Elezioni regionali 2024 / Politica / Sardegna

Indipendentisti per Soru: poche opportunità, tanto opportunismo

“Coalizione” o “Coalitzione”?

Ho sempre avuto un grande rispetto per chi fa politica e che, a costo di grandi sacrifici e tormenti esistenziali, si mette in gioco e si candida alle elezioni. La mia stima cresce se poi chi ci mette la faccia milita in una formazione piccola, che ha poche o nulle possibilità di vittoria. In questo caso, apprezzo soprattutto le motivazioni, la linearità del percorso, la capacità di non mollare. La tenacia. La coerenza.

La vita del militante che perde sempre è dura e capisco che a un certo punto la tentazione di cercare una scorciatoia sia forte. Gli indipendentisti sardi perdono sempre e infatti è da anni che cercano una scorciatoia. Stavolta (forse, più di altre volte) ne hanno trovata una clamorosa, ma temo siano finiti in una trappola. Chiamata Renato Soru.

Dei nostri indipendentisti sappiamo tutto. Le loro idee non sono mai state censurate. Le mie cartelline da vecchio giornalista sono piene di interviste concesse negli ultimi vent’anni ai loro principali leader. Eppure, a differenza di altri partiti che in questi anni hanno conosciuto discreti o clamorosi exploit partendo anche da percentuali risibili, gli indipendentisti sardi non sono mai riusciti a sfondare: perché?

Dieci anni fa, alle elezioni regionali del 2014, avevano trovato in Michela Murgia una leader. In quella campagna elettorale, in cui non difettò certo la visibilità, le tre liste a sostegno della scrittrice non superarono il dieci per cento e per effetto della legge elettorale (ben nota quando si decise di scendere in campo) non elessero nessuno. Con una sola lista sì, ce l’avrebbero fatta. Ma qualcuno sbagliò i calcoli e quella ubriacatura (“Prenderemo almeno il trenta per cento”, dicevano) fu pagata a caro prezzo.

Il post elezioni fu drammatico perché di quella esperienza non rimase nulla. La sconfitta fu devastante e Michela Murgia abbandonò la politica attiva.

Tuttavia, da quelle macerie il campo indipendentista provò a riorganizzarsi e si riunì intorno al progetto di Autodeterminatzione. Un progetto ancora più ambizioso perché puntava nientemeno che ad eleggere un parlamentare a Roma. Protagonista indiscusso fu il giornalista Anthony Muroni, nominato alfiere di quell’avventura benché non avesse mai militato nei partiti indipendentisti. Alle politiche del 2018, quelle del trionfo dei Cinquestelle, nonostante le roboanti affermazioni del suo leader, Autodeterminatzione raccolse risultati infimi (2,2 per cento alla Camera e 2,5 al Senato) e, come era facile prevedere, non portò a Roma nessuno.

La strategia di presentarsi alle politiche fu così fallimentare che alle regionali del 2019 il candidato di Autodeterminatzione Andrea Murgia andò ancora peggio, raccogliendo appena l’1,8 per cento dei voti dei sardi.

Negli ultimi cinque anni cosa hanno fatto gli indipendentisti? Praticamente, nulla. Deboli come non mai, sono entrati in una crisi evidente. Incapaci di esprimere una rinnovata classe dirigente, solo in pochissimi casi sono riusciti a presentare liste alle elezioni amministrative, che eppure dovrebbero essere il primo gradino di ogni percorso politico, tanto più se legato ai temi del territorio. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che oggi in Sardegna i sindaci indipendentisti si possano contare sulle dita di una mano. Perché i nostri indipendentisti, a differenza di quelli catalani o corsi, cui si richiamano sempre (ma solo a parole) non amano i consigli comunali, no: loro vogliono finire direttamente a Roma o in Consiglio regionale.

E veniamo ai nostri giorni.

La prima mossa a sorpresa l’ha fatta Liberu, il partito più settario di tutti che, dopo aver tuonato per anni contro i partiti indipendentisti che si alleavano con il centrodestra o il centrosinistra, come se niente fosse si è seduto al tavolo… direttamente col Pd!

Ora, ho già i capelli bianchi e capisco che esistono cambi di rotta nella vita di ciascuno di noi, figuriamoci se questo non vale per le formazioni politiche: che però hanno un obbligo: spiegare pubblicamente i loro percorsi. E invece no: Liberu non ha spiegato nulla. E come Lberu, gli altri partiti (Progres e Irs), che hanno scelto di seguire Soru nella sua avventura, stanno facendo finta di nulla. Come se nessuno di noi si accorgesse della contraddizione in cui si trovano.

L’unico che ha fatto notare la situazione è stato il vecchio leader di Sardigna Natzione Bustianu Cumpostu che qualche giorno fa (con una dichiarazione che non è stata ripresa da nessuno) ha detto pubblicamente: “Io con Soru non ci vado”. Eppure a luglio era stato proprio lui a chiedere all’ex presidente della Regione di riunire il fronte indipendentista. Ma nella “Coalizione sarda” di Soru sono presenti partiti italiani e quindi, coerentemente con le sue posizioni note da anni, Cumpostu si è tirato indietro.

Ripeto: si può cambiare idea? Sì: ma bisogna spiegare perché lo si fa.

Ho grande stima del sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis (e lui lo sa bene). Il suo post su Facebook del 3 ottobre me lo ricordo perfettamente anche perché aveva svelato come già nell’estate del 2022 Renato Soru avesse deciso di candidarsi alle regionali del 2024 (e solo questa notizia da sola dovrebbe bastare a far capire quanto pretestuosa sia la questione delle primarie negate). E nello stesso post Onnis aggiungeva:

Non c’è dubbio che lui da solo abbia più intelligenza, idee e visione di tutti i pretendenti al tavolo del centro-sinistra. Ma è pure indubbio che si porta dietro un’indigeribile concezione padronale della politica. E che la sua corsa, persino fuori dal “campo largo”, avrebbe a che fare molto più con le faide interne a quello schieramento che con il mondo dell’autodeterminazione. Detto sinceramente e con rispetto: non abbiamo bisogno di questo tipo di autocandidature.

Appena due mesi dopo (cioè cinque giorni fa) Onnis sempre su Facebook ha annunciato di volersi candidare a sostegno di… Renato Soru. Aggiungendo: “Dopo ciò che ho fatto, detto e scritto negli ultimi anni non posso proprio rifiutare la responsabilità di competere”. Nessuna spiegazione invece sul fatto che “l’indigeribile concezione padronale”, è diventata improvvisamente digeribile. Perché?

Un cenno lo meritano anche Progres e Irs, la formazione del redivivo Gavino Sale (che ricordiamo ancora al Porto Canale rischiare l’arresto durante la rivolta dei rifiuti fatti arrivare dalla Campania dal presidente Soru). Prima hanno tentato di costituire l’autoproclamato “Secondo polo” (a proposito di manie di grandezza…); poi hanno irriso la scelta di Liberu; poi si sono accodati a Liberu, salendo su carro di Soru. Anch’essi senza dare alcuna spiegazione.

Ciò che colpisce è la mancanza di onestà intellettuale. Della lunga e multiforme esperienza di Soru ora il campo indipendentista esalta solo alcuni aspetti mentre molti altri (i più imbarazzanti: dal suo atteggiamento nei confronti di Sardegna Possibile alle pulsioni renziane, dalle disavventure giudiziarie al conflitto di interessi, fino ai più recenti sproloqui sull’autonomia speciale e sul Piano di Rinascita) vengono negati se non taciuti. Ma questa si chiama propaganda.

Cos’altro si può aggiungere?

Gli indipendentisti sardi in questi ultimi cinque anni non hanno seminato nulla ma ora comunque provano a raccogliere qualcosa. Come? Non certo sfruttando una opportunità favorevole, giacché Soru non ha alcuna intenzione di costituire una esperienza politica nuova, ma solo far perdere il centrosinistra, e il segno inequivocabile di questo progetto è dato dalla fragilità delle sue liste, a dir poco raccogliticce. Ecco perché loro stessi sanno che la cosa importante è provare a entrare in qualche modo consiglio regionale e poi ognuno per la sua strada. 

Ma ci sono realmente le condizioni perché queste tre sigle indipendentiste (Liberu, Irs, e Progres) a cui va aggiunta Sardegna Chiama Sardegna, possano piazzare un consigliere? Sarei veramente stupito se le due liste che si apprestano a nascere raggiungessero assieme il cinque per cento. Ma poi, Progetto Sardegna (che torna dopo quasi vent’anni e che nel suo apogeo toccò il sette per cento), Progressisti (che esistono solo a Cagliari) Upc e + Europa (che chissà se riusciranno a fare le liste) quanto volete che prendano? La verità è che stando così le cose, la coalizione di Soru rischia di non superare il dieci per cento e può allargarsi solo inglobando forze centriste o di centrodestra. 

Ecco, cosa farebbero i nostri indipendentisti se Soru dovesse imbarcare i renziani di Italia Viva o i Riformatori, pronti a lasciare il centrodestra nel caso in cui venisse ricandidato Christian Solinas? O pensano forse gli indipendentisti che Soru non cambierebbe (come nella vecchia pubblicità dei fustini) il loro zero virgola con il quattro/cinque per cento dei Riformatori?

Per l’ennesima volta gli indipendentisti sardi si rifiutano di attraversare il deserto e fare i conti con se stessi, preferendo cercare una soluzione esterna al loro percorso e accodandosi all’ennesimo pifferaio magico che tutto può promettere, sapendo bene che non sarà costretto a mantenere niente.

Andare con Soru alla fine offre poche reali opportunità ma è solo una straordinaria dimostrazione di opportunismo, che è, come spiega la Treccani, quel “comportamento per cui, nella vita privata o pubblica, o nell’azione politica, si ritiene conveniente rinunciare a principî o ideali, e si scende spregiudicatamente a compromessi per tornaconto o comunque per trarre il massimo vantaggio dalle condizioni e dalle opportunità del momento”.

In bocca al lupo ai nostri indipendentisti, capaci di dire tutto e il contrario di tutto senza mai pagare pegno alla logica, alla coerenza e, abbiate pazienza, anche alla decenza. E peraltro, senza avere ancora capito che tutti quelli che hanno creduto di essere più furbi di Soru hanno sempre fatto una brutta fine.

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23 Comments

  1. Laurentu says:

    ma dopo il 2009 in cui tanti boss del csx fecero campagna per Cappellacci, dopo il governo Pigliaru, c’è ancora gente che pensa a battere le destre e menate simili? Ci crede sempre meno gente

  2. Marcello Pani says:

    Pitticcu puru, questo si’ che e’ giornalismo, smanettare su Facebook per trovare che il Sig. Maurizio Onnis ha detto cose contraddittorie a distanza di un anno. Giornalismu d’inchiesta! Ma Sig. Biolchini, se ha tanta stima di Maurizio Onnis (e lui lo sa bene?) perché non gli ha chiesto un’intervista e lo ha messo di fronte alle sue contraddizioni? Troppu traballosu? E con gli altri “nostri indipendentisti”: ma se li conosce cosi’ bene perché non chiedergli conto delle loro scelte? No eh? Pagu gana?

  3. Marius says:

    Le primarie hanno un senso nell’ambito di una auspicata, ma a questo punto credo irrealistica, ricomposizione del sinistracentro (perché di moderati ormai non si vede più l’ombra, sono tutti a destra o giù di lì), perché almeno fino all’avvento di Elly Schlein, paradossalmente catapultata ai vertici del PD come “papa straniero” o quasi da voti in buona parte non ascrivibili ad elettori piddini, si supponeva che queste, come metodo di scelta dei candidati, fossero nel DNA dello schieramento già ulivista, e che la loro mancata celebrazione dovesse rispondere a gravi e motivate eccezioni (vedasi la scelta di Pigliaru al posto della Barracciu), non certo alla regola.
    Soru e altri chiedevano la conservazione di un elemento costitutivo del PD e dello schieramento. Gli è stato negato. Quella che parte è un’altra storia, e, felice o infelice che sia, chiedere ora che siano loro a fare le primarie negate da Todde, Comandini e Licheri diventa grottesco.
    Per il resto, al di là di quelli che potranno essere i dati numerici di ProgReS, IRS e Liberu, resta fermo che il “cappello” indipendentista che la Todde, pur appartenendo al partito più centralista che esista nel panorama politico italiano (molto più di FdI che su questo non è più assimilabile alle stravecchie posizioni di Almirante) era riuscita a mettersi in testa, è volato via, e questo non è certo un valore aggiunto. Ora le resta solo il partitino di Demuru e Sedda, molto più da verificare in termini elettorali di ProgReS, IRS, eccetera, e forse il partito “le colpe dei padri non ricadano sui figli”, vista la veemenza con cui miss Camilla Soru prende le distanze dal padre.

  4. Supresidenti says:

    Ma fanno le primarias online?

  5. se si forma una coalizione dove c’è un nuovo “Progetto Sardegna” di Soru, Campo Progressista, Irs , ProgReS, Liberu e altri soggetti aderenti… toccherebbe allora prima di tutto farla in quell’ambito una consultazione, anche online tra gli iscritti a questi gruppi politici, per designare il candidato presidente della Giunta per la coalizione…
    (detto questo a me l’elezione “diretta” del Presidente della Giunta comunque non piace).

  6. bachis says:

    a cuor infranto , da militante storico indipendentista, al di là del risultato finale che potrebbe essere soddisfacente, è difficile smentire la tua lettura…. in effetti non ne usciamo bene, Soru è cambiato, ha ammesso i suoi difetti, e sicuramente appare più predisposto al dialogo, è un leader puro, che però politicamente pare giunto al crepuscolo. Il disastro è iniziato con la grande aspettativa del demiurgo Michela, che poi si è rivelato fatale. Rimpiango i tempoi dei tre Francischi, Pala Sanna Sedda, i tempi della festa al lazzaretto a Sant Elia molti anni fa. Troppa gente si è fatta da parte, con calma bisogna recuperare tutti i pezzi, e ripartire con calma, senza smania, con argomenti ben decisi.

  7. Luca Carta Exana says:

    Innanzi tutto, da indipendentista ti ringrazio per la critica (non so quanto costruttiva, ma facciamo sia così). È vero, in questi anni è mancato un po’ tutto: il coraggio, l’organizzazione, una visione. Su dinari! Però, non potrai negare che la candidatura di Soru abbia ricompattato il fronte per l’autodeterminazione. Dopo anni (e vagonate di energie) buttati via, ai margini delle istituzioni – non senza far attivismo fuori di esse, bada bene -, il clima si è rasserenato, con un animo combattivo e coeso. È la strada giusta, e occorrerebbe mirare a una lista unica per l’indipendenza – che sospinga tanto un Devias, quanto una candidata a divenire parlamentari sardi. Il giorno dopo – forti di un buon risultato -, cominciare i lavori per farsi nuovo soggetto politico. Cumpostu era, è e resterà un patriota, non c’è da dubitarne. Mille altre cose da dire, ma mi fermo qua.
    Ah, scriveremo ”coalitzione”, non rinunciando al digramma ”tz” e pronunciando la lettera finale ”e” o ”i”, liberamente. Proprio come proposto da prof. Bolognesi, altro patriota sardo.

  8. Giorgio says:

    La coerenza, al giorno d’oggi, è merce rara sia a destra che a sinistra.
    Detto ciò, credo che chiunque voglia cimentarsi oggi in una competizione elettorale, mosso unicamente da onestà intellettuale e non con l’obbiettivo del raggiungimento della poltrona, debba guardare a quel 50% di cittadini che non si presentano al seggio. A questi si dovrebbe presentare una seria proposta politica. Si otterrebbero risultati sicuramente superiori rispetto ai tentativi di sottrarre una percentuale da zerovirgola agli altri contendenti.

  9. Gregory says:

    Con il metro che hai utilizzato per giudicare i cambi di opinione in corsa degli alleati di Soru dubito che rimarrebbe in piedi uno solo tra gli attuali alleati della todde. Il “partito di bibbiano” ha appena 5 anni. Ne hanno sei i decreti salvini, approvati dal governo Conte. 4 anni fa il csx regalava i capoluoghi di sassari e di Cagliari a causa della complicità dei 5s seppure in maniera diversa collusi con il centrodestra. A sassari almeno hanno avuto il coraggio di farlo a viso aperto, a Cagliari hanno dovuto ricorrere ai muretti a secco pur di aiutare il cdx. Altro che gli indipendentisti: questi la coerenza non sanno nemmeno come sia fatta. Allo stesso modo si potrebbe avere da ridire sulla “purezza” delle candidature del compagno cuccureddu e di molti della sua lista. Tutti fieri oppositori di solinas? O del fatto che forza paris sino a pochi mesi fa fosse in maniera organica dentro la maggioranza di solinas. Insomma: se il metro utilizzato per giudicare l’incongruenza di Onnis o di altri lo applichiamo all’altra coalizione (o anche a chiunque su questo pianeta) forse non rimane vivo nessuno.

  10. Antoni says:

    Ma quanto rosicate? Questa analisi dal piedistallo tecnocratico di chi scrive con la presunzione di sapere tutto, senza essere cosciente delle innumerevoli riunioni, scambi di idee, e così via che sono accaduti dietro questa coalizione. Caro VITO, basterebbe alzare il sedere dalla tua poltrona in pelle ed andare ad un incontro di Soru: parlaci. Ti stupirai. Invece no, preferite tutti credervi il messia, il mullah, lo sceicco, e proliferare giudizi severi dentro confronti democratici più che legittimi. Ma anche basta. Dimentichi nella tua sprezzante analisi, che c’è il voto disgiunto e sappiamo che mezzo PD voterà Soru grazie a questo strumento. Se poi vuoi votare Todde o Truzzu o chi sia, fai pure. Ma un po’ di umile confronto non guasta, anzichè scrivere articoli pietosi come questo.

    • Quando io ho parlato per la prima volta con Soru forse tu eri ancora alle scuole elementari.
      Cordialità.

      • Il Medievista says:

        Beh, però ha ragione. Brutale, ma ha ragione: di fronte a una Todde o a un Solinas, in una sfida che premia chi prende anche un solo voto in più degli avversari, uno come Soru può tranquillamente giocarsela con buone possibilità.
        La Todde arriverà terza e non entrerà in Consiglio regionale e il PD troverà modo di dare il suo appoggio a Soru governatore, ricomponendo, almeno parzialmente, il campo largo.
        Sappiamo tutti che il gioco è questo.
        Se guardiamo la realtà dall’alto, abbandonando le nostre idee, le nostre ideologie, i nostri vecchi rancori personali i nostri ragionamenti comunque personali e forse non condivisi deale migliaia di Sardi che andranno a votare, sappiamo che probabilmente l’esito sarà quello.
        Non che ci sia da fare salti di gioia, ma qualcosa si muoverebbe, non necessariamente in negativo.

  11. pietro porcella says:

    Non si tratta di prendere scorciatoie ma di coalitzarsi per contare oh Vito….

  12. Stefano Loi says:

    C’è troppa ideologia di parte, fra gli indipendentisti. Io non mi ci vedo in questi movimenti o partiti che dir si voglia. Non ci sono più i vecchi tempi, non c’è un leader che non sia legato in qualche modo a Roma, magari solo col pensiero.

  13. Soru Indipendentista? Intzandusu deu seu Marilyn Monroe

  14. Oscar Piano says:

    Caro Vito hai perfettamente ragione! I veri indipendentisti come Bainzu Piliu hanno detto no ad accordi con partiti italiani nell’incontro a S.Agostino di Abbasanta dove 13 sigle erano d’accordo nel cercare di creare una lista unica indipendentista. Pia illusione: dieci giorni dopo dieci di queste si erano già defilate!!!!

  15. Tutto vero, tranne un ragionamento che non torna: il fatto che Soru abbia intenzione di candidarsi dal 2022 non vuol dire che la richiesta di primarie sia una scusa, anzi. È il modo per avere il crisma ufficiale della sua intenzione del 2022.

  16. BUSTIANU Cumpostu says:

    Gratzias meda de su vecchio ma credo chi non siat in sa carena chi si misuret sa gente ma in sas ideas e sas propostas politicas pro sacterra nostra. SNI est cada die in pratza e nonbpensat chi sa misura de s’atziibe politica sia cussa eletorale ebbia. Delusione manna pro sa paga coerentzia de soscateros indipendentistas.

  17. Francesco says:

    in bocca al lupo alla todde…. potrebbe rimanerci male

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