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Solinas e il mistero dei tamponi donati al Brotzu da una società svizzera: dove sono finiti?

“L’approccio migliore è quello di prepararsi per tempo (abbiamo avuto almeno un mese per organizzarci) fare tamponi in modo massiccio con piattaforme di indagine ad alta processività. È evidente che se facciamo migliaia di tamponi ma non siamo in grado di avere i risultati in poche ore perché non abbiamo i reagenti o le macchine automatiche per analizzarli non serve a niente”.

Così ha parlato il professor Luca Pani. Intervistato due giorni fa dal giornale on line Farmacista33, uno dei componenti del Comitato Tecnico Scientifico Covid 19 voluto dalla Regione Sardegna (la cui delibera di nomina è però, dopo 16 giorni, ancora misteriosamente secretata dalla Giunta Solinas) ha spiegato quali sarà la prossima mossa che probabilmente proporrà al presidente della Regione. Una mossa semplice: “I test massivi servono per far ripartire l’economia”. Come dargli torto?

Peccato però che al momento la Sardegna sia l’ultima regione in Italia per tamponi in relazione al numero degli abitanti. Dall’inizio dell’emergenza ad oggi ne sono stati fatti appena 12.796.

Ieri in conferenza stampa, il presidente Solinas ha provato a giustificarsi, affermando che c’è stata per settimane una oggettiva difficoltà a trovare tamponi e reagenti (difficoltà evidentemente sconosciuta alle altre regioni e che comunque per noi evidentemente perdura). 

Se la Regione Sardegna si è trovata in difficoltà, lo stesso non si può dire dell’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari che già lo scorso 20 marzo aveva ricevuto una interessante offerta dalla società Inpeco. Interessante e conveniente: quarantamila tamponi gratuiti (con reagenti Roche pagati comunque dall’azienda Brotzu) in cambio della possibilità di sfruttare economicamente in via esclusiva ciò che sarebbe emerso dalla sperimentazione portata avanti nell’ospedale cagliaritano da questa società svizzera. 

L’accordo, inizialmente siglato il 23 marzo con la delibera 448, è stato in parte rivisto dalla delibera 520 dello scorso 1° aprile (peraltro, tra le due versioni vi sono differenze non banali, soprattutto sul fronte della riservatezza dei dati, dettagli importanti che magari un giorno avremo anche la pazienza di raccontare). 

Il succo delle due delibere però è rimasto lo stesso: il progetto di “sperimentazione presso le strutture della Azienda Ospedaliera Brotzu di un sistema di information technology per la lotta al Covid19” prevede che Inpeco doni al Brotzu duemila tamponi alla settimana per venti settimane, mettendo in cambio a disposizione dell’Azienda un sofisticato sistema di software e hardware funzionale “alla gestione dei dati clinici dei test per il rilevamento della presenza del Covid 19”.

Tamponi gratis in cambio di cosa, alla fine? Essendo il Sistema di esclusiva proprietà di Inpeco. è chiaro che

“conseguentemente il diritto di sfruttamento (anche economico) di ogni disegno, invenzione, calcolo, scoperta formula, know how, e ogni altra opera di ingegno e/o diritto di proprietà intellettuale tutelato dalla legge relativo al Sistema e ai risultati, ai prodotti e/o ai prototipi creati nel corso della sperimentazione oggetto del presente Accordo, sono di esclusiva proprietà di Inpeco”.

La Inpeco è una società specializzata nello sviluppo di sistemi e moduli finalizzati a rendere automatici e tracciabili i processi clinici. In poche parole, fa ricerca nell’ambito medico e farmaceutico. La sua sede centrale è in Svizzera, ma ha uffici e laboratori anche negli Stati Uniti, in Belgio, e in Italia a Torino, Verona e (attenzione) a Pula, presso il Parco Scientifico e tecnologico di Sardegna Ricerche.

Inpeco regala tamponi al Brotzu non per fare beneficienza ma perché userà in esclusiva una marea di dati, come spiega sempre la delibera 520 adottata dal commissario straordinario Paolo Cannas,

“gli operatori Inpeco avranno accesso all’interno del presidio ospedaliero per consentire le attività quali la creazione dell’identità digitale dei pazienti (con acquisizione di dati biomedici) e la somministrazione dei questionari per la raccolta dei dati clinici ed epidemiologici”.

Ora però il punto è un altro: dalla stipula del contratto sono passati già sedici giorni. È vero che nell’accordo c’è scritto che i tamponi sarebbero arrivati con “cadenza orientativa” e “compatibilmente alla disponibilità sul mercato”, e che il contratto è in essere fino al 31 dicembre prossimo. Ma immagino che la Inpeco abbia voluto fare una bella figura, facendo arrivare subito al Brotzu i primi quattromila tamponi.

Peccato però che di questi quattromila tamponi non c’è traccia nei report quotidiani diffusi dalla Regione. Se così fosse stato, il numero di tamponi effettuati dal primo aprile ad oggi sarebbe cresciuto notevolmente. Invece no.

Quindi ci troviamo davanti a tre scenari.

Il primo: i tamponi non sono ancora arrivati a Cagliari, e allora il commissario del Brotzu ci deve dire perché la Inpeco è già inadempiente, o quantomeno non sta inviando subito i tamponi.

Il secondo: i tamponi sono arrivati e non son stati fatti (e anche in questo caso il commissario Cannas ci deve delle spiegazioni).

Il terzo: i tamponi sono stati effettuati ma i dati non sono stati caricati nel sistema regionale. Mistero.

Poi peraltro, il Brotzu dovrebbe anche dirci chi saranno i destinatari di questi quarantamila tamponi gratuiti. Solo gli operatori sanitari e i pazienti dell’ospedale? Oppure si potrebbe immaginare una campagna a favore delle categorie a rischio che vivono nel sud Sardegna?

Infine, un’ultima considerazione. Un accordo del genere (quarantamila tamponi gratis, e che diamine!) avrebbe meritato una degna presentazione alla stampa da parte del presidente Solinas, sempre attento alle ricadute mediatiche di ogni suo provvedimento. Invece stavolta no, nulla: silenzio totale.

Chissà perché.

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7 Comments

  1. Sara Lina says:

    Professor Luca Pani, MD, Inpeco Chief Scientific Officer

  2. Maria Ignazia Massa says:

    Mi sembra che il costo dei tamponi risulti abbastanza alto, soprattutto se ci sono difficoltà a farli arrivare a destinazione con puntualità. Se, per esempio, cominciassero a consegnarli fra qualche settimana, noi avremmo perso tempo e forse altri fornitori ci farebbero aspettare anche loro “compatibilmente alla disponibilità del mercato”. Mi pare che la Regione sia propensa a firmare contratti con formule che proteggono chi deve erogare servizi ( come nel caso degli ospedali privati in questa stessa emergenza) o fornitori, che non potrebbero essere considerati inadempienti per via della indisponibilità del mercato. E perché parlare di caďenza orientativa e non di cadenza settimanale o comunque calendarizzata? Io , privato cittadino, non firmerei un contratto in questi termini con nessuno. Non sembra nemmeno un contratto.
    L ‘acquisizione di dati preziosi è invece precisata sul metodo e sulla proprietà totale da parte della Inpeco relativamente all’utilizzo di qualsiasi prodotto possa derivare da sperimentazioni realizzate con quei dati
    Che sono i nostri dati. E qui chiedo a chi ne sa più di me: ma la Regione può vendere i nostri dati, o deve chiedere a noi l’autorizzazione per farlo? Se la risposta fosse affermativa, deve chiedere prima o dopo aver venduto i dati?

    • Per quel che ne so: nessuno può accedere ai dati personali di una persona senza il suo consenso esplicito.

  3. Lucio Porcu says:

    Grazie Vito, interessante.

  4. Armando Corona says:

    Perché comandiamo noi

  5. Mario Melis says:

    Mi spiegate come queste notizie ed altre, se corrispondenti al vero, rimangono in un sito/blog e non possono venire diffuse in modo più evidente così da costringere chi di dovere (Direzione sanitaria? Regione?) ad un chiarimento?

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