Cultura / Spettacolo

“Cosa non si fa per i soldi?”. Goffredo Fofi stronca i Dieci Comandamenti di Benigni (con un pezzo scritto 25 anni fa…)

Benigni

“Hai visto Benigni?”. No: ieri ho guardato la gara di Eurocup Nymburk-Siviglia, poi “Satyricon” di Fellini in dvd. Per capire cosa si sono sorbiti dieci milioni di italiani mi è bastato il servizio che ha fatto due giorni fa il Tg1: imbarazzante (il servizio e Benigni). Devo dire, per onestà intellettuale, che il mio giudizio sul comico toscano rimarrà perennemente condizionato da un articolo che lessi su di lui (ormai quasi vent’anni fa), scritto dal critico Goffredo Fofi e pubblicato nel libro “Prima il pane” (edizioni e/o). Il libro era del 1990 e il pezzo “Il primo crollo di Benigni” (riferito allo spettacolo che l’attore portò in scena nel 1989) mi colpì enormemente perché per la prima volta capivo che l’opinione pubblica aveva il diritto (ed il dovere) di stroncare con le armi della critica anche gli spettacoli degli intoccabili (e Benigni, a metà degli anni ’90, iniziava ad esserlo).
Siccome Fofi aveva capito chi aveva davanti, “Il primo crollo di Benigni” vale anche come mirabile recensione dell’ultimissima performance televisiva del nostro. E, a rileggere quel pezzo, a 25 anni di distanza sempre lì siamo, anche se il cambio di segno  nel percorso artistico dell’attore è plateale. In un quarto di secolo Benigni è passato da un opposto all’altro, dalle bestemmie alla Bibbia: come la sinistra italiana, peraltro.
“Il primo crollo di Benigni” è lungo, non lo trascrivo tutto, ma i passaggi più significativi sì. Dopodiché chiedetevi ancora a cosa servono gli intellettuali.

***

Benigni ha avuto in questi anni una sua, limitata ma simpatica, funzione. Poi è stato travolto, come tanti, dal successo; si è sbracato, come quest’estate (del 1989, ndr), costruendo i suoi più grandi trionfi su una bassezza che non può trovare riscatto.

Suppongo che egli se ne renda conto e che abbia fatto le sue scelte a ragion veduta; ma è tempo di dire che anche la sua comicità ha cominciato a puzzare, in questo non profumato paese. L’abbraccio delle masse gli ha imposto una volgarità di segno diverso dal suo originario, ed egli vi si è adagiato con compiaciuta rozzezza, abbassando enormemente il tiro e il livello. Ma cosa non si fa per l’abbraccio delle masse e per i soldi?

Vediamo più da vicino questo spettacolo. Interrotto da tre o quattro canzoni (tra cui l’abominevole litania del “corpo sciolto” e il patetico ed efficace lamento amoroso di un “sindaco dell’Italia centrale”) esso è diviso in sostanza in tre parti, più o meno di mezz’ora. La prima è la peggiore, fino alla nausea. (…) Barzellettacce e battutacce idiote o ignobili, al passo con gli aspetti più generalizzati e ritardati (nel senso proprio di ritardati mentali) della satira politica di questi anni, in qualche modo “forattiniani” (proferisco un insulto e so di farlo).

Nella seconda parte trionfa il satiro, e si parla di piscia e merda e cazzo e fica e culo, con voluttà bambinesca. Ciò nonostante, almeno a tratti, il Benigni di una volta riciccia, e ha qualcosa di provocatorio ed eccessivo che non è solo merdoso.

In questo settore rientrano le cicalate sulla religione (…). Gli italiani devono ancora liberarsi di un plurisecolare e controriformista, cattolicissimo prudore bestemmiatorio, e Benigni l’ha capito e ci marcia. (…) ci sono lampi, ricordi, brandelli, furiette subito rientrate dentro un tradizionalismo maschilista (che viene dalla nostra più bieca e fonda provincia) che sembrano farsi strada in questo logorante tour de force dell’ignominiosa scempiaggine, attimi subito negati, quasi che Benigni si vergognasse ormai delle sue passate voglie eversive.

Nella terza parte Benigni chiede al pubblico un tema su cui improvvisare, ma francamente o non era la sera buona o il sistema delle associazioni mentali del Benigni è andato in tilt, e il risultato era di una noia sconcertante. (…)

In tutto questo: il pubblico. Osannante, con una compulsiva voglia di ridere che si scatena non appena chi è sul palco dice Andreotti, dice pisello. Benigni gioca solo più duro di altri, l’attesa non la tradisce anzi la ingrandisce, vicino ormai a quell’inosabile che in anni lontani solo su un misero palcoscenico di avanspettacolo napoletano mi capitò di vedere, del comico che per far ridere si tira già le brache e mostra il culo: ma quello non aveva altri mezzi e Benigni li ha avuti e li avrebbe.

Questo pubblico dai riflessi condizionati, venti-quarantenne e “di sinistra” (!), proletario e impiegatizio, pacifico e grassoccio, si ama ed ama chi è come lui; e Benigni fa di tutto per contentarlo, mentre appena ieri faceva molto per sconcertarlo, spiazzarlo, punzecchiarlo.

In questi anni l’obbligo di ridere sembra aver coinvolto tutti, e gli obiettivi sono sempre gli stessi, sempre più generici e insulsi e le armi per colpirli sempre le stesse, sempre più spuntate e avvilenti. Mal si erano viste, in questo paese, risate più complici, satirizzatori più sosia dei satirizzati, figli della identica cacca. E mi perdoni Benigni se gli rubo una parola che nessuno saprà mai usare altrettanto bene di lui.

Goffredo Fofi
“Il primo crollo di Benigni” da “Prima il pane” (edizioni e/o, 1990)

 

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22 Comments

  1. A me Benigni a volte è piaciuto, altre no. Le due serate sui dieci comandamenti mi sono piaciute molto, anche se vi sono stati dei picchi molto belli e dei momenti meno fluidi, come è normale che sia, soprattutto con dei monologhi. E’ giusto quindi che vi siano delle critiche, come dei complimenti, senza che questi portino ad esprimere giudizi dietrologici e delegittimanti su chi esprime il suo parere.
    Trovo però sbagliato valutare la performance sui 10 comandamenti a prescindere dalla performance stessa, basandosi SOLO su esperienze passate.
    Si tratta insomma dei classici PRE- giudizi, sicuramente pertinenti per una stima complessiva dell’artista, ma del tutto fuori luogo per una valutazione di merito sulle due serate.
    Il commento di Fofi, sulle parolacce, a mio modesto parere, è “fuori bersaglio”.

  2. Maurixio says:

    Lo spettacolo sui dieci comandamenti mi è piaciuto. Una volta tanto la televisione “di stato” ha centrato la sua mission e ha fatto, a mio parere, cultura. Inseguire , come una qualsiasi televisine commerciale, i risultati dell’auditel, è una pratica che una televisione pubblica non si dovrebbe permettere.Parlare di un argomento così difficile, analizzarlo , contestualizzarlo e tenere attaccati al video così tante persone è un’impresa non da poco. E’ probabilmente sul compenso, ( se è vero si parla di 4 milioni di euro) sul dovremmo puntare le critiche. Si tratta di un compenso, passatemi il termine “immorale” in un periodo nel quale ci sono famiglie in forte difficoltà economica che fanno fatica ad arrivare a fine mese.

  3. Maria Bonaria says:

    Gli spettacoli piacciono o non piacciono e Benigni non può essere chiamato fuori da questo. La cosa veramente da fare sarebbe smettere di guardare la televisione e così lasciarla morire. E’ la fine che si merita. Io non la guardo da 15 anni. Quindi non posso dire nulla sul nuovo spettacolo di Benigni a parte che tutti hanno diritto di fare un pò di catechismo, se glielo lasciano fare!

  4. lucio porcu says:

    Sa vprima `orta chi lezo (o legio in sa lsc) una cosa chi deghet innoghe. Grazie Fofi.

  5. Paolo Bozzetti says:

    Chi vi capisce, a voi intellettuali?
    BenigniquandoeraBenigni, WoodyAllenquandoeraWoodyAllen, BattiatoquandoeraBattiato …??
    … e Santana? QuandoeraSantana?
    PelùquandoeraPelù?
    Lanuovaletteraturasardacheèquasituttaunamonnezza, del resto, per rimanere in campo letterario, anche la Deledda …

    Oltre a guardare i nuraghi e a prendere l’acqua a Dolianova, sono sicuro che vi sparate “Su Re” di Columbu il sabato sera.
    Beati voi.
    P.S.: Ma il Costamolino vi piace o anche quello fa schifo?

  6. Ma questo è lo stesso Fofi che trentanni fa criticava pure Carmelo Bene in nome di un marxismo alla matriciana salvo poi inginocchiarsi ai suoi piedi dopo il crollo di tutte le (sue) illusioni o è solo un caso di omonimia?

    • E’ lui, è lui! E’ anche lo stesso Fofi che una decina di anni fa su Panorama diceva un gran bene della “nuova” letteratura sarda (che, ad essere sinceri, è quasi tutta monnezza). Ma d’altra parte non si può sempre essere nel giusto!

  7. Vedi Vito che mi dai ragione?
    Stai acquisendo una supponenza fuori dal comune.
    Cosa significa che hai fatto spettacoli teatrali davanti al pubblico?
    Tutti (o quasi tutti) ci presentiamo davanti ad un pubblico di interlocutori. E spesso dobbiamo improvvisare.
    Cosa vuoi dimostrare con questa risposta? Che tu hai avuto un successone di critica ed hai avuto un seguito di 10 milioni di spettatori?
    Che in base a questa dimostrazione di forza adesso puoi permetterti di criticare e condannare Benigni?
    Finiamola qui, che è meglio.

  8. Invidia, evidente complesso di inferiorità, impossibilità di poter raggiungere il successo, coda di paglia.
    Oltre a questo, prendere spunto da Goffredo Fofi!
    Allora diventa tutto chiaro.
    Come quando Antonio Salieri, e lo sentiva fortemente, pretendeva di paragonarsi a Mozart.
    Vedere a cosa si sta riducendo l’Italia è davvero sconsolante.
    Una moltitudine di sbandati senza arte né parte che criticano quanto di meglio abbiamo oggi fra miserie di ogni tipo.
    Ajooooo, ma voi viaggiate, o siete sempre rintanati a casa ad osservare i nuraghi e andare a prendere l’acqua a Dolianova?
    Anche in Sudamerica, ho visitato Argentina e Cile, l’arte di Roberto Benigni è apprezzata senza limiti.
    In Europa è universalmente considerato un artista-menestrello ai massimi gradi dell’improvvisazione con continue esposizioni che misurano un contenuto misto che spazia fra il teatro popolare e la pantomima, molto simile ai famosi Misteri di Parigi.
    E adesso, anche qui da Biolchini, è un susseguirsi di fini intenditori che denigrano per professione.
    Lo guardano dall’alto della propria mediocrità, diventano addirittura peggio di Fofi, del quale altro non si può dire che essere uno zero elevato zero.
    Dopo i politici adesso Biolchini sposta il timone e cerca altre prede: i suoi fedeli estimatori, naturalmente, applaudono.
    Ho parlato in Nuova Zelanda, agli antipodi da noi, con italiani che stanno là da tanti anni, i quali mi hanno presentato molti stranieri in qualche modo a contatto con la cultura nostrana. Anche per loro, naturalmente, Benigni è una vera oasi nel deserto.
    Per la prima volta mi permetto: cari corregionali che frequentate questa libera tribuna, aggiornatevi, studiate il significato della parola Arte, migliorate la vostra Cultura che sta divenendo deficitaria e imbarazzante.
    Andateci voi, davanti al pubblico, ad entrare nei misteri, quasi improvvisando, della narrazione cadenzata dei Dieci Comandamenti e della Divina Commedia. Non stupitevi se dopo mezzo minuto, non sapendo cosa dire e in profondo imbarazzo, fuggite a precipizio dal palcoscenico.
    E con tale figuraccia vi permettete di sparlare di Benigni!
    State diventando la peggiore cassa di risonanza di un’Italia sul vertiginoso Viale del Tramonto.
    Avete comunque una valida alternativa: sintonizzatevi verso attori straordinari come Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi. Sono certo che entrerete in visibilio.
    Come sempre, Vito, adesso puoi sparare a zero contro me.

    • “Andateci voi davanti al pubblico”? Già fatto: dal 1993. Poi, a seguire, con un’altra ventina di spettacoli teatrali. Hai sbagliato esempio. Riprova, sarai più fortunato.

    • Matteo says:

      “Ajooooo, ma voi viaggiate, o siete sempre rintanati a casa ad osservare i nuraghi e andare a prendere l’acqua a Dolianova?” Per tua informazione non vivo in Italia da tempo. “E adesso, anche qui da Biolchini, è un susseguirsi di fini intenditori che denigrano per professione.
      Lo guardano dall’alto della propria mediocrità, diventano addirittura peggio di Fofi, del quale altro non si può dire che essere uno zero elevato zero”. Non si possono avere gusti? Siccome uno non è un attore teatrale non può dare opinioni? Che lavoro fa lei? Si esprima solo su quello! “Per la prima volta mi permetto: cari corregionali che frequentate questa libera tribuna, aggiornatevi, studiate il significato della parola Arte, migliorate la vostra Cultura che sta divenendo deficitaria e imbarazzante”. Come si permette? Perché si pone sul piedistallo? Mi sembra il classico ragionamento da cultura radical chic. Battiato? Grandissimo artista, ovviamente, ma se uno osasse dire “quella canzone x mi fa cagare” apriti cielo. Benigni? Idem. Persone arroccate su pregiudizi al contrario, dove un nome è sinonimo di qualità a prescindere, sia mai alzare il ditino per criticare chi ci ha accompagnato in tutti questi anni. “Andateci voi, davanti al pubblico, ad entrare nei misteri, quasi improvvisando, della narrazione cadenzata dei Dieci Comandamenti e della Divina Commedia. Non stupitevi se dopo mezzo minuto, non sapendo cosa dire e in profondo imbarazzo, fuggite a precipizio dal palcoscenico”. Immagino che lei, per fare un esempio, non guardi mai una partita di qualsivoglia sport e immagino non si lamenti mai di un tiro fiacco o di un passaggio sbagliato no? Beh, se lo fa, ci vada lei a calciare davanti ad 80mila spettatori, ad esempio. “State diventando la peggiore cassa di risonanza di un’Italia sul vertiginoso Viale del Tramonto”. Oh, grazie, davvero. Non crede di dare troppa importanza a noi poveri derelitti senza cultura e senza ne’arte ne’ parte? Addirittura siamo così tanto influenti? Mah. Comunque le consiglio di rilassarsi, fino a quando un artista verrà pagato per uno spettacolo e gli spettatori comprano il biglietto questi avranno tutto il diritto, anche se si trattasse di un’opera incredibile, di fare come uno di quelli che lei con la sua puzza sotto il naso disprezza: “I dieci comandamenti di Benigni sono una cagata pazzescaaaaa!” (non lo penso, ma anche se fosse avrei tutto il diritto di dirlo senza essere tacciato d’ignoranza o di non capire la somma arte). P.s. Si riguardi cosa diceva Benigni sul palco 30 anni fa a proposito di comandamenti e vizi capitali, sempre che ne abbia il coraggio. Occhio, potrebbe trovare delle contraddizioni, ma tranquillo, sono sicuro non le ammetterà neppure a se stesso.

  9. Matteo says:

    Bell’articolo! Condivido in pieno!

  10. giancarlo says:

    D’accordo con Vito su Benigni , che non mi piace oramai da molti anni, per motivi diversi da Fofi; d’accordo con Gianluca su Fofi la cui presunzione e fastidiosa supponenza pareggiano la scarsa capacità di essere al passo coi tempi.
    Premesso ciò, lascianda da parte il vil denaro, osservo che parlare male oggi di Benigni è come parlar male di Woody Allen, cioè sparare sulla croce rossa !

  11. robespierre says:

    Se si potesse, come accade su facebook, mettere un “mi piace” al commento di Matteo lo metterei senza esitazione. Unico distinguo, il cachet del comico-predicatore, se è vero che per le due serate ha preso 4 ml di euro, andrebbe inserito tra i trasgressori del settimo comandamento: non rubare.

  12. Gianluca Floris says:

    Adesso basta. Fofi è vecchio e gli si deve il rispetto per il suo passato, ma francamente non se ne può più della sua fastidiosa depressione ad oltranza esposta ad ogni pie’ sospinto. Non se ne può più della sua assoluta incapacità di leggere il presente e dove stiamo andando. Tutti i suoi articoli da vent’anni sanno solo di attittiru davanti a una salma che è quella della sua giovinezza che si fugge senza tuttavia. Ho visto e ascoltato attentamente le due serate di Benigni sui dieci comandamenti. Si è trattato di un tale livello di approfondimento esegetico, letterale, letterario e morale, misto a vera capacità comunicativa, che mi sono sorpreso davvero che questo livello si trovasse sui canali della RAI, oramai affollati solo di talent, di mamme che cucinano e di vite in diretta o come si chiamano. Si è trattato di due serate importanti, dense di significati e che fanno davvero pensare, per chi ne abbia voglia. Leggo di sproloqui sul fatto che Benigni è costato 4 milioni di euro e nessuno (eccetto l’ottimo Antonio Albanese) che abbia fatto notare come alla RAI ne abbia fatto guadagnare nove attraverso gli sponsor privati. Leggo di fastidio per gli applausi, leggo di fastidio perché per due serate si è parlato di approfondire un testo, di capire davvero, di fornirci spunti di ragionamento. Ho capito che molta gente prova fastidio ogni volta che si prova a volare un po’ più alto, a parlare di cose importanti, di profondità, di significati.
    Perché tanto fastidio? Inizio a pensare che il fastidio sia quello delle anime morte non più in grado di fermarsi per un attimo a pensare, in silenzio.

    • Fofi è vecchio adesso, ma quando ha scritto l’articolo aveva 52 anni! 🙂

      • Una volta un vecchio prepotente e coglione mi ha tagliato la strada con arroganza facendomi rischiare la morte con la mia moto. L’ho inseguito e al semaforo l’ho affiancato e gli ho detto: “Sono sicuro che eri un coglione anche da giovane”. Per dire 3:-)

  13. Roberto says:

    Sinceramente è stato un ottimo spettacolo. Poi mi sa che prima di stroncare Benigni, che tanto non lo scalfire neppure, avete tanto da criticare… Molto meglio studiare…

  14. Matteo says:

    Ciao Vito! Ho visto un pezzo dello spettacolo del “nostro” e ti dirò, la sua capacità oratoria effettivamente conquista, rendendo semplici al “popolo televisivo” argomenti che altrimenti non sfiorerebbero neppure. Dopo un po’, però, l’artificiosità del tutto inizia a farsi strada e parte il tedio misto ad una sensazione di paraculismo del “nostro” non appena deve fare qualcosa per passare alla cassa facile facile. E sembrerebbe che abbia capito come passare, da quella cassa. Pensavo, a suo tempo, che la parabola discendente si sarebbe fermata, diciamo dopo l’oscar del paraculismo con La Vita è Bella e quell’ignobile finale per avere i favori di Hollywood. Invece no. Unica cosa positiva? Ha smesso di recitare Dante che, onestamente, aveva rotto i cosiddetti, non per Dante, ma per quel senso di continua ripetizione e di clichet che si portava dietro. Poca roba, aspettiamoci ora tanti anni quanti i comandamenti di riproposizioni, repliche e altri passaggi alla cassa sostanziosi. P.s. di quanto guadagna Benigni poco me ne frega visto che, a quanto pare, sono tutti restituiti con gli interessi dai risultati auditel (purtroppo il metro economico televisivo attuale)

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