Elezioni politiche 2018 / Politica / Sardegna

La corsa solitaria del Polo dell’Autodeterminatzione: un progetto nuovo che nasce con un metodo vecchio

 

Prendiamola alla lontana: di chi sono le idee? Di tutti, ovviamente. Soprattutto quelle politiche, che vengono interpretate e incarnate da gruppi di persone riunite in movimenti o partiti. Questi spesso se ne appropriano e allora sono guai: avete visto cos’è successo alla sinistra italiana per aver confuso i propri valori con la propria inamovibile e stantia classe dirigente?

I gruppi che si assumono l’onere di interpretare una idea politica hanno dunque una enorme responsabilità, anche davanti a coloro che non li votano, perché la democrazia è un ecosistema dove tutti condizionano tutti.

Anche per questo la democrazia italiana è in crisi: perché piccoli gruppi hanno preso in ostaggio le idee, bloccando il confronto tra partiti e società, sclerotizzandolo.

Ora, posto che, con tutti i loro limiti, le autocandidature del Movimento Cinquestelle sono l’unico tentativo di ricreare questo rapporto virtuoso tra società e politica, è evidente che senza un rapporto anche dialettico con la società, i gruppi che gestiscono i partiti o gli schieramenti sono necessariamente condannati a rappresentare se stessi.

Finite le inutili premesse, oggi in Sardegna si celebra la nascita di un nuovo progetto politico, il Progetto Autodeterminatzione, che poi in realtà nuovo non è, così come nuovi non sono gran parte degli interpreti che lo incarnano.

E di sicuro non è nuovo il metodo utilizzato per mettere assieme il gruppo delle otto sigle fondatrici: sette micropartiti e un neonato movimento sorto evidentemente a bocca di elezioni. E le associazioni, i comitati, i gruppi che in questi anni hanno portato avanti concretamente l’idea di autodeterminazione, combattendo nel territorio innumerevoli tentativi di speculazione di ogni tipo, dove sono? Perché non sono stati coinvolti nel processo fondativo di questo nuovo soggetto? Oppure si pretende che gruppi e associazioni si aggreghino a giochi ormai fatti, senza aver potuto determinare in alcun modo qualunque scelta?

Ancora una volta le porte non sono state aperte alle forze vive della società sarda ma tutto è stato deciso nel chiuso di riunioni riservate, secondo un metodo mutuato dagli odiatissimi “partiti italiani”: io decido e tu puoi solo obbedire o farti da parte (possibilmente in silenzio).

Intanto i segni della politica autoreferenziale già si notano: dichiarazioni contraddittorie (“no ai partiti italiani ma sì ad una alleanza con il Movimento Cinquestelle”), atteggiamenti spacconeschi, una certa aggressività verbale unita ad un leaderismo non sempre equilibrato (perché il progetto che vince non certo i solisti, ma evidentemente neanche le recenti batoste elettorali hanno insegnato nulla), un più generale gioco ad escludere e non a coinvolgere, per tacere poi delle spericolate trattative con altre formazioni politiche.

Perfino l’azzardo di presentarsi alle elezioni politiche del 4 marzo è stato sottratto al confronto, così come invece era sembrato inizialmente. No, già tutto deciso prima, dai capi. Una corsa a perdifiato che rischia di pregiudicare anche le future sfide elettorali, per un progetto che rischia di essere preso in ostaggio e non condiviso con le forze vive della società sarda.

Ci sarà modo per tornare sull’argomento, ma un progetto del genere è credibile solo se porta alla nascita in tempi rapidissimi di un nuovo soggetto politico e non che si limiti a proporre solo una semplice aggregazione elettorale tra micropartiti, alcuni dei quali già evidentemente abbandonati al loro destino dall’elettorato.

Comunque, la sfida è lanciata. E per fortuna che poi con i numeri non si scherza: alle elezioni mancano 49 giorni, sotto il cinque per cento disastro, tra il cinque e il dieci buon risultato, oltre il dieci trionfo.

Staremo a vedere.

 

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19 Comments

  1. “sotto il cinque per cento disastro, tra il cinque e il dieci buon risultato, oltre il dieci trionfo”

    ma in pratica, secondo la legge elettorale vigente, per poter prendere dei seggi al Parlamento italiano che percentuale occorrerebbe? il venti basterebbe per il senato? per la camera dei deputati quanto ci vorrebbe? il settanta basterebbe? o anche meno?

    • Nei collegi uninominali basta prendere un voto in più degli altri candidati per essere eletti, quindi teoricamente quei seggi sono contendibili. Altro ragionamento è quello relativo alla percentuale che uno schieramento raggiunge complessivamente a livello regionale, ed è a questa percentuale che io faccio riferimento nel post.

      • Camo e Urgekitana says:

        magari per il Senato questa lista, con dei candidati forti, cioè gente famosa e ben considerata da tutti ( ma famosa molto e benvoluta molto tra tutte le classi sociali) (tipo campioni dello sport ma di sport conosciuti molto)… dicevo, questa lista magari sarebbe riuscita a fare il 20 ed esprimere un senatore… il più famoso e ben voluto dei famosi benvoluti. chiaramente con dei personaggi poco o niente famosi e magari non benvoluti ma mal considerati o addirittura odiati da chi per miracolo sa chi sono… ecco allora questa lista, soverchiata da un sistema dell’informazione che non la considera minimamente (non è che da Floris parlano di AutodetermiNatione)… ecco questa lista rischia di prendere i soliti 4 voti dei soliti 4 gatti…. eppure io a questa lista, almeno al senato, visto che non hanno rimesso a Cotti…. a Cotti… ecco io a questa lista di AutodetermiNatzione al senato la voto…. miauuh!

        et mellus battor gatus ki battor morus… a nci torrai in s’aragona is battor morus!

      • Samuele Lecca says:

        et mellus battor gatus ki battor morus… a nci torrai in s’aragona is battor morus! aicci siada

  2. Nuccio Monello says:

    Più delle sigle, dei micropartiti e pindacciamenti vari … conteranno la concretezza dei programmi, la credibilità del leader ed ancor più i VOTI dei sardi, comunque abbiano o non abbiano espresso la loro preferenza, tradita, in tutte le precedenti consultazioni.
    Cambiare si può, basta volerlo tutti insieme dopo aver abbattuto quei maledetti muretti a secco, rovina della nostra meravigliosa isoletta.
    Qualcuno, forse malcelatamente, ha paura di osare … o tenta impietosamente di farsi cavare un occhio …

  3. Antonello says:

    Sono d’accordo con Vito, lui oltre che giornalista è, secondo me, un intellettuale (parolone),  rappresenta quindi la parte più critica e indispensabile della società. Deve dire e scrivere certe cose perché il suo ruolo lo impone. Capisco che poi possa dare fastidio a chi, tra mille difficoltà, prova a mettere insieme diversi pezzi di società, ma se non lo facesse verrebbe meno al suo ruolo. Poi, magari, nel segreto dell’urna vi dara’ pure il suo voto. Se non alle politiche, magari alle prossime elezioni regionali. Sempre che in questo anno lavoriate bene.. Saluti

  4. tore canu says:

    Il bollino nero dalle scorse politiche ha fatto molta strada: oggi si è schiuso ed è diventato un bellissimo Carrabusu

  5. Caro Vito a me sembra che siate abbastanza tutti fuori rotta. Ma se in Sardegna, lo dicono i sondaggi, è previsto il miglior risultato in Italia, in termini percentuali, dei pentastellati, di che cosa state discutendo? Io comincio a vergognarmi di essere sardo. Se i sardi credono agli statuti non statuti e alla democrazia cliccata su una piattaforma di proprietà privata, se credono a delle scemenze come il reddito di cittadinanza, ai no vax e a uno che garantisce per tutti, io ai sardi li mando tutti a quel paese. Ma ci vogliamo rendere conto che un parlamentare cinque stelle non può accedere al data base degli iscritti detenuto dalla Casaleggio perché non deve rappresentare un bel niente? Sarà meglio che i sardi ricomincino dalle più elementari regole della democrazia rappresentativa piuttosto che dai poli dell’autodeterminazione. L’autodeterminazione e l’indipendenza la costruisci quando hai un popolo capace di autodeterminarsi ed essere indipendente non quando hai a che fare con un mucchio di somari capaci soltanto di seguire il vento dove tira il vento. Andate in Israele per capire come si costruisce uno stato e smettetela di parlare del nulla.

    • si ma io al reddito di cittadinanza lo vorrei…. perchè quando mi scadono i 20 giorni di contrattino, mi darebero comunque soldi fino al mese dopo e a volte ne passano tre di mesi senza soldi e me li deve dare mammai…. e cosa devo andare a farmi intervistare da Antonello che mi ricevano in comune?

      … e cosa se scopro che in Israele magari una forma di garanzia per chi rimane senza contratto c’è…

  6. antonio cardin says:

    Non riesco a giustificare questo commento così acido da parte di chi leggo e stimo come attento osservatore…8 sigle che si riuniscono e condividono un unico progetto, piccoli partiti ormai “storici” invisi fra loro, leader riconosciuti che dichiarano pubblicamente i loro errori e l’inizio di un nuovo percorso di partecipazione e condivisione dovrebbe essere considerato, per ogni esperto osservatore, un fatto storico, eccezionale e da seguire con attenzione!! Qualunque altra considerazione sa di vecchia politica, di animo rancoroso o di quella classica invidia di chi non ha altro da porre come argomenti. Una partecipazione di soggetti mai vista, una democrazia realmente libera, un progetto basato intelligentemente su quello che UNISCE e non su quello che divide ed un programma, frutto di mesi di lavoro da parte degli aderenti ai vari laboratori, che sarà presentato a giorni con il simbolo: queste sono le cose concrete…il resto lo lasciamo a chi sta contrattando la “solita” poltrona. Saluti

  7. Pingback: Su carrabusu, ovvero, l’incapacità di immaginare un futuro | Bolognesu: in sardu

  8. pietro porcella says:

    Ma sesi segament’e culu oh Vito…. scusa se te lo dico affettuosamente, ma proprio tu che sai cosa vuol dire mettere faticosamente insieme persone e idee, proprio tu che questa volta vedi iniziare a concretizzarsi un percorso di autodeterminazione che hai sempre auspicato…. propriu tui… ti metti a fare s’abettiosu ? Ajo’ supporta innanzitutto e poi fai pure le tue lucide analisi, critiche e suggerimenti. E poi, sotto l’1% puoi parlare di fallimento o scelta prematura. Dal 2 al 5% di presa di coscienza di quanti siamo pronti a partire. Oltre il 5% di presa di coscienza di questa nuova forza politica inarrestabile.
    A innantis, direbbe qualcun altro….

  9. Partire da un presupposto sbagliato, anche da parte di un bravo giornalista, può rendere un articolo sulla realtà politica un alito inutile di vento. Mi sarei aspettato il maestrale …… Vito Biolchini che conosco e apprezzo. Capita anche ai migliori. Sarà per la prossima volta. Fare giornalismo a tavolino è un metodo vecchio: la.sfida e’ lanciata. Aspettiamo il Vito che conosciamo oppure un nuovo giornalista che abbia il coraggio di lasciare il suo tavolino. Con stima Mariolino Andria di Sardos

    • E quale sarebbe il presupposto sbagliato? E soprattutto di che tavolino parli, visto che la mia associazione ha incontrato la tua e con le elezioni si è già confrontata?

      • Il presupposto che ritengo sbagliato è questo “Ancora una volta le porte non sono state aperte alle forze vive della società sarda ma tutto è stato deciso nel chiuso di riunioni riservate, secondo un metodo mutuato dagli odiatissimi “partiti italiani”: io decido e tu puoi solo obbedire o farti da parte (possibilmente in silenzio)” . Sardos non solo ha aperto le porte “alle forze vive” ma è andata nei territori e nei comuni ad incontrare la gente comune per far conoscere la sua idea di Sardegna aprendo sempre il dibattito senza alcuna “rete di protezione”. Ma non basta, ha anche organizzato un concerto a Cagliari a Settembre: Mama Sardigna dove per la prima volta tutte le associazioni ambientaliste hanno partecipato superando vecchie diatribe per parlare e ribadire la fragilità dell’ambiente della Sardegna e l’urgenza di ricostruire la coscienza dei sardi sull’importanza del prendersi cura della nostra madre terra. I più importanti artisti e musicisti si sono alternati nel palco a cantare e manifestare la loro vicinanza per questa “giusta causa”. Abbiamo poi organizzato un incontro popolare aperto a Nuraghe Losa ad Ottobre dove hanno partecipato 300 sardi e sarde sempre per parlare e discutere democraticamente delle nostre idee e della situazione sarda. A contorno e per concludere,oltre ai laboratori tematici che stanno coinvolgendo in rete anche chi non è associato a Sardos, le realtà che hanno deciso di costituire Autodeterminatzione si sono confrontate democraticamente con la loro base. Insomma la tua tesi secondo la quale noi applichiamo il metodo “io decido e poi tu devi obbedire o farti da parte” non è aderente alla realtà: sembra proprio scritta a tavolino.

      • Sandro Nuvoli says:

        sto ancora aspettando la chiamata d un fantomatico facilitatore di un fantomatico laboratorio…..ma forse c’erano cose più importanti da fare….

      • Oscar Piano says:

        Caro Vito, seu mera cuntentu chi tui puru bolisi s’autodeterminazioni de sa nosta amada Natzioni! Po custu pensu chi siara cosa bona poni impari is fortzas Sardas contra is foresus de su continenti! Su libru chi appu scrittu n
        Conta propriu custu: Tottusu is Sardusu disigianta s’indipendentzia ma mera de custusu timinti de atturai chene dinai! Toccara de di fai cumprendi chi podeus bivi mellusu a solusu! Cummenri si pori fai? Fortza Paris!!!
        Oscar Piano
        O

    • IRS forever says:

      Collaudato? Per la macchinetta di Manichedda piu’ che di collaudi si deve parlare di tagliandi e revisioni fasulle, stucco a pacchi e molte mani di vernice per confondere chi la dovrebbe comprare come usato garantito. Credo dovranno regalare anche tanti arbre magique per coprire la puzza dei cadaveri eccellenti nascosti nel cofano, quello di Gavino Sale in primis. Po caridadi.

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