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G8 di Genova, dieci anni dopo: “Pestaggi e umilazioni, ma quei poliziotti hanno fatto carriera”. Intervista a Vittorio Agnoletto

Questo articolo è uscito oggi su Sardegna Quotidiano con il titolo “Vittorio Agnoletto: Dopo dieci anni non c’è verità, i fatti di Genova fanno ancora paura”.

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Dieci anni dopo, Vittorio Agnoletto conserva lo stesso spirito combattivo dei giorni in cui era il portavoce del Genova Social Forum. È più lucido forse, perché il tempo non è passato invano “e di quello che è successo al G8 del 2001 sappiamo praticamente tutto”, afferma. Elementi inoppugnabili, certificati da inchieste giudiziarie e che costituiscono l’ossatura del libro “L’eclisse della democrazia”, edito da Feltrinelli e scritto insieme a Lorenzo Guadagnucci, un giornalista che a dieci anni dagli scontri di Genova conserva ancora i segni lasciati nella schiena da un manganello elettrico.

L’assalto alla scuola Diaz, le torture alla caserma Bolzaneto, la morte di Carlo Giuliani e la nascita del movimento no global sono i quattro momenti che scandiscono il libro, presentato a Cagliari domenica scorsa su iniziativa della Cineteca Sarda. E nel corso della serata (nella quale sono stati proiettati anche i video sul G8 curati dalla Cineteca e da Machina Amniotica) Agnoletto non si è sottratto a nessuna domanda, non ha eluso alcuna considerazione, neppure la più scomoda: “Non a caso, né Fazio né la Dandini mi hanno voluto nelle loro trasmissioni”.

Agnoletto, a cosa serve ricordare ancora quanto avvenuto dieci anni fa a Genova?
Serve, perché i poliziotti che hanno creato prove false, pestato e torturato, nonostante siano stati condannati sono ancora al loro posto. Anzi, hanno fatto carriera e oggi sono ai vertici dei servizi segreti e della polizia. Una vergogna.

Bisogna aspettare il terzo grado di giudizio.
È vero. Ma i fatti accertati sono quelli. Sono inequivocabili, nessuno li può smentire. La Cassazione potrà intervenire su questioni di metodo, ma non modificare quello che è avvenuto.

Partiamo dall’assalto alla scuola Diaz.
Giustificarono l’intervento con un’aggressione che non c’è mai stata. Esibirono alla stampa delle molotov che in realtà avevano portato loro. Arrestarono senza motivo 93 persone, ridussero in fin di vita diversi ragazzi. Fu un pestaggio brutale.

Perché quell’assalto?
Perché la polizia doveva riscattare l’immagine della gestione dell’ordine pubblico, in quei giorni allo sbando. Serviva un’operazione esemplare per accreditarsi agli occhi del nuovo governo di destra che aveva appena vinto le elezioni.

Bolzaneto.
Umiliazioni, torture. I ragazzi costretti ad inneggiare al Duce e a Pinochet. Le testimonianze sono scioccanti, anche se in tanti non troveranno mai la forza per dire veramente quello che hanno subito. Dobbiamo il processo al coraggio di due infermieri che hanno raccontato quanto accaduto.

La morte di Carlo Giuliani.
È la vicenda più oscura, perché non c’è stato alcun processo, il gip decise subito di archiviare per legittima difesa. Potrebbe addirittura non essere stato Placanica ad uccidere Carlo, ma un ufficiale di grado elevato. Molti sono gli aspetti inquietanti.

In che senso?
Pensi che un mese e mezzo prima del G8, il 5 giugno del 2001, a Roma fu ritrovato un documento, proveniente da settori dei servizi segreti, nel quale vi era scritto che a Genova un ragazzo sarebbe stato ucciso da un giovane poliziotto di leva sotto stress per i duri turni di lavoro. Esattamente quanto poi sostenuto nella versione ufficiale. Chi cercava il morto? Perché, contravvenendo gli ordini della questura, i carabinieri attaccarono il corteo autorizzato delle Tute Bianche? Cosa ci facevano in quel momento nella centrale operativa dei carabinieri tre parlamentari della destra?

Perché non c’è stata una commissione parlamentare d’inchiesta?
Perché mentre i poliziotti che pestarono e torturarono erano di destra, i vertici della polizia che coordinarono l’operazione, anch’essi condannati, erano stati nominati dal centrosinistra. Per questo la politica in modo bipartisan non volle istituire la commissione.

Come racconterebbe ad un giovane quanto accaduto in quei giorni?
Ci fu la decisione di reprimere un movimento che cresceva velocemente in tutto il mondo. Poi le dinamiche italiane, tragiche e grottesche, hanno fatto il resto.

Potrà ripetersi quanto successo a Genova?
Siamo ancora dentro un’eclisse democratica. Ma il popolo italiano ha gli anticorpi per reagire. E il vaccino è la nostra Costituzione.

Lei ha paura?
L’anno scorso incontrai un pezzo grosso dei Servizi segreti. Mi disse: “Io non parlo, ho paura. E lei, è sicuro di voler scrivere questo libro? Io al suo posto mi preoccuperei”.

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5 Comments

  1. Chimbantamizza says:

    Concordo con Neo Anderthal tranne che nell’ultima parte: trovo contradditorio ergersi a portavoce di un movimento non allineato che critica i sistemi politici rappresentati dal G8 e poi darsi alla politica tradizionale; riguardo a Matteo Murgia, l’ambiguità di Agnoletto fu nella sua “ambiguità”, scusa il gioco di parole, nel senso che se voleva fare il pacifista doveva dissociarsi nettamente dai violenti da prima che cominciasse il G8 quando tutti sapevano che i black-block, gli squatter e chi volete voi stavano invadendo Genova; tant’è che, se ricordate, alla manifestazione per la pace che si svolse successivamente ad Assisi si affrettò a precisare che il suo movimento non aveva nulla a che fare con la violenza.

  2. "Chimbantamizza" says:

    Tutto vero, stigmatizzo la violenza di quei giorni ma Agnoletto un bell’ esame di coscienza se lo dovrebbe fare! Se non ricordo troppo male lui stesso tenne un comportamento ambiguo passando con disinvoltura da slogan quali “…sfonderemo la linea rossa…” alla sconfessione pubblica delle violenze solo dopo la morte del povero Carlo Giuliani; e poi…ha pure il coraggio di criticare le carriere dei poliziotti di allora? Chi è stato successivamente eletto, nel silenzio generale di tutta la sinistra, nel Parlamento Europeo? A suo modo ha tratto vantaggio anche lui da quella torbida vicenda. Dal movimento no-global al massimo dell’imborghesimento. Ho sempre votato a sinistra ma questi fatti mi danno un’ulteriore conferma che la demagogia è il vero collante trasversale che unisce tutte le forze politiche.

    • Neo Anderthal says:

      Pare anche a me che Agnoletto, e assieme a lui diversi altri, dovrebbe fare e produrre un riesame critico della vicenda, ma non ci spero.
      L’abuso sistematico compiuto senza nessuna conseguenza da parte dei tutori dell’ordine -che in uno stato democratico tutelano anche i diritti dei fermati e addirittura dei colpevoli arrestati in flagranza-, soprattutto quando appare chiarissimo che non solo è stata lasciata mano libera ad elementi violenti interni alle forze di polizia, ma che una risposta violenta ha trovato coordinamento e direzione e non solo complicità in chi ha guidato la loro azione, non può avere giustificazioni di nessun genere.
      Assodato e detto che non c’è comunque paragone tra gli abusi polizieschi e errori nella gestione delle manifestazioni da parte degli organizzatori, qualche punto critico rimane.
      La faccio breve: le “tute bianche” di Casarini e frange simili o non andavano invitate o dovevano essere marginalizzate. Sfilare travisati e in uniforme -e da un certo punto di vista camicie nere o verdi o tute bianche si assomigliano pericolosamente- non è qualcosa da farsi quando in piazza ci sono centinaia di migliaia di persone pacifiche, come è assurdo porre o porsi l’obiettivo, tutto militare, di “violare la zona rossa”, lo spazio al centro di Genova interdetto al pubblico in cui si svolgeva il G8, attraverso anche la pressione fisica (sfondiamo i cancelli!) e pensare che tutto però possa filare via liscio.
      Ricordo perfettamente il figuro citato dire che no, loro non avevano nessuna intenzione di dissociarsi da “chi sceglieva forme di lotta più diretta” -leggi gli ignoti/famigerati Black Block- perché il nemico era comune ed era l’oggetto dell’assedio alla “zona rossa”.
      Non mi pare che queste e altre mancanze siano state oggetto di riflessione critica da parte di Agnoletto.
      Quanto alla carriera di quest’ultimo, c’è una differenza sostanziale tra lui e i poliziotti promossi: lui è stato votato per rappresentare i suoi elettori, ufficiali di Polizia dovrebbero nelle loro funzioni rappresentare la Legge e quindi rappresentarci tutti.

    • matteo murgia says:

      scusa, ambiguo rispetto a che cosa? pensi che il problema di genova sia stato “sfondare la linea rossa”? vito, 100 commenti su soru e due su genova 2001? cosa ne pensi? saluti..

  3. matteo murgia says:

    “ne fazio ne la dandini mi hanno voluto nelle loro trasmissioni”. il che la dice lunga sulla “libertà” di certi programmi.

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