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Soru e i Progressisti pronti a far perdere le elezioni al centrosinistra: ecco come e perché

Sanluri, 20 ottobre 2023

Quella che si avvicina sarà una settimana cruciale per il centrosinistra sardo, impegnato in una delle sue più ambiziose e impegnative battaglie degli ultimi decenni: perdere le prossime elezioni regionali. L’obiettivo è ormai vicino e mancarlo ora sarebbe increscioso.

Lunedì prossimo si riunirà il famoso tavolo e stavolta dovrebbe finalmente procedere alla designazione della candidata alla presidenza della Regione, la deputata Alessandra Todde del M5S. Tutto bene? Neanche per idea: perché dopo mesi in cui la parola d’odine è stata “stiamo uniti!”, è molto probabile che, come scrive oggi l’Unione Sarda, alla riunione non si presentino i rappresentanti dei Progressisti, di Liberu, di Più Europa e dei socialisti. Il motivo? Hanno evidentemente già chiuso un accordo con l’ex presidente della Regione ed esponente del Pd Renato Soru per costituire uno schieramento alternativo.

Il merito di questo disastro va in gran parte imputato al segretario regionale del Pd Piero Comandini e al referente regionale dei Cinquestelle Ettore Licheri: il primo perché non ha evidentemente saputo tenere a bada uno dei suoi grandi elettori alla segreteria regionale (quale Soru è stato), il secondo perché ha sbagliato le tempistiche per la nomina della sua candidata.

La motivazione dell’uscita di questi quattro partiti dall’alleanza di centrosinistra sono le mancate primarie che, sia chiaro, a parte Liberu (che forse aveva già un accordo sottobanco con Soru) al tavolo non ha mai chiesto nessuno, tantomeno i Progressisti di Luciano Uras e Massimo Zedda che ora si stracciano le vesti.

Ma cosa sta succedendo, realmente? Non mi vorrete dire che anche voi credete al fatto che l’oggetto del contendere siano realmente le primarie? Ma suvvia! Sarebbe come credere che la guerra di Troia sia scoppiata per il rapimento di Elena e non per il controllo di uno snodo geografico importantissimo per l’economia del mondo antico.

I primi segnali che Soru stesse tornando in campo sono arrivati addirittura a gennaio scorso, con la prima presentazione a Cagliari del libro curato da Massimo Dadea “Meglio Soru (o no?)”. Dunque, possiamo affermare che già un anno fa (i libri vanno preparati) l’ex presidente aveva in mente di riproporsi, e nel corso del suo giro di presentazioni in tutta la Sardegna ha iniziato a richiamare la vecchia guardia, a fare la conta dei fedelissimi. Comandini ha ignorato il movimento di truppe, e ha sbagliato.

Ha sbagliato perché non conosce Soru e quindi ha pensato che forse alla fine sarebbe bastato concedergli qualche candidatura a lui molto vicina per placarlo. Ma l’uscita pubblica lo scorso 12 ottobre della figlia di Soru, Camilla, contro il tentativo del padre di andare avanti da solo ha mostrato che la situazione era già fuori controllo.

Soru dunque andrà avanti e si candiderà alla presidenza della Regione. Ma con chi?

I partiti che al momento lo sostengono hanno poco peso e avrebbero anche difficoltà a comporre le liste in tutte e otto le circoscrizioni elettorali. Questo vale anche per i Progressisti, il cui consenso è sicuramente inferiore a quello dell’Alleanza Rosso-Verde.

Per capire dunque quello che potrebbe succedere bisogna tornare alla legge elettorale. Cosa dice? Essenzialmente due cose:

1 – Di tutti i candidati alla presidenza, viene eletto in Consiglio solo quello che arriva immediatamente dopo il vincitore. Tutti gli altri, anche se prendono una caterva di voti, restano a casa (ed è esattamente quello che è successo nel 2014 a Michela Murgia, che superò il 10 per cento ma non fu eletta).

2 – Se una lista si presenta da sola, piazza consiglieri se supera lo sbarramento del cinque per cento. Se invece più liste (anche solo due) formano una alleanza, per eleggere i loro consiglieri devono insieme superare il dieci per cento. Anche qui, quanto è avvenuto alle regionali del 2014 ci viene in soccorso, con le tre liste che sostenevano Michela Murgia che superarono appena il sette per cento e non piazzarono nessuno, mentre nel 2019 i Cinquestelle si presentarono da soli, come lista non raggiunsero il 10 per cento ma strapparono comunque ben sei consiglieri.

Ecco, dunque, la questione.

Se Soru vuole veramente vincere le regionali deve mettere in campo un numero di liste credibile. Se invece il suo progetto è solamente quello di far perdere il centrosinistra, presenta una lista unica con dentro i più forti candidati dei micropartiti che lo sostengono.

A questo punto, si chiuderebbe il cerchio: Soru non vincerebbe le elezioni ma otterrebbe comunque ciò che vuole (dimostrare che lui è ancora decisivo, seppur in negativo), ma anche i Progressisti e Liberu (ad esempio) lo otterrebbero, perché potrebbero far convogliare i loro voti sui candidati più forti e magari anche farli eleggere, evitando però di dover presentare liste in tutte le circoscrizioni.

Perché è questo il motivo per cui i Progressisti stanno uscendo dal tavolo: pensando segretamente che quella della Todde non sia una candidatura vincente e preso atto della loro esiguità elettorale, devono comunque trovare il modo salvaguardare la prosecuzione della carriera politica dei loro consiglieri uscenti (ad esempio, Francesco Agus). Con il listone di Soru questo potrebbe avvenire.

Certo, così facendo il centrosinistra guidato da Alessandra Todde rischierebbe seriamente di perdere le elezioni. Ma quando mai si è vista una forza politica di sinistra anteporre il bene comune al destino della sua nomenclatura?

Tuttavia, i giochi non sono del tutto chiusi. A mio avviso, i Progressisti potrebbero tornare sui loro passi se dal Pd arrivasse subito il sostegno alla candidatura di Massimo Zedda a sindaco di Cagliari, che è il loro vero grande obiettivo. Difficile però che arrivi, posto che il più grande partito del centrosinistra dovrebbe a quel punto non poter esprimere alcuna candidatura sia per le regionali che per le amministrative nel capoluogo.

L’altra possibilità perché il centrosinistra vinca pur con Soru in campo arriverebbe dalla spaccatura del centrodestra, e allora si riproporrebbe a grandi linee lo schema del 2014 quando Pigliaru (sostenuto dalla bellezza di ben undici liste!) superò di poco il presidente uscente Ugo Cappellacci, danneggiato però da Mauro Pili che raggiunse il 5 per cento, mentre il 10 per cento di Michela Murgia non affossò il centrosinistra.

Dunque, Todde come Pigliaru e Soru come Murgia. Ma se il centrodestra non trova il suo Mauro Pili, la partita (a meno che la candidata del centrosinistra non faccia un exploit clamoroso) è già chiusa fin da adesso.

Complimenti a tutti!

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11 Comments

  1. PIERPAOLO MURGIA says:

    Caro Biolchini, quindi la logica è che si deve accettare una candidata imposta quando per statuto del PD le primarie rappresentano la principale modalità di scelta dei candidati ai ruoli istituzionali? Il nome della Todde è sul tavolo da prima dell’estate, lo sanno anche i sassi. Non ho alcuna riserva sulla Todde tranne che sia stata imposta e non scelta con un’ampia partecipazione democratica. Uno vale uno, la democrazia diretta valgono quando fa comodo. Molti dell’are vasta del campo del centrosinistra avrebbero voluto un percorso diverso e avranno difficoltà a digerire una scelta imposta e non oggetto di una consultazione ampia.
    Accusare chi non ci sta della responsabilità di una eventuale sconfitta è indecente perchè non tiene conto che metà degli elettori è schifato dalla politica misera fatta di accordi tra pochi. La Todde avrebbe ben vinto le primarie di coalizione, visto il supporto dei partiti che la sostengono. Ma io non sono sicuro che i grillini, in elezioni amministrative, senza il voto di scambio del Reddito di cittadinanza siano una forza così importante da far allontanare una parte importante del centro sinistra. Cabras accettò senza dire una sola parola di fare le primarie contro Zedda e contro Petrucci, se non ricordo male, perse e Zedda diventò sindaco. Sarà ben vero che ci sono calcoli di bottega ma per molti elettori il fatto è che non sono coinvolti minimamente in percorsi democratici veri di individuazione dei candidati. e questo spinge molti elettori neppure ad andare a vitare e a pensare che questo o quello sono la stessa cosa. Io considero l’alleanza con i grillini una follia. Chi inizia il suo percorso mandando a fanculo gli altri spesso viene mandato a fanculo con gli interessi. Dopo il Conte 1 si è scelto di allearsi con chi stava al governo con chi faceva i respingimenti, con chi dava il bonus del 110% a chi la casa l’aveva già, specialmente a chi aveva le ville, e neppure un euro stanziava per le case popolari. Negli anni “60 con Fanfani fu avviato un piano di edilizia popolare che nessuno ha mai ripetuto. Oggi ha chi ha una casa magari a Porto Cervo e magari ha i miliardi la ristrutturano con i soldi delle tasse e con il debito pubblico. Tasse che sarebbero servite per pagare meglio i medici, gli insegnanti per dare un futuro a questo paese. Questo è di sinistra?

  2. appunto Pd e 5Stelle hanno trovato un candidato comune, tuttavia se vogliono allargare ad altri soggetti devono trattare e magari aprire a una preconsultazione tra il loro candidato e i candidati di altri eventuali soggetti con cui si vorrebbero coalizzare.
    Poi, che la Sardegna sia una colonia, quello è un dato di fatto. La stessa scuola che frequentiamo tutti è una scuola coloniale, i mezzi di informazione sono coloniali… pazienza, non siamo certo i soli al mondo in questa situazione.

  3. Francesco says:

    Ma cosa significa “far perdere le elezioni al centrosinistra”? Il ricatto del voto utile è, ormai, insopportabile. Ben venga una forza sardista e di sinistra, che in prospettiva, se non stavolta, potrà guidare la regione senza i diktat romani. Non sono, poi, così sicuro che la destra vinca, nè che Soru perda. Centrodestra e centrosinistra hanno fallito miseramente: e se fosse il turno di una forza tutta sarda?

  4. antonio lilliu says:

    Buongiorno Vito, cerco di fare una operazione algebrica semplice ma non ci riesco. Se per la Todde ci saranno PD, Cinquestelle, Rossoverdi, Socialisti e Forza Paris e per Soru Progressisti, Progetto Sardegna, Più Europa, Liberu, come si arriva a contare 19 sigle (al netto di Progetto Sardegna che non partecipa al tavolo)?

  5. Marius says:

    Sembra sia fatta. “Habemus Toddem”, come annunciato trionfalmente il senatore Licheri, colui che dopo essere stato platealmente trombato alle elezioni del consiglio comunale di Sassari, riuscì a diventare addirittura presidente di commissione al Senato, grazie alla magia combinata del Rosatellum e delle “Parlamentarie”, le primarie in salsa pentastellata che però i grillini non vogliono assolutamente per la scelta del candidato a governatore della Sardegna.
    Si chiama coerenza. I progressisti finiranno per accodarsi, perché Zedda (a cui Comandini sbarrerà la strada per il Comune) e Agus saranno pure abili politici ma un mestiere fuori dai palazzi a cui tornare non ce l’hanno, Liberu e +Europa tutto sommato hanno poco da perdere, Soru va avanti come una testuggine romana secondo sua natura, tanto è vero che ha già convocato un grande incontro per una “rivoluzione gentile” sabato 11.
    Fatto il Campo Largo, si tratta di riempirlo di elettori, e non è detto che l’impresa sia facile. Quella tra PD e M5S è una fusione elettorale fredda tra genti che si sono a lungo detestate con componenti interne che digeriscono ancora poco questa alleanza (i residui moderati del PD, e dall’altra parte quelli che avrebbero preferito la candidatura di Desire’ Manca e mal digeriscono le imposizioni romane a favore di una cooptata che prima della candidatura alle europee non aveva una storia di attivista 5 stelle). E il funzionamento delle solite parole d’ordine tipo “battere le destre”, non è detto che sia confermato. Con Cappellacci funzionarono solo perché Pili preferì il “Muoia Sansone con tutti i Filistei”.
    Piuttosto che Soru, che credo sia ancora abbastanza inviso al sardo medio, forse Graziano Milia avrebbe potuto fare qualcosa di meglio. Non fa voli pindarici come Soru ma è capace di elaborare progetti credibili e di crearci coinvolgimento attorno. Certo, è abbastanza incompatibile coi pentastellati, essendo il più antidemagogico, benché solidamente posizionato a sinistra sulle cose che contano.
    E quindi ci terremo il centrodestra, o nel migliore dei casi l’ennesima amministrazione mediocre che, come peraltro quella di Solinas, avrà quale essenziale ragione sociale la sistemazione dei tanti raccomandati che soprattutto il PD si trascina dietro.

  6. Romano Cannas says:

    Caro Vito, non sono d’accordo sul tuo titolo: Soru e i Progressisti pronti a far perdere le elezioni al centrosinistra. Solo perché chiedono le primarie?
    Un commento di un tuo lettore parla addirittura di furbetti delle primarie.
    Comandini è diventato segretario del PD proprio attraverso le primarie.
    Per Schlein è stato addirittura modificato lo statuto per consentire di far votare anche le donne e gli uomini non iscritti al partito.
    Era una furbata?
    La verità è che Comandini ora è contro le primarie per sottostare ad un accordo nazionale siglato dalla Schlein con Conte, presidente dei pentastellati che hanno nel loro DNA proprio le primarie attraverso la piattaforma Casaleggio.
    Chi ha cambiato idea?
    Credo che la scelta del candidato alla presidenza della Regione in una coalizione larga come il centrosinistra non possa che avvenire attraverso una consultazione democratica che renderebbe più forte chiunque sia il candidato, compresa la Todde, che non non si capisce perché osteggi le primarie. Forse perché non è così certa di avere tanto consenso?
    Ecco, per me questa è la vera furbata. Capisco lei. Non capisco Comandini che svende uno dei valori fondanti del PD.

  7. Pirino Salvatore says:

    Mi sa che Franco turco non si sbaglia. Il nome giusto per le regionali era e rimane Graziano milia. Che forse starà antipatico a molti nel centrosinistra allargato, ma rimane l’ unico che può battere la destra. E truzzu…

    • Marius says:

      Gentile Pirino, non è dubbio che Milia sia un gigante politico rispetto ai suoi competitor, compreso Soru che se è capace di grandi visioni difetta del tutto di pragmatismo. Se resta sottotraccia forse è perché sa che scendendo apertamente in campo susciterebbe le ritorsioni dei suoi tanti nemici. In particolare certi nemici di nero vestiti, e non stiamo parlando dei fascisti …

  8. Marius says:

    Siete già in due, con Paolo Maninchedda, ad adombrare questa ipotesi. Quindi, evidentemente, non è tanto lunare come sembra. Certo, la scarsa popolarità di Massimo Zedda e l’isolamento all’interno del mondo della sinistra “a sinistra” del PD pone ai Progressisti il problema di cosa faranno da grandi, specie considerato che Zedda e Agus, per quanto quest’ultimo sia un ottimo consigliere, sono sostanzialmente politici di professione.
    Non va trascurata neanche la possibile convergenza del listone soriano con la maggior parte del mondo indipendentista, a parte, forse, ProgReS e IRS che stanno seguendo un percorso diverso con l’ultrasinistra PRC-Potere Al popolo. In fondo Soru è stato il padre politico di Andrea Murgia, già candidato alla presidenza della Regione per Autodeterminatzione, e ha occhieggiato discretamente a questo movimento, che Zedda, invano, fece di tutto per portare nella sua coalizione. Alle avanguardie di Liberu e, forse, Sardegna Chiama Sardegna, uscita per prima dal tavolo del sedicente Campo Largo, potrebbero seguire altre componenti, non necessariamente radicali.
    Comunque, per perdere queste elezioni, nel centrosinistra sardo devono essere proprio dei geni. Certo, lo stato comatoso dell’opposizione a livello nazionale pesa parecchio e si riflette sugli umori anche a livello regionale, ma almeno la legge sarda dell’alternanza farebbe sperare, o intuire, che ancora una volta, come nel 2014, potesse quanto meno esservi la successione di un mediocre esecutivo di centrosinistra a un disastroso esecutivo di centrodestra.
    E’ anche vero, purtroppo, che ne stanno facendo una più di Bertoldo per spingerci a non andare a votare.

  9. franco turco says:

    potra’ starvi antipatico, potreste pensarla in modo diverso da lui ma la verita’ e’ che l’unico che poteva battere la destra , con un progetto diverso dal campo largo’ (e’ cosi largo che non vince mai, forse si perde la palla) era graziano milia, ma nel centrosinistra c’e’ molta gente che preferisce che vinca truzzu piuttosto che avere milia governatore ed ecco il cupio dissolvi di questi giorni. auguri. il giorno delle elzioni io saro’ in argentina…

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