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Coronavirus, parla Luigi Amicone: “Sono un consigliere comunale a Milano e vi spiego perché sono venuto in Sardegna. E a Solinas dico che…”

Luigi Amicone

Più che i morti e i contagi da Coronavirus, in Sardegna in questi giorni fanno notizia le migliaia di persone (oltre diecimila) che dalle città del nord Italia si sono spostate nelle loro seconde case nell’isola per provare a sfuggire all’epidemia. Un esodo iniziato evidentemente prima che venisse istituita la zona rossa, anche se dai porti giungono notizie di continui arrivi anche in queste ore, segno che qualcosa non sta funzionando nei controlli. 

Tutte queste persone sono state invitate ad autocertificarsi ma il dibattito ha preso una piega dura e inaspettata con la richiesta avanzata da due consiglieri regionali di LeU Eugenio Lai e Daniele Cocco di “rimpatriare” i fuggiaschi, mentre per un nome storico dell’indipendentismo sardo come Bustianu Cumpostu “la cacciata dei non residenti è una proposta inconcepibile e disumana, alla Salvini, è come chiedere di ricaricare sul gommone bucato i richiedenti asilo appena sbarcati sulle spiagge sarde”.

Luigi Amicone ha deciso di lasciare il nord per rifugiarsi in Sardegna ma non è un milanese qualunque: è infatti anche consigliere comunale (gruppo Forza Italia) e un importante giornalista, fondatore della rivista Tempi, legata a Comunione e Liberazione.

Amicone ha affidato ad un video, che sta facendo girare su WhatsApp ma che io vi ripropongo qui, le sue considerazioni. Spiega perché è venuto in Sardegna e si rivolge soprattutto al presidente Solinas perché attenui i toni contro i non residenti. “C’è modo e modo” dice Amicone, e “soprattutto la propaganda non serve”.

E non possiamo che essere d’accordo con lui. Perché l’invito a “stare umani” serve in qualunque occasione e a qualunque latitudine. 

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16 Comments

  1. Antonio says:

    Il sig. Amicone è venuto in Sardegna perchè, cito testualmente “ho un serio problema polmonare e non volevo creare problemi ai miei familiari”. Per questo merita la mia totale considerazione e vicinanza. Per il resto, non condivido una parola di ciò che ha detto. Fosse stato per me, avrei chiuso a tripla mandata l’Italia e la Sardegna ben prima di quanto abbiano fatto i nostri pessimi governanti, con buona pace delle solite belle gioie benpensanti e perbeniste (ma solo a targhe alterne, cioè solo quando non c’è di mezzo il nemico politico da abbattere), che si baloccano coi discorsi sul razzismo, con gli slogan “restiamo umani”, vogliamoci tutti bene trallallero trallallà. Io non dimentico e nessuno si dovrebbe dimenticare che all’inizio dell’epidemia in Cina, quando la guardavamo distrattamente in tv e non ci sfiorava nemmeno l’idea che sarebbe arrivata in Italia, i nostri raccapriccianti governanti andavano nei ristoranti cinesi per dimostrare che non bisognava essere razzisti, giudicavano il virus come poco più di un raffreddore e irridevano sprezzanti i governatori di Lombardia e Veneto che chiedevano fin da subito provvedimenti molto restrittivi. Evidentemente questi ultimi già sapevano, ma il sig. Conte fece orecchie da mercante. Il problema, come al solito è il razzismo! E così tutti a stringersi in un grande abbraccio coi cinesi discriminati. Figuriamoci, un popolo di 1 miliardo e 300 milioni di anime che si potrebbe divorare da un momento all’altro in un sol boccone questa italietta da due soldi (come peraltro già sta facendo da anni in buona compagnia di arabi, francesi, tedeschi, i soliti yankees che non mancano mai, ecc), si impressiona per il nostro presunto razzismo. Una barzelletta!
    Quando falliscono gli artigiani, i negozianti, gli imprenditori italiani, non mi risulta che ci siano questi moti di altrettanta umanità e solidarietà. Anzi, diciamolo sinceramente, molti sono contenti quando chiudono i battenti o si suicidano i “bottegai”; basta che siano italiani, evasori, schifosi sfruttatori del popolo. Avete mai sentito un presidente del Consiglio o della Repubblica solidarizzare con un povero disgraziato italiano che fallisce o si ammazza? Io mai!
    Tornando a noi, il sig. Amicone è senza dubbio persona perbene e responsabile, non altrettanto molti altri suoi correligionari che in questi giorni scorrazzano nelle località balneari sarde in gruppo (meglio sarebbe dire “in branchi”) incuranti della situazione pericolosissima in cui ci troviamo. A meno che qualcuno di voi, di loro, non ritenga che, vabbè, tutti dobbiamo prima o poi morire, dunque non bisogna esagerare con le cautele.
    Io non so di chi sia stata la colpa, fatto sta che aver fatto venire qui 13mila persone in due settimane è stata una follia degna di manicomio criminale. Da questo computo escludo i sardi emigrati per lavoro e gli studenti, i quali, in ogni caso, sarebbero dovuti essere controllati all’arrivo e seguiti nei giorni successivi per verificare le loro condizioni di salute. Tutti gli altri, proprietari delle case al mare, potevano e dovevano stare a casa loro.
    A coloro che si trastullano coi bei discorsi sul “restiamo umani” chiedo: ma se scoppiasse pure qua un focolaio, magari importato, dove va la gente a curarsi?
    Per restare umani, bisogna restare vivi!

    • Antonio, mi trova perfettamente d’accordo con ogni singola parola che ha scritto. La invito, però, a leggere l’articolo del sig. Amicone su Libero di ieri… magari qualche parolina di disapprovazione anche per lui ci starebbe bene, al netto della propria condizione di salute che merita il massimo rispetto!!!

  2. Ah siamo tutti esseri umani e non fascio leghisti e comunisti, quindi sin’ora avevano scherzato? Appena finisce ritornano gli stronzi di sempre?
    Questo è dissociato male.
    E non guardatevi addosso.

  3. Signor Amicone, grazie per questo video. E GRAZIE a Bustianu Cumpostu. Purtroppo questa vicenda del Covid-19 porta alla luce molte cose: dalle difficoltà oggettive alla inadeguatezza nel governare una condizione di pericolo generale, fino ai sentimenti che “colorano” la nostra inusuale quotidianità; io vedo anziane sole sull’orlo di una crisi di nervi, sento uomini urlare contro il governo che non ha paralizzato il Paese già dai primi focolai in Lombardia, qualcuna fa una torta al giorno da condividere con gli anziani del palazzo, qualcuno suona la chitarra in balcone per farci cantare…

    Quello che non vedo, e che non sento, sono considerazioni sullo stato di Emergenza e/o programmi e strategie/scelte da fare dopo l’Emergenza. Perché ci sarà un dopo Emergenza e non vorrei che fosse solo “lacrime e sangue” sulla pelle di noi “sudditi economici “…

    Consideriamo untori chi sceglie la casa in Sardegna per stare in quarantena (ma anche vogliamo che si costruiscano ancora case in Sardegna perché il turismo…) ma quanti siano i militari – italiani, ma anche no – che in questo momento sono presenti in Sardegna a esercitarsi per la GUERRA non lo sappiamo e non ci interessa saperlo perché quelli, si sa, non contagiano virus di alcunché…

    Non c’è ne voglia signor Amicone se il nostro presidente di Regione e con lui tanti sardi se la prendono con i “foresti” che potrebbero, ammalandosi, mettere in difficoltà i nostri ospedali…è che il Qatar ci ha imbrogliati e, capirà, da che mondo è mondo, i pavidi se la prendono col primo indifeso che capita.

  4. Luca 67 says:

    Questa è un’epidemia. Uscire di casa puó uccidere, spostarsi da un comune all’altro puó uccidere, viaggiare da una regione ad alto tasso di contagi ad una ancora relativamente agli inizi puó uccidere, compagni di viaggio compresi. Queste osservazioni sono imprescindibili, tutto il resto viene dopo. Quando sarà tutto finito potremo parlare di accoglienza, razzismo e umanità. Ora no.

  5. Giovanni O. says:

    Poverino, si lamenta dei toni cattivi! Qui arrivano migliaia di persone che mettono la sanità sarda (ricordiamolo, pagata unicamente dai sardi sin dal 2006) a rischio di collasso, sapendo benissimo di farlo, e lui si lamenta delle divisioni! Ma per piacere, i toni e le misure contro i casi come il suo dovrebbero essere più duri, molto più duri! E tutti i sindaci di cui si lamenta, oltre a Solinas, hanno fatto più che bene. Menefreghisti come lui non meritano nulla, vanno rispediti immediatamente in Italia!

  6. Giovanni says:

    Mah, io penso che si stia cominciando a esagerare un tantino. Stanno sigillando la Sardegna, ma so di sardi sparsi un po’ per il mondo che in questo momento non sanno a che santo votarsi: alcuni di loro erano fuori per lavoro, in posti dove non si aveva il minimo sentore di ciò che stava accadendo. E spero che i malati che si curano fuori non abbiano alcun problema a continuare a farlo, ma ho i miei dubbi serissimi. Ma d’altronde, cazzi loro, of course.
    A Sassari c’è il quotidiano locale che pubblica in bella evidenza le regole del MInistero dell’Interno sulla mobilità personale, compresa quella che si può fare jogging purché da soli: il sindaco, nel contempo, ha fatto un’ordinanza che lo vieta e, se ti beccano, ti fanno il culo, anche se fai due passi nel deserto.
    In tutto questo ci sono gli speculatori: chi in politica, nel tentativo di guadagnare un po’ di consenso in più, chi nell’economia, aumentando i prezzi dei beni di prima necessità.
    Sì, direi che ha ragione Amicone: occorre testa da parte di chi ci guida, e serve solidarietà intelligente. C’è un clima di guerra, in cui ognuno sta facendo vedere il peggio di sé stesso, anche nascondendo la propria incapacità di governare una situazione di emergenza assoluta con gride manzoniane.

  7. Giacomo Leo says:

    Le considerazioni su quale dovrebbe essere il comportamento del presidente, dei sindaci e della popolazione sono sacrosante. E’ sopratutto nei periodi di crisi che è più avvertibile la distanza tra regioni “ricche” e regioni “povere” e non solo per quanto riguarda l’economia ma, come sta constatando Il Sig. Amicone, per utti gli aspetti della vita: dall’organizzazione sanitaria alla politica. Il piano di emergenza sanitaria che Il pres.Solinas ha illustrato (2 sere fa a Videolina – “incalzato” senza pietà dai solerti giornalisti della tv) è fondato su posti letto fantasma in ospedali fantasma, buona parte dei quali già chiusi per corona-virus e quindi è ovvio che ora si alimenti la caccia all’untore per nascondere le proprie manchevolezze. Sig. Amicone non so se la sua è stata una scelta saggia e tenga presente che per le emergenze sanitarie qui ci affidiamo a Sant’Efisio.

  8. Ignazio says:

    Il punto è che le strutture sanitarie non sarebbero in grado di sopportare le pressioni che potrebbero derivare da un ipotetico allargarsi dell’epidemia. La solidarietà non si nega a nessuno, la terra di Sardegna è sempre stata generosa e i sardi sono sempre stati, sempre saranno e resteranno, umani. Amicone dovrebbe anche riflettere sul perché i sardi sovente si spostino altrove per potersi curare adeguatamente, strano sarebbe stato infatti che in un ospedale olbiese avessimo trovato in fila quattro milanesi e un sardo, quindi questo paragone risulta totalmente fuori luogo. Auguro ad Amiconi che lui e tutti i “rifugiati” come lui, possano tornare in Sardegna prestissimo e animati da uno spirito vacanziero.
    Ignazio.

  9. Fabrizio Delrio says:

    Tutto giusto, Solinas poteva gestire meglio il tutto. Però paragonare i lombardi che vengono qua in questo momento ai migranti mi pare un po’ eccessivo. La prima regola quando ci sono epidemie è non spostarsi per evitare di dar modo alla malattia di espandersi. Sarebbe potuto stare in casa in Lombardia e non rischiare di portare in Sardegna il virus. Anche perché deve stare in casa anche qua e non vedo grande differenza.

  10. Luigi Amicone says:

    Ringrazio Vito Biolchini per l’ospitalità’, 24 ore prima di scendere in Sardegna ero in un ospedale milanese con un amico sardo venuto per una malattia importante, c’erano 5 persone con lui in attesa di ricovero, e una sola lombarda. Per dire che se c’è un posto dove non esiste nemmeno lontanamente il pensiero di discriminare qualcuno, questa è Milano e la Lombardia. Sia chiaro, nessuno di noi è qui a pietire qualcosa. Al Nord stanno morendo a migliaia, tutti sono in trincea e nessuno va a vedere da dove vengono i ricoverati. Infine non mescoliamo una epidemia planetaria con la questione migranti, che resta un traffico di esseri umani fatto sulla pelle dei migranti stessi. Ancora grazie Luigi Amicone

    • Il Suo messaggio in parte potrei condividerlo, anzi lo condividerei se non fossi colto da un maledetto pregiudizio, perché le Sue parole mal si sposano con quanto abbiamo sempre sentito dire dal partito per il quale Lei prende voti:
      – la ricerca del profitto è il motore di una sanità più efficiente;
      – evadere le tasse è lecito quando queste sono eccessive;
      – la società non esiste, esistono gli indvidui;
      – il Sud è una zavorra per il Nord efficiente e produttivo;
      – non possiamo accoglierli tutti.

      Lei viene in Sardegna per non gravare sull’efficientissima sanità lombarda, a Suo dire, correndo il rischio, facendolo correre agli altri, di trasferire il contagio tra il personale e i viaggiatori del mezzo che Lei ha preso per venire in Sardegna, di trasferire il contagio in questa regione.
      Tanto potrebbe costare quel Suo gesto di generosità, quel Suo gesto che nasce da una voglia di solidarietà ritrovata, dopo che per anni i ‘buonisti’, non credo da Lei, ma da quelli del suo partito sicuramente sì, sono stati canzonati. Dopo che per anni ci avete insegnato che la solidarietà era roba da idioti, ora con una certa prepotenza, pretendete solidarietà.
      Come sul Titanic, la prima classe chiede aiuto a metter giù le scialuppe, prima di blindarsi all’interno delle stesse e lasciar affogare la terza classe.

      Le auguro che questo Suo gesto di egoismo solidale non abbia le conseguenze nefaste che richia di avere.

    • SERGIO MASALA says:

      mi dispiace, Amicone, mi dispiace ma non mi hai convinto, tu sei venuto nella tua seconda casa in Sardegna per istinto di conservazione, che è comprensibile, io per me e la mia famiglia avrei fatto lostesso potendolo fare…
      E mi sarei stato zitto, il fatto è che ora stai cercando si sfruttare la tua risibile carica di consigliere comunale di Milano, oh…mica di Sassari o Cagliari… per spenderti come grande umanitario e cristiano…vedremo cosa saprai dirci sulla questione migranti che sbarcano a Lampedusa o a Porto Pino e se riuscirai a mantenere lo stesso spirito del siamo tutti uguali…

  11. Giampaolo Masia says:

    Si può solo sperare che l’amico consigliere una volta risalito al suo paese si ricordi del disagio patito per certe richieste “razziste” e s’impegni perché la stessa considerazione che lui ora chiede venga concessa a quanti si spostano nel settentrione d’Italia per sfuggire a qualcosa di brutto come il virus: la fame e la povertà.

  12. Giovanna says:

    Vorrei chiedergli se parlava così anche quando arrivavano i migranti ….

  13. Giampaolo Masia says:

    Si può solo sperare che il consigliere Amicone, abbai risentito del disagio che creano certe considerazioni, e che si faccia portavoce della difesa di quanti, provenienti dal Sud Italia, si trovano in quella stessa condizione nel Settentrione, per sfuggire a qualcosa di brutto come il virus: la fame

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