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In tv lezioni di internet subito e per tutti: perché in Italia ci sono troppi analfabeti digitali

Il maestro Manzi nella sua trasmissione “Non è mai troppo tardi”

Si fa presto a dire “didattica a distanza”. E la scuola, come insegna la sociologia, spesso anziché ridurre le disparità sociali, le accentua.

Volete la dimostrazione? Mi chiama una preside di una scuola media di un centro dell’area metropolitana di Cagliari. Una scuola di frontiera. L’emergenza Coronavirus ha imposto le lezioni a distanza. E lei è disperata. 

Oggi ho dato i pc della scuola in comodato d’uso alle famiglie che ne hanno fatto richiesta. I genitori dei ragazzi spesso sanno a malapena scrivere, sulla ricevuta mettono una specie di firma… Il pc non sanno neanche come si accenda. Mi chiedono: Ma internet è dentro il computer? Oppure: Ma io ho la mail nel cellulare, come faccio adesso a metterla nel pc? Sono analfabeti digitali. Sono persone escluse da tutto. E qui non si tratta di conoscere Dante o l’analisi logica: queste persone non sanno scrivere correttamente una mail. E mi chiedono: Ma le lezioni non potevate farle con wazzup?

Negli anni 60 del secolo scorso la Rai degli albori scrisse una delle pagine più gloriose della storia del servizio pubblico radiotelevisivo. La trasmissione si chiamava “Non è mai troppo tardi”. Non ne avete mai sentito parlare? Andò avanti per otto anni. Ecco come si tenevano le lezioni. E poi guardate questo meraviglioso e commovente video.

A condurre “Non mai troppo tardi” era un maestro elementare, Alberto Manzi, che insegnò a tantissimi italiani a leggere e a scrivere. Ben un milione e mezzo di persone (avete capito bene: un milione e mezzo) grazie a quella trasmissione riuscì a conseguire la licenza elementare.

Ecco, oggi all’Italia servirebbe un maestro Manzi digitale. Una persona capace di andare in tv e spiegare a tutti (bambini, giovani, adulti e anziani) che cos’è internet, come funziona e a cosa serve. 

Non diamo niente per scontato. Se è vero che questa crisi aumenterà la consapevolezza dell’importanza del digitale nella vita di tutti i giorni, è vero anche che troppi italiani non sanno ancora realmente come funziona la rete e quali opportunità offre. 

E se non interveniamo subito, le disuguaglianze tra chi ha competenze digitali e chi non le ha aumenteranno, amplificando così a dismisura le disuguaglianze sociali.

In un periodo di quarantena forzata e di riscoperta di un sentimento di solidarietà, non bisognerebbe pensare solo a chi non ha il pane, ma anche a chi non ha una connessione o, avendola, non saprebbe che farsene. Investire in cultura significa esattamente questo.

Ecco perché il servizio pubblico radiotelevisivo, ma più in generale sistema dell’informazione, ha una enorme occasione per aiutare il paese ad affrontare la transizione al digitale: offrendo lezioni di base per analfabeti digitali, fornirebbe a tantissime persone uno strumento prezioso per contrastare la crisi.

E la Rai il nuovo maestro Manzi ce l’ha già in casa ed è un altro Alberto: Alberto Angela.

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8 Comments

  1. ok io utilizzo il PC dal 1996 circa… cioè abbastanza da poco… però non ci ho mai collegato una webcam… il telefono portatile è di vecchia generazione… invio giusto gli sms…. pensavo di concludere così… mail, forum di vecchio tipo con il nickname… adesso magari per ragioni pratiche dovute all’epidemia sarò magari costretto ad iscrivermi ad un social network…. ed essere maggiormente controllato dal sistema economico-produttivo da cui mi volevo tenere un po’ più sganciato… utilizzo il contante ma sarò costretto ad imparare ad usare una qualche carta… cioè avrei potuto benissimo chiedere come si mette la email dentro il telefono oppure “ma le lezioni non si potevano fare nei forum?”.

  2. Aldo Borghesi says:

    Oggi in Italia servirebbe un maestro Manzi civile (nel senso della civitas). E una radicale riduzione della presenza di tutta la rimanente produzione televisiva, informazione e pseudo-informazione comprese.

  3. Alessandro Mongili says:

    L’apprendimento di un sistema standardizzato di scrittura non può essere paragonato all’apprendimento di strumenti, app, linguaggi e modalità di scrittura così eterogenei come quelli che fanno capo al mondo digitale/numerico. Il problema non è tanto che la gente debba essere alfabetizzata, quanto che gli strumenti forniti siano il più possibili modulabili con le conoscenze e le pratiche digitali degli utilizzatori, che passano per lo smartphone in modo legittimo. La domanda “perché non possiamo usare whattsapp” e quindi perché non possiamo seguire lezioni sullo smartphone mi sembra una domanda legittima e giusta. Il preside e le autorità dovrebbero infatti risolvere il problema con piattaforme fungibili su molti supporti, interoperabili con i devices più diffusi, fra cui necessariamente gli smatphone, che ogni ragazzino ha in tasca, e dovrebbero porsi il problema di chi hanno davanti. Questa storia dei PC in comodato d’uso la trovo veramente assurda, arcaica e il tipico errore di design/progettazione che molti decisori fanno.

  4. edoardo says:

    A Olzai (Nu)le lezioni di ” Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi si seguivano a casa del parroco del paese, Don Sebastiano Capra, un prete clericale colto e preparato, che aveva uno dei pochi televisori.
    Veniva seguito da persone, di una certa età. analfabeti o analfabeti di ritorno con grande attenzione e profitto. Fortunatamente il paese di Olzai, rispetto ad altri paesi sardi, aveva un numero di analfabeti più basso, perchè le scuole elementari erano state istituite a fine ottocento fino alla terza, mentre subito dopo la guerra furono istituite la quarta e la quinta. Molti delle persone che frequentavano le lezioni del maestro Manzi conseguirono la licenza elementare.
    Tra le altre cose, il maestro Manzi era iscritto al Partito Comunista, e fino alla morte è rimasto sempre di sinistra, anche se ha avuto noie politiche, visto il clima politico di quegli anni.
    Bell’articolo di Vito Biolchini.

  5. EMERGENZE

    Usciremo dalla Pandemia? Ma certo. Però non sappiamo bene quando. Soprattutto non sappiamo “come”. Per il momento abbiamo solo notizie poco incoraggianti.
    Per esempio su cose non marginali come: le carenze del sistema sanitario locale, nazionale e internazionale; la vulnerabilità delle Reti e la inconsistenza della cultura digitale, la fragilità del sistema produttivo, l’insufficienza delle istituzioni europee; l’inadeguatezza della attuale classe politica, locale e globale, i meccanismi di selezione della classe dirigente; la precarietà della Democrazia di fronte a un virus.
    Era già da un po’ di tempo che il mondo mostrava segni di infezione: gli elettori Usa hanno eletto un presidente vanesio e guascone; il Regno unito ha eletto un premier neomalthusiano che, per salvarsi dal virus, punta sulla “immunità di gregge”; la Turchia rimpiange l’impero; il 1956 sembra essere passato invano sia per la Polonia che per l’Ungheria, che dà pieni poteri a un leader di partito. Da noi, la destra più retriva e proterva ci aveva provato appena due anni fa.
    E’ un fenomeno ricorrente: ogni profonda crisi economica ha sempre portato a Destra. E a immani sciagure politiche.
    Ora, gli esperti nei talk show, dicono che il Virus può essere una occasione di riflessione collettiva. Sarà così? Saremo tutti più previdenti e pronti? Saremo più ricchi di esperienza? O saremo più poveri? Arriveranno aiuti, milioni, miliardi? Da dove? Dall’Europa? Dal Fes (quello per calamità naturali e dal quale l’Austria ha avuto 179 milioni di euro dal 2002 al 2018)? Dal Mes (quello detto “salva Stati”)? Dalla Bei (Banca Europea Investimenti)? Da EuroBond o Coronabond? Il dibattito è acceso e non c’è disaccordo sul “come” usare questi strumenti che di fatto spalmerebbero il debito su tutti i Paesi membri.
    Perché alcuni ritengono che l’Italia non sia “solvibile” e capace di onorare i debiti. E se ne possono intuire le ragioni: i fondi in arrivo saranno spesi per le aziende sane e per i ceti più deboli? O, come già più volte successo, andranno a rifinanziare banche creative e disinvolte società che, proprio nei paesi europei più sospettosi, hanno pensato bene di stabilire più vantaggiose residenze fiscali?
    Per la soluzione bisognerà aspettare. Almeno fino al 7 aprile e probabilmente anche oltre.
    Intanto la Sardegna, che con forte ritardo ha decretato la quarantena, con grande tempestività ha deciso di puntare sulla Sanità privata. Mentre la Lombardia non è riuscita a trovare niente di meglio di un controverso e plurindagato Bertolaso come superconsulente
    per l’emergenza. Tutto ciò nella regione orgogliosa della sua “eccellenza ospedaliera”.
    Noi siamo pieni di picchi di eccellenza. Lo siamo sempre stati. E’ la media che è sottoterra. Abbiamo sdoganato e promosso una classe politica che, al grido “largo alla società civile”, ha portato a infimi livelli il confronto parlamentare e il dibattito pubblico. Ed è fatale che una classe dirigente affetta da voracità ferina e pensiero debole, selezioni famigli e consiliori, aiutanti e collaboratori a sua immagine e somiglianza, e scelga una conforme schiera di subordinati. E’ una prassi divenuta virale quando i Partiti politici si sono trasformati in entità proprietarie, più attente al marketing che ai principi etici.

    “E’ una crisi globale” dice il Governatore della Banca d’Italia. “E’ un Meteorite” dice Confindustria. “E’ una guerra” dice Mario Draghi”. Ha ragione Naomi Klein (Shock economy; 2007)? Ha ragione J.Stiglitz, Nobel 2001 per l’Economia, che sosteneva che “questa forma di globalizzazione non è che un nuovo colonialismo” (La Globalizzazione e i suoi oppositori; 2002)? Ha ragione chi dice che, cessata l’emergenza, sarà necessario rivedere completamente un sistema fondato su diseguaglianze socioeconomiche tra paesi e popolazioni e su uno “sviluppo senza progresso”? O ha ragione chi pensa che “intanto un aiuto, anche modesto, è sempre gradito”? Il dopo-virus inizierà con “basta il pensiero”?
    Un saluto,
    Aldo Basso

  6. Alexandra Porcu says:

    È un problema anche qui in Germania …

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