Elezioni regionali 2024 / Politica / Sardegna

Perché i partiti italiani hanno così tanto bisogno degli indipendentisti sardi?

Ettore Licheri, Franciscu Sedda e Alessandra Todde (foto Ansa)

Oggi, dopo avere seguito gran parte della conferenza stampa di presentazione dell’accordo tra il Movimento Cinquestelle e A Innantis, mi sono chiesto: ma perché i partiti italiani hanno così tanto bisogno dei partiti indipendentisti? La domanda non può che essere questa, perché la necessità dei partiti indipendentisti di legarsi agli schieramenti o a politici di formazione italiana è chiarissima: non avendo voti e avendo deciso di non andare da soli, gli indipendentisti, se non vogliono certificare la loro irrilevanza, devono per forza accasarsi da qualche parte. Ma se sono pochi e hanno poco consenso, perché gli schieramenti italiani li corteggiano così tanto?

Risposta numero uno: perché anche se sono pochi, quei voti è meglio averli che non averli, tanto più se si teme un arrivo al fotofinish.

Risposta numero due: perché i partiti indipendentisti sono gli unici che hanno (pur tra mille contraddizioni) un impianto teorico che risponde alle questioni cruciali che la Sardegna è chiamata ad affrontare. Cioè, al netto delle modalità attraverso cui l’indipendenza della Sardegna dovrebbe essere raggiunta, il movimento indipendentista ha ben compreso quali sono le dinamiche economiche e di potere che condannano la Sardegna al sottosviluppo. Non voglio dire che tutte queste ragioni siano fuori dall’isola, no: anche noi abbiamo le nostre responsabilità. Ma di sicuro gli indipendentisti sono gli unici che in questi anni hanno potuto dichiarare a voce alta le loro posizioni senza correre il rischio di entrare in conflitto con il potere centrale italiano, nel quale non hanno mai avuto alcun ruolo. 

Lo schema indipendentista di interpretazione della realtà sarda è vincente, e infatti la sinistra ha sofferto molto questa sorta di “egemonia culturale”. Gli schemi della sinistra ormai non vanno oltre il concetto di Autonomia, il cui ultimo sostenitore è Graziano Milia. Ma è chiaro che l’Autonomia ormai appartiene al passato, non ha risposte da dare ma solo dinamiche di potere da replicare. E la sinistra sarda intellettuali in grado di orientare l’opinione pubblica non ne ha più. Ecco perché allora gli indipendentisti e i loro intellettuali sono così importanti in una competizione elettorale come questa.

E infatti questo lo ha capito bene il Pd che qualche mese fa con una mossa a sorpresa ha cooptato nel tavolo del centrosinistra nientemeno che la formazione più settaria del movimento indipendentista sardo, ovvero Liberu (che poi dopo in realtà si è dimostrata essere in realtà una quinta colonna della candidatura di Renato Soru).

Lo sa bene anche Renato Soru che per far decollare il suo progetto ha avuto il bisogno dell’impianto teorico di Liberu e degli altri partiti e movimenti indipendentisti che lo sostengono (Irs, Progres e Sardegna Chiama Sardegna).

Lo sa bene il centrodestra che cinque anni fa, per vincere le elezioni, ha dovuto mettere al centro dell’alleanza elettorale il Partito Sardo d’Azione. E infatti, al di là del nome alla presidenza che ancora non c’è, il vero dilemma del centrodestra sardo è questo: come simulare una attenzione all’isola se viene meno la centralità dei quattro mori?

Ho usato senza accorgermene il termine “simulazione” e forse è quello più corretto. Se cinque anni di governo Solinas hanno dimostrato come, paradossalmente, poche altre giunte regionali siano state meno sardiste di questa (ovvero attente ai temi della “questione sarda”), dall’altra parte basta ascoltare Renato Soru o Alessandra Todde per capire quanto abbiano ancora le idee confuse se pensano di poter usare come se fossero sinonimi termini ben distinti come “autonomia”, “indipendenza” e “autodeterminazione”. Gli indipendentisti lasciano fare e fanno finta di niente (anche se non è casuale che Soru abbia smesso di sproloquiare di “nuova Autonomia” e “nuovo Piano di Rinascita”…)

L’operazione Cinquestelle-A Innantis conferma dunque per l’ennesima volta la necessità dei partiti italiani dell’impianto teorico indipendentista ma in realtà segna anche un’operazione di grande interesse. Alessandra Todde poteva infatti limitarsi ad accogliere nel suo schieramento la formazione di Franciscu Sedda e invece ha voluto che gli indipendentisti venissero candidati direttamente nelle liste del Movimento. E non importa quanti saranno (penso, ragionevolmente, molto pochi): ciò che importa è che in questo modo il Movimento si dota di una base teorica forte che non aveva mai avuto, essendo sempre stato un partito centralista che non ha mai avuto una sua politica sui territori né tantomeno sulle autonomie (e infatti a livello amministrativo, anche in Sardegna, ha sempre raccolto risultati modestissimi).

Dall’altra parte, Franciscu Sedda stamattina ha detto di voler portare gli indipendentisti nelle istituzioni. In realtà questo è già avvenuto, posto che proprio il partito di cui Sedda è stato segretario e presidente (il Partito dei Sardi) aveva espresso un assessore nella giunta Pigliaru. Ecco perché, a maggior ragione, l’alleanza può essere importante: perché porrebbe le idee indipendentiste al centro del programma di governo a prescindere dal consenso, ragionevolmente limitato, che i candidati di A Innantis riusciranno a raccogliere.

L’operazione comunque è ardita. Certo, anni fa Beppe Grillo manifestava una certa simpatia nei confronti di Gavino Sale. Ma ora come reagiranno gli elettori e i militanti del Movimento davanti un’alleanza così stretta con un movimento indipendentista? Come reagiranno nel vedere il loro simbolo modificato sulla scheda elettorale? E soprattutto, quella siglata oggi prenderà i contorni di una vera operazione politica (con tutto ciò che ne consegue anche in termini di programma) o si dimostrerà solo una mossa di marketing elettorale?

Una domanda, due strade: chissà Alessandra Todde quale imboccherà.

Tags: , , , , , , , ,

30 Comments

  1. MARCO CASU says:

    mah, dalla lettura di questo blog si comprende che il suo autore sostiene l’alleanza della Sinistra con il cinque stelle; per me, che sono contrario a questa inedita formula, non rappresenta nessun ostacolo per leggerLo con genuino interesse poichè considero la Dialettica e i conflitti annessi (quelli autenticamente condotti) una risorsa ; C è sempre arrichimento dal confronto , anche in quello teoricamente piu’ impegnativo e tenace .

    Dopo questo seccante preambolo non posso fare a meno di esternare una particolare attenzione verso quello che ha scritto sul movimento cinque stelle , l’autore AGRI .
    Mi riferisco al “Movimento degli inizi” e alla divertente locuzione “RAZZISMO politico”

    Non conosco il nome vero dietro il Nikname AGRI ma , se fosse un sostenitore, diciamo da casa, o vero NON attivista degli inizi (ci riferiamo a un periodo che va dalla seconda meta’ dell’anno 2012 – elezioni Parma Pizzarotti all’anno 2015) allora sarebbe giustificato per la sua “narrazione” che si coglie VISTOSAMENTE incompleta ( per inciso, ci sono alcune cose vere espresse ,tuttavia , con maldestro romanticismo )

    Mi fermo qui con un P.S. : AGRI comunque scrive , paradossalmente , contro il partito ATTUALE che sostiene. E’ un classico comportamento che insegna molto.

    • Amadeo says:

      Ma fatevi una risata! Con la vostra rigida e sardonica serietà e le vostre labirintiche autogiustificanti elucubrazioni non riuscite a nascondere quello che ormai tanti pensano: siete invidiosi dei 5stelle e li detestate perché sono nel posto che voi avreste voluto occupare. Tutto il resto non conta.L’importante è che muoia Sansone con tutti i Filistei.
      P.s. caro Biolchini, gli attacchi anche personali che sta subendo su questo blog sono medaglie. Ne vada fiero.

      • Certo che ci vuole coraggio.

      • MARCO CASU says:

        Ma certamente vivaddio , ridere è atto sublime a condizione non sia di cattiva qualità o peggio di prova di stupidità.

        L’invidia? Non è un sentimento detestabile, al contrario, stimola l’agonismo: si invidia ciò che si desidera e questo induce all’impegno.
        E ci sono personalità assolutamente degne di invidia; mi sovviene Dante, Velasquez, Leopardi, Dostoevskij, Hegel, Marx, Gramsci ..e tanti tantissimi Troppi.
        Tutta “gente” che ti fa sentire veramente piccolo e INVIDIOSISSIMO perché
        VIVENTI

        Sui Grillini ..non so proprio che sentire.

        Ci sono

      • Amadeo says:

        L’ utilizzo che lei fa della sillepsi è fuori luogo, data la mancanza di nomi collettivi nell’enunciato.

      • MARCO CASU says:

        Benissimo, vediamo di concordare:

        Non provo nessun sentimento di invidia per qualunque grillino

        Perché :

        A) ho conoscenza di essi (diretta , non mediata ecco)
        e non ho trovato in essi VALORI di cui possa provare invidia , che per chiarezza, non considero affatto negativa

        B) infatti siccome sono INVIDIOSO ho fatto menzione di diversi
        uno tra tanti
        Dostoevskij
        Ed in particolare
        Delitto e castigo avrei voluto scrivere io la parte del racconto del Raskolnikov , si quello dell’omicidio della Usuraia.

        Ma se vogliamo ulteriormente concordare e ricondurci all’ambito strettamente politico

        Sono INVIDIOSO di Giulio Andreotti.
        Della sua intelligenza politica.

        Non so più che dire.

        I Grillini ci sono. Tutto qui

  2. Nel 2024, definire Liberu settario è ignorante ed in MALAFEDE.

  3. Se qualcuno, oltre che attuare il razzismo politico, avesse analizzato più a fondo le modalità operative del M5S, avrebbe scoperto che non esiste un movimento/partito politico più distane dagli ingranaggi romani della politica. Il Movimento nasce come forza politica con una costruzione di programmi e intenti prodotti dal basso, dalle esigenze delle rispettive realtà. A livello regionale e comunale, nessun candidato ha mai dovuto rendere conto su programmi o azioni politiche nei rispettivi livelli amministrativi. Un Puddu, una Massidda, una Desiré Manca da consigliere comunale, non ha e non hanno mai subito diktat da vertici regionali o nazionali. Non c’è un movimento/partito più autonomo e autonomista del M5S. Francesco Desogus lo disse chiaramente durante la campagna elettorale del 2019 che lo Statuto, oltre che da riformare, è stato pressoché inapplicato, chiarendo l’idea della necessità di valorizzare e dargli attuazione.

    • Chiedere prima ai consiglieri di Sassari?
      Conte mesi fa ha nominato i 7 coordinatori per le elezioni.
      Mica sono stati scelti dal basso
      sardiniapost.it/politica/conte-prepara-gli-m5s-alle-regionali-del-2024-nominati-8-coordinatori-provinciali/

      • Luca Carta Exana says:

        ”non esiste un movimento/partito politico più distan[t]e dagli ingranaggi romani della politica”: come l’aver adeguato il proprio statuto al fine di accedere al 2xmille, vero? Tipo, ricevere contributi da cittadini in fase di dichiarazione dei redditi, percependo di fatto un finanziamento pub-bli-co. Esattamente come tutti gli altri, giusto? Cambia orologiaio, Adri.

      • La nomina di responsabili di area non cambia di un millimetro il mio post, proprio perché i coordinatori hanno un mandato teso alla costruzione dei gruppi locali e al loro coordinamento politico. Quanto alla questione sassarese mi sarei aspettato una maggiore generosità da parte di Maurilio e, forse, ne avrebbe tratto un maggior beneficio politico. Forse teneva più alla presidenza del consiglio comunale che al Movimento. Peccato, così si è bruciato il suo futuro, come lo hanno fatto tutti i fuoriusciti dal M5S.

  4. Analisi condivisibile, con un unico neo.
    Quando gli indipendentisti vanno con Soru sono opportunisti (vedi articolo precedente) quelli con i 5s sono statisti.

    • Quando gli indipendentisti sono entrati in consiglio regionale sono subito diventati “condominialisti”

  5. antonio lilliu says:

    Caro Vito
    la crescente difficoltà nel leggerti mi induce a lasciare definitivamente queste pagine e cancellarle dai preferiti del mio browser. Apprezzavo le opinioni e la dialettica che innescavi con i tuoi articoli ma ormai ti sei trasformato: astioso, viziato nelle considerazioni e impregnato di settarismo preconcetto. L’unico luogo pulito, coerente e accettabile è laddove ti posizioni tu. Ricordi il D’Alema di un tempo quando diceva “capotavola è dove mi siedo io”.
    saluti
    antonio costa

  6. Marco Casu says:

    Occorrerebbe un ripasso del testo Zygmunt Bauman : Vita liquida (cucito alla politica locale).

    Ai Grillini non interessano minimamente i contenuti; dagli inizi il loro leit motiv ha funzionato in un unica direzione (quella più semplificata e neutrale possibile per l’uditorio) : Organizzare l’entusiasmo intorno a tutte le possibili “parole” estratte dalla linguistica. Appropriazione e suo formalistico utilizzo indipendentemente dai suoi riferimenti concreti.

    E ha funzionato. Questo è il punto; anche le parole più semplici come ad esempio “Onestà”, quella che andrà di moda, su cui, a mio parere si è fatto dello sterile sarcasmo, ha consentito vie di consenso inimmaginabili per qualsiasi forza politica.

    Tutto è liquido tutto è appropriabile nell’immaginario poverissimo ma efficace grillino.

    Quello Grillista non è un “soggetto politico” non lo è mai stato perché è qui che ha la sua forza (malgrado i rovesci elettorali) e il suo orizzonte,.. è sempre più chiaro ed è quello di dare SCALATA a tutti gli organismi ALTRI.
    Questo è quello che intendono perseguire perché hanno compreso di avere un proprio elettorato, solidissimo .. Questo si a prova di “liquidità” che conserverebbe il proprio “Entusiasmo” malgrado ogni agire di convenienza che abbia i nomi di Salvini, di Schlein, di Comandini o di un Sedda o finanche di un futuro similGoebbels, non importa.

    È una variabile fissa del panorama politico nazionale e locale che per inciso suscito’ l’invidia di Silvio Berlusconi per quella sua attitudine ad essere Tutto e contemporaneamente Niente.

    Non sarà facile per la Storiografia futura occuparsi di qualcosa di più banale ma funzionante.

    • Bauman aveva torto, basta guardare i vari nazionalismi emergenti.
      E la colpa è della sinistra che ha rinunciato all’idea di autodeterminazione e d
      Indipendenza dei popoli, un’idea nata a sinistra, in favore dell’internazionalismo che si è ritorto contro sotto forma di globalizzazione culturale e finanziaria.

      • MARCO CASU says:

        Preciso che il riferimento appropriato è al testo “vita liquida” non Bauman in se.
        Questo significa che un analisi sul fenomeno “cinque stelle” non può essere in prevalenza POLITICA ma anche e soprattutto Sociologica.

        non vi è nessuna filosofia e tanto meno dottrina alla base della sua nascita come per esempio fu per i partiti socialisti oppure per quello che fu per i partiti cattolici e liberali.

  7. Pigmalione says:

    C’è un’altra risposta, ovvero che questa è la politica come concepita dal Movimento Cinque Stelle. Marketing. Così, se Soru si fa portatore della battaglia per una nuova spinta autonomista, di colpo la parola “statuto” diventa leit motiv della campagna della Todde. Se Soru parla di energia, ecco che la Todde scoppiazza e parla anche lei di ente energetico sardo. Se Soru si è preso tutti gli indipendentisti, con una coalizione che avrà i suoi difetti ma di sicuro ha più titolo del carrozzone pentastelluto a chiamarsi CAMPO LARGO, ecco che la Todde deve bilanciare e pensa all’idea geniale di condividere il simbolo con una forza presunta indipendentista. Poco importa che questa non abbia peso specifico, in casa grillina e dell’armocromista Schlein conta solo la forma, non la sostanza. Si è arrivati così al secondo paradosso di questa campagna elettorale: prima gli eroi dello streaming hanno avuto paura che nel confronto davanti alle telecamere emergesse la pochezza della loro candidata, prescelta già da prima della nascita del famoso tavolo, e si sono rifugiati nel rifiuto al confronto. Ora, quelli che avevano fatto della loro costituency, del loro carattere primigenio, l’assenza di alleanze, non solo si alleano con i loro nemici e accettano di perdere le elezioni purché il candidato sia espressione. Il che è un segno di arroganza e di indifferenza per le sorti dei Sardi come poche volte si è visto nella storia della Regione. Ma non basta: pur di continuare a tenere in vita il fantasma della coalizione larga e partecipata, decidono di condividere il simbolo, cosa che si erano sempre rifiutati di fare, perché sanno che la metà delle sigle che hanno deciso di stare al loro fianco non sono in grado neanche di presentare le liste.
    Questo è lo spettacolo che ci offre la Todde, che rischia con la sua incapacità politica di regalare la regione alla destra.

    • Giuliu says:

      hai scritto una marea di nulla.
      Sicuramente è perchè non conosci nulla della storia delle persone di cui parli e del loro percorso politico.
      Quando Sedda parlava di Ente Energetico Sardo, il tuo Soru era ancora intento ad assecondare le furbate di Prodi.
      La coalizione di Todde è nata con il principio di autodeterminazione, in cui erano presenti anche gli scappati con lui, Calenda e Renzi.
      Per Soru l’autonomia è solo un sottoprodotto della (sua) Costituzione più bella del mondo.
      Soru si sarebbe preso “tutti” gli indipendentisti? Quali, “quanti siete”?
      Quelli che dicevano peste e corna degli altri e poi si sono accodati con i peggio della politica italiana?
      Neppure la stessa figlia gli da retta.
      Andate per la vostra strada e cercate di non perdere l’orientamento, come avete fatto, come hanno fatto, con Murony, Murgia e Pili

      • Giuseppe Loi says:

        Giuliu sei sprezzante ma disinformato. Al limite dell’ ignoranza. Sulla questione energetica ti riporto ad una sola vicenda ma esemplare: Tyrrhenian link. Vai a cercarla su Google e non girarti dall’altra parte quando leggerai i nomi dei protagonisti. Secondo punto: quando sproloqui di costituzione, sottoprodotti e autonomia férmati e ricollega i neuroni. Sarà banale ma o fai la rivoluzione armata o le riforme le devi fare nel quadro democratico a cui ti vincola la costituzione (si! La più bella del mondo).

  8. Marius says:

    Beppe Grillo è quello che ha abbracciato Gavino Sale sul parco di Sassari, ma è anche quello che in almeno due occasioni importanti, anche se non recentissime, ha perorato addirittura l’abolizione delle Regioni.
    Che ora mettano “A innantis”, una sigla irrilevante, poco più che familiare, addirittura nel simbolo, che controbilancia ben poco le tre sigle indipendentiste che si schierano con Soru (al netto delle due storiche, RossoMori e Sardigna Natzione, che in questo contesto sembrano preferire non schierarsi), è un ennesimo, tragico capitolo della loro invincibile incoerenza, quella stessa che aveva portato il buon Di Maio, prima di evaporare nel nulla di “Insieme per il futuro”, a passare dal sostegno ai gilet gialli alla piaggeria nei confronti del loro arcinemico Macron.
    Magari però loro pensano che sia una buona mossa di marketing, non so se verso il centrodestra o, più probabilmente, verso Soru e l’operazione politica stile Puigdemont in salsa sarda (senza però i guai di un indipendentismo senza compromessi, che ha procurato ai catalani guai giudiziari che forse solo il recente accordo con la sinistra di Pedro Sanchez risolverà), proprio perché Liberu, volendo vedere il bluff, ha finito per sfilare dalla testa della Todde quel cappello indipendentista che aveva pensato di potersi mettere in testa, e che ora goffamente cerca di rimpiazzare col “cap” della piccolissima sigla dei coniugi Sedda-Demuru.
    Vale quello che vale da parte di un partito che sulle regioni ha anche avuto posizioni da far impallidire quelle vetero-centraliste di Giorgio Almirante (e da far apparire Fratelli d’Italia, a tacer del triste PD di oggi, quasi partiti autonomisti), per pure finalità demagogiche, dato che le diffuse inchieste per peculato per i “fondi ai gruppi” hanno determinato a suo tempo una diffusa ondata di impopolarità verso l’istituzione Regione.
    Non invidio le poche persone serie ancora rimaste nel PD e nella sinistra ad esso collaterale, che devono fare i conti con questa demagogia alla Milei.

  9. Il fatto che A innantis abbia dovuto chiedere “ospitalità” al movimento 5 Stelle per trovare uno spazio dove candidarsi , è la dimostrazione che non è un partito strutturato; se si voleva parlare di “Autodeterminazione” poteva essere scritto in modo chiaro nel programma senza dovere lasciare dei posti “riservati ” nella lista dei 5 stelle sottraendoli agli attivisti che intendevano candidarsi. Infine mancherà una lista a sostegno della candidata del Campo largo Alessandra Todde.

  10. Alessandro Murgia says:

    Gentile Vito, intanto mi scuso perché la mia presenza nel suo blog sta diventando a mio modo di vedere eccessiva. Però penso di poter dare un contributo alla discussione anche rispondendo alle sue domande. Anche tra i Cinque Stelle sardi c’è da parecchio tempo una sensibilità ai temi dell’autodeterminazione e della sovranità nei settori dell’alimentazione, della produzione energetica e delle tutela del patrimonio naturalistico e archeologico, nonché della cultura sarda. Tant’è vero che, personalmente, già dalle ultime elezioni comunali a Nuoro, in qualità di candidato alla carica di sindaco, avevo proposto a Liberu di allearci sulla base di un programma politico che includesse questi temi come prioritari, insieme ai classici temi del Movimento. Purtroppo, ci è stato risposto che per loro la possibilità di accordi con partiti nazionali era preclusa; salvo poi allearsi con una lista civica fondata da un ex militante del PSI. Ma queste sono scelte loro, sulle quali non mi sembra giusto sindacare. Effettivamente i movimenti indipendentisti in Sardegna hanno sempre rappresentato un’idea di società sarda corretta, libera da incrostazioni e connivenze politiche, sociali ed economiche con i padroni del vapore del Continente; e sono d’accordo che la loro visione vada ben oltre l’idea autonomistica che ha improntato la politica dei partiti tradizionali per decenni e che si è rivelata insufficiente e prona a logiche eterodirette di tipo industriale completamente estranee agli interessi dei sardi. Di questo avrei voluto parlare con Liberu e con tutte le altre sigle indipendentiste, prima e al di fuori delle attuali questioni elettorali. Ci sarà tempo per farlo in seguito. Intanto, da parte mia, ho chiesto e ottenuto che tra i punti del programma proposti dai 5 Stelle ci fosse l’obiettivo del bilinguismo paritario, che ha già un impianto normativo europeo, nazionale e regionale corposo e che, dove il rispetto di queste norme viene imposto anche da trattati internazionali, come nel Sud Tirolo e in Val d’Aosta, ha delle ricadute sociali, economiche, culturali ed anche occupazionali notevoli. Poter impiegare la lingua sarda nell’insegnamento scolastico curricolare, nelle pubbliche amministrazioni, nell’ambito giudiziario e nella formulazione delle leggi regionali ha la potenzialità di rovesciare lo stigma che ancora accompagna l’uso del sardo nei contesti pubblici, che è la causa principale della sempre più ridotta trasmissione intergenerazionale e del grave rischio di estinzione linguistica nel giro di poche generazioni. E’ un tema su cui possiamo lavorare in sinergia o no? Chiedo per un amico, come suol dirsi. Buona Anno.

  11. Francu says:

    Fanno colore e tenerezza Con le loro berritas, il loro parlare in sardo, il loro orgoglio che si vende facilmente. Li imbarchi con 2 soldi e in qualche bidda un po’ di voti li prendi

  12. Francesca L. says:

    Caro Vito, che delusione leggere i tuoi ultimi articoli, dopo che per anni sei stato per me un punto di riferimento importante per la tua obiettività e coerenza.
    Non so perché lo fai, ma a questo punto è irrilevante.

    Sull’ultimo argomento è andata più vicina alla verità, ma davvero ci voleva poco, Sara Panarelli.

  13. Francesco says:

    Un frittomisto… poco croccante e senza sale.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.