Politica / Sardegna

Pensierini #21 Quando l’onorevole Mauro Pili non si opponeva ai boss in Sardegna (ma allora era berlusconiano, mica giornalista!)

Marzo 2013: la protesta dei parlamentari del Pdl davanti al tribunale di Milano per il processo Ruby e dopo la visita fiscale disposta per l’ex premier (Foto Omnimilano)

“La Sardegna come la Caienna” titola oggi in prima pagina con grande enfasi l’Unione Sarda. A pagina 5 il neo caporedattore Mauro Pili ci informa con i suoi soliti toni da indignato speciale, che “il ministro della giustizia accelera per la conclusione dei lavori delle celle destinate al 41 bis nel carcere cagliaritano”.

E via con lo scandalo, vesti strappate, Sardegna umiliata e offesa. Ci passa perfino Graziano Mesina, che il nostro è andato a cercare in Corsica (e voglio ridere se alla fine si scopre che non si è mai spostato da Orgosolo…).

Però c’è una cosa che il giornalista Pili non dice. Che la decisione di mandare i mafiosi in Sardegna fu di fatto assunta nel 2009 dal Governo Berlusconi, che nel Pacchetto Sicurezza inserì la norma secondo cui i detenuti soggetti al regime del 41 bis dovevano essere “ospitati in istituti a essi dedicati, preferibilmente sulle isole”.

Esclusa per ovvi motivi la Sicilia, dove pensavano di mandare i boss i capi del centrodestra italiano?

Allora Mauro Pili era l’onorevole Pili, deputato del Popolo delle Libertà. Che chiaramente contro la decisione, evidentissima, di trasformare la Sardegna in una Caienna non proferì verbo (d’altra parte, si è mai visto un berlusconiano mettere in discussione il Capo supremo?).

Di questa contraddizione parlai anche nell’ottobre del 2012, nel post “41 bis in Sardegna, tutto come previsto! Mauro Pili fa i blitz ma la decisione la prese nel 2009 il governo Berlusconi…” e non ho molto altro da aggiungere, se non che nel 2014 della questione si interessarono anche gli esponenti dl Centro Democratico Anna Maria Busia e Roberto Capelli del Centro Democratico (“La Sardegna non diventi la Caienna italiana”), anch’essi contrari alla subdola norma introdotta nel decreto berlusconiano.

Ma forse del Decreto Sicurezza che nel 2009 fu voluto dal Governo Berlusconi (sostenuto, lo ricordiamo, dall’allora onorevole Pili e che spianò la strada all’arrivo dei boss in Sardegna), il caporedattore Pili ci parlerà nelle prossime puntate della sua fantastica inchiesta.

A meno che, e non è da escludere, non stiamo parlando di due persone diverse, un clamoroso caso di omonimia, e se così fosse mi scuso in anticipo con gli interessati.

Post scriptum
Oggi abbiamo scoperto che un assessore regionale di tanti anni fa era massone. Ma non sarebbe più giusto saperlo quando sono vivi se portano il grembiulino, anziché dover aspettare i necrologi?

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4 Comments

  1. Mario Pudhu says:

    Is “contradditzionis” ge dhas teneus totus (mi nci pongu a primu postu dèu). Ma sa ‘specialità’ de is ‘políticus’ sardus est su chi fait sa diferéntzia tra su fai (si no est mellus a èssi) is topis (sorci, ratti, mardonas?) candu funt in su ‘guvernu’ e is gatus candu funt… a ingíriu.
    Is Sardus a una eletzioni iscudint sa conca a su muru de una parti, a s’àtera eletzioni càmbiant muru. E is gatus essint topis, e is topis gatus.
    E a morri e andai innoromala sa genti chi isperat de tenni guvernu gei andat bèni a su própriu.
    Ps. Seu combintu chi apustis mortus càmbiant idea ‘gatu’ e ‘topis’ puru (tanti a morri e andai innoromala – sa genti chi abetat a tenni guvernu – gei fait su matessi).

  2. Tore Pirino says:

    A proposito di Ladu, in su Xelu siat, dov’è la sorpresa? Mi pare che tutti, lui in vita, sapessero che frequentava la massoneria… E non è l’unico psdaz a essere un buon massone. Per esempio… Un signor sardista, che oggi, venendo dal niente siede su un cadreghino importante…

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