Cagliari

Povero Cagliari, prepariamoci ad una lunga notte

Memorabilia

 Memorabilia dall’inferno rossoblù (Olliera c’era e sempre ci sarà!)

Nei suoi 95 anni di storia il Cagliari Calcio è stato promosso in serie A cinque volte ed è retrocesso quattro: direi che con la vittoria di oggi dell’Atalanta sul Sassuolo che ha portato il vantaggio dei bergamaschi (quartultimi) sui rossoblù (penultimi) a otto punti (di fatto nove, perché il Cagliari ha perso entrambi gli scontri diretti) ad appena otto partite al termine del campionato direi che i conti tristemente si pareggiano. Secondo i miei calcoli la retrocessione matematica dovrebbe arrivare domenica 10 maggio, al termine della gara che i rossoblù giocheranno a Torino contro la Juventus.

Pessima retrocessione per un pessimo campionato: a questo punto il rischio (serissimo) è addirittura quello di arrivare ultimi: era già capitato nel ‘75-‘76.

Ci sono in giro anime belle che pensano che la Serie B possa essere un bagno purificatore, per certi aspetti anche gradevole, una specie di punizione simile a quella che ogni tanto i professori ci infliggevano andando a passare il resto della lezione fuori dall’aula, regalandoci in realtà un tempo di inaspettata libertà lungo i corridoi vuoti della scuola, una specie di magica avventura, in attesa che la normalità, dopo pochi minuti e senza grandi conseguenze, si ripristinasse.

Ma chi pensa questo evidentemente non capisce nulla di calcio ed è un neofita della materia: perché è molto, molto più semplice mantenere la categoria che risalire (come dicono i giornalisti), “nella massima serie”.

Una sola volta al Cagliari è capitato di risalire subito in serie A e fu al termine del campionato 1997-98, quando i rossoblù di Ventura riscattarono l’incredibile retrocessione maturata nello spareggio di Napoli contro il Piacenza. Il Cagliari scese in B dopo aver conquistato la bellezza di 37 punti, e l’anno successivo la squadra restò sostanzialmente la stessa e infatti fu subito promozione. Se il Cagliari oggi penultimo giocasse la prossima stagione in B con questo organico e questo allenatore, a mio avviso rischierebbe la retrocessione in Lega Pro.

La prima retrocessione avvenne al termine del campionato ‘75-‘76, al termine di dodici stagioni esaltanti culminate dello scudetto arrivato esattamente 45 anni fa. Per tornare in serie A ci vollero tre stagioni in Serie B e un gol di Gattelli in rovesciata sotto la Nord contro la Samp, in un Sant’Elia strapieno di bandiere rossoblù e indimenticabile (e io c’ero).

Altri quattro anni in A e al termine della stagione 82-83 si torna al piano di sotto. Ne avevamo viste di tutti i colori (vi ricordate le presidenze Amarugi e Moi?) e la condanna (tremenda) arrivò ad Ascoli. Ascoltai la partita, tristissimo, in macchina con mio padre di fronte ai casotti del Poetto: retrocessi all’ultima giornata, ad un solo punto dalla salvezza.

Nella speranza di aiutare il Cagliari a tornare ai suoi giusti fasti, l’umile tenutario decise di farsi ultrà iscrivendosi negli allora UCCN (Ultrà Cagliari Curva Nord). Divertimento assicurato, all’ingresso dei giocatori la nostra coreografia consisteva nel lanciare in campo, senza alcun intento polemico, rotoli di carta igienica (sul serio) o, in alternativa, bobine per scontrini. Tutto inutile, per i rossoblù iniziò un calvario: quattro stagioni in Serie B, poi l’umiliazione della retrocessione in C, il rischio di finire addirittura in quarta serie.

Poi nel 1988 i fratelli Orrù chiamano Claudio Ranieri e si compie il miracolo: doppia promozione e nel 1990 siamo di nuovo in A. Anni stupendi, magici: a Ranieri scrissi anche una lettera di commosso ringraziamento che però non ebbi il coraggio di spedire. Torniamo in A, all’esordio prendiamo tre sberle dall’Inter ma il campionato seguente e il meraviglioso gol di Enzo Francescoli che punisce la Samp campione d’Italia ci riscatterà di sette stagioni all’inferno.

Il Cagliari intanto è passato a Massimo Cellino e si fa sette stagioni in A, prima della amarissima retrocessione piacentin-napoletana di cui abbiamo già detto. Solo un anno di B e siamo di nuovo in A, e ci restiamo però solo due anni: al termine del campionato 1999-2000 torniamo giù.

Ancora quattro anni di serie B di merda, finche nel 2003/2004 a vestire la maglia numero 10 è un certo Zola Gianfranco, e il campionato di B lo giochiamo alla grande. Da allora, undici stagioni consecutive in serie A, e questa mi sa che chiude la serie.

Quindi, per chi non lo avesse capito, il Cagliari è risalito dalla B alla A una sola volta dopo una stagione (ma eravamo retrocessi con 37 punti, forse un record), il resto delle volte ha impiegato tre, quattro e sette anni per tornare (come dicono i giornalisti) “nella massima serie”.

Scendere in B non è quindi una scampagnata e non lo sarà neanche stavolta, anzi: l’evidente stato confusionale in cui versa tutta la dirigenza rossoblù (dal presidente Giulini al vicepresidente Filucchi al direttore sportivo Marrocu) non fa presagire nulla di buono. Capisco chi, come l’amico e collega Nanni Boi (sempre interessante il suo blog) auspica che la società già da subito prepari la prossima stagione di B, ma la mia impressione è che questi non ci abbiamo capito ancora nulla, quindi se anche volessero non saprebbero che pesci prendere. Se non siamo allo sbando, poco ci manca.

E ora veniamo al capitolo Zeman.

Contrariamente alla vita e alla politica e penso anche al giornalismo, lo sport è tendenzialmente meritocratico: chi vale va avanti, chi non vale si ferma, consapevole dei propri limiti. Certo, come in tutte le cose del mondo anche nello sport il caso esige il suo tributo. Si può essere assunti da un giornale per meriti extrraprofessionali (colpo di culo), si può perdere un mondiale ai rigori (vera sfiga) ma non si arriva alla finale della Coppa del Mondo per caso (e con le similitudini mi fermo qui).

Ecco perché mi piace lo sport: perché sa essere giusto. I suoi risultati sono al tempo stesso frutto del talento e dell’applicazione. Ogni sforzo individuale deve essere accompagnato da quello del gruppo, anche nelle discipline dove si è soli in campo.

Nello sport si placano le ansie di chi cerca un modo oggettivo per valutare la realtà, distinguere ciò che vale di più da ciò che vale di meno: a fine stagione la classifica non mente. Mai. Oggi il Cagliari gioca il peggior calcio della Serie A. Lo dicono i numeri.

Ora, Zeman è un grande personaggio e un bravo allenatore, ma quest’anno forse si è seduto per l’ultima volta in una panchina di una squadra che milita (come dicono i giornalisti) “nella massima serie”. Chi continua a difenderlo ad oltranza mi ricorda (si parva licet, ma sto entrando in clima 25 aprile e dovete capirmi) quegli italiani che rimasero fascisti anche dopo la deposizione di Mussolini e in nome di non si sa bene quale coerenza e senso dell’onore (in realtà forse solo per non ammettere di aver sbagliato prima) finirono repubblichini. “Zeman e la Repubblica di Salò” poteva essere il titolo di questo post ma ho pensato che forse era un po’ troppo forte e allora ho lasciato stare.

In ogni caso, sappiate questo: in curva Nord, nel muro di mattoni che guarda verso il campo, qualcuno ha scritto con lo spray: “E liberaci dal male. Amen”. La prossima volta che ci vado quella scritta la fotografo.

 

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34 Comments

  1. Ma poi “E liberaci dal male. Amen” l’avevi fotografato?

    PS: ora lo puoi dire, questo posto era scaramantico 🙂

  2. così è says:

    Chi ha palle non muore! Siete una massa di cugurre e necrofori! Forza Cagliari!

  3. viaquesada says:

    annoto solo che con Zeman il Cagliari ha fatto 13 punti in 20 partite, con Zola 8 in 10 partite

    • viaquesada says:

      Zola 0,8 punti a partita Zeman 0,6 punti a partita… ehhh… però… il sistema… Moggi… la Juventus… gli arbitri… i giocatori non corrono…

      • viaquesada says:

        Festa, 10 punti in 6 partite:
        devono essere cambiati i giocatori

  4. Antonio says:

    Caro Vito, compagno di lacrime rossoblu, essendo, credo, più o meno coetanei, ho vissuto anch’io tutta la storia rossoblu dal 1977-78 (avevo 8 anni) ad oggi. Da Toneatto a Zeman.
    Oltre al sentimento, di grande tristezza, che anima il tuo pezzo, ne condivido in pieno alcuni passi. In particolare, il riferimento alle anime belle che sostengono (alcuni dall’inizio del campionato, incredibile!) la tesi secondo la quale la retrocessione non è un dramma. Idiozia sesquipedale. Ho sempre considerato il calcio non solo un fenomeno sociale, ma persino degno di studi psicoanalitici che analizzino lo stato d’animo di chi tifa per una squadra. Quando tifi per una squadra e questa perde una battaglia (cioè una partita) o, peggio, la guerra (un campionato), il tifoso si incazza, diventa di cattivo umore, si intristisce. E’ un meccanismo psicologico difficile da spiegare per chi non lo vive, ma così è. Sarà che proiettiamo nella nostra squadra del cuore il nostro bisogno insopprimibile di trovare piacere e soddisfazione, sarà che il calcio è necessario a molti per cercare in esso quelle gioie (seppur effimere, volatili, di brevissima durata) che non riescono a trovare nella vita quotidiana, sarà che in quei ragazzi coi mutandoni immaginiamo noi stessi che dopo un gol corriamo sotto la curva a ricevere l’abbraccio dei tifosi. Sarà tutto questo o non so che altro, fatto sta che chi è “malato” di tifo calcistico soffre, gioisce, ride, piange, esattamente come accade per altri eventi – magari più importanti – della vita. Con buona pace di coloro che non ritengono la B un dramma (con tutto il rispetto, tifosi all’acqua di rose, più che altro utenti da pay tv, poco o per nulla esperti di sofferenza da stadio), io ritengo il delcassamento una tragedia. E, come giustissimamente dici tu, Vito, la B è una vera merda, un inferno.
    Quel 4 agosto di un anno fa ero all’arena grandi eventi (?) di S.Elia per assistere alla presentazione della squadra. C’era un entusiasmo e un’aria di speranza che non vedevo da anni. Ma dentro la mela, bellissima fuori, c’era il verme. Il verme di una società non solo inesperta ma presuntuosa, il verme di un signore che è sempre stato più personaggio che allenatore, del tutto inadeguato per una piazza come la nostra e, ancor di più, ad allenare una squadra che doveva solo salvarsi (capito Giulini? Solo salvarsi, altro che voli pindarici!). Il verme di una doppia campagna acquisti (estiva e invernale) da dilettanti allo sbaraglio, il verme di un cambio di rotta nella guida tecnica degno neppure di una dirigenza da calcio amatoriale. Hai totalmente ragione, Vito, in mano a questi signori rischiamo di fare un doppio salto mortale carpiato in lega pro (il Catania del presidente Pulvirenti, dirigente scafato e competente, rischia grosso), perchè il loro peccato più grave non è l’inesperienza e nemmeno l’incompetenza, ma la grande presunzione. Essi, al contrario del “gaggio” Cellino, sono molto abili nel presentarsi come persone formalmente gradevoli, posate, educate, dai toni bassi, insomma in perfetto stile morattiano un pò radical-chic, ma coi modi gentili nascondono gli errori-orrori grossolani che ci stanno costando la serie A. E’ importante il calcio, checchè possano ritenere i benpensanti, ed è importantissima la serie A per una città ed una regione come le nostre che non ci offrono tanti motivi (io direi nessun motivo) per gioire di qualcosa. Non bastassero tutte le disgrazie di questa terra che ci tocca sopportare tutti i santi giorni, adesso ci privano pure della serie A. Per un tifoso è una catastrofe.
    Risalire con questa qua al comando? Ci creu pagu. Sono certissimo che se ci fosse ancora il tanto vituperato Cellino, saremmo già salvi dalla pentolaccia. Ecco, Cellino, che io ho sempre stimato come presidente, litigando con un sacco di persone per prenderne le difese. Al di là delle sue beghe giudiziarie, non gli perdono di essersi messo contro tutti, di non esser stato più diplomatico mantenendo buoni rapporti con le varie istituzioni (a loro volta, però, tutt’altro che trasparenti nei loro comportamenti, va detto), insomma non ha saputo leccare il sedere a certi personaggi. In Italia, se vuoi restare a galla, devi fare così. Non gli perdono di aver ceduto il Cagliari a questi qua. Non gli perdono tutto questo perchè, se così non si fossero andate le cose, a quest’ora ci sarebbe ancora lui saldamente in sella, saremmo rimasti ancora a lungo in serie A (o, in caso di retrocessione, sarei stato sicuro di una pronta risaliita) e non mi appresteri a trascorrere un’estate di merda più di quando non mi capiti già di solito. Detto tutto questo, in qualunque categoria giocheremo io saro al mio solito posto, al S.Elia o in qualunque altro stadio, ad urlare FORZA CAGLIARI!

    • Francu says:

      Beh visto che siamo in tema di 25 aprile, e riprendendo la provocaziond di vito su Zeman, si può dire che quando c’era Lui (Cellino) non si retrocedeva (ovvero i treni arrivavano in orario). Tutto il resto non conta. E in effetti Lui è colpevole solo di peccati veniali. È gaggio, straffotente e poco altro, mica come hitler Moggi. Lui si chi fiara malu diarerusu!

      • Con Cellino due retrocessioni, se non ricordo male.

      • Antonio says:

        E’ un dato di fatto incontrovertibile, Vito. Col Cello due retrocessioni, di cui una incredibile (1997), dopo una grande rincorsa ed un disgraziato spareggio a Napoli al cospetto di 20 mila umiliati tifosi sardi. L’altra, ignominiosa, nel 2000, con una squadra comunque molto più forte di questa. Però, che ti devo dire, pur con tutti i suoi colpi di testa, io con Cellino mi sentivo in una botte di ferro. La sua competenza, la sua scaltrezza, il suo saper usare anche il pugno di ferro quando necessario, se vuoi anche il suo peso nel Palazzo del calcio (che, non facciamo le anime belle, conta tantissimo), mi davano sicurezza, un senso di protezione. Con questi qua – saranno anche brave persone, fino a prova contraria – invece, mi sento come quell’escursionista che per attraversare un burrone deve percorrere un ponticello di legno sgangherato e pericolante. Basta un soffio di vento e cado giù nell’abisso. Ecco, questa è la sensazione che mi terasmette il Cagliari bocconian-giuliniano. Saluti

      • Alberto Tidu says:

        Concordo pienamente Antonio

      • Vito non dimenticare che presto Giulini incassea’tra una cifra importante 15 milioni di euro per Ibarbo,10 milioni per la meta di Nainggolan e 5milioni di euro per Astori , SONO BEN 30 MILIONI DI EURO E QUINDI I SOLDI CI SONO, E SONO IL FRUTTO DEL LAVORO DI CELLINO BASTA CHE COMPRI GIOCATORI DECENTI .

      • Alberto Tidu says:

        Se la squadra scende in Serie B, i 30 milioni andranno a sopperire i ridotti proventi dei diritti TV e degli sponsor… se in serie A non ha speso un euro per aggiustare una squadra così da salvarci, figurati se in B spende 30 milioni per risalire

    • Alberto Tidu says:

      Antonio, sono d’accordo su quasi tutto quello che hai scritto, tranne che su Zeman; mi sembra che l’ultimo dei responsabili del tracollo sia lui: gli è stata messa in mano una squadra che in Serie B sarebbe stata da metà classifica e, quando a Gennaio si è avuta l’occasione di riparare agli errori estivi, si sono comprati ulteriori sconosciuti e si è cambiato allenatore (una squadra di scarponi e di ragazzini all’esordio non ha bisogno di cambi in corsa, ma di stabilità e innesti d’esperienza), per poi dare un ulteriore traumatico scossone un paio di mesi dopo richiamando Zeman. In queste condizioni, anche Mourinho o Guardiola (o salvatori alla Sonetti o Ballardini, per restare nel nostro) avrebbero avuto pochissime possibilità di fare meglio, figuriamoci un allenatore che notoriamente non è consigliato per lotte salvezza. Io non accuso né i ragazzi (cosa si può contestare a una squadra di esordienti, che comunque il cuore ce lo stanno mettendo?) né Zeman o Zola (il cui unico errore è stato, per entrambi, accettare un incarico senza alcuna probabilità di successo) né Cellino (che, dopo gli insulti e le critiche per la migliore gestione della nostra storia, ha fatto benissimo a mandarci a quel paese), ma solo Giulini: è arrivato come un salvatore della patria e ha acquistato 15enni e sconosciuti. Tutte le responsabilità di questo sfacelo sono sue

  5. Francu says:

    Tutto vero, ma non possiamo nenache pensare di rimanere in a in eterno. A cagliari aver vinto uno scudetto in un certo senso ci ha rovinato. Ci fa pensare di essere grandi, invece siamo piccoli e il vero miracolo è quello di essere rimasti 11 anni in serie a. Per il resto io un presidente spregiudicato e pregiudicato non lo rimpiango. Oggi all’ingresso degli spogliatoi del cagliari campeggia una bella foto di gigi riva che cellino non hai mai voluto perchè così piccolo da non volere nessuno che gli facesse ombra (non dimentichiamoci che alla morte di scopigno non venne neanche fatto un minuto di silenzio).

    • Alberto Tidu says:

      Non sono d’accordo con te, Francu: Cellino è riuscito a renderci una squadra che fosse normale vedere in serie A, senza imbrogli e senza spese pazze e indebitamenti, senza che neanche gli fosse concesso di avere qualche provento da uno stadio di proprietà e con i costanti insulti dei tifosi che non capiscono che una squadra di provincia con uno stadio mezzo vuoto (per carenze strutturali, per ridottissimo bacino d’utenza e per disinteresse dei tifosi) dev’essere al settimo cielo solo per il fatto di non retrocedere. Per quanto il personaggio non mi piaccia e tanto meno mi piaccia il suo astio verso chi potrebbe metterlo in ombra (Gigirriva, Zoleddu, ecc.), è innegabile che il Cagliari gli debba tantissimo. Quando ha venduto, tutti erano contenti; io sono stato l’unico a chiedermi: ma in Sardegna c’è qualche altro tifoso con i suoi soldi e le sue capacità o è un salto alla cieca? La risposta la stiamo vivendo ora.

      • francu says:

        Sullo stadio ricordo solo che dal comune di Cagliari pretendeva che glielo regalassero, con is arenas ha compiuto un abuso edilizio e con il s.elia ha volutamente non investito un centesimo per finirlo. La curva sud ha dovuto farla giulini insieme a sky. Le società che si sono mosse con serietà e rispetto delle regole come Juventus e udinese uno stadio di proprietà lo hanno

      • Alberto Tidu says:

        Eh, mi sembra che tu stia descrivendo solo la conclusione della questione stadio: Cellino per anni ha chiesto di costruire a San Paolo, nella piana di San Lorenzo, a Santa Caterina; in tutte queste proposte, a suo carico sarebbe stata non solo la costruzione dello stadio, ma anche gli oneri di urbanizzazione, intascandosi però, OVVIAMENTE, i profitti (come fanno Juventus e Udinese). E, guarda caso, ha sempre ricevuto da qualche ente pubblico o pseudo-pubblico esclusivamente ostracismo, perché ovviamente c’è un interesse a controllare in qualche modo la squadra facendola giocare in uno stadio pubblico, ossia il Sant’Elia. Peccato che il “pubblico” in questione a questo stadio non abbia mai fatto una manutenzione adeguata e, una volta a pezzi, chiedesse a Cellino di ristrutturarlo (leggi: buttare giù e ricostruirlo, viste le condizioni disperate), ma senza prospettare alcun guadagno né a lui né alla squadra e impedendogli di costruire supermarket o alberghi. Io, a livello umano, stimo molto Zedda e disprezzo abbastanza Cellino, ma in questo contesto mi è sembrato che il settore pubblico non abbia agito per massimizzare il benessere sociale o la giustizia, ma il proprio controllo sul privato.

    • oh Francu non siamo grandi ma ne anche piccoli come scrivi tu come quantita’ dei TIFOSI dopo juve,milan .inter ,napoli e,roma, c’e’ il CAGLIARI,lazio ,fiorentina palermo , e torino, hanno molto meno tifosi del cagliari lo ha scritto il corriere dello sport .abbiamo la sfiga di un presidente incopetente GIULINI era solo un piccolo e sconosciuto dirigente dell’inter , almeno CELLINO nella sua pazzia capiva di calcio e sapeva cosa fare .

      • Francu says:

        Eia e infatti gli scudetti li vincono i tifosi. bologna, torino, fiorentina sono disperati che hanno meno tifosi di noi e puzzi puzzi qualche scudetto e coppa in più.

      • infatti hanno avuto la fortuna di avere dei presidenti che spendevano .ma poi il bologna itta cintrara ?

  6. Alberto Tidu says:

    L’unica cosa che mi mette di buon umore è pensare alle critiche che ricevevo quando dicevo che Cellino, con tutti i suoi difetti, era il meglio che una squadra sarda potesse sperare e che passare da avere come presidente un Sardo tifoso sfegatato ad avere un Milanese sconosciuto non era una cosa per la quale esultare. Adesso tutti a invocare il ritorno di Cellino, ma dopo gli insulti ricevuti in anni e anni di risultati OTTIMI (per una città che manco gli ha permesso di costruire uno stadio a sue spese e dove il pienone la Domenica lo fanno solo Juventini, Milanisti e Interisti quando tifano contro i rossoblu) me ne starei a guardare da Leeds la disperazione dei miei concittadini

  7. Vitelio says:

    Si vede che di calcio non ne capisci niente anche perché è sufficiente che il Cagliari vinca 17 partite più della Juventus e lo scudetto è nostro!!! :-p

  8. Massimo says:

    Bello e condivisibile

  9. Karalis says:

    Vito, mi permetto una piccola correzione a quello che hai scritto”Solo un anno di B e siamo di nuovo in A, e ci restiamo solo tre anni: al termine del campionato 1999-2000 torniamo giù.”…Il Cagliari fu promosso in a nel 1997-98 con Ventura, e ci rimase due anni, non tre, perchè retrocesse nel 2000..

  10. Cellino, sapeva che persi i buoni uffizi in Federazione, il destino in campionato era già segnato e per quello ha lasciato, pur svendendo la società! Giulini, da buon goloso, ha visto la marmellata di un Bilancio Societario sano e i diritti televisivi che rappresentano il bonus dell’operazione, farcito dal sodalizio con un personaggio carismatico quanto Babbo Natale e di spessore altrettanto reale. Giulini, fra le tante opzioni, sceglierà la cessione societaria a qualcuno/qualcosa peggio di lui, pronta a fare le nozze coi fichi secchi…… Per intanto abbiamo anche risolto il nodo Stadio, diventato praticamente inutile, con buona pace del Comune di Cagliari, che avrebbe dovuto impegnarsi anche sul quel fronte (rimettendoci la faccia)

  11. Zio Zack says:

    Quoto Vito. Basta vedere il Catania (compagine del nostro livello) com’è combinata.

    • il cagliari non è del livello del catania,perche’il presidente del catania ha alle spalle il fallimento di una compagnia aerea

  12. meritocrazia nel calcio? Il tuo discorso non tiene conto della rubentus che ha dimostrato il suo vero volto perdendo con l’ultima in classifica! 😀

    • viaquesada says:

      per moltissimi il grande merito di zeman è aver parlato della juventus.
      per il resto mi pare che, valutando i risultati, poco altro ci sia

      però, evidentemente, basta il primo aspetto per parlarne bene sempre e comunque

  13. efisio says:

    Cagliari – Casertana 0-0 all’Amsicora..io c’ero. brutta partita, ma il bello era stare ‘stuggiati’ in quella curva ed il calcio sembrava ancora un gioco.
    Forse eravamo solo troppo piccoli.

  14. Forza Larry says:

    Questa è veramente una pessima squadra guidata da una pessima dirigenza. Così penosa mi ricordo solo quella di Moi (e della Presidentessa) e quella di un quadrumvirato di commercianti cagliaritano semisconosciuti. Il fatto è che Giulini è venuto a Cagliari per farsi i soldi con Sky….perché questo i soldi non li ha….ma quale Moratti…ma quale epopea della Saras: questo ha le pezze al culo…!
    Non commento l’operato di Zeman perchè credevo e credo ancora in lui….ma questa non è l’annata giusta.
    Questo organico faticherà a rimanere in B….perché dovrà a andare su campi dove c’è fame…dove c’è gente che prende 2mila euro al mese….e ha voglia di andare in A.
    Vorrò vederli….giocando contro il Lanciano, l’Avellino, il Trapani, lo Spezia, la Ternana…dove c’è gente che ti strappa le gambe a morsi…!
    In 20 anni di A…riabituarsi sarà difficile.
    Sperando che nel frattempo non salga la Torrese 😉
    Però sempre FORZACCCAGLIARI!

  15. Nino Dejosso says:

    Che Giulini è Filucchi non siano stati capaci di gestire la societá è chiaro. E Marroccu? Anche peggio. Ma il peggio del peggio é stato Zeman.
    La societá ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. Anche a gennaio, con i nuovi acquisti, con l’assunzione di Zola e con il recupero di Zeman.
    Con Cellino il Cagliari sarebbe ancora in serie A. Ma non certo questo Csgliari. Questo Cagliari sarebbe retrocesso anche con Cellino.

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