Cagliari / Cultura

San Francesco di Stampace, risponde Carlo Scano: “È tutto in regola”. Bene, però ho ancora quattro domande da fare

Interno

Il cantiere a San Francesco di Stampace, in via Mameli a Cagliari (foto Olliera)

Stamattina ho ricevuto da Carlo Scano questa nota riguardante il cantiere di San Francesco di Stampace, a Cagliari. L’imprenditore, che ringrazio per la sua disponibilità, risponde al mio post “Dieci domande su San Francesco di Stampace: tutto bello, ma l’autorizzazione della soprintendenza dov’è?”.
Alla fine dell’intervento di Scano trovate alcune mie ulteriori considerazioni.

***

Gentile Signor Biolchini,

mi rincresce che abbia ritenuto render pubbliche le sue domande piuttosto insinuanti, quando avrebbe potuto rivolgermele direttamente, in modo da consentirmi di illustrarle intenzioni, iter burocratico e futuro del chiostro di San Francesco di Stampace. Peraltro, così come ha avuto modo di accedere – da quanto si comprende dalle sue domande – ad alcuni degli atti relativi, altrettanto avrebbe potuto fare per tutto il resto, trattandosi di atti pubblici assunti nella più totale trasparenza.

Cerco comunque di rassicurarla, evitandole l’onere di ricostruire il non facile iter che ha portato allo stato attuale.

Come tutti i progetti complessi, l’iter è iniziato assai prima di quanto non traspaia dalla nuda narrazione burocratica.

Il chiostro, di proprietà privata da quasi un secolo, a seguito della cessione di beni giunti in proprietà al Comune di Cagliari a seguito dell’acquisizione dei beni ecclesiastici alla metà del 19° secolo.

Al di là di proclami e buone intenzioni da parte delle amministrazioni pubbliche, il monumento è rimasto in condizioni indecorose e utilizzato in maniera assolutamente impropria e dannosa fino ai giorni nostri, tant’è che all’atto dell’acquisto da parte mia ho dovuto farmi carico di tutte le azioni necessarie per la risoluzione di un procedimento civile in carico alla precedente proprietà, avviato su iniziativa del Ministero dei Beni culturali che imponeva, oltre alla cessazione delle attività improprie, anche l’avvio delle operazioni di messa in sicurezza e di restauro.

Inutile dire che, prima di avviare la trattativa per l’acquisto, sono state avviati contatti con gli Enti responsabili, per comprendere la fattibilità del mio progetto alla luce delle normative vigenti e della idea stessa che l’Amministrazione pubblica aveva in relazione al monumento.

Ovviamente, e non sarebbe potuto essere altrimenti, l’acquisto è stato condizionato come da norma all’offerta dell’esercizio del diritto di prelazione a tutti gli Enti e Amministrazioni Pubbliche che ne avevano titolo. E’ evidente che la quantità di monumenti in simili condizioni e le scarse risorse finanziarie delle stesse Amministrazioni pubbliche che, oltre all’acquisto, avrebbero dovuto provvedere anche agli ingentissimi costi di restauro, non ha consentito alle stesse di esercitare tale diritto, anche in considerazione delle mie rassicurazioni sul tipo di utilizzo che intendevo farne e della messa a disposizione della collettività, auspicando peraltro che le stesse volessero aderire gratuitamente alla Fondazione di gestione ove, nel Comitato di Indirizzo, gli sono riservati i posti.

Potrà apparire singolare che un privato affronti ingenti oneri per un simile intervento, ma in realtà più inclini della nostra a operare nell’interesse pubblico da parte del privato, iniziative di questo tipo sono all’ordine del giorno senza suscitare alcun sospetto o retro pensiero. Indubbiamente, considerata la difficoltà dell’iter e alcune, per fortuna molto circoscritte, reazioni negative, oggi mi sorgono alcuni dubbi rispetto al mio entusiasmo iniziale e mi chiedo se è il caso di proseguire in questa iniziativa.

Da cittadino, avrei auspicato che l’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Sarda, che peraltro vide alla sua guida per qualche anno, proprio la Professoressa Mongiu (che iniziò la trattativa per l’acquisto), si fosse voluto fare carico di questo importante monumento, ma così non è stato, per le comprensibili ragioni di disponibilità finanziaria in rapporto alla vastità del patrimonio culturale del nostro territorio.

Per poter comprendere la fattibilità e i costi relativi – totalmente a mio carico – ho commissionato nel 2011 un approfonditissimo studio, che ha richiesto quasi un anno di lavoro,  al Dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari, coordinato dalla Professoressa Caterina Giannattasio, e seguito dalla Soprintendenza BAPSAE di Cagliari, per una definitiva ricostruzione storica, per la valutazione dello stato del monumento e per un rilievo tridimensionale a mezzo di laser scanner. È scaturito un lavoro ritenuto degno di pubblicazione negli ISPRS Annals of the Photogrammetry nel mese di settembre del 2013, e che evidenzia la stratificazione cronologica delle strutture e l’analisi materica delle stesse.

Nel 2013, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza, è stato eseguito un piccolo intervento campione di restauro, eseguito su una campata del chiostro da una equipe internazionale, per accertare operativamente lo stato dei materiali e le possibili tecniche di ripulitura e di intervento conservativo.

Lo studio e l’intervento campione sono alla base del progetto, coordinato da un docente del Dipartimento di Architettura dell’Università di Sassari, presentato e discusso assieme alla Soprintendenza BAPSAE di Cagliari, che ha rilasciato le necessarie autorizzazioni complete di vincoli e prescrizioni (nulla osta Prot. 18083 del 25.11.2013 Classe 34.19.07/1.29), e al Comune di Cagliari. La relativa conferenza di servizi, che viene dichiarata nell’articolo affrettata se non frettolosa, è l’atto finale, come dicevo, di un lungo percorso intrapreso da qualche anno nella più totale cooperazione con Soprintendenza, che ha ratificato scelte prese nel pieno rispetto delle leggi vigenti, regionali e nazionali.

Per rispondere infine alle perplessità circa alcune scelte progettuali (parti non direttamente destinate all’esposizione museale), chiunque conosca analoghe strutture museali sa che un piccolo museum shop e un punto di ristoro, sono servizi ormai di rigore per il visitatore e che consentiranno alla cooperativa di giovani che gestirà la struttura, di coprire parte dei costi di gestione.

Per quanto attiene alla foresteria, La rassicuro che è concepita in modo tale da rendere del tutto improbabile il sospettato uso “alberghiero”. Oltre al fatto che il costo totale dell’intervento mi avrebbe consentito in alternativa la realizzazione di ben altrimenti remunerativa struttura ricettiva, la foresteria è funzionale ad ospitare, nella parte ormai definitivamente compromessa del complesso, ospiti di prestigio che offrano supporto alle attività didattiche del laboratorio di restauro o che debbano tenere conferenze o seminari.

Nella speranza di aver chiarito ogni suo dubbio e di poterLa ospitare per una visita al cantiere, La saluto e resto a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

Carlo Scano

***

Gentile signor Scano,

grazie per la Sua mail e soprattutto per la disponibilità a fornire ulteriori chiarimenti.

Mi dispiace che Lei abbia ritenuto insinuanti le mie domande, così come mi sorprende che ritenga che io abbia avuto accesso a chissà quali documentazioni riservate. In realtà mi sono basato solo su fonti giornalistiche che peraltro ho citato e che di nuovo ora riporto per dimostrarle quanto queste fossero molto ben informate sul suo progetto:

Cagliaripad, 17 febbraio 2013: “Carlo Scano riqualifica il chiostro di San Francesco: un museo, uffici e un’abitazione”

Cagliaripad, 20 agosto 2014: “Via Mameli, museo, foresteria e ristorante nell’antico convento. Ecco il progetto”

Cagliaripad, 20 agosto 2014: “Il rendering del restauro del convento di San Francesco”

Gruppo di Intervento Giuridico, 24 agosto 2014: “Il chiostro di San Francesco di Stampace rinasce, in qualche modo”

Sardegna Soprattutto, 22 luglio 2015: “In memoria di padre Umberto Zucca”, di Franco Masala e Maria Antonietta Mongiu

Mi lascia invece sconcertato la Sua obiezione riguardo alla possibilità che avrei avuto di rivolgerle privatamente le mie domande. Questo lo avrei fatto se avessi dovuto parlare, che ne so, della Sua privata abitazione, non certo di un complesso artistico ed archeologico dichiarato monumento nazionale e la cui tutela vede impegnati vari organismi dello stato. A questione pubblica, dibattito pubblico: anche questa è la trasparenza che Lei invoca e che io ho sempre praticato negli anni, occupandomi di casi spinosissimi come quelli della necropoli di Tuvixeddu o dell’anfiteatro romano.

Entriamo nel merito della Sua risposta.

Lei afferma che

prima di avviare la trattativa per l’acquisto, sono state avviati contatti con gli Enti responsabili, per comprendere la fattibilità del mio progetto alla luce delle normative vigenti e della idea stessa che l’Amministrazione pubblica aveva in relazione al monumento. Ovviamente, e non sarebbe potuto essere altrimenti, l’acquisto è stato condizionato come da norma all’offerta dell’esercizio del diritto di prelazione a tutti gli Enti e Amministrazioni Pubbliche che ne avevano titolo. È evidente che la quantità di monumenti in simili condizioni e le scarse risorse finanziarie delle stesse Amministrazioni pubbliche che, oltre all’acquisto, avrebbero dovuto provvedere anche agli ingentissimi costi di restauro, non ha consentito alle stesse di esercitare tale diritto.

Mi scusi, ma ciò che per Lei è evidente per me non lo è per niente. A parte che Lei risponde al posto dell’amministrazione senza averne titolo, io vorrei capire chi e quando ha deciso che la pubblica amministrazione non poteva permettersi di acquistare San Francesco di Stampace.

Prima domanda: chi ha preso questa decisione? Il presidente della Regione Ugo Cappellacci? O Renato Soru (visto che lei ammette che l’assessore Mongiu aveva iniziato l’iter per l’acquisizione del bene)? Oppure il sindaco di Cagliari Massimo Zedda? O qualche ministro? Chi, quando e su base di quale valutazione? Se l’iter era iniziato, è probabile che le risorse ci fossero. Chi ha deciso di bloccare tutto e di aprire la strada all’intervento del privato?

Seconda domanda: lei afferma che il cantiere è in regola e che ha tutte le autorizzazioni. Ha citato anche il nulla osta Prot. 18083 del 25.11.2013 Classe 34.19.07/1.29. Domanda alla soprintendenza: qual è la natura di questo nulla osta? Domanda a lei: perché questo nulla osta non compare nel pannello esposto in via Mameli?

Terza domanda: è possibile che in assenza di piano particolareggiato del centro storico possa essere aperto un cantiere in cui non solo si porta avanti una azione manutentiva ma addirittura si prevede la ricostruzione di volumi? C’è qualche consigliere comunale, qualche assessore o addirittura il sindaco in grado di dare una risposta a questa domanda? Gentile signor Scano, si rende conto che a tutt’oggi nel centro storico cagliaritano a fatica si può cambiare un infisso e invece alla Sua Fondazione viene consentito di ricostruire in un’area iper tutelata e iper vincolata? Sappia che questa domanda non è oziosa ma molto diffusa anche tra i consiglieri comunali di maggioranza (che però per qualche oscuro motivo non intendono presentare alcuna interrogazione al sindaco).

Quarta domanda: Lei parla della Sua Fondazione, ma se ne può sapere qualcosa di più? Quando è stata creata? Da chi è composta? Che tipo di fondazione è? Perché ha voluto creare una fondazione anziché portare avanti il progetto con la Sua società?

Per concludere, mi dispiace che il post di un giornalista blogger a tempo perso abbia scalfito il Suo entusiasmo fino a farle chiedere se sia “il caso di proseguire in questa iniziativa”. Non si preoccupi, vedrà che ben altra stampa le verrà in soccorso e le farà riprendere l’entusiasmo temporaneamente perduto.

Grazie ancora per la risposta e la disponibilità al confronto.

Vito Biolchini

 

 

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39 Comments

  1. Giovanni Megalò says:

    ah, ah, Biolchini, ti mancano i fondamentali, è tutto li il problema, datti al basket (ma anche li, i fondamentali…ahi, ahi..)

    • Accetto la sfida uno contro uno: quando vuoi, dove vuoi. Ti informo che per sopperire alla mia carenza di diottrie, mi sono dotato di occhialoni alla Kareem Abdul Jabbar! Come arbitro propongo l’avvocato Macciotta, che di basket se ne intende. Comunque sai che proprio stamattina mi sono arrivati quei documenti che aspettavo? Mooolto interessanti!

  2. g.f.t. says:

    Care Sabrina e Maria Cecilia, caro Antonio, premesso che non si è esperti di Codice Urbani per averlo studiato né per aver amministrato né perché si insegna qualcosa all’università (non in giurisprudenza), premesso che nessuno ha parlato di illegittimità del progetto, premesso che le autorizzazioni si scrivono nel cartello che segnala i lavori, vorrei solo ricordare che con i permessi e le autorizzazioni – comprese quelle della sovrintendenza – sono state fatte anche cose tipo lo sputnick come ingresso della villa di Tigellio, è stato resa impresentabile la necropoli di Tuvixeddu, si è costruito il palazzo dell’Inps sopra una tintoria romana, quello delle poste sopra il foro romano, sono nascosti resti punici sotto un’agenzia di viaggi, si è soffocata da un’enorme palazzata la grotta della vipera. E non erano ineccepibili i palazzoni terribili dell’Unione che vantano un iter autorizzativo rapido e perfetto? Un elenco interminabile.
    Temo che San Francesco non farà una fine diversa salvo che – come accade imprevedibilmente – non succeda qualcosa e magari si materializzi un sovrintendente comme il faut.
    Abbiamo una bella tradizione in fatto di distruzioni, in Sardegna e in Italia.
    Antonio Cederna l’ha raccontato meglio di tutti. E anche Urbani, benché berlusconiano, aveva capito che andavamo dritti verso la cancellazione di quello che ci aveva sempre identificato come paese.
    Ora poi che le sovrintendenze dipenderanno dai prefetti il cerchio si chiuderà, salvo, ripeto, che il caso non ci aiuti.
    Sarebbe molto brutto vedere il chiostro snaturato e imbellettato con qualche tocco di color salmone, qualche bell’infisso d’acciaio, il solito restauro che non restaura. Brutto e triste.
    Insomma, le autorizzazioni a posto non garantiscono un bel nulla.
    Tutto qua.

  3. sabrina says:

    verificato che l’intervento è autorizzato (e lo sanno anche le pietre), non sarà il caso di lasciare morire questa assurda discussione? Da quando in qua Mongiu e Masala sono esperti di codice urbani? Se non ci si fida neppure degli organi tecnici deputati qui rischiamo davvero la Babele. Ogni privato cittadino si alza la mattina, scrive un appello sul giornale e chiediamo subito il blocco di ogni inziativa. Sarà ora di finirla.

  4. Antonio II says:

    Vito scrivo un nuovo post perché ho possibilità di rispondere al tuo ultimo commento.
    Mi fa piacere che ora, nel cartello di cantiere, venga riportata l’autorizzazione della Soprintendenza, sarai/sarete più sereni ora che avete posto fine a questo orribile sopruso.
    L’edifico è vincolato ai sensi dell’ex legge 1.6.39 n. 1089 in quanto raro esempio di architettura Francescana in Sardegna meridionale.
    I monumenti nazionali sono, ad esempio, la casa natale di Grazie Deledda e la casa e la tomba di Garibaldi a Caprera.
    ciao

    • Antonio II says:

      Riguardo la Fondazione, ripeto che sono affari suoi ed inoltre trovo giusto che si distingua una società che ovviamente ha come obbiettivo un guadagno da un ente senza fini di lucro.

  5. Maria Cecilia Murgia says:

    Egregio Vito Biolchini
    Sono una ragazza sarda, studentessa a Milano in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo. Pochi giorni fa mi sono imbattuta casualmente nel suo blog, e non posso negarLe che sono rimasta oltremodo stupita dall’aggressività e dalla faziosità dei suoi articoli. Premetto che forse, ingenuamente, ho sempre creduto che il giornalismo si basasse sui fatti per diffondere informazioni reali e concrete, ma soprattutto che i giornalisti si documentassero su fonti affidabili prima di pubblicare i propri articoli, mentre scorrendo fra i vari link sul suo blog, sono rimasta piuttosto delusa. Specialmente, dato che si tratta del mio campo di studi, mi riferisco alle sue dieci leziose domande rivolte all’ imprenditore Carlo Scano. Dico leziose perchè dalle sue parole mi sembra di comprendere che Lei non abbia consultato alcune fonti fondamentali, come per esempio, il Codice dei beni culturali, comunemente denominato Codice Urbani, dlgs 42/2004. Io ho avuto modo di studiarlo quest’anno, e volevo dunque informarLa che il Legislatore, per dar seguito all’art. 9 della Costituzione, ben undici anni fa ha deciso di dare ordine e coerenza a un corpus di leggi esistenti storicamente fin dal Seicento, e di fare chiarezza in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano per semplificare il lavoro ai cosiddetti “addetti ai lavori” ma non solo, anche per migliorare l’informazione dei cittadini come Lei e come me. Allora mi chiedo Dott. Biolchini lei crede veramente che un imprenditore come Carlo Scano avesse deciso di incorrere alle sanzioni prescritte dall’art.169  del suddetto Codice, eseguendo i lavori di restauro del Chiostro di San Francesco, acquistato di recente, senza autorizzazione? E lei crede realmente che gli Enti pubblici e locali non abbiano esercitato il proprio diritto di prelazione, che le rende superiori, a qualsiasi privato poichè frenate da ” forze oscure e misteriose”? E soprattutto lei crede realmente che la Soprintendenza non sia a conoscenza del progetto di restauro di uno degli edifici che un tempo era tra i più importanti della città? Crede che la Fondazione Scano-Lecca non esista ma sia frutto dell’immaginazione o delle troppe voci che corrono? Allora per mio modestissimo parere, io credo che se veramente avesse desiderato delle risposte ai suoi dubbi, certamente essendo informato delle norme che disciplinano le succitate fattispecie, avrebbe potuto rivolgersi al soprintendente per ricevere maggiori informazioni sull’ autorizzazione ai lavori di restauro per esempio, e agli uffici regionali preposti per consultare l’Atto costitutivo e lo Statuto della Fondazione. Altrimenti vi sono altre due soluzioni o Lei possiede scarsa fiducia nelle Amministrazioni pubbliche, dato che non mi pare si sia rivolto agli uffici di competenza, o forse voleva dissuadere i lettori del suo blog dalla buona fede dell’imprenditore Scano, gettando provocazioni sul suo lavoro e sulla sua vita privata.
    Detto ciò le porgo i miei più Cordiali Saluti con l’augurio di poter leggere un giorno informazioni chiare e concrete sul suo blog, intanto con piacere le comunico che io invece, a differenza sua, da giovane sarda studentessa a Milano, non vedo l’ora che a Cagliari nasca un Museo con dei servizi che dia spazio ai giovani, e ammiro il coraggio di un imprenditore, nel voler portare cultura in un posto in cui, evidentemente, non c’è.

    • Ma lei crede che io sia scemo?

    • AntonioII says:

      Ottimo commento. Vorrà il sig. Biolchini rispondere alle domane della sig.na Cecilia? Oppure solo a lui spetta fare le domande e non a dare le risposte?

      • 1 – “Sembra che lei non abbia consultato alcune fonti fondamentali, come per esempio, il Codice dei beni culturali, comunemente denominato Codice Urbani”.
        Ma lei pensa che la professoressa Mongiu (archeologa, ex assessore regionale alla cultura e presidente regionale del Fai) e lo storico dell’arte Franco Masala non conoscano il Codice Urbani? Lo ha letto il loro intervento sui San Francesco di Stampace?

        2 – “Lei crede veramente che un imprenditore come Carlo Scano avesse deciso di incorrere alle sanzioni prescritte dall’art.169 del suddetto Codice, eseguendo i lavori di restauro del Chiostro di San Francesco, acquistato di recente, senza autorizzazione?”
        Non saprei: di sicuro nel pannello informativo del cantiere non compare alcuna autorizzazione della soprintendenza.

        3 – “E lei crede realmente che gli Enti pubblici e locali non abbiano esercitato il proprio diritto di prelazione, che le rende superiori, a qualsiasi privato poiché frenate da ” forze oscure e misteriose”?”
        Questo lo vorrei sapere anch’io: chi ha deciso di non esercitare i diritto di prelazione? Quando e perché?

        4 – “E soprattutto lei crede realmente che la Soprintendenza non sia a conoscenza del progetto di restauro di uno degli edifici che un tempo era tra i più importanti della città?”
        Certo. Però io vorrei sapere qual è il numero dell’autorizzazione e chi è il responsabile del procedimento? Lei li conosce?

        5 – Crede che la Fondazione Scano-Lecca non esista ma sia frutto dell’immaginazione o delle troppe voci che corrono?”
        Che esista non ho dubbi. Da chi sia stata creata e con quali scopi non so. Ho chiesto questi elementi all’imprenditore, li sto aspettando.

        6 – “Allora per mio modestissimo parere, io credo che se veramente avesse desiderato delle risposte ai suoi dubbi, certamente essendo informato delle norme che disciplinano le succitate fattispecie, avrebbe potuto rivolgersi al soprintendente per ricevere maggiori informazioni sull’autorizzazione ai lavori di restauro per esempio, e agli uffici regionali preposti per consultare l’Atto costitutivo e lo Statuto della Fondazione”
        Grazie per il consiglio, ma come fare il giornalista lo decido io.

        7 – “Altrimenti vi sono altre due soluzioni o Lei possiede scarsa fiducia nelle Amministrazioni pubbliche, dato che non mi pare si sia rivolto agli uffici di competenza, o forse voleva dissuadere i lettori del suo blog dalla buona fede dell’imprenditore Scano, gettando provocazioni sul suo lavoro e sulla sua vita privata”.

        Sulla scarsa fiducia nelle amministrazioni pubbliche sì, è proprio così! Quanto alla vita privata di Scano, lei ha evidentemente letto un altro post, non il mio.

        8 – “Detto ciò le porgo i miei più Cordiali Saluti con l’augurio di poter leggere un giorno informazioni chiare e concrete sul suo blog, intanto con piacere le comunico che io invece, a differenza sua, da giovane sarda studentessa a Milano, non vedo l’ora che a Cagliari nasca un Museo con dei servizi che dia spazio ai giovani, e ammiro il coraggio di un imprenditore, nel voler portare cultura in un posto in cui, evidentemente, non c’è”.
        Ha ragione, in Sardegna non c’è cultura. Quanto a informazioni chiare e concrete su questa vicenda, penso che presto ne avremo di nuove.

      • adalgiso cosseddu says:

        Vito, delle due, una! O hai la bomba termonucleare nel cassetto o hai preso un granchio.

      • Adalgiso, attendo ancora le risposta alle quattro domande che ho rivolte all’imprenditore Scano. Vuole rispondere lei per lui?

      • AntonioII says:

        1)La prima domanda va fatta a chi di competenza e non a Scano;
        2) Ti è stato risposto con il numero di nulla osta, per avere i chiarimenti credo che debba chiedere alla soprintendenza, evidentemente se è stato rilasciato significa che tutto è corretto. Per quanto riguarda il perché non è stato scritto nel cartello credo che sia un errore ma possono risponderci solo gli interessati;
        3) Per fare chiarezza cito l’articolo richiamato:
        3. Salva la preventiva acquisizione delle autorizzazioni di cui agli articoli 21 e 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137), e successive modifiche ed integrazioni, gli interventi di restauro richiamati nella legislazione regionale vigente sono da intendersi anche quelli volti alla ricostruzione di edifici la cui preesistenza sia desumibile da cartografia storica, dal catasto o da specifico repertorio fotografico, anche se gli elementi fondamentali dell’edificio (muri perimetrali, solai e/o coperture) siano fisicamente venuti meno nel tempo.
        4) Come dice la sig.na Cecilia si tratta di atti pubblici presenti anche negli uffici regionali, non vedo perché un privato si deve giustificare con te perché costituisce una fondazione anche se è ovvio che Il ricorso a una Fondazione é la prassi consolidata in tutti i Paesi del mondo, nei quali la proprietà e l’uso di un monumento da parte di una Fondazione privata non ha alcunché di straordinario.

        Ciao

      • Se un privato non si deve giustificare con me, perché mi ha risposto?
        Un privato che ha acquisito un monumento nazionale deve sempre giustificare le proprie azioni. Sempre.

      • AntonioII says:

        1° Non si tratta di un monumento nazionale ma di un edificio vincolato.
        2° Ho scritto che un privato non si deve giustificare con te perché costituisce una Fondazione.
        Ti saluto, mi sembra abbastanza ormai.

      • 1 – “Nel 1934 i resti dell’antico cenobio francescano furono dichiarati monumento nazionale”. Pagina 392 del volume “Antiche ferite e nuovi significati”, atti del workshop internazionale di restauro architettonico e urbano svoltosi nel 2007, edito da Gangemi e a cura di Caterina Giattanasio.
        2 -Invece il privato che costituisce una fondazione si deve giustificare, eccome! Perché non usare la società con cui ha acquisito l’immobile per fare questa operazione?
        Comunque ti do una notizia: come per incanto in via Mameli è spuntato il pannello con l’autorizzazione della sovrintendenza! Miracolo!

      • Claudio says:

        Vito Biolk… Troppo forte! Verrebbe da dire “arroddugò” ma appartiene a Matteoli…facciamo ARRODDUTROP!!!

  6. Claudio says:

    San Francesco?! Con un nome così di moda un aiutino dall’alto dei cieli o dal basso dei “gesuiti” no? Ma anche San Carlo in fatto di snack la sa lunga… Comunque son stato residente a stampace dal 74 al 90 e non sapevo di San Francesco, pertanto doveroso ringraziamento al Biolchini ed indirettamente allo Scano per essersi appassionato animalista d’altri tempi Francesco. Scherza coi fanti ma lascia stare i santi 🙂 …felice estate. Claude da A SI SI

  7. massimo says:

    Io starei al merito della questione: si recupera un pezzo di storia non solo cittadina che ha avuto vicende davvero lamentevoli,dalla distruzione della chiesa all,abbandono del complesso. Lo fa il privato,sotto stretto controllo pubblico. Mi pare si possa consentire con tutto cio,senza allentare la vigilanza.

  8. Gabriele Corso says:

    Ma scusa se contesti a Scano di non aver titolo per dare delle risposte al posto dell’amministrazione (“A parte che Lei risponde al posto dell’amministrazione senza averne titolo”), perché continui a rivolgergli domande che invece vanno poste ad altri?

    • Ma infatti le sto ponendo ad altri! Scano ha risposto con grande disponibilità e celerità (gliene va dato atto), Comune e Soprintendenza stanno in silenzio. Assessore Frau, se ci sei batti un colpo!

      • elisabetta says:

        Cagliari città europea della cultura? San Francesco è l’esempio tipo di architettura gotica di influenza Francescana poi ripetuto nel sud dell’isola…. forse voleva rispetto, ma solo se si conoscono le cose se ne può avere rispetto altrimenti vanno bene balletti e complessini

  9. g.f.t. says:

    Caro Antonio, è una ripetizione eterna.
    Lei saprà certo che la legge 19 del 2013, nota per l’articolo 1 sugli usi civici e fatta (che bella legge) di due articoli, ha subito un ricorso alla corte costituzionale che ha dato torto al legislatore regionale per l’articolo 1, quello sugli usi civici. Qualcosa è rimasto in piedi dell’articolo 2, un rudere di legge, più malconcio del chiostro di San Francesco e nel frattempo qualcuno ha restaurato il provvedimento regionale. Poi c’è stato lo Sblocca Italia, sino all’affidamento – è roba di oggi – delle sovrintendenze ai prefetti.
    Abbia il buon gusto giuridico di non affermare con un tono da insegnante che è stato il Ppr a permettere questa roba nel chiostro di San Francesco.
    Succede che – in regola perché poco ormai è vietato – si fa un progetto che personalmente prevedo una roba da poco. Non so come si dormirà nella foresteria. Io non ci dormirei, ma non conta.
    Vedremo. Spero da decenni in qualcosa di bello. Ma nelle simulazioni dello studio Antonello Cabras & soci si prevedono cose bruttine.
    Pazienza.
    Ma non ci racconti che è il Ppr a volerlo. Non è vero.
    E se vuole glielo dimostro per benino.
    Oppure no, perché i lettori del blog si annoiano.
    Saluti cordiali.

    • AntonioII says:

      Gft, qualcosa ti da fastidio? Volevate le risposte? Ma nemmeno così va bene!
      E’ l’eterna lotta fra chi fa e chi parla, fra chi fa e chi distrugge.
      Vuoi vedere che mentre si facevano queste norme si pensava a Carlo Scano e al Chiostro? Forse colpa di Soru? o di Zedda? o del PD? o di Grillo? e i marò?
      Leoni da tastiera!

      • g.f.t. says:

        Ma no, AntonioII, si discute di autorizzazioni, di interventi su parti delicate del tessuto urbano, di restauri, di centro storico e di norme. Cosa c’entrano i leoni? Certo che c’è qualcosa che da fastidio. Ma lei non ama discutere, si vede. Saluti cordiali, con la speranza che la città cambi e si ricominci a discutere seriamente. Lei sembra nervoso, almeno con i tasti del computer.

      • AntonioII says:

        Io amo discutere ma lei, evidentemente, non ama leggere le risposte o le legge a modo suo, ha avuto ciò che chiedeva, e continua imperterrito a raccontar favole. Si svegli, qualcuno sta discutendo seriamente e questo non è lei.
        A Si B

      • g.f.t. says:

        Esagerato. “E’ l’eterna lotta fra chi fa e chi distrugge”. Le ho solo obiettato che non è il PPR ad autorizzare quest’intervento e che innumerevoli schifezze intorno a noi sono autorizzate e in regola. Faccia un esempio, ma sarà difficile, di restauro e recupero ben fatto. Uno solo. Saluti.

  10. AntonioII says:

    Conoscendo l’intervento, posso dire che rientra nella fattispecie dell’art.2 comma 3 della L.R.19/2013 e come tale assolutamente consentito dall’art.49 del PPR, anche in attesa dell’approvazione del Piano Particolareggiato del Centro Storico.
    Saluti

    • Se è così siamo tutti contenti!

      • g.f.t. says:

        Lei ha ricordato Antonio Romagnino. Bene, nel 1990 lui si opponeva al progetto di Coimpresa a Tuvixeddu. Sembrava fatto. Nel 2000 (dieci anni dopo) era ancora più verosimile che si dovesse fare: c’era un accordo di programma che sembrava la terza tavola tavola di Mosè. Sembrava il Fato. Passano altri sei anni e il Ppr lo vieta. Ne trascorrono altri sette e il Consiglio di Stato stabilisce che è illegittimo. La tavola si infrange.
        Non imparano mai. E ora il gentile Antonio (che non è Romagnino e neppure il nipote) ci spiega che è tutto a posto. Tranquilli ragazzi, ai sensi del comma 3 dell’articolo 2 della lege 13 di Cappellacci firmata anche dal PD.
        Ne sono passati commi, articoli, leggi, sentenze e sono cambiati commi, articoli, leggi e sentenze. Passerà anche questa.
        La Fondazione Scano vuole lasciare?
        Grazie comunque per la discussione.
        Ma a Cagliari vincono gli Antonio non Romagnino.
        Non sempre però.

      • AntonioII says:

        Per fare chiarezza cito l’articolo richiamato:

        3. Salva la preventiva acquisizione delle autorizzazioni di cui agli articoli 21 e 146 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137), e successive modifiche ed integrazioni, gli interventi di restauro richiamati nella legislazione regionale vigente sono da intendersi anche quelli volti alla ricostruzione di edifici la cui preesistenza sia desumibile da cartografia storica, dal catasto o da specifico repertorio fotografico, anche se gli elementi fondamentali dell’edificio (muri perimetrali, solai e/o coperture) siano fisicamente venuti meno nel tempo.

  11. Antonio says:

    Io aggiungerei un altra domanda, perché un bene così importante, che sta suscitando tante polemiche, è stato abbandonato all’incuria per secoli? Ricordo che qualche tempo fa era usato perfino come parcheggio. Allora non creava sconcerto in nessuno? Nemmeno nei sensibilissimi architetti?

  12. f.t.s. says:

    Gentile Biolchini,
    il Piano particolareggiato del centro storico è apparso in tutta la sua imponenza in questi giorni. Riuscirà a trovarci anche il chiostro di San Francesco, mezzo affogato sotto innumerevoli piogge e pioggerelle di metri cubi allegati. E’ proprio particolareggiato il piano, non trascura nulla. Ed Ennio Neri sta facendo un’opera di divulgazione davvero meritoria.
    Prevedibilmente alle sue domande, gentile Biolchini, nessuno risponderà.
    Neppure su fb dove il livello della discussione è quello che è. Discutono di orari degli autobus puntuali come se ci fosse il duce e dimenticano che in questa città i trasporti hanno sempre funzionato bene. Il dottor Castagna era, è e sarà bravo. E al Poetto intere famiglie andavano in tram anche prima del dottor Castagna. Discutono di giardinetti, di baretti, di strisce pedonali, di nutrie, di blatte e di topi di destra contro la giunta comunale, di un teatrino al quale non si è potuto rifare un tetto e lo paragonano al Globe theatre mentre in quel “palcoscenico” i cantanti stanno più stretti che nel bus del Poetto. E di tante altre questioni piccoline discutono su fb. Mai della città. Peccato.
    No, non se ne aspetti discussioni. Vedrà che il sopore avvolgerà tutto. E tutto sarà in regola. Eh, questo è un aspetto fondamentale: essere in regola. Eppure quante brutte cose abbiamo visto, però, per carità erano in regola.
    Guardi ad esempio questo link:
    http://tse1.mm.bing.net/th?&id=OIP.M6243058813935d07fd9ef88480a83265o0&w=300&h=300&c=0&pid=1.9&rs=0&p=0
    Questa schifezza che migliaia di persone sfortunate vedono ogni giorno è in regola.
    Ci ricopriranno di cose in regola.
    Insomma tra le cose in regola e la sonnolenza il chiostro di San Francesco risorgerà, magari come il teatro in Castello, però senza discussioni fastidiose, senza obiezioni, senza critiche. Non vede che stiamo rinascendo? Solo lei non se ne accorge. Ci lasci rinascere in pace.

    P.S.: Biolchini, ci aspetta un lungo periodo di inaugurazioni stile “Alla presenza di sua eccellenza tal dei tali è stato inaugurato oggi il moderno impianto tal dei tali, primo in Europa di tali dimensioni, in grado, si calcola prestazioni fantastiche, totalmente ecosostenible, biodegradabile se serve ecc. ecc.”. Prepariamoci e ricordiamo che l’inaugurazione con discorso, rinfresco, articolo e servizio al TG regionale è un classico intramontabile.

    • invece lei cosa propone, al posto delle basse discussioni su fb che la annoiano? su, forza, ci diletti coi massimi sistemi.

  13. E’ stata fatta una Fondazione per poter godere dei contributi che vengono elargiti alle fondazioni. Insomma un grosso affare.

    • Antonio says:

      Egregio sig. Tito, potrebbe, a titolo informativo, illustrarmi quali sono i contributi di cui “godrebbero” le Fondazioni? Non si sa mai che anche io possa costituirne una.
      Grazie

  14. Tiziana says:

    Sulla Terza domanda: la soprintendenza è sempre chiamata ad esprimere parere vincolante in merito a qualsiasi intervento che interessi beni monumentali o storico-artistici; la valutazione viene fatta esaminando il progetto esecutivo e richiedendo, se necessario, ulteriori elaborati e chiarimenti; una volta ottenuto il permesso per realizzare l’intervento, i lavori dovranno essere realizzati entro un tempo stabilito e verranno vigilati dalla soprintendenza.

  15. Gianni Campus says:

    Il diritto di prelazione compete al Ministero dei Beni Culturali: è lo stesso che per ciò potrebbe (dovrebbe?) comprare qualunque cosa vada sul mercato, qualora sia vincolata.
    Naturalmente, quel tipo di vincolo si estende dai paracarri con più di cinquant’anni (che sono già pubblici, e vincolati proprio per questo) all’isola di Budelli, passando per tante belle cosette oggi private.
    Si potrebbe vendere qualche paracarro e qualche cantoniera, e comprare in cambio qualche bene più stimolante. Oppure, con il ricavato e con lo spirito del buon padre di famiglia, salvare Pompei o l’Anfiteatro, giusto per dirna una.
    In base al principio di sussidiarietà, se un’azione di recupero, di governo e – in fine dei conti – di tutela può essere svolta dal privato, ben venga tale iniziativa. Se rende, meglio: vuol dire che è anche sostenibile.
    Il pubblico faccia quello che deve fare: promuovere e controllare che tutto avvenga in direzione di quella pubblica utilità che – bisogna ricordarlo – si riferisce in generale a qualunque azione di governo del territorio e di ciò che su di esso si trova. Ma questo non vuol dire che tale pubblica utilità non possa essere garantita dal privato.
    A proposito, di chi sono le Poste? E le autostrade (alcune)? E I treni destinati all’italica Alta Velocità? Lasciamo perdere la Tirrenia.
    Tutto ciò detto, aggiungo: “Bravo Scano, Bravo Biolchini, parliamone…”

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