Politica / Sardegna

Università e potere politico, in Sardegna una Santa Alleanza. E il caso Zurru lo dimostra

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Dei tanti articoli scritti da Marco Zurru in questi anni confesso che l’ultimo, quello sulla candidata del Pd alle regionali del Veneto Alessandra Moretti, non l’ho trovato felice, benché io condivida totalmente con l’autore l’assunto politico di fondo, ben riassunto dal titolo “La figa al potere: un disastro sociale”.

A Marco (che posso chiamare confidenzialmente così in quanto siamo amici) in pochi passaggi è scappata la frizione e per questo ora si becca critiche e prese di distanza anche dolorose da parte di suoi colleghi: ci può stare. La notizia però è un’altra ed è la decisione del rettore dell’università di Cagliari Giovanni Melis di aprire un procedimento disciplinare contro di lui.

La mia impressione è che dietro a questa decisione non ci sia solo la volontà (legittima, ma opinabile) di censurare un docente per affermazioni ritenute lesive dell’onorabilità dell’ateneo. Io ci vedo in realtà qualcosa di più profondo (e pericoloso) e che attiene alla facoltà di un professore universitario di criticare il potere politico; e tutto questo in un momento storico, in cui in Sardegna potere politico e potere universitario combaciano perfettamente.

Non voglio usare strumentalmente l’argomentazione secondo cui se Zurru avesse attaccato una Carfagna o una Pascale qualunque nessuno (o pochissimi) avrebbero avuto da ridire: non la uso perché non è dimostrabile.

Ciò che è dimostrabile è invece che al momento non si conosce il pensiero di tutti i docenti universitari che oggi sui giornali criticano l’uscita di Zurru sulle vergognose affermazioni della Moretti contro Rosi Bindi, sulla sua imbarazzante pochezza politica, sull’uso strumentale della bellezza femminile fatto prima dal Pdl ed ora dal Pd di Renzi.

Né quale sia il loro pensiero riguardo il rapporto che intercorre tra le affermazioni della Moretti e le critiche di Zurru, al netto di alcune evidenti scivolate contenute nel post ma che non intaccano il rigore del suo ragionamento, tutto politico.

Di questo, prima che dei passaggi infelici (perché equivocabili) contenuti nel post di Zurru dovremmo parlare. Ma i censori dell’università si guardano bene dal farlo perché se c’è oggi un luogo in Sardegna dove l’accondiscendenza nei confronti del potere (e dunque del Pd) è totale è proprio l’università.

Zurru (che non è mai stato candidato a nulla, assessore di nulla, consigliere d’amministrazione di nulla, presidente di nulla) certe critiche nei confronti della politica e di Renzi se le può permettere. Qualcun altro evidentemente no.

Tra università e potere in Sardegna è stata siglata una Santa Alleanza. Per cui cari docenti non allineati, state attenti a quello che dite su facebook e nelle aule universitarie perché può essere usato contro di voi. Grazie a Marco Zurru per avercelo, senza volerlo e  a proprie spese, dimostrato.

Post scriptum
Lo scontro è sul linguaggio, non c’è che dire. Ma dubito che il rettore Melis aprirà un procedimento disciplinare contro l’attuale assessore regionale ai trasporti Massimo Deiana (già presidente della facoltà di giurisprudenza), per avere affermato lo scorso mese di maggio che “per Meridiana 2500 dipendenti sono troppi”. E infatti dopo cinque mesi sono partite 1630 lettere di licenziamento. Ma tra una candidata del Pd portabandiera di Renzi e centinaia di lavoratori presi in giro dalla politica c’è effettivamente una bella differenza.

 

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19 Comments

  1. E bravo il Biolchini.
    Bene, rottamiamo tutto, anche il linguaggio.
    Biolchini, ti pongo una domanda: visto che sei in stretti rapporti con questo intelligentissimo prof. Marco Zurru (per la cronaca, di vista lo conosco anch’io). Perché non ti fai invitare come esperto in beatitudini femminili nell’Aula dell’Ateneo e, rivolgendoti alle virgulte bellezze presenti, non improvvisi davanti a loro una classifica in ordine crescente di quelle che sono le migliori FI*HE presenti?
    Avanti, sicuramente non avrai problemi e gli intellettuali come te capiranno la purezza di ciò che intendi dire.
    C’erano una volta i docenti universitari.
    C’era una volta la proprietà di linguaggio.
    C’era una volta il carisma del cattedratico.
    Oggi c’è la gara a chi è più squallido, quando siede in cattedra, o quando mette il suo nome a disposizione di frasi farneticanti.
    No, Biolchini, se pensi che io sia un bacchettone sbagli indirizzo. Sapessi…
    Marco Zurru ha capito veramente tutto di questa Italia: farsi notare, emergere, frasi roboanti, frasario da bettola….Vittorio Sgarbi, il supermaestro, ha fatto scuola.
    Continuate pure a ruota libera: ci sarà sempre il Biolchini o chi per lui che, alla stregua di Voltaire, metterà in gioco la sua vita (ideologica e culturale con panzane) pur di permettere tutto.
    Biolchini, sono in attesa frenetica, non vedo l’ora, sto ansimando, mi manca quasi il respiro in vista dell’attesa imminente: fra quanto il tuo prossimo articolo contro M. Zedda, Pigliaru, Soru, Renzi, Boschi?
    Te l’ho già detto in precedenza: la Sardegna, l’Italia, il Mondo hanno bisogno di te.
    Sei un pezzo pregiato.
    Decidi di candidarti: i tuoi miracoli economici e culturali saranno la salvezza dell’Umanità.

    • E meno male che ho detto che il linguaggio utilizzato da Zurru nel suo post non mi era piaciuto!
      Detto questo, guardi che nel suo furore si è perso la notizia per strada: il procedimento disciplinare aperto dal rettore contro il professore. Mi sta perdendo colpi.
      Il prossimo articolo contro Zedda, Pigliaru, Soru e Renzi (no, la Boschi no) arriverà in tempi rapidi (oggi le dichiarazioni di Soru sul governo Renzi rilasciate alla Nuova erano veramente vergognose: le ha lette?).
      Quanto alla candidatura, no: non ho i soldi, non me lo posso permettere. Ergo, l’Umanità si salverà da sola.

  2. Il vero problema è comunicare l’avvio di provvedimenti alla stampa, perché in Italia, come risultato finale, si ha sempre una condanna da parte della pubblica opinione, limitando di fatto la costruzione di un pensiero indipendente basato sui fatti e non sulle procedure in essere. Troppi i casi della giustizia italiana, che dopo anni e anni arriva spesso a rivedere la propria posizione di partenza, che ha condotto a sentenze di assoluzione in ragione di certezze di colpevolezza. Qui non siamo certo di fronte ad un processo vero e proprio, ma quello mediatico si è già mosso. Confermo le osservazioni di chi pone l’attenzione sul modo di comportarsi differente in ragione di chi fa e subisce gli attacchi. Scrivere Brutta o dire Brutta di un politico/a non è certo migliore che dire figa/bella. O no?

  3. Il problema di fondo non è tanto un procedimento disciplinare, che poi dovrebbe essere un avvio di procedura per appurare i fatti, quanto il “FARLO A MEZZO STAMPA”. Il grosso del problema dell’Italia forcaiola è proprio questo. A nulla sono servite le BRUTTISSIME FIGURE fatte fare alla giustizia negli anni, con non luogo a procedere per non aver commesso il fatto o cose simili, ciò anche in vicende che davano per certe le condanne. Qui siamo nel novero di affermazioni fatte fuori dal contesto lavorativo, fuori da spazi universitari, fuori appunto, nell’arena virtuale, che poi è pur sempre reale. Cosa spinga la gente a fare i processi in piazza non è ancora chiaro, a condannare a prescindere idem, sta di fatto che è quantomeno opinabile che si aprano processi alla Giordano Bruno, mettendoli in pasto alla pubblica opinione, invece che gestirli in maniera meno appariscente con principi poco condivisibili di longitudine e latitudine istituzionale.

  4. Edilio says:

    Allora ,si apre un confronto interessante sulla presente temperie politica, nella quale l’Universitá, per abdicazione della politica e per il suo insabbiarsi nelle secche del Consiglio Regionale, ha assunto un ruolo di supplenza con una legittimità tutta da dimostrare. Non sembra che gli Atenei siano in grado di esprimere discontinuità e cambiamento. Al di lá dell’algida supponenza di alcuni componenti del governo regionale, la subalternità delle università al potere (pur nella debolezza di quest’ultimo) è collegata alle carriere, il finanziamento della ricerca, le consulenze te similia. Sopratutto, però, l’università non si legittima, come avvenne invece in altre fasi dell’autonomia, con una serrata critica della società, con il suscitare il concorso di energie intorno a una ipotesi di riconversione del sistema economico e istituzionale. L’ Università prende quota perché calano le quote altrui.

  5. Al di la della dovuta moderazione dei toni da parte di chi si esprime pubblicamente su personaggi pubblici, trovo eccessivo lo scandalo suscitato e non mi sento offesa in quanto donna più di quanto non mi offendano le gratuite valutazioni fondate sulle forme piuttosto che sui contenuti del far politica al femminile.
    Anche le parole della Moretti, tanto più in quanto espresse da una donna investita di pubbliche responsabilità, sono espressione di vetero maschilismo che richiamano alla nostra mente ruoli per le donne di solo contorno che ancora una volta nascondono il vuoto.
    Esse confermano la scarsa fiducia che spesso le stesse donne hanno nelle proprie capacità ed evidenziano non già la diversità di genere che crea ricchezza ma la debolezza che crea sudditanza.

  6. Gianni Fresu says:

    Giustamente parli di “Santa alleanza”, ma in realtà il problema è molto più profondo e organico di quanto questo caso non riveli. Forse in pochi ci fanno caso, ma sull’Università in Italia è calata da molti anni una mannaia che opera preventivamente come un filtro selettivo nella formazione del corpo docente. Così nelle discipline umanistiche come in quelle economiche se non si professa il pieno allineamento ideologico alla vulgata prevalente, e magari si utilizzano addirittura alcune categorie del materialismo storico o della critica dell’economia politica come propri punti di riferimento, non si ha nessuna possibilità di accedere in forma stabile nel vellutato mondo dell’accademia. L’unica alternativa è l’abiura, cui si deve aggiungere naturalmente l’immancabile rapporto fiduciario feudale con il barone di turno. Questo accade oramai in maniera organica e permanente nell’Università italiana molto più di quanto si verifichi nelle altri parti del mondo. Nemmeno negli USA (che è tutto dire) esiste un filtro ideologico tanto operativo. Esiste un problema di libertà della ricerca scientifica che bisognerebbe affrontare nel nostro Paese ma sembra non interessare nessuno. Eppure l’Italia in passato era una realtà capace di produrre alcuni dei più geniali autori e intellettuali in questo ramo, oggi da noi non hanno più diritto di cittadinanza ma sono ancora studiati con profondità in tante parti del mondo. Qui ad esempio, nell’Università brasiliana, al di là di Gramsci presente in una infinità di corsi di laurea e di dottorato come figura centrale, molti intellettuali marxisti italiani del passato, da noi trattati come “cani morti”, sono oggetto di studi, monografie, convegni che in Italia verrebbero indelebilmente condannati con il marchio dell’infamia ideologica. Chissà perché, invece per gli studi in onore o in continuità con “cervelli” specializzati nell’apologia delle “libere” leggi del mercato l’anatema della condanna ideologica non è nemmeno nel quadro delle possibilità. Chissà perché, mah?

  7. LUCIDA says:

    E no! Non ci sto caro il mio bel Biolchini! Le si è permesso tempo fa di dire a Grillo & co. di “sbattergli beatamente la faccia in culo!” Per me questa cosa poiché sono notoriamente maschilista, non è mai andata giù…

  8. francu says:

    Zurru si atteggia ad intellettuale, la Moretti a politica. lo scontro fra sole (alla romana)

  9. Condivido totalmente l’articolo di Vito, compreso il giudizio sulla legittimità della decisione del Rettore di avviare la procedura per una eventuale sanzione disciplinare, previo un apposito parere (consultivo) della Commissione etica dell’Ateneo, che assume una funzione di garanzia per l’Ateneo e per i singoli membri dell’Istituzione. La Commissione etica dell’Ateneo, formata da persone capaci, equilibrate e rispettabili (anche se attualmente in quanto composta da tre maschi non rispetta le pari opportunità di genere, in violazione dell’art. 13 del codice etico) sono sicuro che saprà fare le valutazioni ponderate sul caso e quindi fornire al Rettore e al Senato accademico ogni supporto per le loro decisioni. Attendiamo fiduciosi, auspicando che l’Università non si schieri per l’uso della censura, pur nella massima libertà di richiamare i propri membri a comportamenti consoni alla funzione pubblica che rivestono. E vedremo quale sarà il giudizio sul comportamento (verbale) di Marco. E’ chiaro che questo deve valere sempre e soprattutto riguardo a comportamenti concreti piuttosto che a espressioni di opinioni. Nel merito della questione, al di là del linguaggio giudicabile “non consono” usato da Marco (cosa evidentemente non di poca importanza) ritengo che Marco abbia ragione nella sostanza, in buona e autorevole compagnia con Massimo Cacciari, di cui, riporto la sintesi di una dichiarazione tratta da “Il fatto quotidiano” (anche Cacciari peraltro usa un linguaggio disinvolto:
    “Ma che cazzo dice la Moretti? Poverina, non conosce la storia di questo Paese. Questa visione delle donne politiche di una volta è risibile”. E’ il commento di Massimo Cacciari ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio24, circa l’intervista rilasciata al Corriere della Sera da Alessandra Moretti, europarlamentare Pd e candidata alla presidenza della Regione Veneto. “Ha detto che va dall’estetista?” – osserva il filosofo – “E’ un’ovvietà, poteva anche non specificarlo, ci vanno tutte le donne che hanno una lira. Sono cose scontate, lo diceva anche Platone che bisogna tenere all’aspetto esteriore. Per lei Rosy Bindi ha mortificato la bellezza? Ma dove? Tra le donne più belle e intelligenti che ho incontrato in vita mia vi erano delle appassionate politiche, come la Rossanda, la Castellina e tante altre. (…) Questo insistere sulla cura del corpo e il modo in cui si dicono queste cose sono berlusconismo puro“. Cacciari puntualizza: “Dietro tutto questo c’è una cultura che non è cultura. La politica ormai è allo sbraco. In questi 20 anni sciagurati si è perso il gusto per ciò che è bello veramente, c’è stato un crollo estetico, etico-culturale e la Moretti è un sintomo non la causa”.
    Detto questo. E’ importante raccogliere l’invito di Vito a indagare sul rapporto tra Università e potere, questo sì coinvolgente pesantemente la “questione etica”. E’ giusto e opportuno approfondire. Lo faremo.

  10. su bixinu says:

    Vito, l’ipotesi secondo cui se Zurru avesse attaccato una Carfagna o una Pascale qualunque nessuno avrebbe avuto da ridire, non solo non è strumentale ma è persino dimostrabile. O hai dimenticato le ideali toccatine di gomito o delle sempre ideali strizzatine d’occhio, che seguivano ogni volta che qualche comico o qualche autore satirico dava della pompinara alla Carfagna o alla Mussolini? Io non ricordo condanne scandalizzate da parte di chi oggi inveisce contro Zurru, che peraltro in quel post ha abbondantemente pisciato fuori dal vaso.
    E poi qualcuno deve anche spiegare qual è la differenza, al netto della volgarità del linguaggio usato, tra le dichiarazioni sessiste di Zurru e quelle della Moretti nei confronti delle sue compagne di partito, seppur pronunciate nell’ormai diffuso birignao simil-renziano.

  11. La vita è dura dovunque per i non allineati e questa faccenda che un commento su facebook possa alimentare e giustificare discriminazioni nei confronti di chi canta con una voce “altra” rispetto al coro e per questo si espone, sta diventando un vero problema.
    Non ho condiviso il tono del post di Zurru ma ne ho condiviso la sostanza essendo la Moretti una bellimbusta spocchiosa che nonostante il suo ruolo politico profumatamente pagato non sa fare di meglio che usare termini dispregiativi per l’aspetto esteriore della Bindi. E non solo fa gossip della peggior specie ma lo fa perché la Bindi non è allineata alla “cricca” dei boy scout e delle dolci damigelle tutto parrucchiere e strexiu”.
    La moretti spende il suo tempo e i nostri soldi per correre, togliersi i peli, piacere ai piacioni. E questo tipo di donne al potere fa schifo esattamente come Gasparri, Brunetta, Minetti e soci.
    La politica è una cosa seria per persone serie e la Moretti non è né seria né politica ma solo una delle tante.

  12. efisio says:

    Io condivido il contenuto dell’articolo anche se lo trovo un po’ debole nelle sue argomentazioni. Qualche fatto concreto in più corroborerebbe il ragionamento.

    Certo è che questa Giunta Regionale si trascina dietro l’atavica supponenza e presunzione di una grossa parte del corpo docente universitario della Sardegna: cattedratici che non solo hanno poco da imparare, ma si mostrano poco inclini al confronto con le esperienze del resto mondo e non perché siano autarchici, ma perchè se ne svelerebbe una loro inadeguatezza.
    Non si collabora con le altre regioni nelle varie vicende quali Patto di Stabilità o Trasporti, si agisce (pur nella ragione) con atti che sanno di imperio nei confronti degli imprenditori isolani vedi il caso delle finte sponsorizzazioni sportive.
    Tutto sommato poi, come per quanto riguarda l’università isolana, i risultati sono decisamente scadenti e chissà cosa potrebbe scaturirne visto che non saranno loro stavolta ad esprimere i voti.

    Per quanto riguarda l’articolo di Zurru, hai voglia di fare tutte le battaglie che si fanno per la parità di genere, se poi per esprimere concetti anche condivisibili non si trovano parole migliori di quelle utilizzate dal prof. Zurru.
    Ma neanche lui, come i suoi colleghi, ha bisogno di lezioni, guardate come risponde sul suo blog.
    Mi dispiace, ma in questo caso, io guardo il dito e non la luna.
    La forma è sostanza, specie quando si coprono certe cariche pubbliche.

  13. capitano2019 says:

    Proviamo a pensare al concetto di onorabilità affidato alla libera interpretazione di un datore di lavoro potente che la pensa diversamente da noi e proviamo a pensare che questo padrone possa punirci anche quando esprimiamo opinioni al di fuori del posto di lavoro. Non vi vengono i brividi?

  14. Luca Carta Escana says:

    Piuttosto preoccupa la scelta di Boschi su L’Unione in Tv. Copertina: ”Maria Elena. La dura legge del gossip”. A 30 centesimi in più, in migliaia di copie, presto nelle case sarde.

  15. Arrennegadedda says:

    Io continuo a trovare le parole della Moretti molto più offensive di quelle di Zurru. Con l’aggravante che la Moretti è donna.

  16. Michele says:

    minchia Paola Enrica. Che fine analisi ne ha tratto!

  17. Paola Enrica says:

    Ho detto a mio marito che insegna all’università di non tornare a casa se non condivide la richiesta di procedimento disciplinare
    Nonmi importa neppure se Zurru ha ragione o torto
    È semplicemente un maschio che occupa una posizuone pubblica e non è accettabile che si esprima pubblicamente in modo sessista
    Confermo peraltro da donna che condivido fino all’ultima parola la sua analisi!

    • Enrico Paolo Giuseppe says:

      Premesso che mi pare una provocazione (o forse è dell’ironia) scritta da un maschio, non si capisce molto il senso del suo commento Paola Enrica :))))))) .

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