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Ci scrive un Vecchio Giornalista: “La Sardegna brucia: ma se chiudessimo la stalla prima di far scappare i buoi?”

Non è la prima volta che mi ritrovo a fare un parallelo tra il mio matrimonio e la nostra amministrazione regionale. Ma il terribile incendio del Montiferru mi ha riportato brutalmente indietro nel tempo.

I miei ex suoceri avevano una casetta sperduta in campagna, che loro però si ostinavano a definire “villa al mare”: un cubo di blocchetti rovente d’estate e gelido d’inverno, con loculi che chiamavano stanze e in cui ero tassativamente obbligato a trascorrere praticamente tutte le feste con cognati e cognate. Era il mio green pass per la camera da letto: perché se mi fossi rifiutato, la mia allora moglie (che per evitare problemi chiamerò Doloretta), mi avrebbe negato le sue grazie.

Tra le mille cose che detestavo di quella convivenza forzata c’era mia suocera e il suo irritante modo di esprimersi per proverbi e modi di dire. Ripeteva sempre: “Casa mia, casa mia pur piccina che tu sia, tu mi sembri una badia”. La “badia” era circondata da un enorme terreno incolto che i miei suoceri si ostinavano a chiamare “giardino”, circondato da altri terreni incolti. Io avevo l’incubo del barbecue: un po’ perché mio suocero carbonizzava tutto e un po’ perché vivevo nel terrore che prima o poi scoppiasse un incendio.

Un giorno ebbi l’ardire di farlo presente, ma ai miei suoceri, braccino corto, l’idea di dover spendere i soldi della crociera per pagare qualcuno per ripulire il terreno dalle sterpaglie non piaceva. Piuttosto che darmi ascolto, considerato Cassandra coi baffi, preferirono seguire il consiglio di mio cognato geometra (che si ostinavano a chiamare “ingegnere”). Lui trovò una soluzione più economica: una tamburlana sempre piena d’acqua e mia suocera sentenziò: “A ognuno il suo mestiere”.

Datemi pure del menagramo, ma alla fine l’incendio scoppiò veramente. La tamburlana non servì a un bel niente. La casa andò quasi distrutta ma almeno noi ci salvammo, per un pelo ma ci salvammo. Mia suocera ebbe pure il coraggio di dire: “Tutto è bene quel che finisce bene”. Mio suocero meno, ma solo perché il suo adorato televisore si era fuso come una candela. Ci fu una riunione di famiglia e lei decretò che l’estate successiva si sarebbe provveduto a pulire il “giardino”. Ricordo ancora con quale soddisfazione le risposi tra i denti: “Che fa? Chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati?”.

Insomma, il parallelo è abbastanza chiaro: se si fa finta che tutto sia meglio di quanto sia in realtà; se si afferma di avere tutto sotto controllo ma non è vero; se non si fa prevenzione e si preferisce spendere in staff piuttosto che destinare le risorse per l’ambiente; se si rimuovono le persone nei ruoli strategici e non le si sostituiscono; se non si ascolta chi segnala il pericolo con lettere che poi spariscono, hai voglia a fare riunioni d’emergenza e vertici coi sindaci. La stalla andava chiusa prima che i buoi scappassero.

Come dicevo all’inizio, non è la prima volta che faccio un parallelo tra la mia vita privata e le scelte della Giunta regionale: il mio matrimonio è stato un disastro e alla fine mi sono separato. Fate due più due…

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7 Comments

  1. caro antico padre del mio paese,
    caro bosco della cara montagna del mio paese, che ha visto nascere e scorrere la vita del mio borgo da decine di secoli a questa parte,
    mi piange il cuore a dirlo, ma morirai presto, incenerito dall’incuria e dall’incompetenza
    ogni volta che sale il fumo nel cielo guardo nella tua direzione e mi vien da piangere al pensiero che le fiamme possano arrivare alle fronde delle tue piante, ma guardo e spero,
    poi finalmente mi solleva il pensiero che anche stavolta ce l’hai fatta e ti sei salvato
    ma arriverà il giorno che quel fumo sarà l’ultimo respiro dei tuoi alberi anneriti
    anche quel giorno qualcuno dirà di essere stato bravo, anzi perfetto perchè nessun umano è morto
    che culo!!!
    come che la morte di una foresta che ha visto nascere mio padre e gli avi dei suoi avi sia un sopportabile imprevisto e non una tragedia immane
    caro antico padre, caro bosco, sarai vittima di un pazzo piromane ma soprattutto di una manica di indicibili ignoranti privi del minimo senso del pudore, quel minimo che che gli avrebbe fatto dire, due settimane fa: “non ne capisco niente, è meglio che me ne vada a casa prima di combinarne di peggio”

  2. Il Medievista says:

    Questo qui non fa nemmeno finta di governare.. Ma lo rivoteremo! Il problema è questo

  3. Maria Ignazia Massa says:

    Non sottovaluterei neanche l’assenza totale del presidente e degli assessori nei luoghi del disastro: non sono un’esperta nella lettura dei comportamenti, ma questa assenza a mio avviso esprime il totale distacco dalle popolazioni.
    Né mi è sembrata decorosa la richiesta immediata di contributi rivolta al Governo, prima ancora di dire cosa si propone di fare la regione e quanto intende spendere. È il solito atteggiamento di chi si presenta col cappello in mano, ma ormai con arroganza crescente. Forse perché il presidente crede di guidare una repubblica indipendente e quindi chiede da pari a pari. Credo che ignori completamente di avere responsabilità in ciò che è successo. Non sarò io a spiegarglielo: molti più autorevoli di me l’hanno spiegato chiaramente.

  4. Ospitone says:

    …..e comunque (a nome di tutti i mariti)…..questo vecchio giornalista : E’ UN EROE.
    (volevo dirlo).

  5. Alberto says:

    Anni fa, periodo in cui ero coltivatore diretto, venne proposto di copiare la Svizzera, ovvero i coltivatori e proprietari di terreni agricoli avrebbero avuto un sussidio mensile per il controllo del territorio, pulizia degli incolti, pulizia di canali di scarico degli impluvi, etc. Poi non se ne fece nulla, troppi soldi da distribuire, ….ma quanto costa in termini di denaro e danno ambientale un dramma così? Esatto chiudere la stalla quando è tardi forse conviene a qualcuno. Che pochezza di intenti…

  6. Costanza says:

    È molto diversa la situazione!
    Noi potremmo estinguere il matrimonio con questo presidente solo alla scadenza del mandato!

    • Walter says:

      Sig.ra Costanza, probabilmente né io né lei lo abbiamo votato. Ma facciamo parte di quel NOI che ci sta a cuore, ovvero il popolo sardo.
      Ebbene, NOI, abbiamo votato un fantoccio che parlava con la voce di Salvini. E, si sa, il buon Matteo non ha la Sardegna tra le sue priorità.
      Il problema è culturale quindi. Ma su più di un fronte. Come dice l’articolo o iniziamo a lavorare sulla prevenzione seriamente o siamo destinati a leccarci le ferite ogni estate.
      E allo stesso modo o iniziamo a valutare meglio le persone alle quali diamo le chiavi di casa oppure ci ritroveremo come ci ritroviamo in questo momento.

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