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Elezioni comunali a Cagliari, è il momento di rompere gli schemi

Municipio

Cagliari, il cortile del Municipio (foto Olliera)

“Senza il Pd non si governa” ha detto ieri all’Unità il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Dimentico che in Sardegna, nella vicina Quartu, è proprio il Pd ad avere battuto ogni record mondiale di ingovernabilità, nell’unico centro dove peraltro il partito era riuscito miracolosamente a vincere le elezioni e a non subire le batoste conosciute a Porto Torres, Tempio, La Maddalena, Nuoro e Sestu.

Quindi di cosa stiamo parlando?

È chiaro che quella di Zedda non è una preoccupazione politica ma strettamente personale. Tutta la dirigenza del partito di Vendola deve infatti trovare un modo per non essere spazzata via, da una parte dagli elettori (e chi lo vota più Sel?), dall’altra dal Pd renziano (di cui Sel è all’opposizione in parlamento).

Bocciata dall’elettorato perché incapace di incarnare gli ideali della sinistra attraverso un progetto coraggioso e originale, tutta la dirigenza italiana della sinistra ora si sta dunque producendo in un gioco di inverosimili contorsioni per provare a farsi imbarcare dal Pd di Renzi, senza che questo appaia per quello che è: una straordinaria operazione di opportunismo.

I risultati sono esilaranti. Chiamato a dare una valutazione della terrificante riforma del Senato, Zedda risponde tappandosi occhi, orecchie e bocca: “Mi sento un po’ distante dalla politica nazionale… Non mi appassiona la discussione sul numero dei senatori…”.

Sdraiato sulle posizioni del Pd renziano, il sindaco di Cagliari forse riuscirà anche a strappare la ricandidatura e a farsi sostenere dal Pd. Ma al caro prezzo di sottostare alle logiche romane del sottopotere, di mostrarsi docile davanti allo strabordante Renzi.

Quella del sindaco di Cagliari appare quindi come una mossa disperata, visto che, come ha spiegato bene D’Alema nell’intervista al Corriere di qualche giorno fa, “una parte degli elettori di sinistra hanno rotto con il Pd, e difficilmente il Pd li potrà recuperare”. Anche perché quella legge della convenienza che “a destra funziona, a sinistra no. A sinistra è più forte la legge della convinzione”.

A Cagliari, Zedda Sel e il Pd stanno seguendo la strada della convenienza. Ma la città merita di più.

A questo punto forse è meglio lasciare questa sedicente sinistra e il Pd a dibattersi come pesci senza ossigeno nelle acque bassissime in cui navigano e accettare la regola sulla quale proprio Matteo Renzi sta fondando la sua fortuna politica: non esistono più schemi. Se il Pd governa con Alfano e Verdini e concorda la gestione della Rai con Berlusconi significa che ci sono i margini perché all’interno di un “liberi tutti” si costituiscano nuove alleanze e nuovi progetti di governo. Ovviamente in maniera trasparente e intelligente.

Anche a Cagliari è arrivato il momento dunque di tentare di rompere gli schemi tradizionali e di provare a costruirne altri, basati su alcuni punti cardine intorno ai quali si potrebbe immaginare di raggruppare una coalizione plurale, ricca di tante sensibilità e provenienze, capace di confrontarsi sui problemi concreti sulla base di alcuni valori condivisi.

Il primo punto a mio avviso dovrebbe essere quello dell’indipendenza delle scelte dalle logiche dei partiti italiani. La nuova amministrazione cagliaritana deve rendere conto delle sue azioni solo alla comunità dei sardi e non può essere minimamente condizionata nelle sue scelte dai fragili equilibri romani. Leggere Gennaro Migliore che, polemizzando con Civati, solo per la propria convenienza parla di Tuvixeddu è patetico.

Il secondo punto riguarda il lavoro. Come ha efficacemente dimostrato il consigliere comunale di Sardegna Sovrana Enrico Lobina, l’amministrazione Zedda non è riuscita a creare le precondizioni perché le imprese potessero sviluppare le grandi potenzialità che la città offre. Il fallimento in alcuni casi è stato totale (basti pensare al Teatro Lirico o al Parco del Molentargius). Il lavoro deve essere alla base di ogni progetto politico di rilancio della città e l’amministrazione può lavorare seriamente perché le imprese possano investire. Oggi comitive di turisti trovano l’Anfiteatro romano chiuso e l’assessorato alla cultura dà a riguardo risposte inverosimili.

Il terzo punto potrebbe riguardare la solidarietà. Cagliari deve rivedere profondamente i meccanismi che hanno finora consentito di erogare ogni anno decine e decine di milioni di euro per le classi più svantaggiate, senza che questo abbia minimamente diminuito le disuguaglianze. Serve inoltre una nuova politica della casa e un approccio innovativo alla presenza dei migranti, destinata nei prossimi anni a crescere e a dunque a costituire per la città una opportunità di sviluppo.

Indipendenza nelle scelte, lavoro, solidarietà: questi sono le prime idee guida che a mio avviso potrebbero favorire la nascita di una coalizione plurale in grado di candidarsi a governare la città. Ma è chiaro che da un lavoro di confronto e di sintesi politica, di idee guida verrebbero fuori anche altre, non meno importanti.

Centrodestra prima e centrosinistra dopo hanno ingessato la città, consegnando a classi politiche inadeguate, attente più ad entrare in sintonia con i rispettivi schieramenti italiani che non con le esigenze dei cittadini, l’amministrazione della capitale della Sardegna.

Ora Cagliari è ad un bivio: se non percorre strade originali, ciò che è avvenuto a Quartu potrebbe replicarsi anche qui. Ovvero un disastro.

 

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12 Comments

  1. Fourthciucciu says:

    E’ cominciata la campagna elettorale per su paulesu, Cagliari capitale, oops coalizione plurale, faranno la loro parte

  2. Non credo possano esistere strade intermedie dettate da Roma, per salvare sporchi e miseri equilibri a danno dei cittadini di Cagliari, avanti riproponiamo l’esempio di nuoro. Forza paris e fuori dalle balle i partiti italiani

  3. lo schema partico è saltato da un pezzo , la credibilità delle persone e delle associazioni non è data da quello che dicono ma quello che fanno e sul territorio per fortuna c’è tanta vitalità spesso senza fare tanto clamore; giusto per fare un esempio la Regione Sardegna ha messo in vendita una ex Servitù Militare a Monte Urpinu Alloggio del Comandante dell’ex Deposito Carburanti Aeronautica con un bando del 6 agosto 2015 che scade il 2 ottobre 2015 le associazioni si sono mobilitate immediatamente per chiedere che il bene venga ritirato dalla gara di vendita in quanto hanno presentato dei progetti per la valorizzazione del bene . ( agricoltura sociale orti urbani centro di educazione ambientale centro di aggregazione sociale G.A:S: ecc. )..purtroppo il partiti erano assenti sia di destra che di sinistra l’amministrazione Comunale ha un’idea sul riuso delle ex Servitù Militari in città ? forse per questo è giunto il momento di rompere gli schemi

  4. Sempre che l’alternativa che si dovrebbe mettere in campo non replichi analoghe dinamiche clientelari/fallimentari con cui è stato sempre amministrato il territorio. Perché più della forma conta la sostanza 😉

  5. Daniele says:

    una coalizione che pensi alla città come capitale di una terra che potrebbe dare tantissimo ai suoi abitanti, se non fosse in balia di scelte assurde, e non come provincia periferia d’italia. Per fare questo vanno mollati i partiti italiani e riscritta la politica

  6. Giovanni Maria says:

    Governare, a tutti i livelli, ha reso obsoleto anche il più giovane dei sindaci.
    Il mito giovanilista non è di per se né virtù, né indice di particolari capacità politiche.
    Anzi: spesso è segno di scarsa esperienza ed improvvisazione poco efficace e poco convincente
    Prepariamoci al proliferare di liste civiche d’una destra alla riscossa che, in ossequio alla disaffezione dei cittadini dalla politica, si presenterà sotto mentite spoglie, per fingere di rappresentare il “nuovo”, la “società civile” e lisciare il pelo alla cosiddetta antipolitica, figlia più che legittima della mala politica.
    Si prospettano tempi cupi per quel che resta d’una sinistra, ancora illusa di poter assolvere un ruolo alternativo e degno di maggior fiducia.
    Quel che resta della sinistra – è ormai chiaro da tempo! – non è Robin Hood.

    • E vero ci rimane solo il mito dei sindaci anziani i vari Emilio Floris e company,oh bisogna ricordare che hanno sempre lavorato bene,in primis lavorando per gli interessi della citta’ e dei cittadini,e incredibile quanto e impagabile l’esperienza dei politici anziani di questa citta’ !!! se per caso l’ex governatore della sardegna si candida si pigara una squartarara a terra… come sindaco non mi dispiace Filippo Dispenza ma di mestiere fa il questore purtroppo…

      • Giovanni Maria says:

        Lungi da me l’intenzione di tessere elogi per la destra della conservazione e degli interessi strettamente personali.
        Il ragionamento, più articolato e complesso, dovrebbe riguardare la perfetta identità, tra l’una e l’altra parte, nell’amministrazione cittadina.
        Possibilmente evitando la sguaiatezza grillina di quel mini esercito di nullafacenti, insediatosi in Parlamento, non per meriti, ma per colpa di chi ha svilito la nobile arte della politica, intesa come cura degli interessi della collettività.
        C’è un gravissimo deficit di rappresentanza da tutte tutte le parti e la democrazia rappresentativa – lasciamo perdere quella diretta, vaticinata da Grillo, prima con una diarchia e poi attraverso un direttorio verticista – rischia definitivamente di defungere, anche col colpo di grazia inferto tramite le sedicenti riforme costituzionali.
        Per concludere: a Cagliari, a proposito del discorso precedente, sul camouflage delle liste civiche, guarderei più verso Riformatori (leggasi Vargiu) e dintorni…
        Ultima annotazione: è tempo di rompere gli schemi e dimostrare, non solo in campagna elettorale, che l’interesse principale è quello collettivo, magari mantenendo vivo ill rapporto tra cittadini ed eletti.
        Gli eletti, spesso, dimenticano d’essere diventati tali, non per grazia divina: Zedda compreso.

  7. Anonimo says:

    Un nuovo sindaco per Cagliari: il tempo stringe e la sfida è grande
    Ho il fisico per il ruolo. Per essere un sindaco del popolo, con ufficio al piano terra, perchè punterei a riforme di struttura, programmerei i Piani prima di concessioni e LLPP. Lascerei da parte giudizi di bellezza o bruttezza, del tutto individuali, per proporre le soluzioni ai cittadini e coinvolgerli nelle decisioni. Perchè lustrini, stucchi e pavimenti sono le ultime cose che si fanno etc etc. Poi sono vecchio il tanto giusto ma, anche con adeguata esperienza, con un umile lavoro nella categoria dei metalmeccanici, senza grandi pretese di agiatezza. Sarà pure un volo pindarico – ma meglio di prima non ci basta – abbiamo visto poco coraggio, entusiasmo sotto lo zero amministrazione siml-condominio. Non tutto è negativo anzi, ma non soddisfacente ed il personale politico inadeguato, si è riusciti persino ad emarginare ed isolare gran parte dei consiglieri, che oltre ad aver avuto consenso vero e certificato hanno qualità e capacità. Cosi’ è se vi pare, al netto del personale/politico, tenendo conto delle persone e della politica. Non parlando di onestà e capacità quali spartiacque perchè non sono una discriminate: sono considerazioni imprescindibili – nono tema di discussione. Altrettanto l’essere giovani o vecchi, donne o uomini stato che non può essere discriminante di per se, ne vantaggioso. Forza Casteddu, Forza Piccola città. Forza Cagliari Citta’ capitale della Sardegna seppur con la popolazione di un quartierino, meno di 150.000 residenti..

  8. efisio says:

    Un politico fa carriera se si allinea alle direttive di Roma non c’è scampo.
    Ci salveremo solo se si faranno gli Stati Uniti d’Europa e andremo oltre questa borghesia ignorante (cit. O. Welles) che si é presa l’Italia dal 1961

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