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No pazienti no business: il Mater Olbia saluta tutti (e il bluff è servito)

Foto ricordo

Una manciata di pazienti per una manciata di giorni per una manciata di soldi: il contributo del Mater Olbia alla lotta al Coronavirus è stato tutto qui. Che fosse un bluff, datemi atto che lo avevo capito da subito. Solo che forse è durato un po’ meno del previsto: appena 24 giorni.

Era stato innalzato a ospedale Covid con un accreditamento lampo concesso dalla giunta di centrodestra e richiesto da un consigliere regionale di centrosinistra. Perché in Sardegna funziona così.

Poi qualcuno andato a “vedere” il gioco, svelando quanto l’ospedale del Qatar (e del Bambin Gesù di Roma) avrebbe incassato per quei pochissimi malati ricoverati: ed è arrivato subito l’annuncio della marcia indietro. “Perché rischiare la figuraccia per quattro soldi?” si saranno detti gli emiri. Decisione saggia.

E così adesso dopo gli squilli di tromba, da lunedì il celeberrimo ospedale privato gallurese torna ad essere quello che è sempre stato: un poliambulatorio di lusso con qualche reparto messo lì a giustificare i sessanta milioni di euro l’anno che la Regione paga per una convenzione regale che da sola vale oltre la metà del budget che in epoca pre-Mater era destinato alle cliniche private.

Doveva fare la differenza, di fatto non ha combinato nulla. E non poteva essere diversamente: il numero dei contagiati in Gallura non giustificava in alcun modo il coinvolgimento di una struttura come il Mater, priva delle professionalità necessarie (cercate affannosamente su Linkedin) oppure chieste in prestito ai militari. Che però una volta arrivati ad Olbia sono tornati a indietro: al Mater non era infatti ricoverato nessuno. Sciogliete le righe.

Certo che le condizioni economiche garantite dalla giunta Solinas al Mater (così come al Policlinico Sassarese e alla clinica Città di Quartu: chissà se anche queste strutture hanno preferito fare un passo indietro) erano vantaggiose, diciamo pure principesche. Ma, a ben vedere, solo a condizione che di pazienti ne arrivassero molti. Tanti. Troppi. 

Invece, per fortuna nostra e per sfortuna di qualcun altro, l’epidemia si è arrestata. E quindi, come per soldi i privati sono arrivati (lo ammise l’assessore Nieddu, ed ecco il post), per soldi se ne sono andati.

La Sardegna poteva fare a meno del Mater un mese fa, figuratevi ora con la curva dei contagi e dei ricoveri quasi in picchiata.

Per questo essere ospedale Covid al Mater Olbia non conveniva più, creava troppi problemi organizzativi e rischiava di essere un boomerang in termini di immagine e reputazione. “Meglio fare un passo indietro che complicarsi la vita” si saranno detti gli emiri. Anche perché “business is business”.

Quanto sono saggi gli emiri. Hanno capito tutto gli emiri.

Però un fatto positivo in tutto questo almeno c’è: il professor Stefano Vella, il virologo chiamato a dirigere il Mater e componente del Comitato Tecnico Scientifico regionale, non si trova più in una posizione di conflitto di interessi. Che il Mater abbia fatto un passo indietro anche per questo?

In ogni caso, grazie di tutto Mater. Poi un giorno scopriremo quanto ti dovremo dare per il disturbo.

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8 Comments

  1. Stefano reloaded says:

    “Una manciata di pazienti per una manciata di giorni per una manciata di soldi…”
    Si, va bene. Ma quanti pazienti, quanti giorni e quanti soldi? Riusciresti a essere più preciso? Potresti realizzare un grafico a torta?

  2. Domanda: L’ex direttore sanitario del mater olbia, già sotto verifica ANAC per una incompatibilità di nomina a direttore sanitario in azienda sanitaria, viene messo da Solinas a coordinare l’unità di crisi locale covid 19, e il mater olbia è individuato come ospedale covid con contratto vuoto per pieno. Nessuno rileva il grosso, grossissimo conflitto di interessi?

  3. Roberto says:

    Proposta da un consigliere di sinistra e accettata da una giunta di destra.
    I soldi mettono d’accordo tutti.
    La convenzione della vergogna.

  4. Antonella says:

    …forse si …forse no..di mater è piena l Italia…cliniche private che salvano la vita a migliaia di persone…e che accorciano il cammino della speranza … interventi in molti casi effettuati da luminari…(vedi sotto.Castriota cardiochirurgo)che nelle nostre strutture mai avrebbe potuto lavorare…quindi a mio modesto parere…se il virus avesse invaso la Sardegna probabilmente non si sarebbe parlato cosi….

    • Roberto says:

      Certo se avessi avuto bisogno avrei giustamente pagato tutte le competenze del Mater.
      Ma questo non è successo e quindi pagherei parte del disturbo ma non come se avessero avuto il pienone.
      Come mai tutti i centri di riabilitazione devono combattere per avere il vuoto per pieno?
      Mi spiace ma quando chi governa si mette d accordo con l l’opposizione in Italia c è qualcosa che puzza.

  5. Grazie al cielo che mio nonno partigiano è morto da un pezzo! Gli è stato risparmiato di poter vedere l’Italia ( e la Sardegna ) in trepidante attesa che “gli emiri”, in joint venture col Vaticano, altra modernità che è meglio non abbia visto, le facessero la grazia di un ospedale.

  6. SERGIO MASALA says:

    lo avevi capito e lo aveva capito tanta gente. Il Mater, com air Italy sono operazioni di facciata che nascondono, neppure troppo bene, altri accordi ben più vantaggiosi e dove la Sardegna riveste il ruolo che ha sempre avuto: la colonia d’Italia, la merce di scambio utilizzata da sempre a compensazione di questa o quella guerra o altra operazione geo-politica.
    buon 25 aprile, la liberazione dev’essere ancora conquistata.

  7. Pingback: Sino a che punto si può continuare questo bluff? | Gallura News

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