Cagliari

Is Mirrionis, se lo stereotipo è duro a morire

Is Mirrionis_Longoni

Questa bellissima foto di Daniele Longoni fa parte di un album Facebook da titolo “Cagliari tra il 1976 e il 1978”. Le sue immagini meriterebbero di far parte di una mostra o di una pubblicazione sulla citta degli anni ’70 tanto sono significative

Non posso nascondere di avere letto con un po’ di fastidio, se non di vera e propria irritazione, le parole di Mario Marchetti su Is Mirrionis. “Spaccio, dov’è l’alternativa?” dice l’ex magistrato oggi dalle colonne dell’Unione Sarda. “Se nasci a Is Mirrionis con quel livello culturale o fai quello o fai niente”. Posso testimoniare che persone nate e cresciute nel quartiere, senza avere una famiglia alle spalle e con una semplice terza media in tasca (o studiando fino alla laurea), un’alternativa se la sono creata, eccome: senza spacciare, senza rubare. Facendo sacrifici giganteschi, è chiaro. E conosco anche chi, nato e cresciuto a Is Mirrionis, con il lavoro duro ce l’ha fatta ad uscire da giri strani. Le generalizzazioni non servono e il quartiere di oggi non è né quello degli anni ’70 e ’80 e nascere e crescere a Is Mirrionis non è più una condanna. Anni fa certamente lo era lo era, come lo era essere di Mulinu Becciu o del Cep. Oggi purtroppo lo stigma terribile resta solo ai giovani di Sant’Elia ma a quelli di Is Mirrionis direi proprio di no.

Quindi perché riproporre uno stereotipo che non esiste più?

Ho frequentato Is Mirrionis negli anni ’70 da bambino (due volte alla settimana per giocare in piazza Medaglia Miracolosa con i miei cugini), ci ho vissuto negli anni 2000 e da casa mia, vicino via Quirra, sentivo ogni notte il rombo delle auto e dei mototini che sgommavano furiosamente intorno al palo della luce del parcheggio del mercato. La criminalità a Is Mirrionis è certamente presente (storicamente presente mi verrebbe da dire) ma oggi nel quartiere socialmente c’è di tutto, dal sottoproletario al professionista, dall’impiegato allo studente. E a is Mirrionis si vive bene perché è un quartiere vivo e molto servito.

I fuorisede hanno cambiato in meglio tutta la zona, che è carente soprattutto di servizi culturali e di verde, ma non è socialmente un ghetto né mi sembra particolarmente pericoloso (anche perché è molto grande). Certo, ci sono delle sacche di disagio terribili: le case parcheggio di via Timavo, tutta la zona di via “Poddugora”, ad esempio. Ma dire che per molti lo spaccio è l’unica possibilità rischia di suonare come una giustificazione che non responsabilizza né chi è in difficoltà (dalla disoccupazione allo spaccio il passo non è mica così breve) né le istituzioni.

Il rischio è invece quello di dare ancora alla zona un marchio di criminalità doc come purtroppo si continua a fare con tutti i residenti di Sant’Elia, senza rendersi conto che Is Mirrionis negli ultimi anni è notevolmente migliorato e il marchio di quartiere ghetto se lo è lasciato alle spalle. Oggi per fortuna Is Mirrionis è un quartiere normale con molti problemi, mentre prima era un quartiere difficile con angoli di speranza.

Poi Marchetti ha ragione quando dice che ai giovani di 20 anni bisogna offrire lavoro, non parole. E infatti se il blitz dei carabinieri ha interessato una palazzina che sta siginificativamente proprio davanti all’Agenzia Regionale per il Lavoro, questo qualcosa vorrà pur dire. O no?

Post scriptum
Per tornare ai tempi di quando Is Mirrionis era Is Mirrionis consigliamo sempre la lettura dei racconti del mitico ex commissario Gianni Pesce.

 

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12 Comments

  1. Antani says:

    Il compagno di scuola delle superiori piu’ intelligente che ho avuto abitava dove c’era la sede del PCI, non ricordo la via. E’ diventato Ing. e so che lavora in’una granze azienda nazionale così come il fratello. Poi pero’ conosco molto bene anche tante storie della “banda della niedda”, personaggi loschi ancora ammirati dai nipotini… Ci sono sempre diversi punti di vista delle cose.

  2. Francu says:

    Oh vito matagazzu di sciri marchetti che vive nella bambagia. Io sono cresciuto tra piazza valsassina dietro la sede del pci e via redipuglia. Negli anni 70 era tutto sterrato. Giocavi a pallone, sempre pronto a correre appena arrivava una cricca di burdi. Dovevi lasciare il campo e salvare il pallone. E si andava al cinema astoria o quello di piazza san michele. Se sei cresciuto lì con cussa ollierasa poriressi puru chi t’appu attrippau con cussa facce soggettu chi tenisi!

    • Io giocavo a pallone in piazza Medaglia, non c’era ancora il muretto che separava la strada dallo sterrato. Nessuno mi ha mai attrippato a San Michele, is ollierasa sono arrivate più avanti, piuttosto è più probabile che tu abbia preso colpi dai miei cugini! 🙂

    • nessuno di voi parla del pseudo e mitico campo di calcio che si chiamava campo bianco oggi C’e’ una citta’ mercato Santa Gilla

      • Francu says:

        Mi ricordo anche quello. Avendo fatto le scuole a sant’avendrace era il campo di riferimento

      • Roberto says:

        Lo ricordo benissimo e ci ho lasciato più volte le ginocchia.

  3. Arrennegadedda says:

    Allora ditecelo, che stiamo lavorando per niente! Chiudiamo le scuole! Cosa ci facciamo lì, noi insegnanti, educatori, animatori delle coop. sociali, tanto i ragazzini sono condannati perché nati a Is Mirrionis! Stiamo forse sprecando tempo e soldi pubblici? No, caro Marchetti.
    Venga a vederli nel teatro della scuola, o si informi su chi sia andato alle finali nazionali dei giochi matematici Pristem Bocconi, o li senta suonare il piano al saggio di fine anno. Legga i loro temi, li guardi in faccia! No, è più comodo mettere il marchio d’infamia su di loro perché se sono di Is Mirrionis sono dei delinquenti in erba. E qualcuno c’è, di delinquente, tra loro. E lo sa cosa ho provato, io che li conosco e sto con loro 200 giorni l’anno su 365?. Senso di fallimento. Per non aver fatto abbastanza. Perché noi “nati bene” non siamo stati capaci di offrire un’alternativa. Ecco cosa si prova a conoscerli in faccia e per nome, questi ragazzini. E finiamola, col determinismo da due soldi, che è passato di moda già agli inizi del secolo scorso e ora non ha veramente ragione di esistere: bisogna offrire a questi ragazzi opportunità, prospettive e alternative. E magari anche una buona dose di stima e fiducia, che non guasta. Di pregiudizi non ne hanno bisogno, ché ci convivono da una vita ed è l’ultima cosa che gli serve.

    • L’intervista che ha fatto Mario Marchetti è semplicemente terribile e spero che si sia pentito delle sue parole, è strapieno di pregiudizi meno male che non è più magistrato

  4. stefania stazzu says:

    Ho insegnato nella scuola secondaria di primo grado di Via Meilogu nell’anno scolastico 2012-2013 conosco bene nomi e luoghi e posso dire di aver incontrato nel corso di quella mia straordinaria esperienza professionale ed umana ragazzi dalle grandi potenzialità alcuni dei quali anche con grandi ambizioni e con i numeri giusti per vincere. Ragazzi di cui ricordo la grande carica umana e il fatto che rappresentassero giorno dopo giorno la grande sfida e la grande scommessa per chi, come insegnante, è chiamato ad esserne il regista.

  5. Caro Vito, condivido. Is Mirrionis è tante cose, come sono tanti i suoi abitanti. Certamente la crisi occupazionale non aiuta questi luoghi soprattutto ora che i tagli hanno ulteriormente aggravato la presenza di servizi. Da noi manca il verde, mancano i centri culturali e presto mancheranno le scuole. Voglio essere fiduciosa e sperare che i tanti soldi che presto arriveranno non servano solo ad abbellire ma anche a seminare. Noi come Circolo Antonio Gramsci Cagliari lavoriamo da tempo per la riqualificazione degli spazi socio-culturali, una piccola battaglia rispetto al mare magnum della mancanza di lavoro sicuro che è il vero male di tutto.
    Buona festa della Costituzione,
    Laura

  6. Alberto Ledda says:

    Vito, io sono nato a Is Mirrionis. Ho fatto la scuola materna a San Pietro e Paolo in via Is Mirrionis, le elementari a Santu Perdixeddu in via Flumentepido e le medie alla Goffredo Mameli ospitata nei locali del Seminario Regionale. Alle elementari avevo tutti 10, alle medie quasi lo stesso, mi sono diplomato con 60/60 e laureato a 26 anni in ingegneria con 110/110 e lode. Nella via Campo Pisano, dove ho vissuto sino all’età di 34 anni, c’è una percentuale di diplomati con 60/60 e laureati con 110/110 e lode da brividi. Io e tanti altri come me siamo la prova provata che l’analisi di Mario Marchetti è sbagliata e vergognosa. L’alternativa c’è sempre. Non aggiungo altro.
    Alberto Ledda

  7. Ciao Vito, io ti posso portare la mia testimonianza. Da 9 anni pratico il quartiere con la Croce Azzurra di Cagliari, siamo li dal 1985, prima a Monte Claro, poi trasferiti in via Barigadu e poi definitivamente in via Quintino Sella (nelle scuole).
    La maggior parte degli interventi è locale, piazza Medaglia, piazza Granatieri di Sardegna, loc. Tuvumannu, zona via Cornalias e non facciamoci mancare via Simeto e& co.
    Il degrado sociale è innegabile, ma posso parlarti di tanti giovani cresciuti in famiglie “devastate” che si sono o si stanno riscattando. Lavorano la mattina al mercato ortofrutticolo, oppure come manovali, comunque lavori umili, che richiedono bassa specializzazione, ma la sera frequentano corsi di studio serali.
    Altri si specializzano “a bottega” lavorando presso professionisti che hanno scommesso sui giovani e ci provano.
    Molti tentano la via della sanità, corsi per OSS, ADI.
    Altri ancora si spingono a oltre il diploma e portano a termine una pesante laurea in scienze infermieristiche.
    Rimangono i balordi, la bassa manovalanza per il crimine, i ragazzi dello spaccio, che sfrecciano su scooter dalla targa abrasa, i “procacciatori” di auto per pezzi.
    Poi ci sono i pesci grossi con i traffici più pesanti, droga + armi + prostituzione + estorsione (le chiamano assicurazioni…). Sono pochi, molti sono confidenti (quindi conosciuti e utilizzati dalle forse dell’ordine). Sono quelli che fanno notizia e che tengono alto il buon nome e la fama di quartieri come “santropé”.
    Ma sono pochi e stanno diventando vecchi, hanno sempre meno accoliti e seguito.
    Noi nel nostro piccolo, con i corsi di formazione per allievi soccorritori stiamo gettando i semi, stiamo provando a far conoscere una nuova prospettiva.
    Il raccolto è magro ma sta dando buoni frutti.

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