Cagliari / Sardegna

Ci scrive Francesco: “Movida alla Marina: ordinanza del prefetto o meno, per l’amministrazione Zedda è un fallimento”

Il dibattito a Cagliari prosegue. L’ordinanza del prefetto che, nei quartieri della Marina e di Stampace, limita l’assunzione di alcolici nei locali, sta facendo discutere e ha spaccato il mondo giovanile. Queste sono le riflessioni di Francesco, lettore del blog e ascoltatore di Buongiorno Cagliari. Una sola cosa: perché l’ordinanza è stata assunta dal prefetto e non dal sindaco Zedda (a Nuoro, ad esempio, ad intervenire per evitare  lo scempio quotidiano in piazza Satta è stato il primo cittadino Bianchi)?

***

Carissimo Vito,

mi chiamo Francesco e sono un tuo lettore e ascoltatore quotidiano assiduo.

Volevo scriverti questa lettera in merito alla questione (ormai annosa, ma soprattutto noiosa) della “movida” della Marina, perché forse può essere utile (lo spero) un punto di vista e di riflessione diverso da quelli che stanno girando.

Credo che la Marina, per come è ora, piena di gente, viva, con locali e tavoli all’aperto, sia anzitutto una scelta politica. È stato il comune a volere un’area pedonale, dando concessioni per tavolini all’aperto e per nuovi esercizi commerciali. La gente è venuta da sé, e così eccoci qua.

Se spesso vado in Marina dopo una giornata di studi è perché appunto lì posso trovare amici e persone da conoscere, che certo non troverei in via Carpaccio o al Poetto, reso ormai deserto (sic).

La Marina è diventato un luogo di aggregazione, dove tutti, giovani e non solo, vanno a prendere un’oretta di fresco piuttosto che stare davanti a una tv.

Io non ho mai sporcato per terra, né in Marina né altrove. Anzi, ho raccolto bottiglie, mie e non solo, le ho portate lontano se non trovavo posto nel primo cestino, cosa che avveniva spessissimo; ho detto a ragazzi idioti di piantarla di urlare perché pure a me dà fastidio che uno mi urli addosso, ho provato schifo per le condizioni in cui sono state a volte le scalette.

A volte ho chiesto a chi stava vicino a me di portarsi via le bottiglie che aveva appena bevuto, ho rischiato forse le botte, del resto non sono un poliziotto.

L’ottanta per cento delle persone, in piazza San Sepolcro, è come me. Non sporca, non sempre si prende da bere (posto che anche se fossi un alcoolizzato, non sarebbe questo il problema), anzi spesso semplicemente si siede a chiacchierare.

E cerco (e altri con me) di fare silenzio dopo una certa ora, perché so bene che chi abita davanti non vuole avere chiasso. Peraltro, arrivati a una certa ora la piazza si svuota, perché l’indomani si lavora\si studia. Il chiasso viene dai tavolini, più che altro.

Io stesso ho avuto un locale all’aperto davanti a casa, d’estate fino alle 4 del mattino sentivo karaoke (peraltro sempre stonatissimi) e musica come se fossero sotto la mia finestra (e non erano tanto lontani!!), quindi so cosa vuol dire.

Spiace vedere che la questione “movida” si sia ridotta a un “caddozzoni scansafatiche vs chi vuole riavere la città”, “perdigiorno interessati solo al bere vs persone di buonsenso”.

Posto che se uno vuol passare il suo tempo a bere sono affari suoi, credo che la questione sia un fallimento dell’amministrazione comunale.

I problemi della Marina sono tali e conosciuti da anni, da quanto si è scelto di renderla un quartiere da vivere. Non è strano che un luogo, se lo si rende molto più vissuto, si sporchi più facilmente, gli spazzini raccolgano centinaia di bottiglie, ci sia più rumore.

Questi problemi erano inevitabili, andavano gestiti, l’amministrazione che ha fatto?

L’amministrazione non ha messo un cestino in più, non ha fatto arrivare le pompe per lavaggio scale se non ogni tanto, non ha mai fatto in modo che il brusio fosse più lieve da una certa ora in poi (i vigili son sempre passati a bordo della 147 di servizio, quasi mai si son fermati).

E poi la bomba è esplosa, con un’ordinanza prefettizia che non colpisce i cafoni, ma chi non ha torto.

L’amministrazione che si è fatta scoppiare la bomba in mano, tanto da far dire al questore dott. Dispenza che non ci vogliono repressione e guardie ma gestione del problema (parole sacrosante), è la stessa amministrazione che NON ha gestito molte altre questioni, e poi si è trovata scottata (tu stesso ci hai scritto molto su).

Problemi diversi, certo (oggettivamente, senza birra vivo lo stesso!!), ma la cecità è stata la stessa.

Comunque, togliendo la possibilità di bere in certe zone nessuno di noi si strapperà i capelli. Io no di certo.

Ma è comunque un divieto che fa mancare qualcosa, e arriva solo perché non si è saputo (voluto) gestire il problema. È come se in una piazza monumentale si vietasse di fermarsi per ammirare le statue. Ci puoi accedere comunque, ma stai precludendo comunque una cosa.

Chi era in piazza sabato, in gran parte, protestava contro l’idea di vietare una cosa non avendola saputa gestire.

Io sabato ho fatto un salto in piazza, non ho bevuto (la legge la rispetto), ma ero lì perché sono scontento che si debba arrivare al vietare una cosa, solo perché non la si è gestita, facendo vincere quattro str… cafoni.

Sono in disaccordo anche contro l’idea di vedere un altro spazio a rischio “desertificazione” solo a causa di quattro str…cafoni,  perché è mio diritto vivere un luogo, nel rispetto degli altri. Vivrò la Marina lo stesso, ma perché togliermi la possibilità di bermi un sorso di aranciata come di birra, se dovesse venirmi voglia?

Chi ha contestato i ragazzi di mobilitarsi solo per bere ha sbagliato a leggere la questione.

C’è una parte che sì, vuole solo bere e se sporca non gliene frega, ma quelli ci saranno sempre. Come al Poetto ci sarà sempre chi butta la carta nella sabbia.

Vorrei che anche da fuori ci si rendesse conto che fra gli abitanti esasperati (spesso giustamente!!!) e i quattro caddozzi che fanno danni, ci sono l’ottanta per cento di persone (non solo giovani) che sono educate. E che vorrebbero far si che lo spazio rimanesse vivo, nel rispetto di tutti.

Quest’ottanta per cento aspetta che l’amministrazione batta un colpo.

Francesco

 

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39 Comments

  1. Adbuster says:

    Riassunto. Francesco dice quello che vede e quello che pensa, con pacatezza e buonsenso. Paolo non capisce. Amsicora70 non riesce a imitare il nobile professore, forse perché non ne ha il “cursus honorum” o perché pensa che imitarne il nik possa dar lustro alle considerazioni.

  2. anonimo says:

    Francesco, la sua lettera è a mio avviso non pertinente alla città e i suoi argomenti ancora di più. I quartieri cosiddetti storici sono per lei un argomento per disquisire su educati, medio educati e maleducati. Una questione di bon ton e di politesse. E invece rappresentano molto altro. Rappresentano il come si vive una città. Approfitto ancora di questo spazio per ricordarle gli argomenti che Paolo ha riportato correttamente. Ci rifletta e rifletterò anche io.
    Saluti

    • Francesco says:

      rifletta pure, anonimo, ma aldilà delle riflessioni, la realtà dei fatti è questa;
      nella marina la gente ci va. che a qualcuno piaccia o no.
      e con l’ordinanza i problemi sono rimasti gli stessi.
      la invito a leggerlo tutto, l’intervento di Paolo.
      In amicizia

  3. Vorrei lasciare una piccola testimonianza di quello che succede quotidianamente alla Marina.
    Io ho la (s)fortuna di vivere a Milano per lavoro e a Cagliari passerò circa 20 giorni all’anno. I miei vivono alla Marina e hanno due locali sotto casa. Abitano al primo piano e hanno i doppi vetri. Da circa 3-4 anni non riescono a dormire perché oltre a dover sopportare un rumore continuo di gente che parla e di musica che esce dai locali vengono svegliati da urla e schiamazzi di ogni tipo. Sono rimasto particolarmente impressionato da venerdì e sabato scorso, quando anche io non sono riuscito a chiudere occhio prima delle 4 e mezza del mattino. A differenza dei miei genitori io lunedì rientrerò a Milano e riuscirò a riposare, mentre loro continueranno a dover sopportare questa situazione. Ne abbiamo sentite di ogni genere: siete contro i locali, contro Cagliari città turistica, cambiate casa se non vi trovate bene in centro, prima la Marina era invivibile e adesso è bella e vivibile… Io non capisco perché un locale debba aver per forza dei tavolini fuori dal locale stesso e poterli tenere occupati fino a mattina. Se il comune lascia le concessioni per tenere i tavolini fuori, non si potrebbe limitare l’orario fino alle 23? Non si potrebbe scoraggiare la gente a rimanere a far casino sotto casa delle persone fino a mattina? Io mi ricordo che quando andavo all’Iguana’s Pub se uscivo a fumare una sigaretta era sempre presente sulla porta un responsabile del locale che mi invitava a fare silenzio e a rientrare subito dentro una volta finito di fumare. Quando uscivo mi chiedeva di non rimanere davanti al locale a parlare, per non disturbare i residenti. La colpa di questa situazione è innanzitutto del Comune che con un atteggiamento compiacente verso i proprietari dei locali ha creato una situazione di disagio ai residenti della Marina. Chi gestisce i locali, sentendosi intoccabile e spalleggiato dal Comune stesso, non ha mai avuto l’intelligenza di prendere delle contromisure “tipo Iguana’s Pub” che magari avrebbero reso più facile una convivenza tra loro e i residenti.
    Comunque la realtà e che dopo anni di blablabla Sindaco e Amministrazione Comunale si sono manifestati totalmente incompetenti nel gestire un problema di questa portata. Trovo la lettera di Francesco un intervento pertinente sulla questione. Evidentemente da chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini non c’è la volontà di risolvere il problema.

    • Francesco says:

      Perfetto Paolo. La foto che hai reso tu è proprio ciò che io ho cercato di rendere nella mia lettera (non so quanto ci sono riuscito, ma spero almeno un pò), da avventore del quartiere.
      A proposito di quello che scrivi tu, nella mia chiacchierata con Anonimo in qualche post sotto, facevo notare che a qualche settimana dall’emanazione dell’ordinanza chiasso e sporcizia, in Marina, sono rimasti.
      Perchè il chiasso viene comunque da chi è seduto ai tavolini, e la sporcizia, bè…continua a esserci.
      E sulle scalette ho visto comunque persone che, senza birre e roba da bere, chiacchieravano tranquillamente e senza far chiasso.
      Da questo risulta evidente come nè il lassaiz faire del Comune nè il pugno di ferro della Prefettura siano serviti a qualcosa, finora, come non è stato salutare il cristallizzare la questione sul “giovani scansafatiche in giro vs residenti” o sul “turismo si turismo no”.

      • anonimo says:

        Francesco, non si può dire tutto e il contrario di tutto. Ci ripensi e si rilegga.

    • Ciao Paolo, per caso abiti in Piazza Duomo?

  4. anonimo says:

    Caro Francesco, rinuncio volentieri alla discussione nella quale lei vorrebbe affogarci. Saluti anche a lei.

  5. anonimo says:

    Caro Francesco, cosa intenda lei per “luoghi di aggregazione” mi è incomprensibile. E’ un termine generico molto utilizzato ma, mi scusi, talmente generico da non avere più significato. Aggregarsi per fare cosa? Mah, temo che lei ne parli in senso turistico e voglia alla fin fine parlare di bar, ristoranti e affini.
    Allora devo dirle che non ci siamo, perché stiamo parlando di città e non di turisti. Prima parliamo di città e degli abitanti che ne costituiscono il tessuto. Poi, secondariamente parliamo di turisti e di economia turistica.
    Prima parliamo di come si vive in una città. Poi di tutto il resto.
    Quindi ragioniamo su come si abita, come ci si muove, come si va a scuola, come si studia e quanto si studia (il numero di analfabeti totali e degli scarsamente scolarizzati in provincia di Cagliari è spaventoso, lo dice l’istat non io), Ragioniamo della qualità della vita impipandoci dei turisti i quali vanno in città nelle quali si vive bene.
    Come si possa “sognare” di diventare città della cultura con i nostri valori di partenza in termini scolastici lo vorrei davvero capire. Una città della cultura che ha la sua università agli ultimi posti, sposta le scuole dal tessuto abitato (ha presente il liceo classico di via Peretti dove leggono Ovidio e quando escono vedono Selargius?) non sarà una città della cultura senza un’istruzione di livello elevato. E l’istruzione non si ottiene con la bottiglietta di birra in mano. “Città della cultura” a suon di bar e ristoranti? Non sarà possibile, vedrà. E meno male. E’ solo una bandierina da sventolare.
    Noi possediamo delle specificità interessanti, ma le stanno ammazzando un po’ ogni giorno cercando di imitare modelli e stili di vita che non ci appartengono.
    E la parola cultura è ancora più generica del termine “centri di aggregazione” che, inteso come lei temo lo intenda, è deleterio.
    L’esempio di Miami Beach non è casuale e credo rappresenti per alcuni “un sogno” (per me è un incubo) e rivela il solito “vorrei ma non posso” che fa di noi scimmiottatori di realtà lontane e spesso viste solo in televisione.
    Saluti

    • Francesco says:

      mi scusi anonimo, ma dopo questa risposta piovono a dirotto i punti interrogativi.
      lei mi contesta il termine grande città e mette in mezzo la candidatura del 2019, io le contesto la sua contestazione e le faccio notare la sua citazione, lei dice che per me cultura è la birra in piazza.
      fuoristrada.
      posso essere d’accordo col discorso sul nostro tessuto culturale, della vita in città ecc ecc. ma mi chiedo cosa c’entri.
      sopratutto se lei lo spaccia come tema portante del nostro discorso che, glielo ricordo, verte su un divieto secondo me stupido (senza offesa per il prefetto) e esecrabile, avente a oggetto un fenomeno preciso, e solo quello, in un luogo frequentato.
      il centro città è tante cose, non solo alcune come invece mi pare lo stia dipingendo lei.
      il centro è anche vita sociale sotto tutti i punti di vista. evidentemente è così, visto che a dirlo è la realtà davanti ai nostri occhi.
      ma qui si discute di un aspetto particolare di tutto ciò, non si ha nessuna intenzione di sconfinare.
      in proposito, punto interrogativo colossale sulla sua riflessione circa i punti di ritrovo e di aggregazione.
      cosa vuol dire la sua domanda sul cosa si fa quando ci si “aggrega”? cosa ha paura che si possa fare di strano?
      in genere cosa si fa nelle piazze, di giorno, cosa crede facciano le persone sedute sulle panchine, sulle scalinate, nelle piazze? e luogo di ritrovo deve essere solo un locale? ma anche no. le piazze esistono come luogo pubblico e di ritrovo, da sempre.
      e cosa differenzia gli “indigeni” dai “turisti”, in questo?
      in piazza sepolcro le dico che sono sempre stati presenti ragazzi cagliaritani come ragazzi stranieri, turisti, e alloggianti nei vari b&b del luogo.
      a questo punto, mi chiedo; ma a lei, di tutto questo, cosa da fastidio? il rumore? la sporcizia?
      ma è quello che io stesso condanno nella lettera!! tutto questo sudore per dire le stesse cose che dico io?
      lei parla di modelli da imitare, ma non capisco quali siano i modelli da imitare e quali da mantenere.sinceramente credo non ne esistano.
      lei è fuoristrada, caro anonimo, lo dimostra il fatto che continua a battere sul mio esempio di miami beach.
      glielo dico meglio, augurandomi di chiudere qua la questione; miami è stato per me il primo esempio passatomi per la testa, con una punta provocatoria al suo discorso (per me privo di fiato) sui numeri.
      non avrei mai creduto volesse spandere sudore su una battuta che mi sono dimenticato di aver fatto due secondi dopo averla scritta.
      in amicizia, ma le dico che vorrei chiudere queste parentesi fumose e tornare a parlare di provvedimenti e gestione della vita notturna del centro storico, non di altro.
      se per lei la soluzione è il divieto ottuso, per me non lo è, mi pare che il punto unico da affrontare sia questo.
      Cordiali saluti!

  6. anonimo says:

    Caro Francesco, Miami ha 400mila abitanti e l’area metropolitana ne ha 5 milioni e mezzo. Miami Beach, che ha 90.000 abitanti e non 50.0000, fa parte dell’area metropolitana.
    E Cagliari, che è l’area metropolitana meno popolosa d’Italia (circa 500mila abitanti di cui 160mila a Cagliari), è una città media nel nostro paese equivalente ad un quartiere di Roma o Napoli.
    Non ha trovato un paragone adeguato, gentile Francesco.
    Amministrare la nostra città non è un’impresa titanica anche se chi lo fa mostra di essere schiacciato da un compito immane che immane, invece, non è di certo.
    Ma tornando all’ordinanza le ripeto che è assurdo escludere Castello dove, espulsi da Marina e Stampace, si concentrano le birrette della prossima capitale europea della cultura che si manifesta la notte nella cosiddetta movida.
    O cancellano l’ordinanza (ma a me sembra un provvedimento civilissimo e ognuno beve quello che vuole a tavolino) oppure l’estendono anche a Castello. Ovvio.
    Oltretutto si crea una’ingiusta condizione di privilegio per i bar che non ricadono nel territorio indicato nell’ordinanza. Avessi un locale in Marina o Stampace ricorrerei di certo, sicuro di vincere.
    Saluti cordiali

    • Pistillone says:

      Hai ragione da vendere ma i primi a non capire un tubo sono i MORIBONDI DI PALAZZO BACAREDDA, parafrasando un romanzo di Bersezio.
      MA QUANDO VE NE ANDATE via che state facendo danni quanto un caterpillar guidato da un autista riempito di scioppini sino alle orecchie..Direte stavolta è il Prefetto che agisce in loco sindaci….
      La situazione è indecente come questa pletora, finora, di emeriti ignavi che non verranno riconfermati alle prossime amministrative.
      Mi stupisco come esistano persone, prive di onestà intellettuale, che continuano a difendere l’indifendibile.

    • Francesco says:

      Non sono d’accordo sull’estensione agli altri quartieri. posto che è probabile pure per me che certe persone potrebbero andare a concentrarsi in altri luoghi, castello lo vedo difficile candidato a questo, o comunque più in difficoltà rispetto alla realtà della marina. troppo morto come quartiere, troppo privo di luoghi di aggregazione, per ora.
      il bastione non sarebbe male, ma locali vicini (di target più basso rispetto al de candia e simili) non ve ne sono.
      condivido la sua previsione su un eventuale ricorso vincente al tar, anche se la partita potrebbe essere giocata sulle diverse realtà dei singoli quartieri.
      abbiamo idee diverse sul problema, lei vuole il divieto e io no, ma il suo discorso sui numeri lo trovo interessante e funzionale al mio; infatti buttando la questione sui numeri da ragione a me quando dico che la mancanza del comune è stata davvero censurabile proprio perchè i numeri, in altre realtà, son molto ma molto più grandi, e con queste le dimensioni dei relativi problemi.
      ma ragionando un attimo, vorrei evidenziare che io non ho detto che cagliari è una delle più grandi città d’italia per numero; piuttosto davo a intendere che gode comunque di una vitalità assolutamente centrale in sardegna (vince pure facile eh) e, perchè no, importante nel mediterraneo e in italia (lei stesso cita una candidatura per un certo primato europeo, nel 2019).
      poi se c’è chi è più grande di muscoli non credo possa esserci utile.
      l’esempio di miami beach voleva intendere questo (importante di suo come cittadina, pazienza se ha tot abitanti), forse sarebbe stato meglio (e più corretto sicuramente) citare una delle tantissime località italiane che avendo pochi residenti hanno comunque traffici di turismo e di vita interessantissimi, cosa a cui cagliari dovrebbe puntare usufruendo delle proprie forze, senza fare il discorso che noi siamo più o meno piccoli di altri.
      inoltre, le ricordo che il centro storico di cagliari è il centro vitale dell’area di 500.000 abitanti, quindi tracciare confini basandosi sulle scarse residenze attuali nei singoli comuni per me non serve, anzi credo che porti tendenzialmente a chiudere gli occhi su quella che è la vera portata del nostro bel centro storico.
      questo lo dico (e direi anche di chiudere il discorso sui numeri, tanto insipidi quanto quindi poco utili) proprio per evidenziare ancora una volta l’errore che si è fatto a far si che la situazione arrivasse a questo punto, per una questione che riguarda un intero quartiere e che invece è stata circoscritta a due piazze.
      e qui Lei fa un discorso azzeccatissimo, se lo si contestualizza alla marina e al centro storico, più che alla città tutta; gestire il problema, cosa che io ritengo centrale nella mia lettera, era un muro non scalabile? almeno si è provato a farlo?
      forse ci sono state serie difficoltà, non intendo giudicare senza conoscere, ma lo si dica, si faccia comunicazione politica, perchè è diritto di noi cittadini sapere cosa non si può fare dei nostri spazi, cosa si intende fare e come lo si intende fare.
      i divieti totalitari sono buoni tutti a farli emanare, i risultati non sono altrettanto facili da raggiungere.
      Chiedo scusa per il papiro, ma mi ha fatto piacere confrontarmi con Lei!
      Francesco

    • Anonimo, condivido il ragionamento, e’ quello che intendevo dire, ne conviene che cosi’ com’e’ e’ inutile tale ordinanza? Quindi logica vuole pensare in malafede, perche’ in tal modo, come tralaltro da lei scritto, si va a privilegiare un bar , locale o pub che sia fuori dalla “zona rossa”. E se non e’ un privilegio questo….marina si e gli altri no? Solo perche’ alla marina non si pulisce dopo la movida o si vebe troppo? A Villanova noo? In via santacroce nel famoso bar dell’amico degli amici non si beve? Non si fa casino? Allora scusatemi, mi vien da pensare veramente ad un atto di favoritismo, da parcte di chi e perche’ non lo so, ma io la leggerei in tal modo..visti anche tanti altri precedenti (vedi strane e orrende pensilinee autorizzate sia dal comune e ancor piu’ grave avallate dalla sopraintendenza, privatizando addirittura un angolo panoramico che dovrebbe essere di libero accesso per tutti , senza pensare di andare a disturbare chi sta’ al tavolino a pochi centimetri dal muretto la dove ormai non ci si puo’ nemmeno piu’ poggiare. MA agli abitanti di Castello, ahimè, e mi creda gli consoco bene, ma proprio bene, non hanno detto nulla, una parola, nemmeno i fatidici VIP residenti in zona. A loro daltronde, come alla maggir parte dei castellani, anzi degli abitanti in Castello, perche’ castellani si nasce non si diventa, sia ben chiaro per tutti, interessava solo il parcheggio…e a qualcuno il caffe’ gratis…meglio starmi zitto!!!
      Saluti

  7. anonimo says:

    Amsicora70, l’ordinanza l’ha fatta il Prefetto e non l sindaco. Excusatio non petita ecc. ecc.
    In tutti i casi se non viene estesa a Castello e Villanova crea una condizione di disparità intollerabile.
    Insomma pochi metri più in là ti puoi portare in giro anche una cassetta di birre (per esempio al Bastione) e pochi metri più giù l’esercente si becca 6666 euro di multa.

    • @Anonimo, non confonda la mescita di bevande (ossia servizio al banco) con la vendita al dettaglio..(es acquisto in supermercato) sono due cose completamente differenti.

      Esempio: se io vado in zona di divieto (Marina) entro in un bar e fuori dall’orario consentito acquisto una birra, per ordinanza non potrei, trasgedendo al divieto, l’esercente paghera’ una multa di 6666 euro (sembra il numero del diavolo, e sempre se verra’ beccato).
      Fin qui ok…questa e’ stata “mescita da banco”. Ma se io due ore prima dell’entrata in vigore del divieto, vado al Conad (giust epr fare un qualsiasi esempio) e mi compro 10 bottiglie di birra e me le porto con me, sia in Castello sia a Villanova sia alla Marina..mi scusi signor Anonimo ma nessuno ha il diritto di multarmi, in quanto non ho acqustato birra negli orari non consentiti, ne’ l’ho acquistata dai bar o locali all’interno dell’ “area protetta”..ma me la sono portata da me…e la posso bere dove voglio (se pero’ lascio le bottiglie per terra, allora sarei un mascalzone, e le autorita’ hanno non solo il diritto ma il dovere di multarmi).
      Poi a patto che non compro 10 birre e non me le porto in giro, a patto che raramente frequento quei locali, io faccio un ragionamento di principio e di logica. L’ordinanza cosi’ com’e’ e’ totalmente inutile, perche’ vieti la vendita non il consumo (veda il mio esempio sopra).

      Non so se ho reso l’idea del mio concetto!

      • Aggiungo che e’ illogica tale ordinanza perche’ come detto vieti la vendita e non il consumo nell’ “area protetta” e tale ordinanza e’ stata fatta per circoscrivere una problematica di quella determinata area , trascurando di fatto altre zone critiche come piazza yenne, via santa croce, ecc. ecc. e questo non e’ un modo di risolvere i problemi (legga il mio primo intervento su questo articolo).

      • Francesco says:

        in realtà è proibita anche la mera detenzione di contenitori in vetro quale sia la bevanda contenuta\bevande alcoliche quale sia il loro contenitore.
        quindi, se ho capito, una persona residente nella “zona rossa” che dovesse fare la spesa e tornare a casa con le bevande bandite (per mettersele nel frigo di casa propria) sarebbe multabile.
        una mancata previsione dei casi di mera detenzione avrebbe di fatto reso l’ordinanza inutile a sè stessa, mentre così com’è fa ridere. non sarebbe potuto essere diverso, perchè è l’idea di fondo a essere più che criticabile (imho)

      • Si Francesco esatto! Se torni a casa con la busta della spesa passando per la “zona rossa” potresti essere multato. )se questa e’ l’ordinanza) Salvo imbecillita’ del tutore della legge che potrebbe intuire per logica che stai tornando a casa con la tua spesa di birre per ubriacarti da solo davanti alla TV per la finale della coppa del mondo! Chissa’…ne vedremmo delle belle, ne sono certo…fatto sta’ che cosi’ come e’ fatta e’ un ordinanza a parer mio inutile, con tutto il rispetto per il prefetto..ma questa volta ha cag..scusate defecato fuori!!!Scusami Vito..se ritieni sia troppo offensivo…no problem..censura!! 🙂

  8. anonimo says:

    Un’ultima riflessione sui nostri vigili urbani, pochi, gentili, ma spesso impossibilitati ad accorrere per rispondere alle esigenze dei locali che chiamano al loro numero. Saranno pure pochi, ma se li chiami perché c’è chiasso non vengono (non ce la fanno, le pattuglie sono occupate da altre parti ecc. ecc.) però se una signora fa un sacrosanto gavettone su chi schiamazza accorrono subito e salgono perfino a casa della signora esasperata che è stata gentile a scaricare di sotto solo acqua. Una terrorista di Al Queida.
    Be’, è insolito oltre che comico.
    Il DNA della signora che affossa il turismo (non sono le blatte o i topi della Marina, neppure l’odore di urina perenne di Castello, i musei chiusi, l’anfiteatro chiuso, il Poetto che è grigio e sporco ad affossare il turismo) verrà reso noto a breve. Ma l’acqua è solo acqua e rinfresca più della birra. Si rassegnino i bagnati, ne bagneranno altri. Il gavettone è eterno e questo è forse solo il primo di quest’estate.
    Saluti

  9. anonimo says:

    Francesco, la nostra le sembra “una grande città”? Centosessantamila abitanti fanno una grande città?
    Dunque, partiamo dalla realtà. Questa è una piccola città e sta per diventare una cittadina.
    Però è la capitale di una regione spopolata, in disgrazia economica e culturale.
    Ad annusare l’aria nel centro storico non si sente per ora odore di cultura. Si sente altro.
    Il provvedimento del prefetto è sacrosanto e deve essere esteso al Castello.
    Nei locali – dotati di gabinetto – si può bere quello che si vuole e aspettare le conseguenze dell’alcol.

    • Francesco says:

      sinceramente non capisco che senso abbia metterla sul mero numero, come se fosse questo a fare l’importanza. miami beach è famosa in tutto il mondo, ha 50mila abitanti.
      Le dico quali sono stati gli effetti del provvedimento, ieri sera;
      dovevo incontrarmi con amici che non vedevo da un pò, per fare due chiacchiere.
      erano in ritardo, quindi mi sono seduto in piazza s.sepolcro per aspettarli.
      in piazza con me c’erano 20 persone, NESSUNA con bottiglie di bevande in mano.
      chiacchieravano tranquillamente. dai tavolini dei locali veniva il solito forte brusio, con qualche risata “forte”, in piazza tre bambine facevano un chiasso tremendo rincorrendosi, giocando e prendendo a calci delle bottigliette di plastica, di quelle da 0,5l d’acqua, buttate per terra da chissàchi.
      c’era il solito chiasso, perchè le persone per strada chiasso ne fanno, punto, siano sedute a un locale chic o su delle scalette.
      ah, dimenticavo, un locale stava sparando musica quindi c’era pure più chiasso.
      l’ordinanza non ha risolto niente, è fallita rovinosamente, perchè pza sepolcro, ieri, mi sembrava ugualmente sporchina e il rumore era lo stesso.
      lei, anonimo, dovrebbe essere il primo a giudicare negativamente tutto questo, dato che non si è arrivati a nulla.
      sono d’accordo con il timore che questa città rischi di diventare una cittadina, le capacità di gestione di certi amministratori e l’apertura mentale (senza offesa per nessuno, sia chiaro) di certi abitanti sono proprio da cittadina.

    • senzasenso says:

      io ho la soluzione, si chiude l’università di cagliari e si accettano solo turisti affetti da mutismo.
      Intanto molti lavoratori, finchè rimane la Ryanair e easyjet, i propri soldi li vanno a spendere sempre di più in Spagna, in Germania etc. dove, contrariamente a quanto scrivono falsi informati, nei quartieri della Movida si fa casino sino a tarda notte, si beve per strada e anche là (purtroppo) ci sono gli incivili che pisciano per strada .
      Vi elenco un po’ di quartieri a caso in cui c’è la movida, ma quella vera, non le sciocchezzuole che succedono a marina:
      kreuzberg, malasana, sol, calle elvira, barrio gotico, santa croce, etc.etc.

  10. Il problema qui come dice Francesco nella lettera gentilmente pubblicata da Vito, non e’ l’alcool o di per se’ la vendita delle bottoglie, e concordo pienamente con lui e spiego la motivazione:

    Sia per Castello in passato, Villanova, e Marina la prpblematica e’ sempre stata la stessa: la sicurezza e l’ordine pubblico e la successiva pulizia dell’area.

    Allora dico che bene avrebbe fatto l’amministrazione a gestire in maniera diretta e con coraggio (come facemmo noi all’epoca in cui la Circoscrizione 1 era ancora in vita, prendendoci glorie applausi ma anche pernacchie), ma con con coraggio!

    Qui pero’ la situazione e’ ancora piu’ complicata per il Sindaco, perche’ e’ vero che si e’ deciso (politicamente) e non e’ stato Zedda ma Floris nella scorsa giunta, e noi della circoscrizione 1 (ad appoggiare e proporre) di volere la zona pedonale e nuova vita in un quartiere che ormai stava andando allo sbando. Ma e’ altrettanto vero che per 10 anni non abbiamo fatto altro che proporre l’ordnaria e gestione della vita notturna.

    Piazze stracolme di gente, locali pubblici, bibite e aclolici venduti, non hanno senso se poi, durante e dopo questa attivita’ sociale e di divertimento non c’e’ un controllo della forza pubblica, quantomeno per prendere a calci negli stinchi chi schiamazza, chi sporca, chi deturpa, chi piscia e via discorrendo.

    Nello stesso tempo, alla fine del divertimento, come normale che sia (vedi Londra per esempio e nemmeno in pieno centro) si fa la pulizia delle strade.

    Vi ricordate il mercatino domenicale al bastione di Saint Remy quando ancora piazzale Trento forse nemmeno si chiamava ancora cosi? E bene, io mi ricordo perfettamente, perhce’ li’ ho abitato per tutta la mia vta. Dopo che I venditori, abusivi e non, andavano via, c’era un letamaio, nel vero senso della parola, ma prontamente alle ore 14 entravano in azione I dipendenti dell’allora SPAIC , operatori ecologici, che ripulivano da capo a fondo l’intero bastione.

    Allora dove voglio arrivare? Ci vuole volonta’ prima di tutto, e non se ne puo’ fare una questione plitica, ma di principio.

    Vuoi far casino e festa fino a tardi? Bene, non puoi pensare di farlo senza programmare l’immediate sucessiva pulizia dell’aera, e il controllo durante la festa stessa. Questo e’ il concetto!
    Lo si faceva prima non vedo perche’ non lo si possa fare adesso. Veramente non lo capisco.
    In quanto agli schiamazzi, per Castello c’era lo stesso discorso, ma li se ne faceva una questione di parcheggio oltre che di schiamazzo.
    Se invece ci foss eil controllo vi garantisc che certe situazioni non accadrebbero, e nemmeno i residenti si lamenterebbero, perche’ ve lo dico con tutta franchezza, l’anrchia da veramente fastidio, la maleducazione e l’insolenza non possono essere piu’ tollerati.

    Allora si agisca, si faccia, vedrete che aggiungendo i servizi le cose cambiano in meglio, voi direte “e perche’ mai i cittadini devono pagare uns ervizio supplementare per la pulizia e il controllo”? bene, allora lo paghino i gestori, un supplemento, per la pulizia e il controllo, daltronde garzie alla scelta dell’amministarzione comunale, loro stannio facendo tanti ma tanti soldi, e siamo sicuri che tutti fanno lo contrino? NO, perche’ a me in paizzetta Santo Sepolcro lo scontrino per una birra non me l’anno fatto, in ristorante (a pochi metri da piazzetta Savoia mi hanno chiest: “vuole lo scontrino fiscale”? Ma che domanda sarebbe? ecco..allora rimboccatevi le mani, amministratori e operatori, e agite per il bene, senza ordinaze fesseria (e non vedo peche’ piazza yenne non dovrebbe essere compresa e sanzionata, il poetto (che poi ci metto pure i piedi nel vetro e nel piscio).

  11. Roby59 says:

    Per risolvere alla radice il problema delle bottiglie abbandonate basterebbe regolamentare (non so se può farlo un sindaco, la regione o lo stato) la vendita di qualsivoglia prodotto contenuto in un contenitore (birra, aranciata ma anche latte e detersivo) facendo pagare una cauzione sul contenitore. Immediatamente il vuoto diventerebbe un “pieno” in quanto avrebbe un valore intrinseco e se non recuperato dal legittimo consumatore sarebbe “preda” di tanti altri. Questo avviene già, almeno dal 2006, in paesi quali la Germania, la Danimarca, la Svezia, la Norvegia e chissà in quanti altri. Per la maleducazione e gli schiamazzi, purtroppo, altro non si può fare che aumentare la presenza delle forze dell’ordine.

    • Francu says:

      D’accordo in pieno. Da noi non si vende in vetro, ma si spaccia plastica che è perfino peggiore. La cauzione è una delle soluzioni. A fine movida bolis biri pancabbesti pighendi bottiglie per farsi un po’ di soldi. Peraltro esiste anche un problema di cultura. Noi rispetto a germania, svezia abbiamo un deficit civico ormai incolmabile. L’educazione, le campagne di sensibilizzazione sono inutili. Conosciamo solo lo scrammento e la zirogna che sarebbe già qualcosa. Il problema é che anche la repressione é solo annunciata e la notizia di qualche multa sull’ugnone serve solo a illuderci.

  12. anonimo says:

    L’ordinanza riguarda solo i quartieri di Marina e Stampace. Non riguarda Castello. Insomma a pochi metri si può circolare con una birretta in mano e poco più in là non si può. E’ davvero ridicolo e dimostra che in questo modo alcuni locali (quelli di Castello) possono vendere perfino di più perché i loro vicini sono colpiti dall’ordinanza.
    Questo fatto, caro Biolchini, è quello che è e che sembra.
    Oltretutto Castello è un vero vespasiano e con l’astuta ordinanza lo diventerà sempre di più, visto che i birraioli si raduneranno là.
    Pochi mesi fa alcuni ragazzi di non so quale scuola, chiamati a rispondere su come avrebbero voluto la città per il famoso 2019, anno della città europea della cultura (sic), hanno risposto che vorrebbero una città profumata. Per ora il centro sa di urina e ci vorrà molta varechina.
    Infine per ripristinare un equo regime di concorrenza tra i locali sarà bene che l’ordinanza venga estesa a Castello dove ciondolano spesso ragazzi e ragazze ubriachi, oppure cancellata per tutti e che Dio ce la mandi buona.
    In tutti i casi ne hanno inanellata un’altra. Non è da tutti essere così costanti e metodici, ci vuole talento.
    Saluti

    • castellano says:

      Non solo, a Castello c’è chi è abusivo, con tavolini e quant’altro, da oltre un anno, quindi non in regola al 100% con tutte le normative che derivano da un aumento di oltre il doppio dei posti a sedere. Pur tralasciando il fatto che non gli potranno mai e poi mai concedere il suolo pubblico, lede (e non si fa certo scrupoli), i diritti degli altri (occupa spazi, anche di fronte ai portoni altrui, che mai potrebbe, senza il consenso di questi ultimi). Controlli? Meno di zero. Castello è ormai la terra di nessuno. Ora vediamo se per questa giunta è una scelta, se lo fosse, sarebbe un azzardo.

  13. amsicora70 says:

    Qualcuno sa dirmi come l amministrazione avrebbe dovuto affrontare il problema del rumore (perché è questo l’unico vero problema della marina che che se ne dica)? Chiudere il centro storico a mezzanotte con le camionette stile coprifuoco? Chiudere i locali? Continua la tua guerra contro il sindaco Vito, ormai pubblichi qualunque cosa pur di dargli contro

    • Io non faccio la guerra a nessuno (anche se forse c’è qualcuno che la fa a me…) ma stimolo il dibattito. Questo è un tema di cui in città si sta dibattendo molto, se mi arriva una lettera interessante da parte di un lettore cosa faccio, non la pubblico perché altrimenti sembra che io ce l’abbia con l’amministrazione Zedda? Questo atteggiamento è imbarazzante, ed è quello che ormai da tre anni tengono i più fidi sostenitori del sindaco. Non capendo che così danneggiano lui e la sua esperienza di governo.

      • amsicora70 says:

        Quali sono in concreto le misure che il comune avrebbe dovuto adottare e invece non ha fatto per combattere il chiasso e i rifiuti lasciati per strada? In cosa in concreto ha sbagliato? Facile dire è colpa dell’amministrazione senza proporre alcunché; così facendo si resta nell’alveo del buonismo come la lettera (non me ne voglia il suo autore) e del piove governo ladro; difetti di cui è vittima anche l umile tenutario visto il tenore degli interventi che pubblica

      • L’ordinanza del prefetto l’avrebbe dovuta adottare il comune: l’intervento del prefetto segnala invece la totale assenza della politica. Inoltre, aggiungere cestini e svuotarli con maggiore frequenza sarebbe stata un’altra soluzione possibile.

      • paulsc says:

        Vito, ma bisogna tenere presente anche il luogo. Non si può riempire una piazza come quella di cestini, o di cassonetti, come se fosse un’isola ecologica. Anche i cestini vanno posti con criterio, anche estetico.I cassonetti ci sono in piazza Dettori, nel largo Carlo Felice, nei pressi di via Torino etc. Tutte vie che si deve fare a ritroso per andare a riprendere le proprie auto dopo esser stati nel quartiere. Perciò, basterebbe rimettere tutto nella busta, e se i cestini della piazza fossero pieni, gettare la spazzatura mentre si va via. Per chi chiede maggiore frequenza nella pulizia, è già così. Nella mia via non c’è certo la pulizia la domenica mattina, come invece avviene in molte parti del centro storico, compresa piazza san Sepolcro. Questo non per fare una difesa d’ufficio, ma il blog è molto letto, e non tutti sono di cagliari e al corrente dell’organizzazione della pulizia delle varie parti della città.

      • santapazienza says:

        Ci sono cose che competono ai giornalisti, altre che competono a chi governa la città. A ciascuno il suo mestiere, caro Amsicora 70. Ma secondo lei, dovrebbe essere Biolchini a trovare soluzioni al problema della movida e alle accorate osservazioni di un cittadino che, peraltro, esprime un’opinione diffusa a cagliari? Quindi Biolchini deve proporre qualcosa oppure tacere?
        E il sindaco, la giunta, il direttore generale, lo staff (un bel pacco di soldi pubblici) che ci stanno a fare? A tre anni dal loro insediamento possono continuare a lagnarsi, a turno, dei caddozzi, degli abitanti dormiglioni del quartiere marina, del patto di stabilità, delle amministrazioni precedenti e del destino cinico e baro? Dai, Amsicora 70, troppo facile accusare BIolchini di far la guerra al sindaco!
        Personalmente, credo che la giunta zedda abbia dilapidato il suo patrimonio perdendo l’occasione di creare coesione sociale, senso di appartenenza, partecipazione, inclusione e amo re per questa città. Tutte cose che rappresentavano il pezzo forte del repertorio di zedda in campagna elettorale e che si sono scontrate miseramente con una pratica politica del tutto opposta.
        Mi creda, Amsicora 70, i giornalisti (anche quelli che raggiungono la maggioranza dei lettori) non stanno attaccando zedda! Per raccontare il fallimento di questa aministrazione basta osservare il sindaco e il suo entourage andando un po’oltre la retorica delle conferenze stampa autocelebrative.
        ho letto, nei giorni scorsi, una dichiarazione rilasciata , a precisa domanda di un giornalista, dallo staff del sindaco sulla contestata ordinanza del prefetto. Diceva che il sindaco ne condivide lo spirito, ma non ne ha adottata una analoga perché ci aveva già pensato il prefetto (!). Inutile dire che la responsabilità di governo è una cosa ben diversa … almeno per noi “pallosi”. Voglio farvi ridere prendendo in prestito un post che ho visto su facebook: vorremmo stendere un velo pietoso, ma abbiamo esaurito le mollette

    • Francesco says:

      Mi permetto di infilarmi in questo botta e risposta in quanto sono l’autore della lettera e rispondo sul problema dell”affrontare il problema”.
      Non dico affatto che la responsabilità del gestire (una grande città, per giunta) sia roba da poco, anzi.
      Credo sia una difficoltà di per se l’iniziare a guardarsi intorno per cercare una soluzione a questioni che spesso hanno molte sfaccettature, e per questo chi amministra dovrebbe godere del rispetto, prima che dell’insulto.
      Ma da elettore (all’epoca convintissimo) della giunta attuale, sono deluso; possibile che prima di arrivare al punto in cui siamo, non si potesse tentare qualche strada meno violenta ma sopratutto più realistica?
      Qualche soluzione l’ha suggerita ad esempio Roby59, in un commento qui sopra. Non che esista la soluzione toccasana a tipu bacchetta magica, ma almeno tentare?
      E per gli schiamazzi, evidenzio meglio un passaggio della mia lettera.
      In genere in quella zona, la sera, c’è brusio forte, unito a qualche urlo sporadico.
      Urla forti e continuate sono meno frequenti di quel che forse si crede.
      Il rumore viene in grandissima parte anche dai tavolini all’aperto dei locali.
      Tradotto; l’ordinanza dubito risolverà il problema del rumore.
      Responsabilizzazioni da parte dei gestori sulla propria clientela, unitariamente a controlli della Polizia locale da farsi su chiunque a partire da una certa ora, forse sarebbero state soluzioni già meno infattibili.
      Probabile che l’amministrazione non abbia potuto fare altro che lasciare che il prefetto prendesse il bastone, chissà.
      Ma che lo si dichiari, se davvero è andata così.

  14. Lantanio says:

    La giunta Zedda è un totale disastroso fallimento.
    Non ne ha azzeccata nessuna, tranne, qualche rotonda…..Ha l’appeal di una modella col burqa, non fa vedere niente e quel che fa vedere è da colica renale.
    C’e’ poco da dire, zero in comunicazione, zero in risultati.
    Zedda dovrebbe autobogarsi, sarebbe un bene per tutti.
    Grazie

  15. Sinceramente non ho capito il senso del discorso.
    “Vivere” una piazza, un quartiere o una città non vuol dire renderla un immondezzaio e fare ciò che si vuole.
    Dico bravo a Francesco che rispetta le leggi, non sporca e non disturba la quiete pubblica, ma cosa centra la giunta Zedda davanti alla maleducazione delle persone.
    Anche cento cestini in più non risolverebbero il problema. I maleducati rimangono tali e continuerebbero a lasciare le bottiglie dove fa più comodo a loro ed a far rumore perché il fracasso continuo e confuso di voci, urletti striduli non puoi risolverlo con un cestino in più, ma solo con buon senso, rispetto ed educazione. Il problema è molto più grande. Viviamo in una società dove non si rispettano più le regole e non si ha rispetto del prossimo, in questo caso di chi è direttamente coinvolto perché vive nei quartieri interessati, degli addetti alla pulizia che hanno un aggravio di lavoro ma anche di tutti i cagliaritani su cui gravano i maggiori costi(cestini, idropulitrici e straordinari). Da questa situazione, se il rapporto è quello che tu dici 80(come te) vs 20, ma io ho dei dubbi e penso sia l’opposto, chi esce sconfitto è l’80%.

    • Francesco says:

      Ciao Paolo, credo che invece abbia capito bene, perchè quello che dici tu è esattamente quello che volevo dire io nella lettera.
      Non esiste che vivere un luogo equivalga a sentirsi autorizzat* a sporcarlo, cosa che purtroppo certe persone continueranno a non capire (come giustamente dici tu).
      Ma proprio per questo, se non ci si potrà mai definitivamente liberare dei cafoni, almeno si cerchi di prenderli in contropiede, cosa che non è stata fatta, cosa che ordinanze-mannaia non possono fare (secondo me).
      Resta che qualsiasi luogo va curato in base alle sue esigenze, a prescindere. E un luogo turistico ha più esigenze di altri luoghi, così come per esempio un locale pubblico va pulito più spesso di una casa privata (che va curata ugualmente).
      Ora con l’ordinanza prefettizia il problema è risolto?
      Secondo me no, e l’80% che doveva subire cafoni da una parte e abitanti alcune volte esagerati dall’altra esce nuovamente sconfitto.

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