Cagliari / Cultura / Politica / Sardegna

Capitale europea, io tifo per Cagliari: perché Zedda e Pigliaru sarebbero finalmente costretti ad occuparsi di cultura

CapitaleSono sempre stato un convintissimo sostenitore della candidatura di Cagliari a capitale europea della cultura. Fin dal lontano 2006, quando il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra e sardista, Gian Mario Selis, concludeva la parte del programma dedicata alla cultura con le seguenti parole:

L’obiettivo che il governo di centro sinistra e sardista propone è quello di arrivare, nell’arco di dieci anni, a candidare Cagliari a Capitale europea della cultura.

Non c’è che dire: da intellettuale e politico amante delle arti quale è, Gian Mario ci aveva visto giusto (e secondo me sarebbe stato anche un ottimo sindaco).

Mi ricapitò di propugnare la causa della candidatura quattro anni dopo, in circostanze particolari che meritano di essere raccontate.

A partire dal mese di marzo fui contattato da Antonello Gregorini che intendeva far nascere anche in città un Urban Center. Ci furono diversi incontri, nacque anche un Forum per Cagliari a cui parteciparono diversi professionisti, docenti universitari e tecnici, che tutti assieme provarono a scrivere un programma di governo per la città (le elezioni comunali sarebbero state l’anno successivo) e da consegnare idealmente alla politica come contributo al dibattito.

A quegli incontri parteciparono in tanti e, insieme al sottoscritto, diedero il loro contributo anche persone oggi organiche all’attuale amministrazione Pigliaru e molto vicine al sindaco Zedda.

Al gruppo di lavoro si avvicinò anche quello che molti mesi dopo sarebbe diventato il candidato sindaco del centrodestra, Massimo Fantola. Essendo le elezioni ancora molto distanti, ognuno si sentiva libero di portare il suo apporto al progetto, secondo la propria sensibilità culturale e politica. Fu così che tra le altre cose (smontaggio delle tribune lignee dell’Anfiteatro romano, apertura immediata del parco di Tuvixeddu, apertura di una Casa Senegal e cose così) il sottoscritto propose anche la candidatura di Cagliari capitale della cultura (proposta che peraltro venne rigettata nel corso del dibattito interno).

I lavori continuarono per un po’ fino a quando non si avvicinò la scadenza elettorale: a quel punto le strade si divisero tra chi iniziò a lavorare per Fantola e chi invece preferì sostenere il centrosinistra. Quella del forum fu comunque un’esperienza molto interessante perché consentì ai partecipanti al forum un confronto senza preconcetti tra diverse visioni della città.

Venerdì pomeriggio verrà proclamata la città italiana che sarà la capitale europea della cultura nel 2019. Cagliari dovrà battere la concorrenza di Siena, Perugia, Ravenna, Matera e Lecce (con queste ultime due che sembrano le favorite).

Rientrare nel lotto delle finaliste è stato indubbiamente un grande successo per l’amministrazione comunale (a dire il vero potentemente sostenuta dalla Fondazione Banco di Sardegna, guidata per ironia della sorte da quell’Antonello Cabras che alle primarie del 2011 fu sconfitto proprio dall’attuale sindaco, Massimo Zedda) perché ha dato visibilità alla città, ingiustamente relegata ai margini del grande dibattito culturale. Tuttavia il progetto presentato con la cultura sembra avere pochissimo a che fare, visto che ha il suo cardine sul piano dei lavori pubblici e niente più.

Non è un caso che la stragrande maggioranza degli operatori culturali cittadini, davanti ad un finto coinvolgimento nei processi decisionali e all’evanescenza del progetto culturale in senso stretto proposto dal Comune, in questi mesi si sia ben guardata dal sostenere fattivamente la candidatura. Senza ostacolarla (perché sarebbe stato stupido) ma neanche senza entusiasmarsi pubblicamente per un progetto che li ha sostanzialmente esclusi e del quale non sono mai stati troppo convinti. Anche perché gli operatori sanno bene che da qui al 2019, per colpa del centrosinistra che governa il capoluogo e la Regione, il sistema della cultura e dello spettacolo rischia di collassare. Definitivamente.

Dietro la torrenziale parlantina dell’assessore Puggioni è difficile scorgere un’idea capace di rilanciare la cultura a Cagliari. E infatti la cultura in città è allo sbando, e ormai lo è pure in Sardegna grazie ai tagli e all’ostentato disinteresse della giunta Pigliaru.

Per questo io spero ardentemente che Cagliari venerdì vinca. Perché sarebbe l’unico modo per costringere i nostri amministratori comunali e regionali ad occuparsi finalmente (e seriamente) di cultura: perché finora non l’hanno fatto. E perché temo che, in caso di sconfitta, continuerebbero a non farlo.

Diventare capitale europea della cultura costringerebbe invece il centrosinistra cagliaritano e sardo a cambiare immediatamente rotta e mettere finalmente al centro del loro programma di governo un nuovo modello di sviluppo, a tenere in giusta considerazione le discipline artistiche e la creatività diffusa, oggi incredibilmente mortificate da politiche insensate, contraddittorie e controproducenti.

La vittoria costringerebbe l’amministrazione Zedda ad uscire dalla dimensione dell’autopromozione spinta (con risvolti anche un po’ patetici, come le dichiarazione trionfalistiche rilasciate a commento del sondaggio di Artribune…) e a guardare in faccia la realtà. Cosa che il sindaco, il suo assessore alla cultura e tutta la giunta non hanno mai voluto fare quando si è trattato di parlare di spazi culturali, contributi e progetti innovativi.

Spero con tutte le mie forze che Cagliari vinca: per dare una scossa alle amministrazioni comunale e regionale di centrosinistra che per la cultura stanno facendo esattamente il contrario di quello che avevano promesso in campagna elettorale. Perché smettano finalmente di bluffare.

 

Tags: , , , , , , , , , , ,

18 Comments

  1. Buongiorno Vito. Mi chiamo carlo, sono un precario del settore turismo/cultura. Mi fa piacere che lei abbia colto nel segno con le seguenti affermazioni (un sunto):
    “La vittoria costringerebbe l’amministrazione Zedda a guardare in faccia la realtà. Cosa che il sindaco, il suo assessore alla cultura e tutta la giunta non hanno mai voluto fare quando si è trattato di parlare di spazi culturali, contributi e progetti innovativi. E perché temo che, in caso di sconfitta, continuerebbero a non farlo.”
    Questa è prova che lei conosce bene tutti gli annessi e connessi. Cagliari ha perso, la situazione è destinata a peggiorare e si proseguirà con il solito menefreghismo……

    • Caro Carlo, non solo Cagliari ha perso. Fosse solo questo, la situazione resterebbe buona. Hanno perso Siena e Ravenna. Ha perso Lecce che pure è bellissima e vivace. E noi verremmo dopo bellissime città.
      Se fosse vero solo questo dato ci sarebbe da stare allegri.
      Cagliari sarebbe la sesta “capitale europea della cultura”.
      Ma non è così né in Europa né in Italia.
      Veniamo oggettivamente dopo decine e decine, centinaia di Comuni italiani. E lo si può dimostrare con crudelissimi numeri.
      Questo premio lo si può personalmente ritenere una buona cosa oppure riternerlo una iattura.
      Da noi sarebbe stata una iattura vincerlo e consideriamo scampato il pericolo.
      Vedrà che lei troverà un lavoro in base alle capacità perfino qua a Cagliari, caro Carlo.

  2. anonimo says:

    Neppure un voto per Cagliari. Sette voti Matera, tre voti Ravenna e tre Siena. Sono i numeri pubblicati sul sito del Ministero. Qualcuno ha ancora argomenti per sostenere che le settanta pagine di nulla dedicate alla candidatura sono state scritte a partire dalla realtà e sono credibili? I 350 milioni di euro previsti per i lavori pubblici – quelli sì, reali – avrebbero potuto avere un senso anche “culturale” ma temo che con la “cultura” abbiano poco a che fare. Neppure un voto. Ma l’Unione ha titolato: “Cagliari perde sul filo di lana”. D’altronde ci era stato parlato ossessivamente di fili e di ricuciture. Abbiamo perso di un filo: 7 a 0.
    La città non è delusa perché è delusa da molto tempo. La diffusa sfiducia e ironia nei confronti della candidatura derivava dalla constatazione della realtà quotidiana che non odora propriamente di cultura. Per questo motivo davanti al maxi schermo c’era solo un plotoncino di persone mentre a Matera la città era tutta per le strade. Altro che maxi schermo, qua bastavano dodici pollici.
    Ora spero che una qualche morale, qualche insegnamento, qualche riflessione derivino da questo brusco e salutare ritorno alla realtà, come quando vai a leggere gli esiti alla fine dell’anno, speri di essere promosso ma scopri che devi ripetere l’anno.
    E allora o studi o ti zuccano anche l’anno dopo.
    Sarebbe interessante discuterne serenamente, ma non credo sia possibile. Pazienza.

  3. Giulio Marras says:

    Gentile Biolchini, c’è una domanda che mi pongo, lei ha letto il dossier di candidatura? Ho dedicato, due settimane fa, una mezza mattinata ad una lettura del progetto di candidatura, mi ripropongo di approfondire alcuni aspetti, da quello che scrive mi accorgo che non c’è nessuna corrispondenza tra quanto lei attribuisce al progetto e quanto proposto nella candidatura.
    Spero con tutte le mie forze che Cagliari vinca,
    spero che in futuro dedichi la sua attenzione solo agli argomenti che conosce.

    • Gentile Marras, lei conosce molto bene il progetto di candidatura, evidentemente conosce meno bene le dinamiche culturali della città. Esattamente come questa amministrazione.

  4. Anonimo says:

    Lasciate perdere perché da tempo la vincitrice sarà Matera e dintorni meravigliosi. Intorno non hanno Pirri e Monserrato. Però è stato utile arrivare sin qua. Siamo contenti purché finisca presto.

  5. gentarrubia says:

    dove devo votare? magari per il 2019 riesco pure a ritrasferimi a Casteddu 🙂

  6. Antonello says:

    Ciao Vito,
    sono passati tanti anni e nella tua ricostruzione vi è una cosa errata. Confermo il fatto che la candidatura fosse centrale nelle proposte che tu facevi per il programma della città (sia nel 2006 con Gian Mario che affiancavamo sia nel 2009 con l’Urban Center) e che io utilizzai per le mie proposte. Tengo a precisare però che Massimo Fantola non si avvicino mai all’Urban Center e mai ne fece parte. Semplicemente fui io che, in seguito a una sua richiesta, due anni prima delle elezioni circa, mi dimisi dalla presidenza dell’Urban per aiutarlo nella campagna elettorale e per la stesura di un programma. Niente di importante, insomma. Tuttavia è meglio essere precisi. Grazie. Un abbraccio.

  7. Carlotta says:

    Sono felice che anche tu abbia deciso di salire sul carro dei vincitori perché sei un grande calcolatore o comunque porti fortuna. Credo che spesso parli senza conoscere e aver approfondito i temi ed evidentemente non conosci il format di candidatura nè l’importanza che per l’Europa rivestono i progetti di rigenerazione urbana. Mi pare anche che non conosca il dossier di candidatura e il programma artistico in esso contenuto. Ma, del resto, pontificare su ciò che non conosci è la tua specialità

  8. Vito, ma tu pensi davvero che una vittoria costringerebbe le amministrazioni a cambiare rotta nella direzione che auspicheresti? Se dovesse arrivare, la vittoria sarebbe conseguenza del lavoro fatto sin qui e del programma di candidatura predisposto dal Comune, che tu ritieni inadeguato, ma che evidentemente la giuria avrà ritenuto convencente, premiandolo. A quel punto i nostri, forti del riconoscimento, si arroccherebbero ancora di più nel fortino e nei loro convincimenti. Sarà più difficile che si mettano in discussione.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.