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Sardegna 2015: ora o mai più. Per Pigliaru, Zedda e i sovranisti un anno cruciale

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Buon anno a tutti: sul serio. Perché il 2015 sarà l’anno in cui le crisi economiche e istituzionali che da tempo devastano l’Italia e la Sardegna toccheranno il loro punto più basso. E da qui dunque dovremo ripartire. Ora o mai più.

Il 2015 sarà l’anno in cui la giunta Pigliaru e la maggioranza che la sostiene dovranno dimostrare che la loro azione è in grado di segnare un cambiamento di rotta reale ed efficace. Ad essere sinceri, finora si è visto poco, e non tutto ci è piaciuto. Tuttavia non sono d’accordo col segretario di Progres Gianluca Collu Cecchini quando dice che Pigliaru sta facendo peggio di Cappellacci: l’attuale presidente non ha mai incontrato Flavio Carboni, e di questo non si può non tener conto. È chiaro però che siamo davanti a due modi diversi (ma equivalenti) di non riuscire ad incidere in maniera decisiva sulle sorti dell’isola.

Pigliaru non ha la fortuna dalla sua parte: agisce in una situazione emergenziale e dunque ha poco tempo per portare a casa i risultati che tutti attendono (giustamente) senza troppi indugi. Laddove altri presidenti potevano chiedere all’opinione pubblica di arrivare almeno al terzo anno di mandato prima che si vedessero dispiegati gli effetti delle loro politiche, Pigliaru ha il dovere di mostrare risultati concreti già dal secondo anno di governo. E il secondo anno inizia fra qualche mese.

Il presidente si è anche complicato la vita da solo, scegliendo una giunta composta in gran parte da debuttanti che stanno facendo pagare a tutti noi lo scotto della loro inesperienza politica e amministrativa. Col 2015 arriverà un sano rimpasto? Tempo di no. Credo infatti che questa sia la cifra dell’esecutivo Pigliaru: una certa lentezza nel mettere infila i problemi secondo una gerarchia politica evidente e condivisa, con il risultato che l’operatività e l’efficacia dell’azione politica e amministrativa varia molto da un assessorato all’altro. La situazione di partenza era difficile, è vero, l’eredità del centrodestra terribile: ma questo si sapeva già e andava messo in conto.

Con una certa determinazione il presidente economista ha puntato tutto sulla vertenza entrate, firmando nello scorso mese di luglio un controverso accordo con ministro Padoan. La materia è oltremodo complessa ma le promesse dell’assessore Paci sono state da subito chiare: “spenderemo meglio, spenderemo di più”. Pigliaru ha quindi puntato tutte le sue fiches su un unico numero delle roulette, vedremo adesso se farà saltare il banco o se perderà la sua credibilità politica in una partita che al momento sembra dagli esiti incerti.

Per il resto, continuo a ritenere che Pigliaru sconti l’oggettiva debolezza di tutta la classe politica sarda, incarnata simbolicamente dalle figure più eminenti del partito che governa il Paese, il Pd. Il 2015 sarà un anno cruciale per la sottosegretaria Francesca Barracciu, alle prese con una controversa vicenda giudiziaria che dovrebbe finalmente arrivare ad un parziale esito (archiviazione o rinvio a giudizio?). Allo stesso modo, il segretario regionale ed europarlamentare Renato Soru, tra un udienza in tribunale e l’altra nel processo per evasione fiscale, dovrà dimostrare di essere abile con la gestione del partito almeno quanto lo è con quella della sua azienda (illuminanti, in tal senso, gli ultimi articoli dedicati a Tiscali da Il Fatto Quotidiano).

E comunque, il 2015 sarà un anno cruciale per tutti i consiglieri regionali indagati per i fondi ai gruppi. Un’inchiesta lunga e sfiancante, che non potrà non arrivare ad un esito concreto. Perché chi ha rubato deve uscire di scena.

Così, mentre i notabili hanno le loro gatte giudiziarie da pelare, la politica sarda è drammaticamente ferma, immobile davanti al terremoto istituzionale che sta per sconquassare l’Italia.

Dalla prossima nomina del presidente della Repubblica infatti derivano due scenari, entrambi deleteri per l’isola. Se il futuro inquilino del Quirinale dovesse essere un nome subalterno al presidente del Consiglio Renzi, il programma di riforme centraliste subirebbe un’accelerazione tale che la Sardegna (rappresentata a Roma da una delegazione parlamentare a dir poco inconsistente) verrebbe spazzata via e la fragile giunta Pigliaru nulla potrebbe per opporsi al progetto di sterilizzazione della specialità isolana.

Se invece il prossimo presidente della Repubblica dovesse essere una figura forte e capace di contrapporsi autorevolmente ad un presidente del Consiglio che non è stato votato da nessuno, le elezioni anticipate sarebbero dietro l’angolo. E a quel punto i fragilissimi equilibri che tengono assieme i vari potentati isolani salterebbero per aria, determinando scenari al momento neanche immaginabili. E tutto questo perché da noi sono le carriere dei singoli a determinare la linea dei partiti, non il contrario.

In tale contesto operano le forze che dicono di non riconoscersi nei due poli italiani. Anche per loro il 2015 sarà un anno cruciale. In campo c’è un progetto di unificazione e rilancio portato avanti da due soggetti diversi: da una parte il Partito dei Sardi di Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda, dall’altra Sardegna Possibile e Progres. Questi ultimi il prossimo 10 gennaio usciranno allo scoperto nel corso di una assemblea aperta ai militanti e ai simpatizzanti. I due mondi dovrebbero a mio avviso dialogare tra loro, ma non lo fanno. Per cui, come dicevano i politici della vecchia scuola, a questo punto “chi ha filo da tessere, tessa”. Però il momento è questo, superato il quale ogni tentativo di creare un ambito politico nazionale sardo potrebbe risultare vano.

Il 2015 sarà un anno cruciale anche per Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari, la mia città. Le elezioni della primavera del 2016 sono ormai dietro l’angolo e nei prossimi dodici mesi Zedda dovrà dimostrare ai cittadini di poter ambire alla rielezione. In una recente intervista all’Unione Sarda ha detto anche di essere pronto alle primarie; ma non ha spiegato in che modo il processo che dovrà affrontare per le note (e imbarazzanti) vicende del Teatro Lirico potrà condizionare la sua campagna elettorale.

Zedda di sicuro spingerà in ogni caso sull’acceleratore della propaganda: è costretto a farlo se vuole garantirsi una prospettiva possibile (in parlamento? E con quale partito visto che il nuovo Italicum spazzerà via Sel?) nel caso in cui il Pd dovesse decidere di giubilarlo per gestire direttamente la città capoluogo e la futura area metropolitana.

In vista di una ricandidatura a sindaco, Zedda però può contare sull’appoggio di Soru (chiaramente del tutto insensibile al tema della questione morale), che ha piazzato nella segreteria regionale del Pd ben due assessori della giunta cagliaritana: basterà per resistere alla critiche che ora inizieranno ad arrivare alla giunta?

Il consigliere di Sardegna Sovrana Enrico Lobina ha iniziato a fare le pulci all’amministrazione: i dati relativi ai livelli di tassazione raggiunti da questa amministrazione di centrosinistra sono imbarazzanti, in netto contrasto con quanto promesso agli elettori (ecco l’analisi).

In ogni caso, un imponente piano di lavori pubblici consentirà a Zedda di stare sui giornali tutti i giorni e di poter vantare un’azione di cambiamento (per chi si accontenta del cemento) innegabile.

A mio avviso però una sfida importante l’ha già persa, ed è quella della partecipazione. Gli asfittici circoletti politici di riferimento di questa giunta sono nulla rispetto alla vitalità di una città che può contare su diverse centinaia di associazioni e gruppi di vario genere, soggetti portatori di interessi veri e sono stati sistematicamente esclusi da ogni processo decisionale.

Nell’intervista all’Unione Zedda ha ribadito ad esempio di voler andare avanti col progetto del parcheggio sotto le mura di Santa Croce: evidentemente pensa di poter fare a meno di quel mondo ambientalista e di impegno civile e culturale che con grande dispendio di energie ne aveva sostenuto la candidatura prima e l’elezione poi. Staremo a vedere chi la spunterà.

Il 2015 sarà un anno cruciale dunque per tutta la Sardegna in generale. A patto che si parta da una consapevolezza condivisa: tempo da perdere non ce n’è più.

Buon anno a tutti.

 

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3 Comments

  1. Leonida says:

    Il partito democratico vive una crisi irreversibile e spaventosa le cui conseguenze sono evidenti
    Il segretario va a processo tra un paio di mesi per evasione fiscale ,pare che avesse risolto il debito con equitalia e poi non ha pagato. Sembra che abbia altre grane pendenti con la giustizia È un grande imprenditore di livello internazionale è parlamentare europeo è stato governatore della sardegna ed ha fallito miseramente è stato ricandidato a quella carica ed ha perso con cappellacci : ma di che parliamo!!!!!!!???????

  2. Giulietto says:

    dai, un commento , anche vuoto, lo metto sennò sto pippone a zero non si può vedere..

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