Politica / Sardegna

Ci scrive Antonio Muscas: “Sardegna Possibile è viva e può percorrere la strada di Podemos”

Iglesias podemos

 Giugno 2014: Pablo Iglesias presenta la nuova formazione “Podemos”

Caro Vito,

scrivo in riferimento al tuo articolo del 27 dicembre “Sardegna Possibile, dove sei?”, col desiderio di fare alcune precisazioni ed esprimere la mia personale opinione in merito al ruolo che dovrebbe svolgere nel panorama politico sardo un ipotetico soggetto politico nuovo sovranista e di sinistra.

Per cominciare, Sardegna Possibile esiste ancora. Sta vivendo una fase di organizzazione, necessaria a definirla come soggetto e a stabilire i criteri che ne determinino le modalità d’azione, di relazione con altri soggetti politici, comitati e organizzazioni, e i criteri di adesione con cui chi lo desidera può entrare a farne parte.

La partecipazione alle elezioni regionali è stata un’esperienza importante e per certi versi unica nella storia recente sarda; un’esperienza certamente disseminata di errori – e non potrebbe essere diversamente, tenuto conto della novità della proposta, della quasi totale inesperienza di chi ha fatto parte del progetto e della tempistica che ha obbligato a correre tutto il tempo – ma che ha rappresento una rottura necessaria rispetto agli attuali schemi partitici classici e alle loro modalità operative, e per questo la sua proposta è stata accolta con entusiasmo da oltre settantamila elettori. E la volontà precisa, la novità, era proprio questa: rompere e cambiare. Per cui non è stato errore rifiutare l’accordo con partiti e organizzazioni compromesse, ma precisa scelta politica e più ancora di coscienza.

Purtroppo la legge elettorale regionale, ingiusta, antidemocratica e anticostituzionale, voluta e votata dal duo PD-PDL proprio allo scopo di ridurre al silenzio le organizzazioni politiche minori non allineate, e accettata in silenzio assenso dai loro alleati che in alcuni casi con meno dell’1% dei voti si sono garantiti un consigliere regionale, non ha permesso a SP, pur con i consensi ottenuti, di esprimere rappresentanti in consiglio regionale. Consensi che sarebbero stati molti di più con una diversa legge elettorale, giacché proprio il timore di non farcela ha spinto molti elettori a ripiegare sui partiti tradizionali e ritenuti più forti.

Ora, è chiaro che per un raggruppamento giovane e con poche risorse economiche a disposizione, dopo il notevole dispendio economico e di energie umane che una campagna elettorale regionale comporta, il dopo, senza rappresentanti eletti, crea non poche difficoltà.

Eppure ci siamo e ce la stiamo mettendo tutta. E la nostra forza nasce soprattutto dalla volontà e dall’esigenza di superare questo enorme blocco rappresentato dal finto duopolio destra-sinistra e da tutti i partiti stampella che con le scuse più strampalate stanno lì a dar loro manforte.

Le ragioni del rifiuto ad allearsi con i cosiddetti partiti sovranisti e di sinistra – che peraltro ritengo per niente disposti se non a parole ad una simile eventualità – per avviare un percorso di creazione di questo nuovo soggetto, risiedono proprio nel loro atteggiamento di fedeli alleati del PD nella giunta Pigliaru che alle dichiarazioni di intenti mai fanno corrispondere azioni conseguenti. E mai in nessuna occasione qualcuno di questi ha, non dico sollevato la voce, ma neppure contestato velatamente l’operato del Presidente e della giunta quando hanno agito in contrasto al proprio progetto e mandato politico.

Che dire poi dell’atteggiamento riguardo al governo nazionale centrodestra-centrosinistra a guida PD che negli ultimi anni, e con Renzi in particolare, si è distinto per le azioni di nuovo accentramento del potere e di sottrazione di competenze e autonomia alla nostra isola? Si ha per caso notizia di qualche levata di scudi da parte dei nostri amici sovranisti, indipendentisti, autonomisti? Personalmente ho solo memoria di qualcuno di loro che, a parte implorare di essere candidato nelle liste del PD alle politiche nazionali, a giustificazione del proprio operato, ha dichiarato che senza il loro pungolo il PD sarebbe ancora più sbilanciato a destra. Non so cosa ci sia più a destra di così!

Temi quali la chiusura delle basi militari, il pacifismo, il rifiuto e la netta opposizione alla guerra e ad ogni forma di intervento armato militare, compresi supporto, assistenza e collaborazione alle forze armate straniere non possono essere oggetto di compromesso. Nessun partito sovranista, di sinistra e pacifista, come spesso si definiscono, può accettare una trattativa al ribasso su questi argomenti, figuriamoci un’accettazione della presenza militare, italiana o straniera, sul proprio territorio in nome di presunte opportunità economiche e lavorative.

Stesso dicasi per ogni altra forma di servitù. E invece, sempre più spesso dietro importanti progetti di speculazione e a pesante impatto ambientale ci troviamo imminenti rappresentanti di questi partiti politici o personaggi a loro collegati. È sufficiente quindi una dichiarazione o un programma politico per determinare la credibilità di un soggetto? E quali accordi è quindi possibile fare con loro, caro Vito? Che affidabilità offrono i loro rappresentanti che siedono in consiglio regionale?

L’esperienza di organizzazioni come Podemos in Spagna, per fare un esempio, dimostra che la rottura con i partiti di potere e tutte le organizzazioni politiche a loro fedeli è la via giusta e necessaria da seguire. Perché le organizzazioni politiche piccole e grandi, responsabili e corresponsabili del disastro che stiamo vivendo, a cui non è restato un briciolo di credibilità e i cui esponenti sempre più spesso fanno addirittura vanto della propria ignoranza, hanno finito il proprio tempo.

Queste organizzazioni col proprio contributo di mediocrità politica, intellettuale e umana ci hanno condotto sul baratro. Per mano loro il nostro presente è stato avvelenato e il futuro compromesso. Gli accordi al ribasso, a cui da sempre siamo stati abituati, alla lunga portano dove è oggi la Sardegna: un deserto economico e sociale in cui le organizzazioni politiche e sindacali non godono di nessuna credibilità a causa del loro perpetrare le politiche assai note dell’immobilismo, della corruzione e della svendita del nostro territorio e della nostra identità.

C’è oggi desiderio e necessità di una svolta netta. C’è la consapevolezza che altre strade sono percorribili pur se lunghe e piene di ostacoli. Ma non si può pensare ad un futuro sardo partendo da un cartello elettorale che si limiti a mettere insieme soggetti politici solo sulla base di dichiarazioni di intenti e non invece sulla loro credibilità, sulle loro esperienze precedenti e sui loro percorsi reali. Irs, Rossomori, Partito dei Sardi, La Base e chi per loro, per non parlare di SEL e Rifondazione, hanno già dato dimostrazione di essere strumenti utili a spartirsi poltrone. Pacchetti di voti da mettere sulla bilancia per suddividersi incarichi. Quali battaglie infatti stanno portando avanti contro le servitù, siano esse industriali, militari, culturali? In quali occasioni qualcuno dei loro rappresentanti si è fatto avanti per contrastare l’assalto a cui la nostra isola è continuamente sottoposta o per denunciare quanto sta accadendo a Roma o nel consiglio regionale a danno dei sardi e del territorio sardo?

E tutto questo senza parlare delle proposte necessarie, di progetti credibili di cui la Sardegna ha bisogno in campo scolastico, infrastrutturale, economico, lavorativo, ambientale. Qual è il loro progetto per la Sardegna e come si stanno adoperando per realizzarlo?

Abbiamo bisogno di un progetto, credibile e attuabile. Abbiamo bisogno di uscire fuori dallo stato di miseria economica e sociale in cui il colonialismo nelle sue diverse forme e con i suoi diversi attuatori e collaboratori ci ha cacciato. E questo cammino non lo possiamo percorrere in compagnia dei nostri carnefici. Non c’è altro tempo da perdere, e non abbiamo un’altra Sardegna dove approdare una volta devastata questa. Quindi, se necessario, meglio camminare da soli anche se siamo sicuri che altri compagni li troveremo.

Antonio Muscas
Consigliere comunale a Villacidro e capogruppo con “AltraPolitica”, membro di Comunidades in Sardegna Possibile

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13 Comments

  1. L’Europa sta vivendo appieno il fallimento della proposta politica neoliberista che favorisce la finanza e il mercato a discapito dei diritti civili, del lavoro e dell’ambiente. Il rafforzarsi delle oligarchie con l’accaparramento e il concentramento delle risorse nelle mani delle élites capitalistiche, la corruzione, l’evasione fiscale e il continuo restringimento dei margini democratici e costituzionali, possono al limite racchiudersi nel concetto che tutto è merce e può essere comprato, inclusi i voti degli elettori. E la finta emergenza che ci troviamo a vivere – nient’altro che la logica conseguenza del predominio della finanza sull’economia reale – è utile a giustificare l’atteggiamento dei nostri governi per portare avanti le loro politiche scellerate. Atteggiamento a cui non si sono sottratti i governi di cosiddetta sinistra i quali anzi tutt’ora si distinguono– vedi quello a marca Renzi – per essere di queste politiche tra i più fedeli sostenitori.
    Per andare alla Sardegna, il nostro governo Regionale ha al comando un Professore – scelto (imposto?) dal PD nazionale – che non ha mai fatto mistero di sostenere le politiche neoliberiste, e che a suo tempo aveva anche affermato che le richieste della famosa lettera del 2011 della BCE al governo italiano andavano seguite scrupolosamente. Di fatto poi, anche mettendo da parte quelle che potrebbero sembrare posizioni puramente ideologiche, il nostro governo regionale sta agendo secondo un indirizzo ben identificabile di sudditanza a ordini esterni.
    Tutto ciò detto, la Sardegna si trova ad affrontare diversi ordini di problemi di cui quelli locali sono inaspriti dalla situazione internazionale. Vi sono pertanto questioni che possono essere risolte solo a livello internazionale, il che significa che è doveroso e indispensabile guardare all’Europa e alla ricerca di alleanze e collaborazioni con altri gruppi politici europei con i quali condurre battaglie comuni (escludendo ovviamente accordi “tecnici” con l’ex broker Farage). I temi di carattere nazionale, anche legati al rapporto Sardegna-Italia, e di carattere più specificatamente regionale possono richiedere risoluzioni all’interno dei propri confini nazionali e regionali oppure, se il caso, avvalendosi di un supporto internazionale.
    SP quindi non può bastare a sé stessa e non può essere autosufficiente. È perciò indispensabile il dialogo e il confronto con tutte le forze politiche sarde, nazionali ed europee che si riconoscono nelle stesse esigenze che però abbiano il coraggio di andare oltre gli schemi consolidati che non offrono garanzia di cambiamento. L’antimilitarismo, il pacifismo, la solidarietà, l’equità, la lotta contro lo sfruttamento e l’accaparramento delle risorse, il diritto all’autonomia e all’autodeterminazione delle minoranze, il loro diritto a scegliere, sono temi urgenti che non è più possibile rimandare, in considerazione dell’emergenza economica, sociale e ambientale che va aggravandosi ogni giorno di più. A livello europeo tra i diversi raggruppamenti di sinistra qualcosa già si sta muovendo ed è importante per noi essere partecipi di questo processo e contribuire alla creazione di un’alternativa valida.
    Superata la fase delle elezioni regionali, SP sta ora lavorando per darsi una forma e un’organizzazione.
    Ponendosi in contrapposizione al duopolio destra-sinistra mi pare ovvio che per SP non siano in argomento alleanze con chi in quella collocazione si riconosce (abbiamo poi veramente necessità di coinvolgere ogni volta gli stessi personaggi che ruotano attorno a certi partiti? Ce la facciamo a vivere senza?). Il nostro semplicemente è un progetto diverso, che può essere condivisibile o meno. Senza la presunzione di poter fare da censori, essere esclusivisti e migliori, ma per pura e semplice necessità. Non abbiamo l’obbligo di aggregare a noi forze che stanno bene nella casa del centrosinistra. Se vogliono si attivino i loro dirigenti, magari dietro la spinta dei propri iscritti o elettori. Risolvendo nel contempo questioni che riguardano la propria credibilità, la vera mina riguardo alle capacità di manovra. Oppure che siano loro a presentare un progetto alternativo, smettendola di tenere il piede in due staffe, come fanno per esempio (è un esempio eh! Non apriamo poi un altro dibattito) SEL e Rifondazione dentro L’altra Europa e che così facendo impediscono ai processi di riforma politica di prendere piede. A patto di rispettare le condizioni quindi, non solo la nostra porta è aperta ma ci affacceremo ben volentieri anche alle porte altrui.

    • Corrado Putzu says:

      Mi piacerebbe capire, in una società come quella sarda, quali siano i drammi del neoliberismo, posto che il prodotto interno lordo sardo è fatto per il 65% di spesa pubblica. Mi definisco liberale e non neoliberista per la portata conservatrice che si porta ormai dietro questo termine, ma continuo a non capire cosa c’entri, la Sardegna, col neoliberismo. A mio avviso è proprio in ciò che comporta quel 65% che va cercata la causa del nostro malessere, ma un nemico ideologico e indefinito è pur sempre più comodo che prendersela con le articolazioni dello stato, che tante persone e voti occupano. Mi sembra un discorso statalista che non tiene conto del fatto che, comunque, con il resto del mondo, bisogna confrontarsi, ed attrezzarsi per farlo, pena il perdurare di tutti i problemi da “dipendenza” dall’Italia che credevo fosse tra le priorità del vostro progetto, compresi sfruttamento industriale e militare del territorio.

  2. giancarlo says:

    Certo che un manifesto che conclude con “meglio camminare da soli” mi ricorda molto una vecchia canzone dei Liftiba che faceva “chi visse sperando , morì non si può dire”. Non ne podemos più …

  3. Renato Orrù @ PODEMOS … 1) cambiare il nome Podemos ..che nella eccezione Ispanica sta per Spagna Indivisibile … altrimenti devo pensare male di ProgRes ( scherzo ) … 2) mettetevi d’accordo tra di voi e fra voi e ProgRes … e non fatevi ingannare dal nome , che non è un termine “progressista ” …3)… ma Voi siete disponibili per una Sardegna Indipendente SI o NO ? ….

  4. efisio says:

    Ho letto con piacere l’intervento di Antonio Muscas con il quale, come quasi sempre, mi trovo in gran parte d’accordo soprattutto sull’analisi delle criticità esistenti.
    Ciò che ritengo sia un punto di debolezza del suo ragionamento, come della proposta di Sardegna Possibile alle recenti elezioni regionali, è l’idea di autosufficienza, di censura, di superiorità con cui ci si confronta verso le altre esperienze politiche. Voglio dire che pur condividendo le osservazioni sulla deriva dei partiti, nazionali e regionali, pur condividendo il disappunto per il ripiegamento degli stessi ad ‘uffici di collocamento’ per i politici più quotati, ritengo che non si possa non tener conto delle esperienze politiche pregresse, dei fallimenti nell’attuazione o nella mancata attuazione (per deficit di consenso democratico) dei loro progetti. Cioè, al netto dei fenomeni corruttivi, di quelli di rampantismo politico o del renzismo (frutto naturale di quel fenomeno di mutamento della società ben descritto da Pasolini 40 anni fa), non si può non tener conto di quello che i partiti (o almeno alcuni partiti) potrebbero essere negli intenti dei loro statuti, dei loro iscritti e di certi loro elettori.
    Mi chiedo quindi quale valore aggiunto possa dare allo scenario politico, una nuova proposta che ritiene di non dover spartire nulla con le altre esperienze politiche (i “nostri carnefici”), che ammette di aver commesso errori nel corso della campagna elettorale dovuti “alla novità della proposta ed alla quasi totale inesperienza” ma che considera “appestati” gli altri politici che hanno commesso a loro volta degli errori.
    Anche nell’Avis ci sono stati dei furfanti, ma nessuno si sogna di farla sparire..

    Di partiti ‘nuovi’, che sono più onesti e migliori degli altri, questi 70 anni di democrazia ce ne hanno proposto una miriade, anche in Sardegna, dove a questi si aggiunge una miriade di partiti “più sardi” degli altri. Non fatela diventare una pura questione di brand, di immagine, di comunicazione politica. Vi servirà solo ad ottenere un buon risultato elettorale (peraltro quello dell’anno scorso è stato ampliato dall’assenza del M5S altro movimento con connotazione unicamente antipolitica e antipartitica) che poi non viene nemmeno riconosciuto per effetto di un’assurda legge elettorale.
    Le chiusure in questo mondo portano solo alla morte delle idee e delle coscienze. Nel mondo d’oggi lo sperimentalismo democratico può essere una buona risposta alla crisi dei movimenti di massa.
    Perciò piuttosto che l’elenco dei partiti con i quali non dialogherete, sarebbe meglio conoscere meglio da dove venite e dove volete andare, se vi riconoscete nei valori della Resistenza, dell’Antifascismo e della Costituzione da essi nata, quale modello di sviluppo propugnate a livello europeo, nazionale e regionale (perché è in Europa che vedete il nostro futuro, giusto? Ma quale Europa?) e vedervi dialogare con chi può dare un contributo a queste idee.
    In bocca al lupo perché una cosa è certa: “Sardegna Possibile dove sei?” non è una provocazione, è un appello, quasi disperato.

    • Che Sardegna Possibile si riconosca nei valori della Costituzione italiana è impossibile, considerando che tra questi valori c’è quello dell’indivisibilità dello Stato italiano: in Sardegna Possibile esiste infatti una forte componente indipendentista…

      Ad esempio il fine politico di ProgReS è l’Indipendenza della Sardegna che corrisponderebbe alla dissoluzione dell’unità d’Italia: questo sarebbe contrario ai principi della vostra Costituzione.

      • …. Ma se Voi , non glielo avete MAI spiegato la colpa è vostra … Ma se non lo hanno capito LORO … Fate una colletta e comprategli un po di tessere del PD … Altrimenti finisce che Podemos fai sceti casinus … Come se non bastassero quelli che già abbiamo ereditato … Ha ragione NINO, deve essere periodo di funghi …

      • efisio says:

        Sardegna Possibile indipendentista? Può essere ma me lo ero perso (mea culpa).
        Fatta eccezione per l’indivisibilità del’Italia, ci sono articoli della Costituzione Italiana (scritta anche da un certo Emilio Lussu) che danno un verso alla Storia, una connotazione precisa ad uno Stato.
        Capire cosa si pensa in merito è cosa più interessante di sentirci dire che tutti i politici devono andare a casa.. che poi finisce che ci si allea con gente come Farage….

      • Non ho detto che è Indipendentista tout court, infatti è una piattaforma politica con una componente indipendentista ed una civica. Semplicemente gli indipendentisti non possono stare insieme agli unionisti, quindi anche la componente civica non può essere unionista.

        Io non sono amante delle neolingue ma loro si autodefinisconono “non-dipendentisti” penso che lo facciano riferendosi alla dicotomia “dipendenza coloniale” vs “indipendenza nazionale” collocandosi ideologicamente nella terra di mezzo tra Unionismo e Indipendentismo.

    • Efisio, SP è composta da diverse anime, alcune indipendentiste e altre no. Comunidades, alla quale io appartengo, non è indipendentista, e meglio si definisce come non-dipendentista. Articolare un ragionamento in poche righe su quanto chiedi risulta in qualche modo difficile, ma relativamente a Resistenza, Antifascismo, Costituzione ed Europa al momento invito te e gli altri a leggere l’appello contro le basi pubblicato da Comunidades sul sito di SP http://sardegnapossibile.com/appello-per-lo-smantellamento-delle-basi-e-la-smilitarizzazione/
      Il dialogo e il confronto sono aperti così come la mia disponibilità ad un dibattito sereno sui diversi temi di interesse

  5. Spunti interessanti quelli di Antonio, ma mi viene difficile auspicare che Sardegna Possibile debba guardare a Podemos come esempio:

    Sardegna Possibile è una comunità politica che fa riferimento ai cittadini di Sardegna, due delle sue attuali componenti riconosciute, su quattro, ovvero il Partito politico ProgReS ed il Circulu Indipendentista Hugo Chavez sono appunto due organizzazioni politiche indipendentiste; Podemos invece nel regno di Spagna si fa portatore di una narrazione di unità del regno e di un suo miglioramento generale scontrandosi anche con chi, come i compagni di Candidatura d’Unitat Popular, nell’ottica di una lotta di liberazione nazionale e sociale della Catalunya stringe rapporti con Convergència i Unió di Artur Mas…

    Infatti anche Artur Mas ed il CiU che, pur partendo da altre basi politiche, hanno contribuito con gli indipendentisti catalani a portare la Catalunya al recente scontro istituzionale con lo Stato centrale per Podemos sono avversari, sono “Politica” o per dirla alla Beppe Brillo sono “Casta”…

    Penso quindi che Sardegna Possibile più che somigliare a Podemos ed al suo populismo antiistituzionale che impone in stile grillino la dicotomia Politica-Cittadino debba invece prendere come modello altre realtà della politica Iberica: mi verrebbe da pensare al Bloque Nacionalista Galego della Galizia o a Euskal Herria Bildu dei paesi Baschi:

    se Sardegna Possibile vuole crescere non dovrebbe rifarsi sicuramente al centralismo populista e con derive a tratti reazionarie di Podemos ma dovrebbe lavorare per radicalizzare lo scontro tra Nazione Sarda e Stato Italiano, dovrebbe contrapporsi a quello Stato ed alle sue emanazioni partitiche istituzionalizzate in Sardegna come il Partito Democratico, Forza Italia, gli altri Partiti italiani e tutti gli ascari che con varie definizioni, dall’autonomismo al “sovranismo”, hanno collaborato e tuttora collaborano con loro.

    Sardegna Possibile può diventare lo spazio politico di quello che noi chiamiamo Blocco Nazionale: non un blocco esclusivamente “Indipendentista” ma un blocco che oltre all’indipendentismo coerente possa aggregare le componenti politiche, civiche ed associative che hanno come punto di riferimento primario la Sardegna, tutti i suoi cittadini, e che riconoscano il diritto del Popolo sardo ad autodeterminarsi.

    Nicola Meloni – ProgReS

  6. Se questo è il segnale di vita che viene da Sardegna possibile, ho paura che assomigli più ad un rintocco funereo che non può far presagire per loro niente di buono……. dire che sono confusi, sarebbe un eufemismo !!! inizia ( e già questo la dice lunga come biglietto da visita ) che l’intenzione è sempre quella di fare un partito ” Sovranista e di Sinistra ” dopodiche il 95% del restante ragionamento, non è altro che un attacco a tutto spiano, ( con minuziosa descrizione dei relativi fallimenti e comportamenti ambigui e ipocritamente falsi ) verso gli altri partito del panorama politico sardo ed italiano che a loro volta si vantano di essere di Sinistra….la domanda a questo, non può che sorgere spontanea in qualunque persona che abbia ancora un grammo di intelligenza : ma scusate appena appena…….perchè mai dovremo dare credito, all’ennesimo sparuto gruppetto di persone che sostengono di essere di Sinistra, se tutti gli altri che sono venuti prima di Loro, hanno combinato tutti i disastri che hanno combinato ???? immagino già la risposta, già sentita un milione di volte nelle innumerevoli scissioni e frazionamenti che ci sono stati negli ultimi 30 anni, nella cosidetta Sinistra italiana…. Quelli La….( intenso ovviamente, come Partito Democratico, Sel, Rifondazione Comunista, Rossomori, etc…etc…etc…etc….etc ) non sono la Vera sinistra, ma noi si che lo siamo…!!!!! ) se poi andiamo ad analizzare la seconda parola usata per far capire quale dovrebbe essere la matrice distintiva dell’ipotetitco ” nuovo ” partito, e cioè ” Sovranista ” allora si che le braccia cascano letteralmente per terra, e svanisce ogni residua illusione che poteva essere rimasta…..chi in Sardegna ha rispolverato in modo artatamente ambiguo, la parola ” Sovranismo ” non è altri che un convinto Autonomista e per giunta appartenente ad una di quelle formazioni di sinistra ( ma che però a sentire Muscas non è affato la vera Sinistra ) cosi tanto criticate e avversate da Sardegna Possibile……….che altro dire..?? ogni altro commento sarebbe semplicemente come sparare sulla Croce Rossa

  7. e questo adesso da dove esce? Scusate, va bene che è periodo di funghi, ma qui ne escono cosi tanti che si rischia di metterci i piedi sopra. Una volta per tutte: quella legge elettorale esisteva prima che vi candidaste, e prima che sventolaste ai 4 venti che avreste vinto le elezioni. Devo linkarti tutti gli articoli e le dichiarazioni? Non avete avuto i consensi necessari perchè non siete stati credibili. Quello che avete ottenuto è arrivato solo grazie al personaggio che avete candidato, non ad un progetto politico fatto solo di slogan e contrarietà. Forse, dico forse, qualcosa comincerete ad ottenere quando creerete qualcosa di valido, e avrete smesso di criticare sempre gli altri e dargli colpe vostre. Brutto inizio se si da sempre le colpe agli altri e mai prendersi la responsabilità dell’errore, sempre e comunque. manca solo un vaffanculo e questo pezzo sembrerebbe estrapolato da uno discorso di grillo.

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