimo Zedda. Leggo e rileggo e il turbamento ogni volta aumenta. Sarà una lunga notte.

***

Documento conclusivo del coordinamento dei Progressisti del 7 gennaio 2024 Elezioni regionali sarde 2024

Il Coordinamento Regionale dei Progressisti, riunitosi in data odierna in forma allargata per l’esame della situazione politica sarda, conferma la convinzione, più volte espressa, che la Sardegna necessiti di una fase di ricostruzione economica, sociale ed istituzionale dopo l’azione demolitrice di cui è responsabile l’attuale Giunta regionale. 

La Sardegna attraversa una profonda crisi sociale, economica, politica e istituzionale. La Regione è stata resa subalterna al neocentralismo dei poteri politici ed economici nazionali. Il Consiglio Regionale è stato paralizzato dalla inconcludenza della maggioranza e si è determinato uno sfilacciato rapporto tra Regione ed Enti locali. Tutto questo richiede una profonda revisione del sistema amministrativo regionale, una modifica radicale delle norme elettorali, la piena attuazione della legge statutaria in vigore per la definitiva codifica delle elezioni primarie e/o l’introduzione del ballottaggio tra i candidati alla Presidenza della Regione, per favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte che contano. 

In proposito va ribadito il giudizio negativo sulle scelte operate dal PD e dal M5S di non promuovere le elezioni primarie nella individuazione della/o candita/o alla Presidenza. La pretesa di racchiudere tale scelta dentro le stanze delle segreterie (nazionali) dei due partiti ha rischiato di provocare un’insanabile rottura con l’elettorato e compromettere la possibilità di battere lo schieramento di destra sardo leghista e del mal governo di questi 5 anni alla Regione. 

Sul metodo utilizzato per indicare la candidatura dello schieramento democratico abbiamo ritenuto, coerentemente con il nostro impegno politico, promuovere, insieme ad altri e in particolare a Renato Soru, una battaglia di principio, perché non si ripeta più l’errore di rendere marginali i sardi elettori nelle scelte dei candidati. Le liste bloccate e le imposizioni verticistiche sono concausa rilevante del pericoloso declino della partecipazione democratica, della crisi delle istituzioni parlamentari, del crollo della qualità politica, culturale e tecnica delle rappresentanze. 

Non abbiamo mai rinunciato, in alcun momento di questo complicato percorso, ad affermare la necessità della costruzione di una proposta unitaria di governo della Regione. Anzi rivendichiamo, senza tema di smentita alcuna la primogenitura nella organizzazione delle occasioni di incontro tra i gruppi di opposizione in Consiglio Regionale, tra i partiti tutti di cultura democratica e progressista, e al fine di dare compattezza programmatica all’alleanza elettorale. Per questo non abbiamo mai pensato che potessero esistere due coalizioni contrapposte del medesimo schieramento avanzato. Per questo abbiamo lavorato e lavoriamo per l’unità. 

In questo senso rivolgiamo l’invito a Renato Soru e alle altre formazioni politiche, che hanno condiviso con noi la fondata contestazione sul metodo centralista per la scelta della candidatura alla Presidenza, perché si promuova un atto collettivo di generosità e si valuti insieme l’utilità di costituire una lista unitaria che rafforzi nello schieramento democratico unito la posizione culturale e politica espressa nelle iniziative della “rivoluzione gentile”. 

Oggi, in piena autonomia, in totale coerenza con le determinazioni adottate dagli organismi dirigenti dei “PROGRESSISTI”, confermiamo la decisione di costituire con tutte le altre forze politiche democratiche e progressiste, socialiste e autonomiste e dell’autodeterminazione, una unica coalizione programmatica per dare alla Regione un governo complessivo all’altezza delle necessarie soluzioni ai problemi di vita delle donne e degli uomini di Sardegna. Non consentiremo di aggiungere alle affermazioni elettorali della destra italiana anche la Regione Autonoma Sarda. 

Nelle prossime ore concorderemo con gli alleati le necessarie iniziative politiche. 

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16 Comments

  1. franco turco says:

    a me sembra che i progressisti stiano facendo un grande errore.a parte il fatto che non è molto carino lasciare Soru in asso dopo aver condiviso due punti cardine di questa vicenda.ovvero che non si possono accettare spartizioni e pressioni romane ,e che la via democratica delle primarie era un elemento fondamentale che peraltro (poteva) distinguere la sinistra dalla destra.con lo strappo verso la todde ,uras ,zedda e compagnia si erano aperti delle praterie di consenso che spaziavano dal centro ai movimenti civici alla Milia.cosi invece sembra solo che la poltrona per due sia diventata per tre.e a nulla sono valsi gli OGGETTIVI gesti di disponibilita di Soru verso una soluzione comune che prevedeva un passo indietro a favore di una candidatura Milia (probabilmente vincente).ecco torniamo ad un concetto che a sinistra non hanno ancora capito.migliaia di sardi ,di centro,di sinistra ,senza casa politica,non voteranno mai una grillina.e ammesso e non concesso che Soru torni indietro (non mi sembra tipino che accetti imposizioni o prepotenze varie) a mio parere la sorte del campo largo (con o senza i progressisti) è segnata.

    • Amadeo says:

      Migliaia di sardi di sinistra, di centro, senza parrocchia politica hanno già votato, e a più riprese, il M5s. Moltissimi sardi hanno preferito votare dei folli danzatori piuttosto che non votare o votare un PD che i danzatori li insultava, ma solo perché non sentiva la musica.
      Migliaia di Cagliaritani, se Massimo Zedda dovesse candidarsi per la carica di sindaco, preferirebbero invece, me compreso, non votare. O al limite fare il tifo per gli altri.

  2. l'una lista says:

    intanto mi sembra una notizia. Al 95% i progressisti torneranno col centrosinistra, vista l’impossibilità di un accordo e considerando una possibile vittoria delle destre, stante l’attuale legge elettorale, o verranno da soli o più probabilmente se convinceranno le altre liste alleate, proporranno una lista unica che potrebbe essere la più votata nel centrosinistra e dettare la linea politica per i prossimi cinque anni, soprattutto aumentando le possibilità di battere le destre che quasi sicuramente si presenteranno insieme. Il rischio maggiore (per la sinistra) è che le destre si presentino spaccate, che vinca una delle due aree e che all’opposizione ci vada il centrosinistra (Todde e Soru) e un pezzo di destra… assottigliando i posti a disposizione per la vera opposizione. Avrebbe potuto succedere a parti invertite? Meno probabile, visti i venti di destra…
    La forza elettorale di Soru si potrà comunque misurare ad esempio barrando la lista senza barrare la Todde. E in caso di vittoria si troverà con un bell’assegno in mano, in bianco no, però…
    Dall’altra parte cosa faranno Solinas, Truzzu e Alessandra Zedda? Criticare il centralismo romano salvo poi fare marcia indietro o rimettere in discussione tutte le regioni governate dagli uscenti di destra? Bel dilemma… almeno il centrosinistra sembra voglia ragionarne. La destra è obblig… ops, abituata a obbedire…

  3. MARCO CASU says:

    Si, è vero , il documento rivela i Progressisti come epigoni del formalismo più spregiudicato della condotta Dorotea. Se mi e’ consentito scrivere, con una sostanziale differenza di “contesto socio culturale” (che non è poco).

    Infatti in epoca propriamente Dorotea, le risorse di sottogoverno erano enormente più gestibili : ogni elettorato poteva ancora percepire con certezza i suoi dividendi (non sto qui a elencarli, per non offendere l’intelligenza dei lettori)
    Oggi invece, quelle risorse , non sono più “governabili” come in passato e il ghetto si fa sempre più stretto; perché è l’elettore che è diverso e comprende che il passo per divenire eleggibile è divenuto sempre più breve.

    Il campo politico dunque risulta sempre più percorso da eserciti con un numero esorbitante di persone con l’ambizione del Generale perché chi fa il soldato se la passa malaccio.

    Ecco , Tornando ai significanti del testo discusso , si afferra subito la loro disposizione da un lato di andare giustamente addosso alla Giunta attuale
    dall’altro di avere cura di essere vaghi e democristianamente NON essere offensivi .. verso nessuna parte in gioco:

    ad esempio , PD e 5 Stelle non sono accusati di errore politico per la ostinazione dimostrata nella scelta della candidata e come si dovrebbe dedurre se ne interpretassimo correttamente l’abbandono nel mese di Novembre; no, niente di tutto questo ..furono solo “scelte” di non percorrere le primarie.

    C’è anche qualcosina per Soru; impossibile evitare di farne menzione :
    Si invita non si ingiunge in nome di un rinnovato “fronte unito”.
    Ciò che conta è evitare bruschi strappi e improvvise frenate visto che l’elettorato non smette di stare in ascolto.
    (Tutt’al più, proprio male che vada vi è sempre la via di uscita del voto disgiunto
    Voto al candidato Soru e separatamente nome del candidato di lista per fornire di “fieno” la stalla.

    Insomma come disse Kojeve nel maggio del 1968 a chi lo informava di un solo decesso durante gli scontri: “Non c è stata nessuna rivoluzione, nulla è accaduto “.

    P.S. un ultima cosa e scompaio. A memoria , posso sbagliare ma i Dorotea sapevano essere più convincenti.

  4. La proposta finale dei Progressisti è dunque questa: facciamo tutti insieme – noi della Coalizione messa in piedi da Soru – un’unica lista “Rivoluzione gentile”, da presentare, articolata per circoscrizione elettorale, dentro la grande coalizione del centro sinistra, perfino con Alessandra Todde, candidata presidente.
    Penso che il Pd/M5S e compagnia accetterebbero. Poi, via a cercare voti per essere eletti e fare bella figura.
    Alla fine della fiera, dico io, mettiamo comunque in conto l’aumento dell’astensionismo. D’altra parte per i nostri politici: meno sono i votanti, meglio stanno. Lo stipendio non è legato alla percentuale di partecipazione alle elezioni. E, infine: diciamocelo francamente: questa “partecipazione democratica” ci sta sui c. !

  5. Il Medievista says:

    Alla fine aveva ragione Vito… Ma io la Todde non la voto lo stesso

  6. Luca Carta Exana says:

    ”Per questo non abbiamo mai pensato che potessero esistere due coalizioni contrapposte del medesimo schieramento: noi siamo unitaristi, anzi, unionisti!
    In questo senso rivolgiamo l’invito a Renato Soru perché si promuova un atto collettivo di generosità [cioè, pone·di a una parte] e si valuti insieme l’utilità di costituire una lista unitaria che blindi il Palazzo per altri cinque anni. Senza un’opposizione possiamo farcela. La Sardegna può farcela: in Italia, per l’Italia, con l’Italia!”.

    P.S. Movei·si, ché Massimo vuole sapere se prenotare le vacanze la prossima estate.

  7. Avrei 5 domande da fare, da sardo-americano votante, al prossimo governatore/governatrice. Siccome so’ che ne’ i local media, ne’ i politici candidati mi darebbero spazio, vorrei chiedere a Radio X e a te (che vi vantate di essere i più’ democratici e open mind) di darmi lo spazio per esprimermi… senza censure. Posso ?

  8. Mcporc says:

    Vitus,
    Io lo traduco così:
    “ Noi siamo per l’unità della sinistra, del centro-sinistra e anche dei sardisti e dei centristi animati dalle stesse cose che tutti ripetiamo per il bene della Sardegna del suo sviluppo e delle nostre genti. Basta che battiamo questa destra prepotente e pacioccona chi non ari fatti nuda questi 5 anni.
    Oh Renato, tui chi sesi un’amigu, fezzasa a bonu, lo sai che siamo con te, ma fatti furbo. Lascia andare avanti loro con la Signora Todde sulla poltrona bella o una terza persona da tutti condivisa. Tanto poi, democraticamente, calcheremo i bottoni in aula come ci pare ( al governo o all’opposizione) e se vinciamo assegnamo gli assessorati ai tecnici certificati in base alle percentuali dei voti ottenuti da ogni gruppo della new coalition.”
    Io stimo Massimo Zedda e Papà Ugas e li aspetto alle Comunali dove li voterò apertamente perché Massimo ha fatto il Cagliari Grand Prix in windsurf e Luciano auras ( voi non lo sapete) puru currendi da Marina Piccola fin su La Sella poi Calamosca. sant’Elia… e voi no.

  9. Marius says:

    Si capisce benissimo, invece. Rilanciano col goffo tentativo di trasformare l’intera coalizione della “Rivoluzione gentile”, bella variegata, in una lista unica, dove chiaramente, stante la debolezza dei candidati delle altre liste (compresi i soriani) pensano di fare la parte del leone con le preferenze (essendo perlopiù ex comunisti, loro sanno bene come distribuirle, da antica scuola PCI). Presto detto, due seggi nel collegio di Cagliari obiettivo abbordabile e il problema disoccupazione è risolto sia per Zedda che per Agus (la Ghirra da Montecitorio, Uras dall’alto delle sue tante pensioni, e qualcun altro che un mestiere ce l’ha, non hanno di che sgomitare). Se, come appare probabile anche per totale assenza di tempi tecnici e difficoltà di conciliare il difficilmente conciliabile in unica lista, gli sarà risposto picche, avranno bell’e pronto il pretesto per rompere con Soru.
    Resta il dubbio se gli elettori siano ancora disposti a farsi prendere per i fondelli in questo modo. Anche Giorgetto di Pirri avrebbe pensato, con buon senso, che se Massimo Zedda e i suoi fin dall’inizio cercavano solo l’unità, nel divisivo parterre del Teatro Doglio non dovevano neanche presentarsi. E non s’illuda Massimeddu neanche per un suo eventuale riciclaggio come candidato sindaco di Cagliari. Perché tutti quelli che detestano Truzzu, e oggi sono forse più gli elettori di destra di quelli di sinistra, anche a lui no ddu podinti biri mancu pintau.

  10. Pigmalione says:

    Chiamasi sventolare bandiera bianca con la faccia tosta di proclamarla una vittoria della propria strategia.
    In pochi saranno veramente stupiti della decisione di tornare con la Todde.
    L’addio inevitabile è ancora più divertente dopo il tavolo di qualche giorno fa, che ha confermato tutte le ragioni con cui avevano fatto l’evento insieme a Soru che lanciava la sua candidatura, in opposizione al metodo del finto tavolo del campo (non più) largo. Ora, questo addio non potrà essere motivato agli elettori se non con lo stantio slogan di “battere le destre” ma vi è da dire che tanti interessati a votare Soru, se dovessero scegliere solo tra Todde e Truzzu, finirebbero per non votare ma se proprio venisse loro puntata la proverbiale pistola alla tempia, potrebbero pensare di votare Truzzu pur di non fare i portatori di acqua alla consorteria pseudo democratico-progressista. Per dare un “vaffa” a quel PD, e a questo punto anche a Zedda, un voto di pancia e di risentimento che d’altra parte è stato il leit motif del successo grillino.
    A fare i conti, i Progressisti avrebbero ottenuto l’elezione certa di uno di loro alla Regione, anche due se la scommessa fosse andata bene, ma in entrambi i casi, sia successo di Soru sia risultato sotto le aspettative, avrebbero rischiato di pagare molto duramente la disobbedienza alla ditta a Giugno, quando si andrà a votare a Cagliari. Il terrore di vedere decimato il loro ceto politico, e di avere a Palazzo Bacaredda solo una rappresentanza simbolica, ha fatto la scelta. Ha forse Zedda la forza di imporre una visione strategica che vada oltre l’orizzonte elettorale e la “buona amministrazione”? Quella buona amministrazione che, dicevano, non è né di destra né di sinistra, e infatti hanno governato per 3 anni a Cagliari con lo stesso PSD’AZ di cui ora dicono peste e corna. Come disse il suo creatore di Don Abbondio, il coraggio se non lo si ha uno non se lo può dare. Dopo Febbraio, sarebbe stato per i Progressisti un salto nel buio. Sarebbe stato uno scoprire se si è veramente politici, o qualcosa in meno, qualcosa che potrebbe essere chiamato, forse con troppo spregio ma sarà il lettore a valutare, politicanti. Ma hanno garantito la conversazione. La loro. Possono aggiungersi anche i Progressisti a “è il momento del Noi”, noi sigle però, i cittadini fuori.

  11. Oscar Piano says:

    Ricorda la Sibilla Cumana: ibis, redibis, no morieris in bello!
    O
    Ibis, redibis non, morieris in bello!
    In pratica i Progressisti dicono tutto e il contrario di tutto! Ultima osservazione:
    Come fanno i progressisti, ex P.C.I.e ex P.R.C. ad appoggiare Soru, uomo dei poteri forti e del Capitale!!!@

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