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“Sardegna in emergenza Covid, ma ai pazienti normali in attesa di essere operati chi ci pensa?”

L’ospedale Binaghi di Cagliari (foto Cagliaripad)

Caro Vito,
ti scrivo da un osservatorio privilegiato della sanità sarda.

Oltre a tutte le cose che hai evidenziato (ovvero la palese inconsistenza di Solinas e l’incredibile incompetenza dell’assessore Nieddu che sembra vivere in un altra galassia, mentre i contagi sembrano propagarsi unicamente in ospedali e case di riposo), ti aggiorno su un’altra questione.

Non so se sei al corrente ma la scelta della Regione di eleggere a strutture a vocazione Covid ospedali come il Mater, le altre cliniche private che stanno a Quartu e Sassari, e ancora l’ospedale di Sassari, Is Mirrionis a Cagliari e San Francesco a Nuoro, oltre che ad essere in palese conflitto di interesse e antieconomica (per i motivi che hai già esposto tu), è a mio avviso anche dissennata.

Ci sono infatti diverse strutture ospedaliere sotto utilizzate, in dismissione da anni, che potevano trovare nuova vita e effettivo senso in questo preciso momento storico, e penso alle strutture di Sorgono e di Ghilarza, che potevano essere riconvertite ad ospedali Covid. Ma penso soprattutto al Binaghi a Cagliari o allo Zonchello a Nuoro, nate come sanatori per la Tbc (malattia infettiva) e che, date le loro peculiarità costruttive, sarebbero state l’ideale per isolare e trattare pazienti infettivi.

Questa dei grandi ospedali trasformati in centri Covid si sta rivelando anche una scelta che danneggia gravemente la già non felice situazione sanitaria generale di base.

Mi spiego.

Il risultato di eleggere a vocazione Covid i grandi ospedali è stato anche quello di bloccare tutti gli interventi chirurgici di elezione o definiti non urgenti poiché tutti i rianimatori sono concentrati nelle terapie intensive di nuovo allestimento e non ci si può permettere di “sprecarli” per rendere possibile l’attività in sala operatoria.

E quando si dice interventi in elezione, non urgenti, si può parlare di un’ernia, un’unghia incarnita, ma anche di tutti gli interventi oncologici, come tumori della mammella, dell’intestino, tumori urologici, ginecologici, otorino, e via dicendo.

Questo situazione di blocco è già in essere da tre settimane.

Se le cose non si sbloccano a breve (e come potrebbe? Il picco da noi pare sia lontano e non sono abituato a credere ai miracoli), la situazione tra qualche mese sarebbe gravissima, per questi malati che stanno vedendo le proprie chances di guarire, o almeno di curarsi, ridotte al lumicino.

Non ho altre parole. È incredibilmente vergognoso quello che, da operatori sanitari, ci vede testimoni quotidiani.

Un saluto

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4 Comments

  1. Radio Pirri says:

    Intanto è arrivata la telefonata dalla farmacia. Una e una sola mascherina, ovviamente chirurgica. Costo cadauna 8 euro. Naturalmente di nnp2 o nnp3 manco l’ombra.
    Personalmente ero riuscito, per puro caso, a farmene regalare alcune da un amico che ha una azienda altrimenti, dando retta alle prescrizioni di Truzzu, non sarei neanche potuto entrare in un market per comprarmi cos’e pappai.
    Diciamo che, dopo quell’incontro fortuito (non vedevo quell’amico da una vita e non sapevo neanche che avesse la disponibilità di mascherine), almeno nessuno può dire che non sono mascherato…..
    Dopo di che, alla lunga, poiché le mascherine hanno una scadenza, diciamo ancora meglio che potrò…. FAR FINTA di essere dotato di mascherina.
    Il discorso è che, se il coronavirus fosse ragionevole, capirebbe che non è colpa mia e magari mi accorderebbe una deroga. Solo che, a quanto mi risulta, è di una rigidità veramente schifosa.
    O….Comunque deu sa mascherina da pottu. Miiiiii.

  2. Giampaolo Masia says:

    Situazione di disagio molto più diffusa di quanto si pensi….

  3. L’ attività in elezione non può essere garantita per via del rischio che corrono i pazienti (siano essi operandi o degenti) in questa fase di emergenza. In questo momento storico, siamo tutti da reputare potenzialmente infetti e, inoltre, eseguire interventi in elezione ad alta complessità comporta un rischio alto di ospedalizzazione in terapia intensiva con possibile sottrazione di risorse a pazienti COVID o con patologie acute gravi (infarti, ictus, coma diabetico, politraumi ecc.). Per quanto riguarda invece gli interventi a basso rischio, va da se che, in ottemperanza a decreto legge che vieta le attività differibili questi, debbano essere posticipati a data da destinarsi. Gli interventi oncologici invece vengono regolarmente eseguiti, qualora questi non siano differibili.
    Organizzare una sala operatoria in periodo COVID, implica una serie di precauzioni ulteriori rispetto allo standard che allungano in maniera esponenziale i tempi della sala operatoria.
    La situazione sta creando indubbiamente delle grandi difficoltà ai pazienti, costretti a vedere un costante allungamento delle liste d’attesa ma questo sta avvenendo in tutta Italia, non solo da noi.
    Per quanto riguarda il Binaghi e lo Zonchello, è solo una questione di bilancio, i soldi per il budget delle cliniche private sono già a bilancio, quelli per la riapertura straordinaria di strutture che sono dismesse e verosimilmente hanno bisogno di lavori di adeguamento no.
    Lungi da me difendere l’operato di Solinas e di Nieddu ma in questo caso non sono i soli responsabili.

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