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“Per l’ex Manifattura di Cagliari un futuro da ex Fabbrica della Creatività”: un intervento di Carlo A. Borghi

palme manifattura

Signore e signori, ecco a voi… Paloma e Palmira! Applauso!

L’amico e arteologo cagliaritano Cicci Borghi (per tutti gli altri, Carlo A. Borghi), qualche giorno fa sul suo Facebook ha giustamente lanciato la sua fatwa (si scherza, ovviamente) sull’ipotesi che la Regione consegni l’ex Manifattura Tabacchi a Sardegna Ricerche. “Sono contrario e anche di più”, ha scritto, “credo che tutte le associazioni e gli operatori culturali della città dovrebbero montare una rivolta”.
Rivolta finora non ce n’è stata: tutti allineati e coperti o che cosa? A Cagliari si prospetta una delle campagne elettorali più noiose di sempre, dove nessuno parla di niente. Impauriti? Spaventati? Disillusi? Di certo però la vicenda dell’ex Manifattura non può lasciare insensibili coloro che all’arte, alla cultura e allo spettacolo hanno consacrato (paroloni!) la loro vita in città.
Coraggio: il dibattito è ufficialmente aperto.

***

Ex Manifattura mia per enorme che tu sia, resti sempre un’utopia.

Recitano così Paloma e Palmira, le due palme ex sigaraie ed ex maschere del CineTeatro Due Palme di Cagliari. Quando non recitano cantano. Quando non cantano parlano. Quando non parlano sospirano.

Parlano dell’utopia di un luogo che sarebbe ideale per fare cultura tutti i giorni in Manifattura, a ciclo continuo.

Cultura da fare con il corpo: il corpo del performatore, il corpo dell’attore, il corpo del danzatore, il corpo della marionetta (con o senza fili), il corpo di automa meccanico (anche prima che diventi telematico), il corpo di una palma e dell’altra… il corpo di chiunque voglia agire in prima persona.

Tutte le variazioni possibili e immaginabili di chi voglia mettersi a fare a mano libera, a corpo libero e a testa altrettanto libera.

Per ora, Paloma e Palmira, hanno scampato il contagio del punteruolo rosso ma, con i tempi e i poteri che corrono, non si può mai dire. Intanto nessuno del Palazzo ha mosso e muove un dito per fermare la strage delle palme di città.

Il punteruolo rosso si è inurbato a Cagliari, arrivando da Pula.

Da Pula arriverebbe Sardegna Ricerche per insediarsi tra le mura della Manifattura.

Un giorno o l’altro, sotto i portici del Palazzo Regionale e sotto i portici del Palazzo Municipale, risuonerà l’antico grido collettivo tremate tremate le palme son tornate.

A Cagliari, città di mare, l’intera Manifattura potrebbe diventare un nuovo approdo da aggiungere a tutti quelli già presenti sul fronte del porto e sull’intero lungomare.

Intanto è primavera. La natura si risveglia fuori e dentro le mura di città e anche tra le mura della sua Manifattura.

Ci pensano le due palme ex-aziendali (come il CineTeatro Due Palme altrettanto ex aziendale al quale facevano da insegna) a germogliare e rifiorire.

Anche loro aspettano di sapere la verità sul destino dell’ex Fabbrica della Creatività.

Tra non molto anche quella creatività lì diventerà ex.

Aspettano Godot? Forse un finale di partita? Un finale diverso di quella partita politica e burocratica tra Regione e Comune, magari giocata nello stadio di città e di quartiere che non si chiamerà più Sant’Elia.

Aspettano anche gruppi, associazioni e compagnie varie che in quel formidabile – e chiaramente ingovernabile – compound, vorrebbero riunirsi in un gran condominio per inventare cultura, arte, spettacolo, musica, danza e cinema.

Tutte le arti maggiori e anche le minori. Avanti c’è posto e ce ne sarebbe per tanti che, al momento, si ritrovano con buoni crediti nelle attività culturali quanto a ricerca, sperimentazione e produzione.

Palma Paloma e Palma Palmira avevano fatto la bocca all’idea di un grande Centro di Produzione, acquartierato intorno a loro due pronte a far da muse tutelari (ma non clientelari).

 Qui da noi si faccia cultura | fuori dai giuochi e con premura – dicono all’unisono.

Loro due palme che, in altri tempi, hanno fatto scioperi, cortei e manifestazioni di piazza, sono una coppia di fatto ante litteram.

Sono state capopopolo e apripista, femministe e operaiste. Vorrebbero tornare a esserlo se il destino della loro Manifattura fosse segnato in modo diverso dalla prevista destinazione d’uso.

 Chi diavolo è che trama una congiura | alle spalle della Manifattura? – chiedono raccogliendosi la chioma dietro la nuca. Nessuna risposta.

Spunta qualche papavero nella terra degli aiuoloni del cortile. Questi son fiori che fanno colore. Altri (e alti) papaveri, più in là sotto i portici di via Roma, fanno tutt’altro.

Giù le mani dalla Manifattura | o sarà lotta vera e dura – gridano le palme nell’aere, spaventando combriccole di piccioni.

Al momento, l’intera Manifattura si presenta come un pianeta parallelo rispetto alla città.

In questo pianeta tutto può capitare, così come succedeva in Ai confini della realtà.

Carlo A. Borghi

 

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14 Comments

  1. Daniela Ducato says:

    Grazie per la vivacità l’eleganza la tenacia e la forza dei vostri pensieri delle vostre considerazioni a cui vorrei dare un contributo.
    non si può abdicare a Sardegna Ricerche un progetto che di fatto esclude l’arte e l’innovazione più profonda fatta di alta tecnologia ma anche di poesia. Uniamo le forze.
    Daniela Ducato

  2. Paola Palma De Gioannis says:

    Un gruppo umano come quello sardo,poco numeroso, isolato, disperso nel suo stesso territorio,ha espresso talenti creativi di insuperato valore. Uno per tutti. Antonio Gramsci, il pensatore del Novecento più letto nel mondo.
    Per motivazioni storico-antropologiche, i sardi hanno interiorizzato un vissuto di solitudine, abbandono, svalutazione.
    Lo stato di abbandono dell’editoria regionale soffoca talenti creativi che altrove avrebbero trovato la giusta collocazione. Il libro sardo non salta il mare.
    La vicenda dell’ex Manifattura,in viale Regina Margherita a Cagliari denuncia che fare cultura, spettacolo,,musica,danza,,cinema,
    scrittura,in piena libertà creativa ,non trova la totale consapevolezza
    di ciò che l’arte rappresenta, da parte di coloro che abbiamo chiamato a governare,
    L’arte come strumento di formazione e conservazione dell’identità.
    Ma l’identità che oggi ha senso rivendicare non è quella che si esprime nei termini riduttivi di un isolato e fermo recupero di memorie,ma nei termini di progetto e confronto nel tempo perché è in quel confronto che trova ragione la capacetà di ricevere ma anche di dare.. Di dare senso,segni, cultura perché ciascuno oggi è figlio della sua terra ma è anche figlio del mondo intero.
    Da molti anni parliamo di Cagliari come polo culturale aggregante del Mediterrraneo. Parrebbe – tuttavia- che l’ “abitudine” – quasi un destino- ad essere dominati prevalga e le scelte vengono pertanto
    subordinate a interessi che si muovono altrove.
    Vogliamo mostrare che Cagliari, il capoluogo, può e deve svolgere un ruolo di cultura e di pace nei confronti del Mediterraneo tutto.
    Utopia ? NO – Volontà politica.

  3. Ornella D'Agostino says:

    Grazie Cicci per averci ancora una volta invitato a non rinunciare, l’apatia è il punteruolo che ci sta facendo morire per implosione (come le palme, appunto), la superficie sembra la stessa mentre il morbo mangia da dentro. La politica o la “non politica” sarda in ambito culturale ed artistico è il morbo che annienta in profondità.
    Appena di rientro da Beirut, teatro di guerra, tra Siria e Palestina, al quale ci eravamo ispirati e confrontati con Carlo A. Borghi nel 2007, durante il progetto di cooperazione internazionale “Il corpo e la città nel Mediterraneo. Site of Imagination”.
    Era lo stesso anno in cui la Regione Sardegna aveva aperto le porte dell’ex Manifattura Tabacchi con Festarch, grandi speranze…ma solo per poco perché alla fine dello stesso anno, dopo averci rifiutato la possibilità di portare gli artisti da Beirut e da altre città dell’estremo Mediterraneo all’ex Manifattura, una compagnia di danzatori romani vestiti da Sardi, con lo spettacolo Etnica, aveva battuto quegli spazi, infestandoli con un’operazione culturale scandalosa, anche peggio di quelle propagandistico- identitarie di regime.
    La scelta del presidente Pigliaru di trasferire Sardegna Ricerche alla Manifattura Tabacchi, tradendo il progetto al quale era stata destinata, è in linea con il buco nero creato da questa Giunta in ambito artistico-culturale: ho è il silenzio, la totale mancanza di proposte normative, tagli finanziari ed emendamenti destinati a chi si presenta con la patente di merito, oppure sono progetti pensati da chi non ha contatto con altre realtà se non la propria, avulsi da qualsiasi visione e strategia costruttiva con il settore artistico: L’ex Manifattura doveva essere uno spazio anche per gli artisti e per le pratiche artistiche, quelle in carne ed ossa e non solo di “realtà aumentata”.
    Siamo vittime di ritardi ancestrali che si stanno accumulando, avvilendo quello che rappresentiamo, nel bene e nel male, e non permettendo il ricambio generazionale; la mancanza di apertura e concessione di spazi per l’arte corrisponde ad un’assenza di consapevolezza della specificità che l’arte rappresenta, negli spazi percettivi, esperienziali e immaginari di chi ci governa.
    E’ una ignoranza gravissima conseguenza dell’abbandono scolastico, lacuna di atti visionari nel presente per pratiche futuribili; speculano sulla memoria ingessata di una Sardegna a mo’ di spot pubblicitario e il presente e il futuro sono ridotti ad aride valutazioni da analisi di contesto, dove le criticità rimangono sempre uguali a se stesse o aumentano nella lista.
    Ma ancora peggio sarebbe se neanche di fronte a questa ennesima offesa non manifestassimo il nostro dissenso.
    Carovana SMI partecipa a qualsiasi atto che rivendica la destinazione d’uso dell’ex Manifattura Tabacchi come Cicci Borghi ha sapientemente ricordato e che corrispondeva a quanto dichiarato da molti operatori durante gli estenuanti processi partecipati ai quali siamo stati sottoposti in quegli anni per esprimere bisogni e innovative politiche culturali. Che la Regione Sardegna si faccia promotrice di un dibattito per un nuovo disegno di gestione dell’Ex Manifattura, potrebbe anche starci, ma solo se riadattare il piano di gestione non è la soluzione per mantenere in vita le Cattedrali nel deserto, con l’esclusione delle altre componenti che marciano nella faticosa salita del cambiamento e della rigenerazione della produzione contemporanea in Sardegna.

  4. Antonio Murru says:

    Se Palmira e Paloma a proposito della Manifattura Tabacchi parlano, noi non possiamo tirarci indietro, così diciamo la nostra, tanto comunque vada non può farci più male del costo dell’affitto del Teatro MoMoTI, a Monserrato.
    Ora mentre scriviamo sono passati più di trent’anni e il teatro sardo da allora ha fatto dei passi, si è consolidato, ha avuto piccoli successi ma a oggi penso non sia ancora diventato un’attrattiva per i giovani, né organizzativamente, né poeticamente e né come il lavoro che” potrei o dovrei fare da grande”.
    Voi direte la colpa è anche della politica, non si è mai adeguata ai tempi e alle necessità, non propone progetti né pragmatici e né utopici, insomma dal modello storico delle famiglie democristiane sia esse di destra o di sinistra, non se ne esce!
    Nessuno o pochissimi si assume responsabilità, tipo quella di dire “ho sbagliato” e magari “mi dimetto”.
    Così la casta politica naviga ancora tranquilla.
    Ora non può essere “la speranza” (come dice Monicelli, la parola che ha rovinato il 900) a salvarci o a tenerci in piedi.
    Cos’è la Manifattura Tabacchi? Una ex fabbrica di sigarette.
    Si, ma cosa poteva e voleva essere nel pensiero della “Giunta Soru”? La fabbrica della creatività, ovvero cercare di andare oltre alla monocultura della pecora, della chimica, delle basi militari, del turismo elitario, etc, etc.
    S’intravedeva un pensiero artistico aperto che dall’insularità di un “piccolo scoglio” al centro del Mediterraneo, la Sardegna, si proiettava al mondo intero con stima, affetto e reciproca solidarietà. Tutta la politica regionale sa che il nostro popolo non è facile ad unirsi e a solidarizzare e così, prende tempo, aspetta, i governi si succedono, i processi per malaffare anche, non si fanno leggi ma solo qualche emendamento ancora in odore di favori e i nostri figli continuano a emigrare, così quando saremo vecchi ne avrem da raccontare!
    Sento che a Paloma sta calando la palpebra quindi è necessario quagliare. Si può ancora fare del bene in Danimarca? Certo che si può! Ma si deve farlo subito.
    Il piccolo Auditorium è stato dalla Giunta Zedda tolto al privato e ridato in gestione al pubblico. Ora con 150€ tutti lo possono prendere in affitto. Il vero problema è che le compagnie che producono spettacoli, di qualsiasi genere, sono sempre meno sia tra i professionisti (che quasi tutti hanno già il loro spazio e il loro programma), sia tra gli amatori e appassionati in genere.
    Ora, la questione della Manifattura Tabacchi può essere l’occasione per esprimere definitivamente grande politica progettuale lungimirante e illuminante.
    Dobbiamo uscire dal provincialismo “bidduncolare” urla Palmira “si riferisce”, specifica Paloma “al sardo “biddiu”, ombelico, e “bidda” paese”, e continua “segadda in cruzu”, “cica de arregolli sa pira”, “no scutulisti sa matta po nudda”, “fregatene” continua Paloma con saggezza materna “non stai rubando a nessuno, sono loro che dovrebbero sapere, conoscere il posto dove lavorate, con che fatica e stenti avete cercato di portarlo avanti”.
    Si, è vero, noi e anche i veri artisti rispettiamo e cerchiamo di capire anche l’anima delle palme e oggi più che mai visto la fine che stanno facendo.
    Ora, sarà Sardegna Ricerche che si occuperà di stilare una destinazione d’uso per 21000 metri quadri di memoria?
    Lo auspichiamo, chiunque lo faccia però tenga conto che si gestirà un bene pubblico con risorse artistiche culturali private, che in tutti questi anni hanno operato con dedizione e caparbietà. Se si penserà a uno spazio fruibile da chi ama le marionette e il mondo del teatro d’animazione, noi ci candidiamo ad assumerci la responsabilità di lavorare in quegli spazi. Stiamo parlando di 500 mq circa, niente rispetto allo spazio che c’è, naturalmente, niente è dovuto a nessuno e quindi bisognerà conoscere le regole contrattuali: non può essere un contratto di meno di 10 anni rinnovabile automaticamente se non per problemi di mala gestione e non rispetto del contratto, fruibilità al pubblico con orari da definire, costi con i prezzi di condominio, che ci auguriamo siano minori di quelli che paghiamo oggi a Monserrato.
    Aspettiamo con trepidazione che il capo-condominio ci faccia una sua proposta e ….. se non sarà solo pane, ma anche rose, fioriranno!

    Is Mascareddas
    Tonino Murru

  5. Carlo A. Borghi says:

    Benvenuti a tutti coloro che finora sono qui intervenuti a piè della mia Manifattura. Ancora, non si appalesano commenti e interventi di gruppi, associazioni e compagnie di artisti girovaghi o stabili, accasati o nomadi. Attendo a piè fermo, insieme alle due palme. Con noi, c’è anche il Signor Bonaventura. Anche lui vorrebbe trasferirsi dal Corriere dei Piccoli alla Manifattura. Sarebbe disposto a pagare con un assegno da un milione, come al solito. Carlo Palma Borghi

  6. Deludente la scelta operata dalla regione per la manifattura tabacchi. Negli anni abbiamo conservato l’illusione, c’è stato un tempo in cui abbiamo potuto sognare in grande e il progetto “fabbrica della creatività” sembrava rispondere a quel bisogno costante e mai appagato di spazi per dare impulso alla produzione culturale e alle relazioni intorno all’arte.
    C’è un enorme vitalità artistica a Cagliari e dintorni e c’è grande professionalità intorno alla cultura.
    “Un contenitore” da riempire di sensi potrebbe creare quella condizione di densità tra operatori per fare un salto di qualità nel lavoro di ciascuno.
    Io sono per l’auto produzione della cultura, l’auto organizzazione dell’arte, al di fuori dell’associazionismo e oltre le logiche stringenti dei bandi e dei finanziamenti pubblici alla cultura.
    Se fossimo davvero in tanti potremmo reclamare quegli spazi o meglio, prenderceli, perché sono già casa nostra. Ma purtroppo neanche oggi abbiamo fatto la rivoluzione e aspetteremo domani, in attesa della prossima mossa di mamma regione che farà le sue scelte secondo il vento politico che tira.
    Ma in questo momento c’è molta bonaccia.

  7. EuropeUS says:

    Lo spazio di cui parla Borghi è molto più adatto a mostre, creatività e movimenti artistici. Una città dell’arte, della cultura e del pensiero nel sahara cittadino. Un posto di ritrovo per chi abbia voglia di usare cervello ed emozioni, un locus poëtae. Altrimenti si rimane tutti sparsi e senza un destino comune. Per la ricerca (termine omnicomprensivo e del tutto aspecifico) si troveranno altri posti, anzi perché non la famosa Scala di Ferro, lì vicino.

  8. Pingback: La Manifattura promessa… Il dibattito | Aladin Pensiero

  9. enrico pau says:

    Carlo Antonio Borghi ha completamente ragione, la cosa più bella della “Fabbrica della Creatività” era l’utopia di uno spazio aperto, uno spazio che funzionasse da laboratorio per il futuro, incubatrice delle idee, dei pensieri, delle arti. Uno spazio del rischio e dell’ignoto come devono essere tutti i viaggi dentro la creazione artistica. Io dico che c’era spazio per tutto dentro quel luogo magico, c’era spazio per tutte le ricerche possibili quelle scientifiche e quelle artistiche. Negare il sogno coltivato da anni, un sogno comune a tutti quelli che operano nella cultura, è ingiusto e fa male, inoltre non considerare la cultura un valore strategico come è quello dell’innovazione, è sinceramente miope. Mi sarei aspettato una reazione decisa del mondo della cultura cagliaritana che per il momento tace come tacciono le istituzioni politiche cittadine, tutto questo è triste, come tristi sono le povere palme cagliaritane che da sole devono combattere il punteruolo rosso, ma c’è sempre una speranza Carlo Antonio Borghi, nel mio giardino, ma ne vedo crescere ovunque, crescono almeno dieci piccole palme pronte a prendere il posto di quelle morte o ammalate. Intanto artisti cagliaritani scuotiamoci dal nostro torpore, dobbiamo chiedere con forza ciò che è nostro, ciò che ci spetta, ciò che ci è stato promesso.
    Enrico Pau

  10. Purtroppo il problema è che nella a Cagliari gli spazi dismessi e strategici rischiano di rimanere per decenni inutilizzati, in una perversa gara contro un avversario inarrivabile, il vecchio Ospedale Marino. La rielaborazione e l’integrazione nella vita della città di ex caserme ed ex edifici industriali dovrebbe essere invece una delle sfide su cui dibattere in campagna elettorale.

  11. Nicoletta says:

    Io sto con Cicci che mi ha insegnato ad ascoltare le palme

  12. Alcune delle cose che si sarebbero potute fare alla ex Manifattura Tabacchi, gettate alla rinfusa. 22mila metri quadri complessivi nel cuore di Cagliari, di cui 12mila immediatamente disponibili (gli altri a breve).

    – Spazi prova per le compagnie di danza che debbano provare spettacoli
    – Spazi prove per compagnie teatrali che debbano provare spettacoli
    – Spazi prova per gruppi musicali estemporanei di qualsiasi genere musicale
    – Atelier di pittori (ospitati a rotazione)
    – Atelier di videoartisti e autori (ospitati a rotazione)
    – Spazi prova per performers (ospitati a rotazione)
    – Spazi per associazioni di lettori
    – Spazio per cinema all’aperto
    – Spazio per spettacoli all’aperto
    – Ospitare i principali festival di letteratura
    – Spazi per laboratori di animazione per le scuole
    – Spazi per reti destinatarie di fondi per progetti europei
    – Spazi performativi estemporanei per studenti dei conservatori e della Accademia di Belle Arti
    – Spazi per la gastronomia a Km. zero (operatori a rotazione)
    – Spazi per la gastronomia etnica di tutto l mondo (operatori a rotazione).
    – Atelier di artigiani locali (ospitati a rotazione)
    – Spazi per seminari e convegni di studio
    – Studi radiofonici temporanei di radio locali (Per programmi di pubblico interesse)
    – Studi televisivi temporanei di tv locali (per programmi di pubblico interesse)
    – Spazi per la giocoleria e le arti circensi (operatori a rotazione)

    Senza considerare che uno spazio come questo, arricchito di tutti questi apporti, sarebbe stato uno straordinario facilitatore di contatti, incroci di esperienze e di progetti comuni e condivisi.

    Come accade da altre parti in Italia, in Europa e nel mondo.

    Peccato, sarebbe stato un bel segno di rinascita della nostra città, sotto il segno della cultura viva e operata sul campo.

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