Elezioni regionali 2024 / Politica / Sardegna

Centrosinistra diviso, ci scrive Gianni Loy: “Lettera, in extremis, a Gesù Bambino”

Foto Corriere della Sera

Gianni Loy è una figura eminente della sinistra a Cagliari, di quella però molto attenta ai temi dell’autodeterminazione. Da questo blog rivolge un appello perché Renato Soru e Alessandra Todde (o Alessandra Todde e Renato Soru, fate voi), trovino un accordo che consenta allo schieramento progressista di battere le destre alle prossime elezioni regionali.

***

Non ho vaghezza di aprire il pacchetto contenente il regalo di Natale, ormai imminente, giorno più giorno meno. Già immagino cosa mi aspetti, cosa ci aspetta!

Sembra fatale, inevitabile che, per una serie di ragioni – sulle quali non spenderò neppure una parola – l’auspicio che il prossimo governo della Regione, della Nazione sarda, sia di segno progressista e di sinistra, non si avvererà. I Re magi porteranno i loro doni a governanti di altro segno.  Subito dopo, mi sovvengono le parole di un Santo che andava predicando che la vera speranza è quella che si coltiva quando non c’è più alcuna speranza.

Non so se quel Santo avesse ragione, ma vorrà dire che, ad onta di ogni funesto presagio, mi rimane – voglio che mi rimanga – almeno un briciolo di speranza, la speranza che all’interno pacchetto che apriremo tra qualche giorno ci sia, seppure in extremis, una buona notizia.

L’idea di recarmi alle urne quando il nostro gesto avrebbe solo il significato di dare un voto in più o in meno a due contendenti di un’area contigua, che lo inseriranno nella loro contabilità solo per affermare di aver avuto ragione, non solo non mi esalta ma mi deprime, persino mi umilia.

Sia ben chiaro: avrei dato – darei – il mio voto a entrambi o a ciascuno dei due che in questa vigilia di Natale se lo contendono – il voto mio e di altri – senza alcun tentennamento. L’uno lo conosco, ritengo che in ordine di tempo sia stato l’ultimo presidente di valore, di grande valore – al di là delle rappresentazioni e dei distinguo che lo accompagnano – e penso che un suo ritorno alla guida della Regione sarebbe utile e auspicabile. L’altra non la conosco, nondimeno tutti gli amici e compagni (al maschile e femminile) che – con più attenzione – seguono le vicende della politica nostrana mi forniscono elementi che m’inducono a sostenere, senza tentennamenti, una sua candidatura. 

Ma ciò che non desidero, ciò che non voglio, è che mi venga chiesto di scegliere tra i due. Un’aggregazione elettorale, tenendo conto, realisticamente, del sistema elettorale,  ha il compito e il dovere di scegliere i propri candidati avendo chiaro l’obiettivo politico che si prefigge nell’affrontare le elezioni. I candidati stessi, dal canto loro, devono tener conto, con altrettanto realismo, non solo delle aspettative personali, ma anche delle nostre, ed aver chiaro se, in questo contesto, hanno come obiettivo realistico quello di riportare una speranza progressista al governo della Regione sarda, oppure quello di dimostrare, più semplicemente di avere una ragione in più, o un consenso maggiore, rispetto ad un contendente della stessa area.

Hanno entrambi molte ragioni, ragioni che rispetto, tutte. Ma mi rifiuto di avviare il discorso, in tonalità minore chiedendomi o ragionando su chi ne abba di più. Non voglio neppure immischiarmi nelle ragioni, e nelle riserve mentali, di partiti e movimenti che ruotano nelle loro orbite e sono portatori di interessi non sempre coincidenti e non sempre alla nostra portata. 

Ho come riferimento l’arte della politica, che è anche capacità di mediazione, capacità di trovare una soluzione, persino di trovarla a tutti i costi, anche quando sembra impossibile. Come ci insegnano i vicini spagnoli, capaci di mediare anche col diavolo, pur di impedire la iattura tremenda che un altro stato, uno degli ultimi rimasti in Europa, soccomba di fronte alla prepotente avanzata di una destra xenofoba.

La brezza che sfiora le nostre orecchie è la paura. Sì, la paura di un’Unione Europea che si trova in bilico e che, da un momento all’altro, potrebbe cadere nelle mani di una nuova maggioranza, che già scalpita all’interno dei confini, pronta a cancellare diritti, a limitare le libertà, a praticare la xenofobia, a calpestare l’ambiente… È la paura che anche un piccolo errore possa far pendere l’equilibrio dall’altra parte.  

E poi, il Natale è così vicino, il tempo fugge, devo affrettarmi a chiudere la busta e sperare che qualcuno la consegni a destinatari che abbiano la voglia di cimentarsi in un’operazione politica di grande spessore, essenziale. Un’impresa sicuramente non facile – ma niente è impossibile – che si potrebbe avviare mettendo da parte ogni riferimento a chi abbia ragione. Alla ricerca di una convergenza che riporti unità, che ci faccia appassionare, che ci restituisca la speranza di un futuro migliore. 

Gianni Loy 

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13 Comments

  1. Sono d’accordo con il mio amico Gianni Loy, salvo nelle conclusioni, che, in caso di mancato accordo tra le coalizioni che sostengono da una parte Alessandra Todde, dall’altra Renato Soru, lasciano intravedere l’astensione dal voto. Personalmente non ho dubbi: voto e sostengo la coalizione di centro sinistra con Alessandra Todde candidata presidente. Perchè? Ecco le mie considerazioni da “intellettuale di sinistra, movimentista”.
    Alessandra Todde rappresenta un’opportunità di cambiamento, se saprà, come credo, collegarsi ai movimenti della società civile laddove si producono idee, progetti, programmi. E si cerca e spesso si riesce con passione e impegno di/a concretizzarli. I partiti sono ormai sostanzialmente macchine elettorali e organizzazioni per la distribuzione e l’esercizio del potere, tuttavia allo stato sono strumenti indispensabili per la gestione democratica del Paese. Quanto più saranno in grado di collegarsi alle realtà della “democrazia partecipata”, praticando il principio costituzionale della sussidiarietà (art.118 Cost.) tanto più potranno rinnovarsi e servire il Paese. In Alessandra Todde colgo questa possibilità, questa apertura. Non sicuramente in Renato Soru, di cui riconosco e rispetto talento e genialità, ma, che, per quanto mi risulta, nella sua esperienza di politico e amministratore non ha sempre dato buon esempio di dedizione, realizzazione dei risultati programmati e capacità di coinvolgimento*. L’uomo solo al comando non rientra nella mia concezione della politica. Se davvero Soru vuole dare un contributo, faccia il saggio, il consulente, gratuitamente al servizio del rinnovamento della politica, se ne è capace, senza pretesa di occupare posti di potere istituzionale. Io sostengo, per quanto sono in grado di fare, Alessandra Todde, per le sue qualità politiche, professionali e umane, dando fiducia alla sua disponibilità, alla sua capacità di ascolto e di apertura alle realtà della democrazia di base, che sono sicuro confermerà nella pratica, alla guida della presidenza della nostra Regione. ————
    * Le tre grandi esperienze politico-amministrative di Renato Soru:- presidente della Regione Sarda (dal 2004 al 2008): giudizio complessivamente positivo, nonostante l’eccesso di autoritarismo e la mancata realizzazione di importanti riforme programmate (es.: la formazione professionale);- segretario regionale del Pd (2014-2016), mi astengo da ogni giudizio, che con competenza potranno dare gli iscritti e simpatizzanti del Pd;- parlamentare europeo (dal 2014 al 2019), davvero deludente, soprattutto marcato dall’assenteismo da record (vedi L’Unione sarda del 13/2/2016: https://www.unionesarda.it/politica/assenteisti-al-parlamento-europeo-a-renato-soru-il-record-tra-gli-italiani-au1x13l4)
    Saludos. Franco Meloni.

  2. Evidentemente quanto è successo per colpa del mancato accordo tra Enrico Letta e Giuseppe Conte, cioè una maggioranza bulgara che esprime il peggior governo (di destra-destra) di sempre, non è bastato. Eppure i sondaggi (nazionali) indicano che questa destra ha gli stessi consensi della somma di quelli del PD, M5S, Alleanza Verdi Sinistra, Azione, Italia Viva, + Europa…

  3. Laurentu says:

    vedo che molti riscoprono la Nazione Sarda sotto le elezioni. Molto bene. Ma non basterà, ovviamente.
    In Sardegna un quinto della popolazione e il 15% delle famiglie si trovano in una condizione di povertà.
    I sardi infatti faticano più che altrove a trovare una dimensione lavorativa che permetta loro di vivere una vita dignitosa, sia dal punto di vista del lavoro dipendente che dell’imprenditoria.
    Cosa hanno fatto centrodestra e centrosinistra in questi decenni?
    I risultati sono sotto agli occhi di tutti e tutte, e i sardi non voteranno in base alla paura delle destre, ma ad altre paure.

  4. Nelle ultime 4 legislature hanno governato la Sardegna alternativamente due legislature il centro sinistra e due il centro destra…
    Risultato?
    Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
    Un disastro.
    Ora Il centro sinistra discute se è meglio candidare Todde (5stelle)che non prende neppure i voti di tutti i grillini,Soru (disposto a coprire entrambi gli schieramenti centro destra e centro sinistra)lasciando un deserto dopo il suo primo mandato,o Graziano Milia ( Cabrasiano,e un po’ Soriano)che non si capisce bene cosa faccia di mestiere.
    Il centro destra discute se è Meglio Solinas (sardoleghista )sostenuto dal più tonto d’Italia, o se è meglio candidare Truzzu,sindaco di Cagliari,non so cosa ha fatto a Cagliari come sindaco..
    Qui ci vuole un miracolo è vero,(non Gesù Bambino)ci vuole il grande ‘Vecchio” quello che decide ,quello che ha sempre deciso negli ambienti del PD allargato e in altri ambienti,e forse alla fine uscirà dall’ombra e metterà le cose apposto.
    A lui Zedda deve la sua elezione a sindaco di Cagliari,suo diretto concorrente alle primarie… A Cabras non piacciono questi giocchetti per bambini ,tant’è che parte in vacanza mentre si tengono le primarie.
    E Uras… da sempre non decide nulla senza consultarlo.
    Meglio un presepe con Antonello Cabras nel ruolo di Gesù Bambino e un Paolo Fadda che lo scalda col suo alito.
    Vito hai ragione ,scrivi una sceneggiatura ,lo sai bene che gli attori non mancano .

  5. Marcello Cadeddu says:

    C’è però in tutta questa narrazione riguardo alla rivalità Soru – Todde un elemento che va considerato: mentre Renato Soru è un po’ il “dominus” della sua coalizione e quindi può tranquillamente decidere che non se ne fa più nulla “per il bene superiore della Sardegna”, Alessandra Todde è l’espressione di una coalizione ed è quindi alla coalizione che “Gesù bambino” dovrebbe dirigere la sua “moral suasion” in merito alla presentazione di un fronte unico del centrosinistra.

    Decisione che ovviamente dovrebbe essere collegiale e non dei soli PD e M5S e che avrebbe ripercussioni, prima fra tutte (e minima se siamo davanti a un partito serio), le dimissioni della segreteria regionale del PD, che ha imboccato una strada sbagliata, quella di non fare le primarie fin da subito. In questo caso, perché ovviamente non funzionerebbe che “il terzo gode”, devi fare comunque le primarie, alla svelta (sempre che ci sia il tempo tecnico per farle e che a votare ci vada davvero qualcuno).

    Quindi la vedo piuttosto complicata. E d’altra parte, il gioco l’ha iniziato Renato Soru e mi sa che l’unico che può chiuderlo è lui, in un senso o nell’altro.

    A me pare ormai che sia molto difficile fare passi indietro e che il centrosinistra alla fine andrà diviso alle prossime regionali.

    Sull’esito non ho certezze, ma sono sicuro che restando così le cose, il dopo elezioni sarà piuttosto interessante per la politica isolana, in qualsiasi modo vada.

    • Marius says:

      I confini non sembrano poi così definiti, visto che soprattutto i progressisti, ma anche lo stesso Soru e perfino, a volte, Liberu (che deve considerare ingombrante l’arrivo in coalizione di IRS e Progres dopo averli pensati confinati al “secondo polo” con le forze ancora comuniste). E c’è da dire che se, sia pure con tantissimi tentennamenti, un notorio frontista come Massimo Zedda, che mai ha indugiato a concessioni rispetto alla dialettica tradizionale destra-sinistra, al momento sta dal lato di Soru, qualche motivo serio per determinare le frizioni odierne c’era. Non solo la probabile autoreferenzialità di Soru.
      Onestamente non so che augurarmi. Se non pensare alla nota formula De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Se anche la Todde e i pentastellati si sentono diamanti, magari il “letame” di un compromesso magari raggiunto all’ultimo momento, come nel caso della designazione di Pigliaru, potrebbe essere preferibile. Altrimenti resterà la Todde con Ornella Demuru, la pochezza del 5 stelle nelle elezioni locali, Claudio Cugusi (ora pare socialista … la rinata Base esiste ancora?), Gianfranco Scalas e poco altro, oltre ai resti di un PD in rotta, in cui l’antico maestro politico di Comandini, Graziano Milia, fa emblematicamente professione di agnosticismo (nonostante un tempo fosse arcinemico di Soru).

  6. Marius says:

    Nel contemplare l’ennesima dimostrazione di frontismo novecentesco che viene dalla lettera del Professor Loi, che se non altro riconosce che la soluzione non è puramente e semplicemente “O Todde o morte” come piacerebbe a Comandini, Licheri e soci, rammento che in Italia le più feconde stagioni riformiste coincisero con la rottura dello stalinista Fronte Popolare, egemonizzato da un partito comunista che allora approvava le invasioni dei “paesi fratelli” da parte dell’URSS, e l’instaurarsi di una proficua collaborazione tra diversi, dapprima fondamentalmente tra democristiani e socialisti, la seconda col coinvolgimento di un rinnovato PCI di Enrico Berlinguer. E riguardo al compromesso storico, ricordiamoci che, anche se questa formula governò l’Italia in un momento di pesante crisi, produsse ancora una spinta progressista che portò, tra l’altro, alla creazione del Servizio sanitario nazionale e al processo di chiusura dei manicomi. Oltre che all’affermazione del diritto all’aborto in un contesto in cui la DC, non certo favorevole, non fece però neppure la guerra santa.
    Insomma, tanto per ricordare che le formule di governo non sono un valore in sé (anzi, in certi casi, possono essere il contrario … vi avrei voluto vedere nella Repubblica Socialista Sovietica d’Italia se avessero vinto quelli del Fronte Popolare nel 1948!), né ciò che sta fuori da formule viete che non sono altro che la riproposizione ripetuta e corretta di categorie politiche ideate ormai nel tardo Settecento, è giocoforza il male assoluto.
    Sarebbe certo meglio evitare la riproposizione di un governo regionale sgangherato e pasticcione come quello di Solinas, e ancor meglio evitare sul nascere il rischio che Truzzu ripeta a livello regionale i disastri combinati a Cagliari, ma non ad ogni costo. Non a costo di dover per forza ingoiare una formula politica trita e ritrita ormai priva di ogni spinta propulsiva riformatrice, e una candidata debole e autoreferenziale solo perché così piace a Conte e Schlein. Che si possa ancora battere l’avversario demonizzandolo e sollevando allarmi apocalittici, solo i massimalisti come il Professor Loi possono ancora crederlo.

    • Marcello says:

      Commento interessante, ma trascura alcune cose:

      1. la nascita del welfare e delle economie miste in Europa nasce per contrastare la suggestione che le economie socialiste esercitavano su una parte consistente dei lavoratori;
      2. dal commento sembra che tutto quello che si è ottenuto sia arrivato per graziosa concessione di DC e PSI e sorvola allegramente sulle lotte operaie, sull’azione del PCI, sulle manifestazioni sindacali, dove cariche della polizia hanno pure lasciato qualche morto a terra;
      3. dire che con la vittoria del Fronte popolare ci sarebbe stata un “Repubblica popolare sovietica di Italia” è una sciocchezza fin troppo grossa anche per provare a smentirla. Comunque, dopo Yalta, il mondo fu diviso per sfere di influenza e l’Italia cadde in quella USA/GB… Quindi, per onestà intellettuale, bisognerebbe dire che se avesse vinto il Fronte Popolare in Italia ci sarebbe stata una dittatura militare, di destra, sul modello dei colonnelli in Grecia (anche lei assegnata a USA/GB);
      4. infine, rispetto al compromesso storico, a chi bloccò davvero la spinta riformista innescata da Aldo Moro e dal suo rapporto, fruttuoso, con Berlinguer per far uscire l’Italia da una totale sudditanza agli USA (che vediamo oggi al suo massimo splendore, parere mio ovviamente), invito a vedere la puntata di Report del prossimo 7 gennaio e a leggee il libro di Vincenzo Scotti (ex ministro DC) e Romano Benini, “Sorvegliata speciale”. Così magari si capisce anche da dove origina parte della situazione attuale.

      https://www.raiplay.it/video/2023/12/Cosa-vedrete-domenica-7-gennaio—Report-17122023-70aca568-aa78-474d-a0bd-97826c3c59a9.html?wt_mc=2.www.wzp.raiplay_dati

      • Marius says:

        Gentile Marcello, sono d’accordo su quasi tutto, a parte il fatto che non possiamo realmente sapere cosa sarebbe successo dopo un’eventuale vittoria del Fronte Popolare nel 1948. Il colpo di stato, peraltro in un contesto in cui i comunisti erano di gran lunga il partito più forte, c’era stato in Europa, ma in Cecoslovacchia. E una certa sagacia togliattiana, data la lontananza dell’Armata Rossa, avrebbe comunque potuto indirizzare l’Italia verso una soluzione jugoslava. Che oltre tutto avrebbe rabbonito Tito sulla questione di Trieste e dell’Istria. Ma questo non significa democrazia, perché anche Tito passò per una fase iniziale alquanto dittatoriale.
        Intendevo comunque soltanto evidenziare che non necessariamente la verità e il meglio risiede nella rigida osservanza di una formula politica. Nella storia della Prima Repubblica (cosiddetta), non fu così, anche perché la “logica dei blocchi” da lei richiamata non l’avrebbe consentito, e comunque il “tintinnio di sciabole” si fece sentire abbondantemente anche solo in coincidenza col centrosinistra degli anni ’60, vedasi Piano Solo, senza dimenticare il lavorio della P2 a margine e dietro le quinte stesse del compromesso storico.
        In ogni caso, proprio la caduta della “logica dei blocchi” fece si che la differenza tra destra e sinistra, al di là di qualche rigurgito fascistoide soprattutto a destra che alla realtà dei fatti si rivela puntualmente velleitario (oggi abbiamo la Meloni che in Europa capitola su tutti i fronti, peggio che Gentiloni), venisse a sfumare fino a cadere. Oggi non sono i popoli a tremare al pensiero che governerà la destra al posto della sinistra o viceversa. Sono solo gli aspiranti capi di gabinetto, addetti stampa ed esponenti di sottogoverno vari ed eventuali delle rispettive fazioni.

    • franco turco says:

      condivido tutto

  7. franco turco says:

    mi sembra un augurio e nulla piu,un po come dire “auguro a tutti un sereno natale ed un anno nuovo pieno di felicità ” e dopo ? a chi si nega un auspicio di buon anno? la verità è che se si volesse parlare con chiarezza ,lasciando da parte l ecumenismo ,sappiamo tutti che si dovrebbe dire una sola cosa.volete che non vinca questa destra? (dibattito che non mi appassiona) allora c’è un solo modo ,ovvero che Soru e la Todde si ritirino e che insieme propongano Milia candidato governatore.siccome niente di
    cio’ accadrà (ovvero che nessuno dei due si ritirerà e tanto meno proporrà milia) limitiamoci ad incassare gli auguri di buone feste ,sempre graditi e ad aprire il banco scommesse su chi tra la Todde e Soru arriverà secondo e chi terzo..(e devo confessare che pure io non saprei su chi puntare)

    • Gianni Corrias says:

      ma quanto ti piaceva, a te ai quartesi cerchiobottisti, che il vostro Capo Milia potesse riuscire nel suo giochetto? Ovvero fare il terzo che fuoriesce dal cilindro all’ultimo minuto. Eh? Ti piaceva? Milia è e resterà per sempre il vincitore dei ballottaggi facili (quelli vinti grazie al centrodestra per intenderci) e ancor più il sindaco di un paese come Quartu, tra l’altro, viste le condizioni attuali del paese, neppure un Sindaco così appassionato di buon governo. Aveva promesso un bazuca di cultura ma considerato quello che si vede nel paese sta sparando solo un botto di spettacoli a mo di ballo sardo, carretti dell’uva e finti teatranti che si ergono a direttori artistici di iniziative deserte.
      Ti conveniva restare in Forza Italia.
      Buone Feste.

  8. Francesco says:

    Oltre che combattere la “xenofobia” e l’incubo della probabile avanzata del centrodestra nel concreto a cosa si pensa?…

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