Politica / Sardegna

Ci scrive un Vecchio Giornalista: “Caro presidente Solinas, non ci prenda in giro: Babbo Natale non esiste!”

Buon Natale!

Il Vecchio Giornalista ci vuole bene! E vi ricordo che tutti i suoi pezzi li potete trovare nel blog di Carla Mura (è lei il Vecchio Giornalista) www.latredicesimafataquellastronza.it

***

“Restituire ai sardi una sanità all’altezza delle proprie aspettative, un sistema energetico che garantisca non solo la robustezza e la continuità, ma tariffe adeguate, una restituzione della certezza del diritto nel rapporto tra urbanistica e paesaggio e sicuramente la prospettiva di poter trovare occasioni e opportunità di generare lavoro, occupazione, reddito e valore per tutti i cittadini”. 

Pensavate che a Babbo Natale ci credessero solo i bambini piccoli? Vi sbagliate! Quello che leggete tra virgolette, che sembra una letterina di Natale al generoso barbuto, gioviale e canuto vestito di rosso, in realtà sono le parole con le quali un altro barbuto, meno canuto e soprattutto meno gioviale, ha promesso ai sardi mirabolanti traguardi entro i prossimi quindici mesi, entro cioè fine legislatura. Ma caro presidente Solinas, lo sanno tutti che Babbo Natale non esiste! 

Non è la prima volta che deludo le aspettative di un ingenuo credulone, ma lo faccio a fin di bene e così come mi hanno perdonato i miei nipoti, sono certo che anche il Nostro capirà.

Sì, è vero: nel 1980 ho rivelato ai miei nipoti la verità su Babbo Natale. Ma lasciate che vi racconti com’è andata, sono certo che mi darete ragione. 

Era un dicembre con gelo da record. Le mie feste erano, inutile che ve lo dica, obbligatoriamente a casa dei miei suoceri: allora il mio matrimonio con Doloretta, nome di fantasia della mia ex moglie, era agli sgoccioli ma questo non mi salvò dal cenone della vigilia. Una cena interminabile, un’infinità di portate di cui io mi strafogavo per poter trarre almeno un piacere da quella tortura. La sala da pranzo raggiungeva temperature tropicali, tanto che si sudava in maniche di camicia. 

A metà cena non potevano mancare le esibizioni dei miei nipoti, che avevano meno voglia di esibirsi di quanta noi ne avessimo di ascoltarli, ma mia suocera li obbligava. Così come del resto obbligava me a vestirmi da Babbo Natale. 

Dal momento che ero l’unico senza figli, ogni anno a pochi minuti dalla mezzanotte dovevo approfittare di un attimo di distrazione dei bambini, uscire dalla porta d’ingresso e nel gelo delle scale indossare i panni dell’amato dispensatore di doni imitandone (per forza) la risata: “Oh! Oh! Oh!”. 

Il copione prevedeva che in precedenza qualcuno nascondesse costume e barba finta dietro un vaso fuori dalla porta d’ingresso. E così a malincuore, sudato e satollo di cibo, anche il Natale 1980, sgusciavo fuori dalla porta.

Purtroppo, cercando di fare il più in fretta possibile per non morire di freddo, incauto mi ero spogliato senza prima controllare che ci fosse il costume dietro il vaso. Ma proprio in quel momento qualcuno in giardino aveva fatto esplodere un petardo troppo vicino al contatore, facendo saltare la corrente. Ormai in mutande, cercavo disperatamente a tentoni il costume, ma non lo trovavo! A quel punto avevo perso anche i miei pantaloni! 

Da dentro casa arrivavano i rumori del parapiglia: chi cercava le candele, chi teneva buoni i bambini, chi continuava nel buoi a mangiare. Io, in mutande, mezzo assiderato, mi ero messo a battere i pugni sulla porta, ma nessuno si curava di me.

Vuoi il freddo, vuoi l’agitazione, vuoi il troppo cibo mi era venuto un prepotente e, ahimè, incontenibile bisogno del bagno. E così, mentre a me, accucciato nel buio, nel vano tentativo di trattenere, succedeva l’irreparabile, il vicino apriva la porta e si affacciava nel pianerottolo inquadrando con la pila me e tutta la mia vergogna. 

Capirete che il mio stato d’animo, quando finalmente Doloretta, ricordandosi della mia esistenza mi aveva aperto la porta: era quello della furia omicida.

Stavo andando dritto in bagno… ma poi ci ho ripensato: e in quelle condizioni sono entrato in sala da pranzo e fissando i bambini negli occhi rivelavo loro la prima dura verità della vita: “Lo zio era fuori perché doveva travestirsi da Babbo Natale, lo fa tutti gli anni da quando siete nati, perché Babbo Natale… non esiste!”. 

Come vedete ho avuto le mie buone ragioni: non è stata cattiveria ma desiderio di onestà intellettuale. 

Ed è proprio questa che vorrei trovare sotto l’albero quest’anno, caro presidente Solinas. Per Natale quest’anno ci regali un po’ di onestà intellettuale, non faccia promesse che non può mantenere, che tanto ormai non ci casca più nessuno. 

Post scriptum
Per la cronaca, il costume da Babbo Natale dietro il vaso non c’era, l’incaricata di mettercelo, indovinate chi era? Gisegua! 

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4 Comments

  1. Ignazio Carta says:

    Spassosa e illuminante parodia! Una vera luce nel buio della notte in cui ci troviamo a brancolare… l’unica cosa che manca è il freddo e il gelo, in questo dicembre che a Cagliari sembra di fine estate; forse la cosa migliore sarà organizzare il cenone di Natale al Poetto, così qualcuno potrà spogliarsi… in spiaggia

  2. Il Medievista says:

    Un racconto divertente e gustoso, ma ci mancano i Tuoi di articoli e soprattutto, ci manca… “Buongiorno Cagliari”!!!

  3. Alessandro says:

    Severo ma giusto!

  4. Alessandro Mereu says:

    Bell’articolo ma davvero crudele nell’essenza dei suoi contenuti

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