Elezioni regionali 2024 / Politica / Sardegna

Alessandra Todde parte da Nuoro per conquistare la Regione: una vittoria che dipenderà solo da lei

Alessandra Todde in piazza con una militante del centrosinistra

Domenica prossima nella sua Nuoro Alessandra Todde debutterà come candidata alla presidenza della Regione Sardegna per lo schieramento del centrosinistra allargato ai Cinquestelle. Certo, la settimana scorsa, chiamata dalla segretaria del Pd Elly Schlein, era già salita sul palco della Festa dell’Unità di Cagliari, ma stavolta sarà diverso: stavolta sarà lei al centro dell’attenzione.

L’iniziativa arriverà a ben ventiquattro giorni dalla nomina giunta dal tavolo dei partiti, ventiquattro giorni in cui in realtà sono successe poche cose: proviamo a riassumerle. 

Il centrodestra ha rischiato una clamorosa spaccatura che al momento sembra rientrata, ma ancora non riesce a trovare la strada che dovrà portare all’indicazione del candidato presidente. Tutto ruota intorno all’eventuale riproposizione di Christian Solinas, apertamente osteggiata da Fratelli d’Italia e sostenuta solo dai sardisti e dalla Lega. I consiglieri del Grande Centro non accettano però che la candidatura vada automaticamente alla destra e chiedono di sondare alcuni nomi. Forza Italia sa alla finestra, nella speranza di poter approfittare di questa situazione di stallo. Sta di fatto però che senza il candidato del centrodestra, la campagna elettorale non può partire.

Renato Soru è in campo ma nonostante le tante iniziativa pubbliche (le più importanti a Cagliari e a Sassari) dà l’impressione di non aver ancora varcato il Rubicone. I suoi maggiori alleati, i Progressisti, premono per una ricomposizione con il centrosinistra. Per quanto a Sassari Soru abbia ironizzato sulla forza elettorale del centrosinistra e dei Cinquestelle, al momento il suo schieramento è composto solo da liste dall’esiguo peso elettorale, quali gli indipendentisti di Liberu, Più Europa, Upc e la risorta Progetto Sardegna. Altri gruppi indipendentisti sono pronti a sostenerlo ma attendono da lui un impegno più chiaro. 

Detto questo, la candidatura di Soru desta interesse e risveglia entusiasmi sopiti, per quanto al momento sono pochissime le idee che lui ha espresso nei suoi incontri (sostanzialmente, nuovo statuto di autonomia e nuova legge statutaria). Non si hanno notizie del programma, né di come intenda prepararlo.

Il centrosinistra lentamente va avanti. Dei tre schieramenti oggi in campo, è l’unico che ha sia un candidato già definito che una bozza di programma già approvata e sulla quale poter lavorare. Il fatto che questa però circoli in maniera quasi carbonara la dice lunga sul livello di improvvisazione, ma tant’è.

D’altra parte i Cinquestelle, che nell’isola alle ultime politiche sono andati meglio del Pd, in Sardegna non possono contare su di un’organizzazione solida né su radicamento territoriale, ma hanno comunque imposto al Pd, quale condizione per l’alleanza con il centrosinistra, che il candidato alla presidenza fosse espresso da loro. E Alessandra Todde ha voluto fortemente che a essere candidata fosse lei, scontrandosi in maniera sotterranea con il referente regionale Ettore Licheri e in maniera più esplicita con il gruppo consiliare. 

Ma Alessandra Todde ha anche deciso di accettare la candidatura sapendo che avrebbe trovato a sbarrarle la strada Renato Soru. Poteva fare un passo indietro, ma non lo ha fatto: segno che è sicura di poter vincere ugualmente.

Non solo: molti elettori di centrosinistra non la voteranno solo perché espressione del Cinquestelle, altri semplicemente (inutile negarlo, purtroppo) perché donna. 

Ma lei ora non ha molte alternative e anzi, forse si trova in una condizione ideale. Perché, dovendo fare i conti con una probabile sconfitta, può solo dare tutto e semplicemente provare a convincere i sardi di essere migliore del candidato del centrodestra e di Renato Soru. Senza fare troppi calcoli, senza contare troppo sul suo partito e su quelli alleati. Perché con questa legge elettorale, vince il candidato presidente che prende più voti, a prescindere dal consenso dato alle liste che lo sostengono. 

Quindi, se vuole diventare presidente della Regione, Alessandra Todde deve prendersi sulle spalle l’intera responsabilità di questa candidatura e convincere i sardi e le sarde che è lei la persona migliore per guidare l’isola fuori dalla crisi. Non ci sono altre strade.

Tutto dipenderà dalla capacità che avrà di parlare al cuore delle persone e di andare al cuore dei problemi. Senza mediazioni, senza calcoli, senza giochi di potere. Con tanto coraggio. La vittoria dipende da lei. Solo da lei. Finora ha giocato giustamente a nascondersi. Da sabato a Nuoro non potrà più farlo.

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11 Comments

  1. Luca trumas says:

    Lei,sig. biolchini con il sua acredine vs soru etc etc non solo non fa bene il suo presunto lavoro di giornalista ma fa solo partigianeria (nn certo quella di un tempo…)e purtroppo per lei non vede una cosa fondamentale: sta arrivando in sardegna il cambiamento, libero finalmente dalle logiche dei vecchi schemi di partiti e maturo,questo accadrà con soru, tutto il mondo sardista,progressista sardo le persone di buona volontà e di tanti(Quelli rimasti) giovani. Peccato chi ha nebbia e ancora ragiona con i vecchi schemi( a proposito leggere il rap del censis 23).A nos biere

  2. Si appunto, il M5.Stelle attuale ha poco a che fare con quello di Cotti e altri di qualche anno fa… a me questo corso non interessa punto. Il PD chiaramente m’interessa anche meno. Mi recherò comunque a votare per cercare di ottenere l’elezione a consigliere di almeno un esponente di area nazionale sarda e ambientalista e…

  3. Marco Lillus says:

    Se c’è una cosa certa di questa tornata elettorale è che la Todde non vincerà. E’ matematicamente impossibile. Anche sommando i voti ottenuti dal Movimento e dal centrosinistra alle passate elezioni si ottiene un 44% scarso. A questo si aggiunga – o meglio sottragga – il fatto che il centrosinistra è spaccato e che soru pescherà solo da quell’elettorato; il fatto che dal 2019 a oggi il centrosinistra nel suo complesso è calato e il centrodestra è cresciuto; il fatto che per l’unione di Pd e M5S vale il principio della Gestalt al contrario: “il tutto sarà MENO della somma delle singole parti”, con molti elettori di entrambi gli schieramenti che sceglieranno l’astensione o il voto di protesta (Soru); il fatto che la Todde non ha alcuna verve politica: è una manager, non un’arringatrice di folle; il fatto, accennato anche nell’articolo, che il Movimento alle regionali performa poco ed è stato, anche nelle riflessioni e previsioni del centrosistra, ampiamente sopravvalutato. Dico di più: la Todde rischia di essere la faccia della più grande disfatta del centrosinistra in Sardegna. E se Soru, con la sua coalizione, dovesse prendere anche solo un voto in più della lista del MoVimento? Allora se ne vedranno delle belle!

  4. Luca Carta Escana says:

    E molti Sardi (più di quanti si creda) non la voteranno perché unionista, espressione di un partito padronale e centralista come pochi.

  5. medardo di terralba says:

    Caro Vito, ancora una volta confonde l’analisi con gli auspici.

  6. Dato che ha sostenuto il Tyrrhenian Link e solo ora si è schierata contro l’ondata speculativa, spero non dia il meglio di sé, ma che dia il meglio di qualcun altro :/

  7. Marius says:

    E gli elettori dei 5 stelle? Sappiamo che le consultazioni locali non sono terreno fertile per il Movimento.
    Tutti ricordano la batosta del 2019, quando da oltre il 40 per cento delle politiche si scese all’11 per cento di voti per il candidato presidente Francesco Desogus, e a meno del 10 per la lista.
    Allora erano sotto shock per la disavventura giudiziaria occorsa a Mario Puddu che li costrinse a cambiare candidato in corsa (peraltro, diversamente da quello che pretende la Todde oggi, rifacendo pure le “regionarie”, già celebrate quando fu investito Puddu), ma il peccato originale del M5S in Sardegna persiste: divisioni interne, che non sono state affatto superate per via del “taglio delle ali” con la fuoriuscita del ceto dirigente storico (Serra e Cotti non ricandidati, Corda espulsa per non aver votato il governo Draghi) e l’allontanamento spintaneo di molti attivisti che ha spesso portato all’estinzione del Movimento in molte realtà territoriali.
    A questo aggiungi che oltre un decennio di trattamento degli odierni alleati come “piddioti”, “merde” eccetera non si dimentica così facilmente, e infatti, a quanto pare, alcuni esponenti del PD si sono lamentati del fatto che certi leoni da tastiera a 5 stelle continuano a insultarli in questo modo.
    Sarà molto difficile far votare quel che resta del M5S insieme al PD, e sarà molto difficile farli votare per Sua Altezza Reale Alessandra Todde, sia perché percepita anche all’interno come candidata imposta dall’alto (sostanzialmente cooptata a partire dalle ingloriose elezioni europee del 2019 e poi dal secondo governo Conte, senza aver mai fatto prima un solo giorno di attivismo o di Meetup, e di queste cooptazioni ne hanno avuto abbastanza dopo il caso Andrea Mura), sia perché non è comunque un profilo 5 stelle. Casomai è un profilo molto renziano, e stupisce che sia in disaccordo col renziano Soru. Forse ha ragione chi rimanda a beghe tra Olidata e Tiscali, anche se la Todde, a dire il vero, come AD di Olidata ha servito per un anno scarso prima di scendere in politica.

  8. franco turco says:

    caro Biolchini ,questa volta non condivido alcuni passaggi.per esempio quella che sulla Todde si concentrano tutte le possibilità di vittoria.e’esattamente il contrario.sulla Todde si concentrano tutte le possibilità di sconfitta.a molti non è ancora chiaro che migliaia e migliaia di elettori di sinistra (non parliamo poi del centro)non voteranno mai una grillina.lasciando perdere l’epopea di Bibbiano (vi ricordate? mai con il Pd..il partito che rapisce i bambini) c’è nella gran parte del paese la consapevolezza dei danni che questo movimento ha creato al paese (basti pensare alla catastrofe del 110).se si vive solo di politica ,se non si sta insieme alla gente ,se non si parla non si ascolta non si avrà mai un idea chiara dei sentimenti degli elettori.e non c’entra niente che la Todde sia una donna,anzi forse questo è il suo punto di forza.stando cosi le cose si profila una netta vittoria del centrodestra.forse solo Milia poteva evitarla .ma gli strateghi del Pd non stanno in mezzo alla gente.

  9. Giuseppe Arca says:

    5 stelle? Ma vada a …

  10. Tutto condivisibile. Una sola precisazione: la bozza di programma non è “carbonara”, semplicemente è stata fatta la scelta di condividerla alla prima uscita pubblica di Alessandra Todde a Nuoro.

    Ad oggi dovrebbe essere nella disponibilità dei coordinatori dei tavoli tematici e dei componenti della coalizione che hanno partecipato al lavoro di elaborazione.

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