Elezioni regionali 2024 / Politica / Sardegna

L’ultimo valzer di Renato Soru

Grandi folle

C’è qualcosa di tragico, di comico e di tragicomico in questa campagna elettorale per le elezioni regionali che il prossimo 25 febbraio vedrà i sardi chiamati alle urne per decidere del loro futuro.

Nella categoria della comicità ricade senza dubbio l’atteggiamento del cosiddetto Grande Centro che, in attesa di prendere ordini da Roma, continua ad affermare che non prenderà mai ordini da Roma. Non c’è giorno che i grandicentristi non ripetano questa battuta che, effettivamente, fa sempre ridere. Vi prego, continuate così.

Nel tragicomico ritrovo l’adesione di Rifondazione Comunista al cartello elettorale di Renato Soru, l’uomo più ricco che abbia mai vissuto in Sardegna dalla Creazione in poi, capitalista convinto e mai pentito, comunista nella misura in cui fra qualche mese finirà in tribunale per difendersi dall’accusa di bancarotta nell’ambito del fallimento del quotidiano l’Unità. Chissà, forse Soru li ha imbarcati perché ha capito male e pensava che fossero di Azione e non di Rifondazione, ma ormai va bene tutto (e magari adesso calendiani e comunisti faranno una lista unica a sostegno di Soru, chi lo sa).

Di tragico invece rischia di esserci l’esito della contesa elettorale, ovvero la vittoria della destra. Perché è chiaro che quando uno dei due grandi schieramenti si divide, quasi sempre consegna all’altro la possibilità di imporsi con poca fatica.

Perché è evidente che Alessandra Todde e Renato Soru provengono dallo stesso contesto e si rivolgono chiaramente allo stesso elettorato. Non è un caso che Soru abbia chiesto le primarie del centrosinistra, altrimenti sarebbe andato subito da solo. Ora invece i partiti indipendentisti che lo sostengono stanno operando una forzatura, facendo credere all’elettorato che Soru sia un candidato di stretta fede indipendentista e non semplicemente il candidato degli indipendentisti (e la differenza non è di poco conto).

In questa situazione, tra mille ipocrisie e strumentalità di bassa lega, c’è una cosa però che mi colpisce molto, ovvero la differente risposta data da Alessandra Todde e Renato Soru alla domanda: “Chi vincerà le elezioni?”.

Se la candidata del centrosinistra non va oltre un cauto “Io sono assolutamente ottimista”, l’ex presidente afferma risoluto: “Vincerò col 40 per cento”. Se la prima continua a mandare segnali di pace, chiedendo a Soru e ai Progressisti di ripensarci, il secondo continua a chiudere ogni possibilità di dialogo. Se la candidata prende in considerazione l’ipotesi di essere sconfitta (“Se perdo resto in Sardegna”), Soru invece anche privatamente si dice certissimo di vincere. 

Forse perché confida nella legge elettorale che dà grande peso alla figura del candidato presidente e crede di poter ancora fare la differenza; ma le sue liste (nonostante il significativo apporto di Rifondazione Comunista) restano e sono di una fragilità spaventosa.

Ecco, a me Renato Soru, così come lo vedo oggi, così curvo, così sofferente, sembra come una di quelle stelle dello sport americano che nel corso del loro ultimo campionato vanno a ricevere l’applauso, anche dei tifosi avversari, in tutti i campi in cui vanno a giocare. L’apparizione finale della stella al tramonto, “l’ultimo valzer” lo chiamano negli Usa.

L’uomo che fino a pochi anni fa diceva di aver lasciato la politica e che, brandendo il suo bastone, affermava di voler essere lasciato in pace, ora si sottopone a un tour de force pazzesco, con comizi quasi quotidiani in tutti i paesi dell’isola: negli ultimi giorni, da Putifigari a Sassari, da Porto Torres a Oristano, da Santa Teresa Gallura a Cagliari. E poi interviste, dirette, grandi giornali che ancora lo cercano. Come una volta. Come ai vecchi tempi. Ammirevole: ma non basterà a vincere. Al massimo, a far perdere.

“Lo so cosa vogliono da me. Che mi ritiri. Non succederà” ha detto oggi a Repubblica. Nessuno lo pensa. Ma ciò non toglie che quello di Renato Soru resti sempre un sontuoso “last waltz”. Applausi in ogni paese, in ogni comizio. Ma forse, più che per il presente, per il ricordo del politico che è stato: ormai tanti anni fa.

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11 Comments

  1. Marco Atzori says:

    Curvo e sofferente………caro VITOBIOLCHINI la tua analisi nasconde un “tuo” problema personale nei confronti di Renato Soru, non aggiungo altro perché sono convinto che non lo capiresti.

  2. Giuseppe Arca says:

    Io voterò Soru, che è il meno peggio. Meglio della destra pasticciona e affarista e meglio dei 5 stelle ormai morti, anche se il PD li vorrebbe resuscitare. Purtroppo due partiti mezzi morti non ne fanno uno vivo. Chi vivrà vedrà.

  3. Lucatrumas says:

    Davvero,non capsico come e perché si riesce ad essere così faziosi e cechi.Ma non solo lei biolchini,è pieno di fini analisti alla caz..,in effetti se poi questa terra questa nazione da più di 30 è nel caos politico culturale economico etc etc la colpa non può essere solo degli elettori che votano a capocchia ma soprattutto della classe pennivendola di voi cosiddetti giornalisti dai travaglio ai sallusti dai sechi(??) ai giannini dai floris alle belinguer etc etc è uno schifo.

  4. mc porc says:

    Io mi fido dell’usato sicuro… di ciò di buono che ha fatto per la sua società e per la Sardegna quando ha governato…checchè ne diciate voi per amore della sua terra… meglio del suo predecessore e meglio del suo successore .
    Sorry for you guys.

  5. Valerio Marroccu says:

    Mi domando come possa pensare di vincere le elezioni, quando con la sua azienda non è stato per niente un vincente.

  6. Lelio Lecis says:

    Se non ricordo male, il Manifesto del partito comunista è firmato da Marx ed Engels. Friedrich Engels era un grande imprenditore con fabbriche in Inghilterra e Germania e, ti assicuro, se la passava meglio di Soru.

  7. Francesco Utzeri says:

    Egregio Biolchini, è con vero piacere che mi affaccio al suo blog, dopo diverso tempo. L’occasione è ghiotta per frequentare nuovamente la sua piazza, l’argomento elezioni è troppo importante per lasciarlo sfuggire. Condivido in tutto le sue argomentazioni, soprattutto sull’uomo Tiscali. Sono stato un convinto elettore del Soru, della prima discesa in campo e le “cose” fatte all’epoca non mi parvero malvage, in particolare ila legge salvacoste. Mi posso però iscrivere al partito dei delusi, quando sconfitto da Cappellacci scappo via senza combattere. Ora questo ritorno, che potrebbe illudere i nostalgici della prima ora, non è che il canto del cigno dell’uomo forte e sicuro dei suoi mezzi. Invece una sola cosa è certa: sarà l’uomo che riconsegnerà l’isola a questa destra pasticciona e affarista!

  8. GIOVANNI MARIA CAMPUS says:

    C’è effettivamente un grande assente, in questa analisi: il progetto di una Sardegna da condividere. La Sardegna, non il progetto.
    Nel caso di Soru, possiamo almeno averne una idea: è quella di Soru. È lui il programma e il progetto: quel “Progetto”, quella “Sardegna”. Vent’anni dopo, alla Dumas: conosciamo la prima puntata.
    Nel caso della Todde, mistero: un atto di fede.
    In quale prospettiva?
    I Cinque Stelle? Quali, di grazia?
    O i resti del PD? Quale PD?
    Beh distillare una Sardegna comprensibile e partecipabile attraverso un atto di fede totale sembra veramente un po’ troppo. Perfino per un sardo.
    Gianni Campus

  9. Marius says:

    Insomma, secondo te Soru si crede la Juve o il Milan ma è il Mantova del campionato 1963-1964, artefice di un campionato mediocre a cavallo tra centro e bassa classifica, ma capace di uccellare l’Inter all’ultima giornata regalando lo scudetto al Bologna. Sarà così? Onestamente trovo difficile decifrare la situazione, anche perché mi sembra che il coinvolgimento dell’elettorato oscilli tra lo scarso e il nullo, e i partiti ci stanno dando dentro per far perdere ogni residuo entusiasmo, da ultimo in particolare i neofascisti che, sia al governo nazionale che in qualche amministrazione locale, hanno dimostrato di gareggiare bene coi postcomunisti nell’arte di tradire ogni promessa imfischiandosene di quanto solennemente proclamato in campagna elettorale. Le liste deboli, comunque, le ha anche la Todde, compreso il suo partito di riferimento storicamente in grossa difficoltà nelle Elezioni locali, come è del resto naturale per un partito super-centralista. Oltre ad essere, essa stessa, una candidata debolissima, non certo in quanto donna o in quanto grillina, ma in quanto “papa straniero” per la Sardegna e il suo stesso partito. Ci fa piacere per lei che abbia fatto carriera fino alla poltrona di Ceo di Olidata, ma che cavolo c’entra con Soru che al momento della discesa in politica aveva già da qualche anno, sul filo delle intuizioni di Niki Grauso, trasformato Cagliari nella capitale italiana di Internet?

  10. Oscar Piano says:

    Sarebbe opportuno ricordare chi manovrava le fila dietro Tiscali. Il grande vecchio che in un giorno fece salire le azioni alle stelle, da 1000 lire a 1 milione. Chi ha simili poteri alle spalle non pensa certo alle priorità degli ultimi ma piuttosto a manovrare per far entrare le sue aziende nel banchetto pubblico!

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