Politica / Sardegna

Galsi? No, grazie. Perché il metanodotto serve all’Italia ma nuoce alla Sardegna

Ma anche no

Eccola, di nuovo: la dorsale del metano in Sardegna. Il sogno proibito della destra, del Pd governista, dei sindacati, di Confindustria. Un progetto che era stato bocciato e che ora rientra sulla scena in grande stile, complice la mutata situazione internazionale. 

Ciò che non cambia è l’impatto (devastante) che l’opera avrebbe sul territorio sardo e la sua sostanziale estraneità alle nostre politiche di sviluppo. Perché il metano è una fonte fossile superata, perché la Sardegna deve avere l’ambizione ad essere un’isola realmente green, e soprattutto perché da questo progetto si comprende benissimo che il Galsi servirebbe sicuramente all’Italia di Giorgia Meloni ma non certo alla Sardegna. Sarebbe, semplicemente, una nuova servitù.

Quindi Galsi, no grazie.

In tutto questo, il dibattito è condizionato dalla campagna di stampa portata avanti (nelle sue recenti vesti di giornalista dell’Unione Sarda) dall’ex presidente della Regione ed ex deputato di Forza Italia Mauro Pili, che per primo quando era presidente della giunta sognò la realizzazione del metanodotto.

Colpisce, fra le tante contraddizioni che emergono, come Pili sia strenuamente contrario alle pale eoliche off shore (magari a decine di km dalla costa) e invece non batta ciglio davanti alle devastazioni che la dorsale provocherebbe. Così come stupisce che sia contrario alle servitù militari ma non a questa nuova evidente e gigantesca servitù energetica. 

Intanto, la campagna propagandistica ricalca strategie già emerse da tempo, come quella di nascondere il reale interesse (il metano) con altri obiettivi tutti da raggiungere ma sicuramente futuribili. La parolina magica è “idrogeno” (e vi rimando solo a questo mio post di tre anni fa: “Ragazzi, contrordine! Non è più la dorsale del metano ma… dell’idrogeno!”).

Il Galsi serve all’Italia, non alla Sardegna. L’isola ha il diritto di elaborare una propria politica energetica (e dunque di sviluppo) che parta dalla sua condizione geografica che consente piani realmente ambiziosi e innovativi. Invece qui immaginano di devastare ampi tratti di territorio solo perché, banalmente, tra l’Algeria e l’Italia ci siamo in mezzo noi. No, la dorsale non ci serve.

Ci serve una politica capace di immaginare un futuro diverso, realmente sostenibile. Ma ci servirebbe anche una informazione non condizionata dalle veline di Stato, dai grossi poteri economici e dalle rivincite di ex politici (o forse no) che arrivano fuori tempo massimo.

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5 Comments

  1. Ignazio Carta says:

    Simile all’intervento pubblicato ieri sul mio profilo Facebook, dello stesso tenore:
    Dal no al cavo guinzaglio (che invece è indispensabile alla nostra autosufficienza energetica rinnovabile) al si al gasdotto capestro che aggiunge schiavitù a servitù. Le funamboliche giravolte di Mauro Pili con L’Unione e con la destra sarda (e non solo)

  2. Marcus says:

    In ogni caso se il Galsi si dovesse fare, la RAS e tutti i sardi dovrebbero pretendere che il metano venga portato in tutti i paesi dell isola a spese dello stato e della UE.
    Ma non credo che questo accadrà purtroppo

  3. Alberto Soi says:

    Mi sbaglio o con l’Algeria esiste anche una questione che riguarda il suo allargamento delle acque territoriali sin sotto le coste della Sardegna?

  4. francesco says:

    l’esperienza già fatta con la Saras non ci ha insegnato nulla?

  5. Serena Mereu says:

    Giustissimo

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