Politica / Sardegna

Italia vs Sardegna: la sfida che Pigliaru sta perdendo e che i sovranisti non vogliono accettare

Sarà anche vero che, come ha detto il leader del Partito dei Sardi e assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda, “l’elefante si mangia a morsi e non tutto intero” ma è anche vero che nessun elefante si fa mangiare da vivo; quanto meno bisognerebbe prima catturarlo. Ora chi sia l’elefante è chiaro a tutti: è lo Stato italiano. Che nei confronti della Sardegna assume però molteplici fattezze che neanche Zeus nell’epica classica. E così come padre degli dei si trasformava in mille modi soprattutto per ingannare belle fanciulle e giacere con esse, allo stesso modo (ma meno prosaicamente) l’elefante tricolore si manifesta alla Sardegna ora sotto forma di vertenza entrate, ora di poligono militare, ora di ministro allo sviluppo economico, ora di presidente dell’Anas, ora di emiro qatariota, ora di commissario per la peste suina e via elencando.

Le metafore alla lunga stancano o rischiano di non essere capite, ma è sconcertante come il presidente Pigliaru possa presentare ai sardi l’accordo sottoscritto sul pareggio di bilancio come se fosse un “grande successo” nei rapporti con lo Stato quando lo stesso Stato, nelle stesse ore, immagina di raddoppiare il poligono militare di Teulada, continua a non impegnarsi sul fronte del rilancio industriale, provoca danni ai nostri allevatori con lo scandalo dei vaccini della lingua blu, immagina di depotenziare l’autonomia speciale, e questo solo per elencare alcune delle questioni aperte che trovano spazio nei giornali di oggi.

Se il sovranismo è governare la Sardegna come se fosse uno stato, la Sardegna avrebbe bisogno di un presidente della Regione in grado di trattare alla pari con lo stato italiano mettendo sul tavolo tutte le questioni aperte e trattandole sia specificamente che all’interno di un ragionamento globale. È esattamente quello che il presidente Pigliaru non sta facendo.

Adesso invece ogni vertenza continua ad avere il suo tavolo, ogni problema interlocutori diversi, e per ciascuno di essi la fregatura è sempre dietro l’angolo. No, così la Sardegna è destinata a vincere una battaglia su dieci. Se anche si riuscirà a salvare la nostra specialità, con questo modo di fare politica a venire meno è la nostra autonomia sostanziale.

Il caso più emblematico è quello dello statuto di autonomia. È inutile fare il riassunto delle puntate precedenti, ma è chiaro a tutti che la politica renziana prevede un accentramento dei poteri e una mortificazione delle autonomie locali. Nei fatti, l’attuale maggioranza che governa la Sardegna sta assecondando il disegno del presidente del Consiglio, non attivando quelle procedure in grado di consentire all’isola di riscrivere lo Statuto, prendendo in contropiede la maggioranza che governa a Roma. Tutto ciò avviene in maniera consapevole perché è solo in questo modo che le élite partitiche isolane potranno consolidare il loro ruolo di mediazione con i poteri nazionali.

Ma se il presidente Pigliaru rinuncia a comportarsi come se fosse il presidente dello stato sardo, se la Regione perde la testa dietro ai mille tavoli della crisi che non trovano mai sintesi politica, se la forza del Pd è tale che non si è in grado di opporsi con forza neanche al tentativo occulto di assecondare il neocentralismo renziano, che ci stanno a fare i sovranisti nella maggioranza e nella giunta che sostiene Francesco Pigliaru?

La domanda non vuole essere provocatoria perché è chiaro che la politica è fatta di rapporti di forza, di voti e di consiglieri regionali. È fatta però anche di idee (che oggi il Pd e Sel non hanno) che possono smuovere settori della società sarda oggi estromessi dal dibattito e dal confronto. Queste idee nel mondo che in Sardegna si riconosce nel sovranismo e nell’indipendentismo ci sono. Perché non provare a riunirle?

Che i sovranisti che sostengono Pigliaru possano anche non incidere sulle grandi questioni ci può anche stare (fino ad un certo punto però, perché c’è sempre un momento in cui la corda si deve spezzare), ma che non stiano lavorando politicamente per creare una alternativa a questo al Pd no, questo non è più scusabile.

Con il passare delle settimane è sempre più evidente che quella incarnata dal presidente Pigliaru è un’esperienza che non lascerà il segno, che è solo una parentesi politica frutto della confusione nella quale il sistema politico isolano si è trovato tra il 2012 e il 2013. Il rischio è anzi che su alcune partite la regressione sia netta e che anche quel poco di margine di manovra che Pigliaru ha attualmente verrà meno dopo il congresso regionale del Pd.

Ora, la sfida per i sovranisti sta tutta qui: mettere le basi per un grande soggetto in grado di guidare il cambiamento oppure accontentarsi di navigare nelle acque basse (bassissime) della politica, avanzare divisi, ed essere, nel migliore dei casi, una voce che grida nel deserto.

Come si può capire anche da una lettura distratta dei giornali, la situazione sta precipitando e se non si fa in fretta anche quelle parti più credibili del fronte sovranista saranno travolte dagli eventi, cioè dalle quattro bombe ad orologeria che lo stato italiano ha piazzato in Sardegna: sanità, entrate, statuto, servitù militari.

 

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22 Comments

  1. Luca Carta Escana says:

    Giunto il primo sì del parlamento italiano al cosiddetto ddl Boschi occorrerebbe fare un’ulteriore riflessione sullo stato deplorevole nel quale versa l’informazione sarda.
    Prendiamo gli odierni tg: essi aprono con notizie sensazionalistiche, per poi occuparsi di rivendicazioni locali ed altre questioni del tutto marginali. Nessuna menzione alla notizia del giorno; nessuna scheda esplicativa; nessuna analisi circa i possibili impatti sulle vite di noi sardi. Niente di niente. I siti si limitano invece a riprendere i soliti dispacci italiani, nulla più. La radio? Non pervenuta.

    Giusto per fissare quanto dichiarato, questo il livello espresso dall’attuale Palazz(ett)o di via Roma: http://www.consregsardegna.it/rassegnastampa/pdf/91430_Tutti_uniti_contro_il_governo.pdf . Questi i risultati.

  2. Fabrizio says:

    Boh! Quando è venuto “Matteo” a tirare la volata in campagna elettorale al PD cosa immaginava il suo elettorato? Davvero riteneva possibile un braccio di ferro tra il vincitore nazionale assoluto delle primarie PD Renzi e il rimpiazzo della Barracciu? Liquidiamola come una svista ingenua, per parte mia solo un’ulteriore dispiacere che si aggiunge alla delusione del dopo voto quando i Sardi hanno mancato l’occasione storica di stroncare le clientele consolidate dei “gemelli diversi” PD PDL e marcare la differenza nel rapporto Stato Regione. La subalternità di Pigliaru era ampiamente annunciata e ora si sta dispiegando. Sorrido di fronte allo stupore, delusione e indignazione dei suoi sostenitori “inconsapevoli”. Tranquilli, finiremo tutti per “farcene una ragione”, e suvvia un vi tediate che gli è meglio!

  3. Il sovranismo è in un vicolo cieco, e anche noi di Sardegna Possibile, da un punto di vista opposto, abbiamo le nostre grane. Il sovranismo è però sostanzialmente prigioniero dei suoi errori, che sono quelli di chi pervicacemente vuole rimanere ancorato a forme politiche poco comprensibili per i cittadini ma perfettamente assommabili ai partiti a direzione e carriere romacentriche. Ridotti a stampelle talora ben pagate, i sovranisti non hanno alcuna credibilità politica ma rappresentano un patrimonio per noi tutti. Il passaggio che dovrebbero fare è liberarsi dalla subalternità alla politica italiana, alle sue categorie, alle sue forme, alla sua lingua. Un passaggio complicatissimo. Auguri.

    • Amos Cardia says:

      Alissandru stimau,
      no sciu is chistionis de “Sardegna Possibile” chi ses narendi tui, ma sciu siguramenti chi in “Sardegna Possibile” ddoi est genti chi aministrat Comunus innui pigant a traballai genti chi bolint issus sceti ca no tenit s’ominesa (o sa feminesa) de fai unu bandu de minescimentu, est a nai, in italianu, UN BANDO MERITOCRATICO. Chi custu acadessat in s’arrespetu de sa lei – italiana – no mi càmbiat nudda, deu de “Sardegna Possibile” no bollu s’arrespetu de sa lei – italiana – sceti, deu bollu a premiai su minescimentu puru, Fintzas a candu no eis a scioberai sa genti de tesserai de bosatrus e totu, “Sardegna Possibile” at’essi dèbili sempri. Poita no narais a totu is Sardas e is Sardus: “Segnalateci i nostri amministratori che fanno qualcosa di inopportuno, così noi entro 30 giorni verifichiamo, prendiamo una posizione che esprimiamo per iscritto pubblicamente e se è il caso li espelliamo”?

      • Amos istimau,

        Sardegna Possibile no est unu partidu e no tenet tesseramentu. E po èssiri sintzillu, no sciu de ita ses kistionendi e m’iat a praxi a ddu cumprèndiri mellus. Sardegna Possibile est stètia una coalitzione, e imoi est unu progetu de cuncordu.
        Creu feti ca totus si depeus ponni a pari, a sinunca no nci besseus. E ki siant custus “totus” però no podit inclùdiri ìs ki si sunt imbrutaus a fatu de is pigliaruminis e de is partidus italianus o “soberanistas” a tipu Quisling.

      • Amos Cardia says:

        Alissandru stimau,
        a no essi unu partidu e a no tenni tesseramentu, segundu sa moda de su “partidu ligeru” e de is atras americanadas aici, no est una cosa bona a marolla. Podit essi fintzas unu difetu, chi bolit nai a no tenni ainas po lassai a foras a genti mala chi fait dannu.
        Su chi seu narendi est su chi apu scritu: in Sardegna Possibile fiat candidada a is arregionalis una fèmina chi in su Comunu suu, issa assessora, ant pigau a traballai a genti chena de bandu, intamis de fai unu bandu po minescimentu (per merito) po pigai is mellus. Custa iat’essi sa crassi polìtica noa de Sardegna Possibile?
        Po s’arrestu, mi fait spantu chi chistionist de brutori a fatu de is partidus italianus, candu in Sardegna Possibile puru nci teneis a genti chi benit de partidus italianus (Màriu Sau e bai e circa cantus atrus) e candu tui e totu as biu ca de brutori is partidus sardus puru…

  4. TUPAC AMARU says:

    Ciao Vito, concordo pienamente con il tuo pensiero. Vorrei aggiungere solo un’altra bomba ad orologeria che ci propineranno nei prossimi mesi e, che il Governo regionale, sono certo digerirà senza alcun problema. Si tratta di tutte le scorie nucleari attualmente stoccate in vari siti della penisola, per le quali hanno già deciso la destinazione “senza fare nomi”. Deve essere un territorio a bassa sismicità e scarsamente popolato. Indovinate di che regione si tratta?

  5. Gian Marco says:

    Alberto, nella norma si dice”La Regione si impegna a ritirare, entro il 16 settembre 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o atti conseguenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente Accordo…” Non si dice – limitatamente a quelli presentati da Cappellacci – talvolta il prosciutto sugli occhi impedisce di vedere.

    • Alberto says:

      Bene, tu che invece hai gli occhi liberi da salumi vari fammi un elenco dei ricorsi, così ci vedo meglio.

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  7. gaetano murru says:

    scroxaisidda!

  8. Franco Arba says:

    Due commenti risultano necessari:
    1) questa volta il “l’avevo detto io” i tanti sardopossibilisti te lo devono rubare, Vito
    2) la famosa unione tra sovranisti e indipendentisti viene continuamente richiesta ad alta voce da chi ha sempre lavorato per disgregare i soggetti politici in cui ci si è ritrovati. Perché non si è invece lavorato dove ci si trovava invece di seguire sempre il messia di turno?
    ah, l’ultima è una domanda retorica. Non ho bisogno di risposte. Già le so, gialle

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  11. robespierre says:

    Resa incondizionata! Neppure il Giappone fu trattato così alla fine della guerra.

  12. ornella says:

    se fosse vero c’e’ anche questo
    Salvatora Mulas
    Ho letto l’accordo sottoscritto dal Presidente Pigliaru e il ministro Padoan … ci vuole un pò per digerirlo, perchè non è scritto per profani. Sto studiando i vari riferimenti normativi riportati per capire cosa ci aspetta nel prossimo e immediato futuro. Il punto 5 dell’Accordo mi fa rabbrividire, testualmente lo riporto di seguito, spero non voglia dire che la Sardegna sta rinunciando alla vertenza entrate con lo Stato …. “5 – La Regione si impegna a ritirare, entro il 16 settembre 2014, tutti i ricorsi contro lo Stato pendenti dinnanzi alle diverse giurisdizioni relativi alle impugnative di leggi o atti conseguenziali in materia di finanza pubblica, promossi prima del presente Accordo, o, comunque, a rinunciare per gli anni 2014-17 agli effetti positivi sia in termini di saldo netto da finanziare che in termini di indebitamento netto che dovessero derivare da eventuali pronunce di accoglimento”. Aspettiamo chiarimenti …

  13. Alberto Pintus says:

    Però Vito dilla tutta. E dillo che ad ogni uscita pubblica noi la chiediamo sempre questa unione. Fai nomi e cognomi per favore e non solo quando ti fa comodo!

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