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L’Ospedale Marino di Cagliari chiude! Ma perché non trasformarlo in albergo anziché in centro di riabilitazione?

ospedale

Il mare del Poetto di Cagliari e sullo sfondo l’Ospedale Marino (foto Olliera)

Li state leggendo i giornali? C’è mezza Sardegna in subbuglio per il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, messo a punto dall’assessore alla Sanità Luigi Arru e varato dalla giunta Pigliaru. Ora non voglio entrare nel merito della questione ma solo affrontare il caso di un ospedale che se domani chiudesse, nessuno secondo me avrebbe niente da ridire: l’Ospedale Marino di Cagliari.

Ho i capelli abbastanza bianchi per ricordarmi di quando lo stabile conteneva ciò per cui era stato costruito, cioè un albergo; e da cronista ho memoria di quando ci fu il passaggio dei reparti dal vecchio Marino a quello nuovo.

Oggi, anche se i giornali non se ne sono ancora accorti, la sorte del Marino è segnata. L’idea della giunta è infatti quello di dismetterlo (è scritto chiaramente a pagina 30 del documento di Riorganizzazione della Rete Ospedaliera) ed è una gran bella notizia.

Basta sale operatorie, basta pronto soccorso: finito. Il Marino ha sempre creato problemi (trasformare un albergo in un ospedale è stata un’impresa semplice solo sulla carta), in più è costato un sacco di soldi, e poi con l’apertura del policlinico di Monserrato (in grado di dare una risposta ai residenti di Quartu) ha perso ogni sua ragion d’essere.

Però perché trasformarlo in un centro di riabilitazione, così come specificato nella tabella a pagina 28 dello stesso documento stilato dalla giunta? Perché non restituirlo invece alla sua destinazione originaria, cioè quella turistica, ovviamente con una gestione che vedrebbe coinvolti gli investitori privati?

Capisco che un centro di riabilitazione in riva al mare possa avere dei vantaggi, ma se vogliamo perseguire una politica che coniughi il volume zero nella fascia dei 300 metri con la crescita del turismo, dobbiamo giocoforza valorizzare i volumi già esistenti, tanto più in una città come Cagliari.

Un centro di riabilitazione si può fare ovunque (magari al Binaghi, classificato come “ospedale con ruolo da ridefinire”), senza dimenticare che il vecchio Marino dovrebbe rinascere proprio come centro di riabilitazione (seppur privato).

La situazione è dunque paradossale: Cagliari ha due grandi strutture in riva al mare, nella spiaggia del Poetto, e rischia ancora di vederle entrambe destinate ad uso sanitario!

La questione del vecchio Marino è assai intricata ma quella dell’attuale ospedale assolutamente no. Se la città vuole puntare sul turismo sostenibile non può permettere che questa struttura non venga utilizzata a scopi turistici.

E se poi anche il vecchio Marino dovesse essere riconvertito con finalità alberghiere, Cagliari avrebbe due strutture fantastiche in riva al mare! Cosa chiedere di più?

Oggi la Regione, in un comunicato stampa, spiega che

La delibera sulla Riorganizzazione della rete ospedaliera adottata dalla Giunta è aperta al contributo delle istituzioni regionali e locali, e ai suggerimenti di tutti i cittadini con una consultazione pubblica sul sito Sardegna ParteciPa.

Restituire l’ospedale Marino di Cagliari alla sua originaria destinazione alberghiera e turistica: questa è la mia proposta. Ora la avanzerò anche al progetto Cagliari Città Capitale. Poi se qualche altra forza politica la vuole copiare, è pregata gentilmente di citare la fonte.

 

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20 Comments

  1. Eleonora says:

    Sarebbe bello secondo me creare in una delle due strutture, magari nel vecchio ospedale, un centro polifunzionale, ecosostenibile e innovativo. Per tutti i cittadini: giovani, adulti e anziani. Qualcosa che crei anche un collegamento tra i cittadini stessi!

  2. g.f.t. says:

    Gentile Biolchini, sarà il piano di riordino a decidere l’uso dell’ospedale marino e non facebook, blog e post Ma, ammettiamo che l’ospedale venga dismesso, ammettiamo che qualcuno lo compri o lo prenda in gestione, ammettiamo che (operazione impossibile) lo si renda bello e appetibile perché standoci dentro non si vede che razza di schifezza è, ammettiamo tutto questo.
    Ma davvero c’è qualcuno che crede che basti fare un albergo e che questo automaticamente, per il solo fatto di esistere, si riempia? Davvero c’è a Cagliari una richiesta turistica? Dove sono i numeri, le previsioni, i calcoli?
    E poi, cosa verrebbero a vedere i turisti?
    Le trascrivo un commento intelligente e realistico, lontano dalla retorica del Poetto meraviglioso di cui alcuni (secondo me pochi) parlano molto.
    Piergiorgio Molinari:
    “Dopo ripetuti sopralluoghi, posso finalmente offrire una recensione ponderata del nuovo Poetto di Cagliari in versione serale.
    Ci sono voluti trent’anni e milioni di euro, fior di studi, nonché il coinvolgimento dei cittadini per raggiungere questo impressionante risultato. Diciamolo con franchezza: su un gioiellino naturale come il Poetto non era facile realizzare una passeggiata varia e interessante quanto una pista aeroportuale polacca, ingentilita da un’illuminazione dal calore autoptico, lungo la quale si ha la sensazione persistente di procedere dal nulla al nulla, in mezzo al nulla. Ben presto non è neppure più un problema di estetica o di critica (il senso di vuoto cosmico prende il sopravvento) ma solo una metafora tragica della vita. Ad affiancare questo cammino di dolore esistenziale, a intervalli regolari, i nuovi chioschi: tutti uguali (così, per quanto si cammini, si ha la straniante sensazione horror di non avanzare mai) e caratterizzati da un’atmosfera di accogliente socialità tale che al confronto Edward Hopper si vergognerebbe di aver dipinto i suoi “Nighthawks” come degli allegri casinari.
    Ma lo spirito, l’humus razionale ed emotivo, lo Zeitgeist da cui scaturisce quest’opera ha le sue vere icone nelle panchine: non tanto il fatto che queste siano costituite da prismi di cemento bianco, né che i mezzi schienali siano distribuiti con parsimonia e incomprensibile sparpagliatezza. No. Il simbolo di tutto è che la seduta, quando c’è, è rivolta verso la strada. La strada, non la spiaggia, cioè il Poetto, cioè il luogo sul quale e per il quale è stata realizzata la passeggiata. Chi mai – avranno pensato i creatori del Nuovo Poetto – su un lungomare potrebbe avere voglia di guardare davvero il mare anziché l’interminabile teoria di auto, cani, bambini e tamarri? Perché in Sardegna, si sa, il mare è solo un incidente spiacevole e da evitare. Come il buon gusto”.

    Insomma, lei investirebbe i suoi soldi in un’impresa come quella che auspica?
    Non credo. Una cosa è quello che uno digita e un’altra è la realtà, per fortuna.

    • Francu says:

      Proviamo a vendere i due ospedali marini a privati affinché ne facciano alberghi e vediamo cosa succede. Scommetto i miei zori anni 70 che tanto schifo non facciano.

      • g.f.t. says:

        Franco, chi se li compra? Sono orribili e molto mediocre è il posto dove si trovano.Oggi lo chiamano “il contesto”. Ormai è come Rimini, Cesena e roba del genere che non sono male, costano poco e si raggiungono facilmente. Ci crediamo una rarità ma non lo siamo. Ripeto la domanda: lei se lo comprerebbe con soldi suoi e avendo un qualche serio interesse d’impresa? Sono tutti bravi con i soldi degli altri. Se i soldi li mettono altri allora si trovano un sacco di tifosi. E’ sempre stato così.
        Quei due cosi non se li compra nessuno oppure se li comprano a patto di fare quello che vogliono là e intorno. E lei vuole questo?

      • francu says:

        si ma perché fanno schifo per farvi alberghi e no per strutture sanitarie? Ah beh certo il contesto della sanità fa cagare e quindi due cessi in più…

      • g.f.t. says:

        No, no, mi sono spiegato male. L’ospedale marino nuovo farebbe schifo qualsiasi uso se ne faccia. E le rifaccio la domanda: chi ci spende soldi veri e senza una reale richiesta turistica. Non basta dirlo su facebook che siamo una città turistica. Il fatto è che i conti con la realtà sono spesso dolorosi. Saluti e buon ferragosto.

      • Michele says:

        Lasciamo fare ai privati il ruolo dei privati senza pensare aprioristicamente di stabilire cosa il mercato voglia o non voglia. La riconversione in hotel privati di sicuro costerebbe alla comunità meno di un centro di riabilitazione

      • francu says:

        Stiamo discutendo di nulla. Intanto mettiamoli in vendita senza aumento di volumetrie, per un progetto turistico. Se come pensi l’asta andrà deserta, lieto di darle ragione. Ci sta?

      • g.f.t. says:

        Esatto, stiamo discutendo d nulla. Concordo.

    • Rosy Coni says:

      Ma per caritá, il commento riportato é un’accozzaglia confusa di citazioni e termini ad effetto per non dire niente. Le panchiine sono giustamente non indirizzate verso le dune che si stanno giá sviluppando. Ma che noiosi comunque, tanto spreco di wikipedia da bar per nulla. Aspettiamo la fine del progetto per giudicare, e sono vicino alla signora che si lamentava acidamente per i cartelli non calpestare l’erba per un prato non ancora spuntato ma seminato (cit. Non si vede l’erba). State sereni!

  3. Francu says:

    Pitticcu puru su poettu a tipu miami beach! Solo che al posto de su nieddu con la pistola c’è il gaggio di quartu

  4. Marcello says:

    Chiude forse per esser venduto alla Quatar Foundation e replicare il Mater Olbia? Quindi ospedale si, ma con hotel, campi sportivi, piscine….

  5. Claudio says:

    Soldi soldi e soldi…per parafrasare lo Zero nazionale e non bisogna essere sorcini per capire che in qualunque modo lo si metta, il poetto (che sia di Cagliari o di Quartu) è una spiaggia business! Ripascimenti, chioschetti, ospedali vecchi e nuovi, mondo ichnusa, autovelox, etc etc Ma caro Biolk, parlare di turismo o risorsa turistica ai ben pensanti politici locali….non sia mai! Non hanno la patente per condurre la prima e la terza città ad una forma palese di vero turismo! Città con poca offerta ricettiva o comunque non adeguata.
    L’unica cosa bella è sempre il nostro caro mare…sempre che non si incazzi come lui sa veramente fare! Felice Estate a tottusu

  6. Va demolito
    È un obbrobrio architettonico e deturpa il landscape senza avere pregi estetici di alcun tipo!
    Non li avrebbe neppure se venisse ritrasformato in albergo!
    Meglio demolire e ricostruire in modo più rispettoso del contesto

      • Sono assolutamente d’accordo! Bisogna costruire una struttura in linea con il paesaggio , quella è proprio un ecomostro , come quelli che demolirono a Bari qualche anno fa!

      • che strano l’assessore Aru, vuole chiudere gli ospedali solo nella zona del cagliaritano non leggo e non parla degli ospedali del nord della sardegna si defila, e comunque il marino e un palazzo semi dirocato , il problema serio e chi ci lavora dove andranno dopo la chiusura ?

      • A Cagliari vogliono costruire un nuovo ospedale. Nel documento c’è scritto chiaramente, ma ancora non è uscito nulla sui giornali perché i giornalisti leggono solo comunicati stampa, non documenti di più di 5 pagine.

      • “i giornalisti leggono solo comunicati stampa, non documenti di più di 5 pagine”
        come darti torto. c’è un pressapochismo da far venire la pelle d’oca.
        i primi a non informarsi sono coloro che dovrebbero fare informazione (non solo il giornalismo isolano)

  7. “Ma perché non trasformarlo in albergo anziché in centro di riabilitazione?” La logica non ha niente a che fare con l’interesse (di potere, economico, ecc…). Ergo: il Marino diventerà un bel centro di riabilitazione, privato cioè foraggiato dal denaro pubblico (come del resto tutte le strutture sanitarie private). E’ il modello d’impresa del passato del presente e del futuro: fare profitto con il denaro degli altri (meglio se pubblico).

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