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Giovani allo sbando, la sconvolgente lettera di una insegnante sassarese. Perché in Sardegna la vera emergenza è quella educativa

giovani_alcol

 

Chi può, vi prego, legga la lettera che l’insegnante Franca Puggioni ha inviato alla Nuova Sardegna e che il quotidiano ha pubblicato oggi nella pagina dei commenti. Non si trova on line per cui mi sono permesso di pubblicarla alla fine di questo post. Si parla del caso del ragazzo 19enne che a Sassari ha aggredito a sprangate la sua fidanzata. Ma si parla più in generale della drammatica situazione che riguarda i giovani sardi.

La storia di Simone mi ha ricordato quella del ragazzo di Nule accusato di essere l’omicida di Gianluca Monni, il giovane di Orune ucciso un anno alla fermata del pullman che lo avrebbe portato a scuola. Senza entrare nel merito di questa vicenda giudiziaria, le intercettazioni ambientali ci hanno restituito un profilo (fatto di attentati incendiari su commissione, di furti, di violenze domestiche più agite che subite, tutte cose a quanto pare note in paese) che sembra molto simile a quello del giovane sassarese.

In entrambi i casi, né la famiglia, né la comunità, né la scuola, né i servizi sociali, né le autorità sanitarie, né l’autorità giudiziaria, benché sapessero che la situazione era grave, sono riusciti a fermare la folle corsa di questi giovani verso la cazzata della loro vita.

In Sardegna c’è una gigantesca emergenza educativa che trova la sua manifestazione più grave nella dispersione scolastica, segnale di un disagio esistenziale di cui la lettera della Puggioni dà conto.

Ma le emergenze sono anche altre. La nostra è una delle regioni italiane che spende di più per i servizi sociali, però è chiaro che i servizi sociali da noi non funzionano o funzionano molto male. Il caso di Sassari lo dimostra senza tema di smentita.

In questo settore sembra di assistere a quello che il sociologo Robert Merton chiamava “ritualismo burocratico”: all’interno di una organizzazione ciascuno fa il suo compitino, non importa se poi si ottengono i risultati attesi, l’importante è che tutti i timbri siano a posto e che, soprattutto, nessuno sia responsabile fino in fondo dei (pessimi) risultati ottenuti.

Se tutta la società sarda non prende coscienza nel suo complesso della devastante emergenza educativa che la sta investendo (ben più grave di tutte le crisi che conosciamo e che finiscono sempre sui giornali, da quella dei trasporti a quella industriale), nessun intervento potrà mai essere efficace. La varie componenti della società sarda dovrebbero fare un patto, con l’obiettivo di orientare ogni nostra azione  ai giovani, alla loro crescita, al loro benessere. Invece questo non avviene.

Molto poi dipende anche da come la si racconta la realtà. Oggi il caso di Simone viene trattato dall’Unione Sarda in due pagine dedicate al femminicidio quando è evidente che con quel tema c’entra poco o nulla. C’entra invece il tema dei servizi sociali e sanitari che non funzionano, della scuola che non ha gli strumenti per accogliere le esistenze problematiche come quella di Simone, dei giovani allo sbando che nessuno riesce a salvare. Simone, da minorenne, aveva rubato l’auto del padre e schiantandosi a 160 all’ora aveva provocato la morte di una ragazza. E Puggioni racconta come la scuola non avesse avuto i fondi per fare seguire a Simone uno specifico corso di riabilitazione. Niente, non c’è stato niente da fare.

Qualcuno dia ai giornalisti nuovi schemi di interpretazione della realtà perché senza una analisi corretta non ci può essere una soluzione possibile. E lo schema della violenza uomo/donna non può essere riproposto sempre come l’unico possibile in grado di spiegare quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Se non altro, non in questo caso.

***

A Sassari qualche giorno fa un diciannovenne, Simone Niort, quasi uccide la fidanzata a sprangate. L’episodio è preceduto da una scenata in strada con minaccia di accoltellamento per un passante che cerca di interporsi. I carabinieri intervengono e nonostante la reazione scomposta del giovane, dopo avergli sequestrato il coltello lo rilasciano. Lui, nel pomeriggio, quindi amente fredda, si arma di spranga, va a casa della fidanzata e la massacra. È viva, malconcia, forse con qualche danno permanente ma insomma, se la caverà, speriamo.

L’episodio provoca la solita ondata di indignazione, pena richiesta di inasprimento delle pene, castrazioni, calci e schiaffi (gli stessi che Simone Niort ha riservato alla sua donna), pena di morte, invocazioni a ministre e istituzioni e così via. Lo dico subito, così togliamo di mezzo questo argomentò: la via giudiziaria alla risoluzione dei problemi sociali mi fa orrore.

Simone Niort ha 19 anni, se anche gli dessero dieci anni di carcere e li scontasse tutti, uscirebbe di galera rafforzato nella sua visione violenta del mondo e avrebbe 29 anni e una vita davanti per fare danno.

Che fare dunque? Io non lo so.

Però conosco un mondo, quello degli adolescenti che provengono dai quartieri della nostra città, o dai paesi vicini, spesso da situazioni familiari di estremo degrado, nelle quali la violenza nelle relazioni padre/madre, genitori/figli è l’unica modalità conosciuta, che vivono nutriti di Tv e poco altro. Questi ragazzi consumano alcol, droghe di varia natura, praticano sesso senza grandi protezioni (il numero di gravidanze precoci è impressionante), vivono senza regole e spesso non tornano a casa per giorni senza che nessuno si preoccupi di loro, sono razzisti, omofobi, violenti.

E questo vale anche per le ragazze che vivono però nella speranza di essere la prescelta del bullo di turno. Qualcuna di loro offre soldi, per comprare il fumo, in cambio di un pomeriggio di sesso che credono, solo loro, amore. Qualcuna in discoteca si presta a rapporti orali in cambio di un drink e una pasticca. È una realtà nella quale l’idea di una relazione rispettosa, civile, matura è, semplicemente, una faccenda per alieni.

Questi ragazzi, dei nostri discorsi su educazione al rispetto, campagne antifemminicidio, dichiarazioni di ministre e assessore, non sanno nulla e nemmeno ne vogliono sapere. Per essere più esplicita penso che la lingua che parliamo, noi emancipate e colte, sia per loro una lingua straniera ed estranea.

Nel caso specifico Simone Niort aveva una storia personale e familiare che le forze dell’ordine, servizi sociali, scuola, quartiere conoscevano benissimo. È un ragazzo con disturbi patologici del comportamento, che non aveva nessun autocontrollo, viveva tra palestra e la strada e purtroppo aveva una folta schiera di ammiratrici tra ragazzine che hanno la sua stessa storia. Il sollievo di sapere che non fosse una mia alunna mi consola ma non mi alleggerisce dall’angoscia.

La famiglia di Simone, la scuola di Simone ha chiesto aiuto molte volte. La scuola aveva chiesto un sostegno per tutta la durata dell’orario scolastico e uno specifico percorso di “riabilitazione sociale alla convivenza”. Per questo intervento non c’erano soldi, nemmeno per un percorso ridotto alla metà dell’orario. È chiaro che l’esito inevitabile è stato la sua esclusione dal percorso scolastico.

Nessuno può immaginare di tenere in una prima classe un ragazzo che passa da momenti di tranquilla serenità a momenti di violenza incontrollata contro compagni e insegnanti. Quello che è certo che i segnali di pericolo c’erano tutti, in passato anche tragici segnali.

Penso però che se qualcosa vale la pena di fare, è quella di ripensare radicalmente le politiche sociali, ci sono luoghi nelle nostre città dove bisognerebbe entrare con strumenti nuovi, più efficaci, meno burocratici, penso ad affiancamenti alle famiglie, sostengo alle scuole, operatori di strada per i ragazzi. Invece, noi insegnanti, le madri e i padri, i ragazzi siamo soli, ci parliamo con difficoltà, e restiamo poi muti davanti al sangue. Muti e sgomenti.

Franca Puggioni
insegnante

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26 Comments

  1. Antonio says:

    La scuola aveva un grande potere educativo e aveva strumenti per poterlo attuare. Strumenti oggi assenti: la scuola oggi è cambiata in maniera drastica rispetto a una ventina di anni addietro, con
    presidi (dirigenti scolatistici) che mirano alla promozione a tutti i costi, infischiandosene di alunni con comportamenti maleducati, aggressivi e quant’altro, spalleggiati anche da certi docenti. Sospendere poi è diventato praticamente impossibile.
    Quello che mi chiedo è: ma come mai gli insegnanti nelle numerose proteste, cortei e quant’altro non sollevano in maniera decisa questo problema ? A quanti fa comodo trovarsi in una classe zoo?

  2. neghiamo i nostri figli allo strapotere di facebook, smartphone, instagram, cellulari, uozzàp e compagnia… regaliamo loro dei libri, costringiamoli a pensare.
    restituiamoli al piacere e dovere di comunicare con le parole, faccia a faccia, così come l’ animale “uomo” deve fare.
    parliamo coi nostri figli e con i loro compagni. rischiamo magari anche di farci prendere per il culo, ma cerchiamo di comunicare in qualunque modo.
    sottraiamoli alla merda continua e incontrollata e violenta che la TV scarica a vagoni nelle nostre case.
    parliamoci, capiamoci, sorridiamogli e… diciamo qualche volta si, ma anche tanti no!
    non sottraiamoci al rischio di farci antipatici ai loro occhi.
    spendiamo un pò più del nostro tempo e un pò meno dei nostri soldi per i nostri figli.

  3. Giovanna says:

    Fernanda, siamo qui, tutti perfetti sconosciuti, ad interrogarci sui possibili perché’ e ciascuno di noi fornisce una possibile visione. Siamo tutti gentori, mi pare di aver capito, io sono anche un’insegnante di questi giovani. È’ evidente che se ci prendiamo il tempo di commentare con trasporto in questo spazio, probabilmente abbiamo già’ messo in atto tutte le possibili strategie affettive, solo che vogliamo pedagogicamente individuare cause, processi e possibili soluzioni ai problemi. E non esiste solo un piano di azione. Probabilmente oltre all’amore infinito e totale della famiglia è’ anche utile un contesto sociale adeguato. Perché’, credimi, di giovani super amati in casa e sbandati, violenti o disfunzionali all’esterno ne ho visto tanti. Nessuno di noi ha la ricetta perfetta, unica e risolutiva, neppure tu. E i ragazzi nonno sono tutti uguali. Ciò’ che è’ utile in un caso può’ essere distruttivo in un altro. Purtroppo l’amore di un genitore o di entrambi non basta. Il “gruppo dei pari” nel l’adolescenza ha un ruolo fondamentale nel confermare oppure distruggere totalmente tutti gli esempi positivi ricevuti fino a quel momento.

  4. ferdioristano83 says:

    … pax vobis…

    Ma siete davvero convinti che istituzioni, organi di pseudo assistenzialismo a pagamento siano la soluzione?
    Possibile che nessuno pensi e guardi oltre?

    Badate che dacchè l’uomo esiste, crea egli stesso i presupposti e le possibilità di chi viene dopo.
    Smettiamola di guardare questi giovani come un tumore sociale scardinato dal resto del Corpo sano. Eh già, piace a tutti gli over 45 deresponsabilizzarsi con tono sprezzante e distaccato dai propri figli. E nostri figli sono tutti, in questo caso. Per non parlare di insegnanti isterici che ignorano le regole principali della pedagogia, portando in aula frustrazione e cattiveria, tuttavia ergendosi a predicatori di sapienza umana. Vi prego!

    Io dico, anzi, il ciclo naturale delle cose dice che la Società prima è la famiglia, che è pure il filtro e la pista dell’imprinting di ogni essere umano: cari genitori, o insegnanti genitori: che giovani vi aspettate se siete i primi a mettere al mondo figli senza Amore, ma convenzione sociale? Che giovani o figli vi aspettate se invece di ascoltarli, di osservarli meglio per capire di cosa potrebbero mancare, chiidete ogni ponte di dialogo alla prima difficoltà educativa, lasciandoli soli, e quindi facendoli scappare fuori di casa a cercare fuori, la considerazione che dovrebbero avere in casa? Che alunni vi aspettate se non apportate al.vostro.metodo di studio e di educazione delle innovazioni umane e metodologiche? Se il ragazzo.non.recepisce è il metodo che fallisce. Stop.

    Eh no… voi genitori, messa la tv, la playstation, il cellulare e la scarpetta firmata, avete fatto il vostro dovere. Pagate le tasse scolastiche e dato il piatto di minestra, ve ne fottete altamente delle inclinazioni, dei sogni e del potenziale intellettuale e umano dei vostri figli. Non sono cani. Sono persone.

    Badate che state creando dei mostri con la vs ignoranza. Dovete educarli voi. Ma perchè questo avvenga dovete scrollarvi di dosso lo strato di ignoranza umana e culturale che sta devastando la società.

    La degradazione materiale, non viene solo dal capitalismo, ma pure dall’ignoranza umana e culturale.

    Dove non ci sono Amore vero, cultura umanistica e sana vita quotidiana familiare e lavorativa, restano ragazzi dimenticati, disorientati e violenti.

    Basta la tv delle puttanelle e dei fotomodelli. Basta l’hi tech.
    Basta la convenzione sociale, e basta l’ignoranza.

    Amate i vostri figli. Amateli ed educateli portandoli a pesca, a leggere un libro in riva al mare e insegnando loro il valore della vita, dell’amore umano e il valore di se stessi e di un sano amor proprio. E se non siete capaci di nitrire queste cose, usate gli anticoncezionali.

    Forse scriveranno poesie, e non picchieranno. E se resteranno nell’infinito, capiteranno in.una.famiglia che li merita.

    Cordialiter.
    Ferdinanda Saderi,
    Oristano.

    • ferdioristano83 says:

      Scusate errori di scrittura. Tastiera telefono indipendentista.

    • Pienamente daccordo,
      però bisogna fare un altro passetto indietro, bisogna anche analizzare il perchè, genitori ed insegnanti ” se ne lavano le mani”; gli insegnanti, avvolte sono anche genitori, i genitori sono lavoratori (se hanno ancora la fortuna di avere un lavoro, e quì la situazione psicologica peggiora rispetto a chi un lavoro ancora lo ha).

      Ora, racchiusi tutti i genitori nel gruppo dei lavoratori mi viene da riflettere un pochino,
      Premesso che non sono un genitore, ma diciamo che potrei esserlo data l’età di 32 anni.
      Ancora mi viene da ragione come figlio ma con una prospettiva da padre, nel mio immaginario sono con mio/i miei figli che cerco di trasmetterli valori e mie conoscenze e passioni, è tutto molto bello, poi iniziano i dubbi tipo, ma se ciò che piace a me a lui non piace? Mi vengono in mente quei genitori che passano la loro esistenza, anzi quella del figlio, a fargli inseguire il suo sogno mai realizzato; allora mi dico, ok, forse dovrò fargli conoscere più cose possibili e poi sarà la sua indole a scegliere, e un pò di paura mi viene perchè penso a qusnte volte io stesso ogni anno cambiavo passione e oggi mi trovo a portarne avanti 2 o 3 in modo discreto, e nessuna di queste mi darà da mangiare. Quindi nasce la spersnza di scoprire il prima possibile cosa sarebbe meglio per un figlio, e probabilmente la soluzione migliore sarebbe anche, fargli fare le cose come un gioco, per divertimento, e non come un obbligo come fanno alcuni genitori.

      Poi c’è l’altra considerazione da fare, tirniamo ai genitori lavoratori.
      Dalle mie esperienze lavorative, molto umili, ho potuto constatare che è un vero casino riuscirecad avere il tempo per lavorare, mandare avanti le proprie passioni, creare una famiglia, e in più crescere i figli.
      Come cazzo si fa a fare tutto questo, se il sistema ti impone, che tu devi lavorare 8 ore al giorno se va bene, per guadagnare poco più di mille euro al mese, dai quali devi togliere, cibo, abbigliamento, farmaci, tasse varie, ed imprevisti vari. E lo stress mentale di queste persone dove lo lasciamo? È palesemente ovvio che non si ha più l’entusiasmo, la voglia, la passione (e chi più ne ha più ne metta) di andare avanti in questa impresa che è mandare avxnti la famiglia, nel vero senso di farlo, non come si fa nella maggior parte dei casi, e cioè a stento (parlo di categorie umili, lasciamo perdere medici, avvocati e benestanti vari che per loro va tutto bene).

      Il punto è che il sistema è il vero cancro della società, la società siamo noi cittadini che cerchiamo di vivere serenamente tutti insieme.

      Il sistema è il primo a fare il furbo ed il ladro, ladro delle nostre vite, e il cittadino, spesso e volentieri so trova a dover delinquere per fame, altri invece per pricipio perché si sentono in dovere di doverlo fare dato che lo fa il sistema in orimis usando leggi (pluridecennfai non adatte al giorno d’oggi) formulate da persone che si sentono superiori ad altre e fanno i furbi approffittando dell’ignoranza leggittima del prossimo (non tutti possiamo avere la stessa crescita culturale). Ci vorrebbe moooolta più umanità nel sistema, ma lo vedimo tutt i giorno al tg che i nostri politici non ne vogliono sapere di sentirsi pari al cittadino, a chi gli dà da mangiare (vi ricordo che sono nostri dipendenti, mi rammarica non poterlu licenziare con la stessa facilità noi veniamo licenziati quando le cose per il padrone vanno male), ci sguinzagliano i nostri falsi difensori (sempre pagati da noi) quando noi ci azzardiamo a dire, NO CAZZO! COSÌ NON VA BENE!!

      E’ una ruota, il lavoratore è insoddisfatto e stressato che trasmette questo malessere al se stesso genitore quando torna a casa, che lo trasmette a moglie e figli, e questi ultimi si trovano smarriti, avvolte impazziscono;
      Si ritrovano a credere che quello che fanno vedere in tv sia figo, bisogna essere per forza una rockstar, un calciatore, un/una cantante, ballerina, showgirl… solo che non si accorgono che il sogno è vivo solo nella loro testa tra una canna e l’altra al parco, o tra un tiro e l’altro in discoteca, o una rissa e l’ atra dopo una sbroza in un baretto…uniche valvole di sfogo dei giovani.. in pochi hanno davvero la voglia e la forza di praticare sport con costanza, è più semplice il divertimento senza testa.

      E vi dico un’ altra cosa, questo è per tutti quelli che pensano che i propri figli non facciano queste cose.. fumano tutti, tirano tutti, si sballano tutti, nessuno escluso, dsl punkabbestia al lauerando in legge o medicina, la droga é una realtà di tutti, figli sbandati, studenti, genitori, insegnanti, medici, avvocati, semplici lavoratori.. sono davvero pochi quelli che non lo fanno, mettetevelo bene in testa!!!

  5. Giovanna says:

    In altre città’ italiane le amministrazioni comunali, già’ da molti anni, hanno inventato un assessorato alle politiche giovanili, il cui scopo è’ proprio quello di guardare con una lente di ingrandimento a quella fascia d’età’ importantissima che è’ l’ infanzia e l’adolescenza. Speciali fondi intoccabili sono destinati all’organizzazione di eventi, interventi, supporto e azioni pratiche di ogni tipo per venire incontro alle esigenze dei giovani, facendoli sentire coinvolti insieme alle loro famiglie, in grandi progetti in cui loro sono i creatori e gli sviluppatori con risultati meravigliosi. Specialisti ed esperti collaborano con le istituzioni e la società’ locale perché’ tutto questo sia parte fondante del tessuto sociale è considerato normalità’. Perché’ qui da noi è’ utopia?

    • Supresidenti says:

      Sai Giovanna, se c’è una cosa che non ho capito e non capirò mai è il perché l’amministrazione Zedda abbia abolito quell’assessorato che pure in passato aveva dato dei timidi segnali positivi ai giovani e a tutti i cagliaritani. Da un po di tempo ho la fortuna di frequentare i diciottenni del mio paesino sulcitano e sono arrivato ad una conclusione. I giovani richiedono una pazienza e una disponibilità che la società moderna non è più in grado di offrire. E se questo succede in un piccolo paesino dove ci si conosce tutti e quegli stessi giovani gli si è visti nascere e crescere non oso immaginare che speranze ci siano in una città.
      Un altro discorso riguarda il significato della parola “politiche giovanili” che quasi sempre in sardegna viene travisato volontariamente per continuare a supportare il sistema sbagliato che viene descritto fin troppo bene da questa lettera.

  6. gavino says:

    sono commenti tutti interessanti e utili ma tu valentina che vorresti commentare

  7. Tutti nel nostro piccolo abbiamo cercato o cerchiamo di dire e dare una giustificazione al tema evidenziato nella lettera.
    Io per creare un filo logico parto da lontano, Iniziamo con le responsabilità del Governo che , iniziano dopo la disfatta di mani pulite, abbandonando le politiche a sostegno della famiglia, non bastando, deliberatamente consegnava la famiglia, in mano ai mass media e al consumismo per ripagare i soliti, degli sforzi o favori ricevuti, come sta avvenendo a tutt’oggi.
    Noi Plebei come 2000 anni fa’ obbediamo e anche se non ci garba nulla non facciamo niente, sia a livello politico, perchè vanno tutti a votare e votano sempre gli stessi sciacalli, senza pretendere nulla sul piatto della nazione, regione, provincia o comune per vivere meglio, al contrario della Regione Sicilia che quattro anni fa ha piegato il sistema a suo favore, imponendo, tutti uniti, le loro richieste e solo dopo essere state evase, hanno votato.
    Poi abbiamo le nostre colpe, la prima quella di volere o di avere quello che hanno gli altri e per farlo ci Indebitiamo per due vite, si lavora in due altrimenti non si campa e in tutta questa frenesia ecco che, arrivano i figli. Facciamo una piccola premessa, in questo dire la famiglia per fare quello che in questo itinere ha fatto, si è recisa i legami con i nonni (Il Grande Patrimonio Culturale, Storico e Sacro della prima cellula di questo Popolo). I Nonni – Le prime figure autorevoli che i bambini iniziavano a conoscere, a sentire con attenzione e dedizione nei primi passi della loro vita sociale. Ecco il primo input (vita sociale) prime regole, spiegate dai genitori, dalle insegnanti all’asilo, alle elementari e in questo percorso, sempre i nonni che con la loro presenza sono una garanzia nel radicare le regole e il conseguente rispetto delle stesse e per gli altri. Oggi la Famiglia per l’80% dei casi non vive più con i nonni, non ha rapporti con i nonni (tranne quelli di qualche visita periodica alle case di cura) perchè badare hai nonni impedisce o rallenta la sua evoluzione moderna e in tutto questo chi paga il dazio sono proprio i figli, voluti o arrivati, perchè mancando i nonni o la grande famiglia, i figli vengono affidati alle tate o alle badanti e i genitori occupati e presi dalla frenesia stressante della vita di oggi, non crescono i loro figli ma delegano ad altri questo irripetibile compito.
    Tirando le somme, abbiamo una società spaccata, i cui figli sono alla ricerca di un esempio, di una guida ma, non trovando niente che sia da guida, si aggregano in gruppi, dove, si crea il branco. Poi i fatti di cronaca e giudiziari ci fanno vedere come questi ragazzi ancora minorenni sono già pieni di denunce e processi ma, visti e trattati singolarmente hanno delle immense voragini interiori. Il resto e sotto gli occhi di tutti compresi i nostri governanti che, preferiscono lottare per tenere le mani in pasta e sistemare i propri famigliari alla luce del sole, invece di fare leggi o creare innovazione e interesse nei giovani, iniziando dalle scuole e finendo nel rafforzare la famiglia, tutelandola e cercando di impedirne l’estinzione.

  8. sergio says:

    mi sento di ringraziare l’insegnante sassarese da questo blog.
    la sua lucida e spietata analisi mi trova drammaticamente d’accordo. e lo dico con cognizione di causa.
    sono padre separato di due meravigliosi ragazzi 20 e 17 anni, la maggiore e femmina.
    non sto li a raccontarvi la premura e l’attenzione profusa, sin da quando sono nati, per offrire loro il meglio che io e la madre siamo stati in grado di dare, affrontando anche critiche brucianti da chi sosteneva che sbagliavamo a negare play station, ridurre TV, promuovere socializzazione in contesti non-violenti. Un percorso comune a molti della mia generazione di cinquantenni che ha prodotto dei frutti meravigliosi fino ai 16-17 anni.
    abbiamo scelto bene? abbiamo scelto male? dove abbiamo sbagliato? quante volte mi sarò fatto queste domande. Rassicurati dai numerosi pareri di operatori della scuola e del sociale in generale, abbiamo impattato con la ribellione adolescenziale che ci ha sorpreso impreparati. E non parlo di un “vaffanculo mamma” parlo di un coltello puntato alla gola, parlo di un cazzotto sferrato come se davanti a te non ci fosse chi ti ha amorosamente pulito il culo, confortato durante le malattie, inventato giochi per trascorrere lunghe serate con la TV spenta. Sempre presenti e disponibili a curare, accompagnare, giocare, nutrire… ma come dice l’insegnante Puggioni arriva un momento in cui tu parli una lingua aliena, sopratutto poi se le lingue aliene diventano due. E’ una fase difficilissima dove in un attimo puoi mettere in gioco tutto il buono che hai fatto fino ad allora. E dice bene chi ha detto che genitori, insegnanti e ragazzi sono fondamentalmente soli ad affrontarla, anche quando non si risparmiano nel cercare, ascoltare e agire i consigli di tanti esperti.
    oggi mia figlia è molto più serena e vive una vita soddisfacente proiettata verso un probabile successo. Devo ancora aspettare il fratello augurandomi di giocare bene le mie carte e di non doverlo ripescare ancora una volta dai carabinieri.
    Non ci sono ricette certe per questa fase, vorrei solo dire a tutti i genitori state vicino ai vostri figli e fermateli, ad ogni costo, quando sentite che dovete, anche a costo di ricevere un cazzotto in faccia.

  9. Valentina says:

    Leggo leggo…siete le prime…che se vi riprendono i figli..andate a castagnare le insegnanti….date fiducia ..invece poi leggiamo che un ex maresciallo viene preso a colpi…perche?????? Magari a suo tempo a avuto dei genitori che se un inegnate lo riprendeva…l indomani mattina i genittori subito a dire cosa ..come si permette a mio figlio lo educa io…frasi del genere …

  10. Valentina says:

    Professoressa xche non se li porta a casa??? Pensi ad aiutare a quei ragazzi che hanno voglia e poche basi ..o ke non hanno voglia e con la famiglia dietro..questa e gente che da genezarione. .non aspetta aiuti

  11. Michele says:

    Può essere che in questo caso le colpe vadano addebitate a una sola parte, cioè a quelle istituzioni che, per mancanza di fondi, o di coordinamento, o di capacità o tutto insieme hanno prodotto questo risultato. Ma vedendo il problema a 360 gradi non solo per fatti così gravi, emerge una situazione grave anche a un livello di educazione. Non si può mettere la croce solo sulle istituzioni ( la Scuola ad esempio ) perchè in tante occasioni dei ragazzi con pochi o nessun problema, si comportano con sprezzo di regole e di civile convivenza. Io stesso a Sassari ho visto in alcuni giardini pubblici alla domenica mattina degli spazi verdi ridotti a una autentica discarica di immondizie, bottiglie vuote, resti di cibo, cartoni di pizza e aiuole scambiate per bagni pubblici. Si può partire da qui, dall’insegnare ai nostri ragazzi il rispetto per le cose comuni, per la gente diversa da noi, per il malato, per chiunque ? Ma iniziamo a casa, prima che a scuola, e valorizziamo ciò che abbiamo in modo che siano i giovani stessi a responsabilizzarsi e a pretendere ciò che gli spetta senza però lasciarsi andare.

  12. antonello says:

    Salve, si tutto vero,ma io sono tra quelli che sostiene che “era meglio quando era peggio”, io da genitore mi accorgo che nonostante cerchi di intraprendere una direzione educativa, in qualche modo la mia linea viene modoficata o comunque resa vana dalla situazione che i ragazzi trovano fuori dalle mura domestiche, quindi si allineano perfettamente con le non regole che trovano li, di conseguenza anche le indicazioni dei genitori non vengono accettate molto volentieri da loro , e si deve lottare duramente per tentare di educare i propri figli come si vuole, e a volte manco ci si riesce.Secondo me , siamo noi siamo la causa principale di tutto questo danno , il troppo pemessivismo, il fargli credere di essere grandi quando invece non lo sono affatto, il valore degli affetti , il rispetto del prossimo e delle regole, questo non glielo abbiamo trasmesso con la giusta forza purtroppo. Quando sento di aggressioni contro insegnanti , studenti, o contro tutto e tutti, e tutto questo viene affrontato quasi come normalità, mi lascia di stucco.Nessuno può inervenire nel giusto modo nei loro confronti, pena denunce e quant’altro, quindi sarò ripetitivo ma la olpa di tutto ciò è solo NOSTRA, salve.

    • Marilena says:

      Sono pienamente d’accordo, non aggiungo altro!

      • Bingia says:

        Sono d’ accordo con Antonello, anche se noi genitori vorremmo educare i nostri figli anche con qualche divieto ,ci sono le leggi che non ci permettono di fare ciò. Io sono stata educata non dico con severità ma, ricevendo tanti no ..Adesso tanti ragazzi non sanno cosa sia il rispetto per il prossimo e, tanto meno verso le istituzioni, cosa che dovrebbe essere alla base dell’ educazione.Adesso chi si comporta male ha tutte le giustificazioni di questo mondo.

  13. Giulia says:

    La Sardegna in primis e gli adolescenti allo sbando. Ma non solo lei, in tutto il mondo questo accade.
    Partiamo dall’inizio; una coppia che desidera un figlio, deve essere adulta (e non solo contando gli anni con le dita delle mani), responsabile e cosciente che ciò che sarà educato al figlio se lo porterà per il resto della sua vita. Sta ai genitori insegnargli tutto. Se ci si trova in una situazione disaggiata, con particolari problematiche familiari come ad esempio tossicodipendenza,alcolisti, violenza è preferibile interrompere la gravidanza, ma non lo devono scegliere loro come coppia, visto che psicologicamente parlando non stanno apposto, ma bisogna mettere in ballo i centri abilitati psichiatrici dove ti impongono di interrompere una gravidanza. Non si mettono al mondo bambini innocenti che diventeranno come o peggio dei genitori. Cattivo esempio per tutti.
    Mettiamo il caso, nessuno chiede consulenza, vogliono proseguire la gravidanza.. Il padre picchia la moglie, la moglie non si ribella perché pensa che nel grembo porta il loro figlio.. Subisce.. Nasce il bambino, lei subisce ancora mentre lui va rubare, spaccia e via dicendo.. Lei cresce il suo bambino nelle possibilità che ha ( NESSUNA ), questo bambino incomincia a frequentare SIMILI a lui, alla sua situazione dopo qualche anno, la gente sa che quel determinato gruppo di adolescenti ha URGENTE bisogno di aiuto ma non si hanno i mezzi per muoversi, non ci sono soldi..
    Allora si fa finta di nulla, poi un pomeriggio accade la tragedia..
    Ma servono i soldi per raddrizzare i vari comportamenti di un 15enne? Serve solo il disacco da quell’ambiente che ambiente che il ragazzino credeva PARADISO.

    Ora sono sicura che le critiche arriveranno, ma devo…
    Non mettete al mondo un bambino, se non si hanno le possibilità capacitive di educarlo, dargli l’oro (non materialmente) ma di sentimento, amore e proteggerlo sempre.
    Non fate i figli all’età di 19 anni, con situazioni famigliari ASSURDE.. interrompete la gravidanza, non fate crescere i bambini dei criminali; altrimenti fateli ma vi farete del male voi genitori, ve li porteranno via perché non saprete gestirli..

    In molte città, hinterland delle grandi città, esistono questi paesini, borghi, dove non si hanno le possibilità di fare nulla, ok, la speranza la non c’è.. Ma mettetevi una mano sul cuore, e voi genitori incominciate a cambiare, rincominciate una nuova vita, oltre che per voi, per i vostri figli….

    Loro non hanno nessuno che voi, ricopieranno sempre il vostro comportamento..
    Dio vi perdona….

  14. Il malessere sociale in Sardegna è palpabile esattamente come può esserlo la roccia. E non da oggi. Di casi come quello di Simone, purtroppo, ce ne sono stati tanti anche in passato. Dice bene l’insegnante che esiste, di fondo, un certo menefreghismo da parte di chi, invece, dovrebbe essere preposto alla tutela di questi ragazzi e delle loro famiglie. Ma le colpe, mi si perdoni la brutalità, sono anche di chi scrive e non ha il coraggio di dire la verità sino in fondo, per paura di ripercussioni. Ed è così che ci ritroviamo giudici per minori che non capiscono niente di minori, assistenti sociali che dovrebbero, a loro volta, essere assistite, educatore che andrebbero rieducati. In questa spirale di mediocrità s’innesta, anche, la questione economica, che non è roba di poco conto. Il disastro è totale; abbiamo rubato la speranza e l’avvenire ad intere generazioni ed ora, come i coccodrilli, ci mettiamo a piangere per esse. Per usare un eufemismo, siamo diventati tutti farisei. Ognuno, alla fine, pensa al proprio piccolo tornaconto e si compiace di quanto sia stato bravo a digitare, sulla tastiera, quattro parole messe in croce. Da subito,però, riprenderemo il nostro solito tran-tran di non dire mai la verità sino in fondo.

  15. La Violenza estrema al bisogno di esistere”Come”??!E’ la Reazione=Risposta Che danno i Nuovi “SBALLI” Sballati Oggi ; ieri Almeno Si Sognava Si Parlava D’Amore”LOVE”Libertà NoN Che Fosse…Ma Almeno si condivideva e la “Pazzia” Era “PACE”!
    BISOGNA “FARE” QUALCOSA!!!! Di chi E’ la colpa?! NoN importa ; cominciamo a dire che E’ di ognuno di NOI e cominciamo a fare C’E’ bisogno D’amore è Stà urlando in ognuno di noi!!! è “così”!

  16. Il si salvi chi può è già stato suonato, urlato, sbandierato ed indossato da tempo; dato che sono un signor nessuno mi permetto umilmente di dire la mia (in attesa dei professionisti di settore) il ritualismo burocratico è diventato ormai la “regola” in particolare i dipendenti pubblici senza un serio pericolo di licenziamento sostengono io il mio dovere l’ho fatto, ho svolto il compito che mi hanno chiesto di fare all’assunzione. Parlo di sanità di assistenza sociale e psicologica, offerta spesso in modo brutale quanto superficiale, del tipo alla dimissione dopo un intervento ad esempio di tumore, non viene spiegato che devono recarsi subito per le pratiche per l’esenzione del ticket, praticare una adeguata fisioterapia e avere un sostegno psicologico per la “recovery” ovvero il rientro nella (quasi) normalità gli si accenna che perderà i capelli causati dalla chemio e non spiegano che dopo i raggi si sta in isolamento. Spesso i pazienti lamentano che non avevano neppure capito in modo chiaro in cosa consisteva l’intervento chirurgico e questo accade troppo spesso in tutti gli ospedali italiani poi quando i giornali dicono che 11 milioni di italiani rinunciano a curarsi o presentarsi ai controlli successivi non si deve dare solo la colpa alla crisi economica (dato certo e quantificabile) ma anche appunto a quanti sanno rapportarsi alla situazione reale che hanno di fronte. Poi certo Sassari come dato dalla cronaca ha certamente tutte le corrette spiegazioni, ma restare umani si può e si devono cercare nuove soluzioni anche restrittive della libertà individuale, quando essa è ormai dimostrata come lesiva della libertà della comunità, Per chiudere sesso e droga sono state una parte importante della mia generazione, ma ci siamo dimenticati e abbiamo rimosso in fretta gli scimmiati di piazza Giò a Casteddu che si facevano le pere anche grattando i muri e i tossici (uso volutamente i termini di allora politicamente scorretto lo so) di Sassari che morivano come mosche per l’eroina tagliata con la stricnina per topi.

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