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La stupefacente parabola di Franco Siddi: da primo sindacalista dei giornalisti italiani a lobbista del metano in Sardegna

“Allora, sulla dorsale del metano ti suggerirei di scrivere le seguenti cose…”

Ho sempre avuto un debole per i personaggi minori. Figure di cui, nell’economia di un racconto, si può assolutamente fare a meno ma che il drammaturgo (che una volta era anche capocomico) si doveva comunque inventare per far lavorare qualcuno che aveva bisogno, giovane promessa o attore in disarmo che fosse.

Ricordate il Primo discepolo nelle Nuvole di Aristofane che entra per dire solamente “Uomo, che fai?”: penso di no. O il dimenticabilissimo Merluzzo (lacchè di Arpagone) che nel terzo atto dell’Avaro di Molière declama la memorabile battuta “I grembiuli, signore, ce li dobbiamo togliere?”.

I più grandi personaggi minori mai esistiti sono Rosencrantz e Guildenstern, i due cortigiani cui Shakespeare nell’Amleto assegna un ruolo talmente farraginoso da renderli esempio imperituro di insignificanza. Non è un caso che poi la drammaturgia contemporanea, che l’idea di vuoto e di nulla l’ha scandagliata a lungo, ne ha fatto due eroi dei nostri tempi (Tom Stoppard ha addirittura scritto la pièce “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”).

Le figure minori sono quasi sempre figure servili, ovvero, etimologicamente parlando, sono schiave: del bisogno (può capitare), dell’ambizione (vivendo vicino ai potenti, pensano di esserlo anche loro) o del denaro (la peggiore tra le debolezze, per fortuna meno diffusa di quanto si pensi).

Nella tragicommedia del metano in Sardegna una sublime figura minore è rappresentata da Franco Siddi. Già a lungo presidente dell’Associazione della Stampa Sarda, è poi divenuto nientemeno che segretario della Federazione nazionale della Stampa (il sindacato unitario di tutti i giornalisti italiani), per poi guadagnarsi un posto nel cda della Rai e successivamente diventare, con un salto carpiato raggruppato con avvitamento multiplo, rappresentante di Confindustria per il settore radiotelevisivo.  Dopo una carriera costruita al servizio degli ultimi, ha sentito il bisogno irrefrenabile di aiutare i primi. Passando banalmente, dagli schiavi ai padroni.

Ma il percorso non poteva certo finire qui. Una volta messa la spillina di Confindustria, Siddi è diventato, per osmosi, consulente della Snam, la società che vuole costruire la dorsale del metano in Sardegna.

Il possesso di un livello di istruzione incerto (nulla è scritto a proposito nella pagina wikipedia a lui dedicata) non impedisce a Franco Siddi di pontificare di metano. Con una autorevolezza pari solo alla necessaria riservatezza, Siddi si rapporta infatti da mesi a parlamentari (indimenticabile l’incontro lo scorso 20 novembre a Montecitorio), direttori di quotidiani, giornalisti e opinion maker, dispensando in continuazione granitiche certezze sulla bontà di un progetto faraonico su cui invece iniziano ad addensarsi molte perplessità.

Ma il nostro dubbi non ha: staziona permanentemente nelle maggiori redazioni (pare che a Predda Niedda ormai gli abbiano quasi restituito la scrivania) e come l’angelo caravaggesco nel dipinto che ritrae San Matteo (andatelo a vedere a Roma a San Luigi dei Francesi), sussurra all’orecchio degli ex colleghi ciò che essi farebbero bene a scrivere: chiarendo, suggerendo, evocando, illuminando.

Poi è chiaro che quando serve, serve. E se Snam comanda, Franco Siddi va e fa.

Così al povero lobbista (povero si fa per dire, non penso che se la passi male come le migliaia di giornalisti precari e a partita Iva che lavorano nel sistema dell’informazione) è toccato l’altro giorno perfino di dover parlare di metano ad una classe di un istituto recupero anni scolastici (forza ragazzi, sono con voi!).

La notizia è stata ampiamente ripresa dalla Voce della Dorsale, che l’incontro lo ha perfino organizzato.

Ecco, questo è oggi il livello dell’informazione in Sardegna: pesantemente condizionato da un Merluzzo qualunque, da figure minori il cui unico compito è quello di entrare in scena col ruolo di lacchè (cioè di domestici in livrea) solo per dire “Signore, la cena è servita”. Qualcuno vedendoli sul palco li può anche considerare personaggi importanti: ma sempre lacchè restano.

Un’ultima cosa. In questo ruolo multiplo e vagamente poco disinteressato, Franco Siddi potrebbe evitare alla categoria dei giornalisti sardi, già duramente provata dalla crisi, interventi come quello dispensato lo scorso 25 gennaio a Cagliari? In occasione dell’incontro organizzato dall’Ucsi con il nuovo arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, Siddi ha infatti esortato la stampa sarda (lui, non il monsignore) a “stare lontana dalle pressioni delle lobby economiche”.

Sì, ha detto proprio così.

In questo caso non ci sono riferimenti teatrali da fare, ma per fortuna il Vangelo ci viene sempre incontro: Matteo, capitolo 23, versetti 27 e 28.

Andiamo in pace.

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10 Comments

  1. Bravo. Pensa tu che nel 2014 qualcuno lo propose a candidato presidente alla regione sarda. I soliti gatto e volpe.

  2. Oretta Melis says:

    complimenti Vito grande articolo

  3. Corrado Putzu says:

    A che ora è fissata la lapidazione? Non vorrei perdermela 😉

  4. Antoni says:

    grazie, finalmente qualcuno che denuncia, in una Isola – Colonia non dotata di informazione indipendente; ottimi anche i riferimenti letterari

  5. Massimo says:

    “I grembiuli, signore, ce li dobbiamo togliere?”. Definitivo, grazie Vito.

  6. Antonio says:

    I giornalisti ” … al servizio degli ultimi” – da morire dal ridere!

  7. Renato Orrù says:

    … e quante palle e giri di parole caro Vito …ma perché non gli chiedete a denti stretti ( a Siddi ) a cosa GLI serve la dorsale …

  8. Andrea Diana says:

    Narrazione esemplare. Complimenti.

  9. Tore Pirino says:

    un attacco durissimo. E, forse, viziato da un certo rancore. Che Siddi non passerà alla Storia come il Migliore ( in tutti i campi in cui si è presentato), ci può stare, ma da qui affibbiargli qualità negative come servo, lacchè, Merluzzo..

  10. pietro porcella says:

    superbo Vitus… a quando un pezzo in teatro ?

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