Politica / Sardegna

Pigliaru non dialoga (e dunque non comunica). E l’economia della conoscenza? Abbandonata al suo destino…

Vito pone il problema dei mille euro al mese a quarant’anni e io penso che questo problema sia più importante della rimozione del Direttore generale della Conservatoria delle Coste, che invece per altri è ‘il problema’.

E così, in una calda domenica di fine giugno, mi trovo ad essere paradigma della crisi sarda in un confronto molto serrato tra due intellettuali di grande spessore come Silvano Tagliagambe e Paolo Maninchedda (oggi anche assessore ai Lavori pubblici della giunta Pigliaru). Il primo ha affidato a Sardegna Soprattutto la sua riflessione dal titolo “La comunicazione, la fiducia, la partecipazione e il potere”, il secondo ha risposto dal blog Sardegna e Libertà con il post “La comunicazione, il mirino guasto, l’aglio e le cipolle”, da cui ho tratto le righe che avete letto all’inizio.

In politica porsi delle priorità è tutto, ma non è semplice stilare elenchi di cose da fare prima e cose da fare dopo, né tantomeno rispettarli. E’ evidente che il ruolo dell’opinione pubblica è quello di cercare di condizionare gli esecutivi, proponendo temi che magari si ritiene siano dimenticati o poco valorizzati, oppure cercando di incidere direttamente sulle politiche in atto: la democrazia funziona così.

Tra governi e opinione pubblica (nelle sue varie forme, rappresentate soprattutto dai mass media e dagli opinion leader) vi è dunque un rapporto dialettico fatto di continuo ascolto e scambio. Una “interazione dialogica” che poi a ben guardare è anche ciò che sta al centro del concetto di “comunicazione” (e non a caso se questa parolina magica, “comunicazione”, è presente nei titoli dei post sia di Tagliagambe che di Maninchedda, qualcosa vorrà pur dire), concetto che è ben diverso da quello di “informazione” (io ti dico quello che voglio, poi se ascolti o capisci veramente è un problema tuo e non mio).

Senza dialogo dunque non c’è comunicazione, e senza dialogo manca anche la partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini.

La giunta Pigliaru sta dialogando? Direi di no. Mi ha colpito molto la “non risposta” data al duro editoriale firmato da Marcello Fois e pubblicato dalla Nuova Sardegna qualche giorno fa. So bene che anche una “non risposta” è una risposta (Watzlawick docet), ma questo esecutivo sembra capace solo di “non risposte”: non risponde a Fois, e (si parva licet) non risponde neanche all’umile tenutario di questo blog e a tanti altri. Insomma, non dialoga (ovvero non comunica) efficacemente con nessuno.

In sé la cosa non sarebbe neanche tanto grave se la macchina informativa della giunta fosse così efficace da poter fare a meno dello scrittore nuorese e del sottoscritto, e cioè dei cosiddetti “opinion maker”. C’è però un piccolo problema: che l’informazione da sola non basta, degli opinion maker la comunicazione contemporanea non può fare a meno, e che questa giunta in alcuni ambiti a mio avviso sta anche informando male. In che senso?

Io appartengo alla scuola di chi ritiene che “rem tene verba sequentur”, cioè che se conosci bene l’argomento che devi trattare non ti mancheranno le parole per illustrarlo; ovvero ritengo che le cose buone in gran parte si raccontano da sole. Per me, se un esecutivo ha dei veri problemi di comunicazione solo quando ha dei seri problemi politici, cioè quando sta governando male.

Sono le cattive politiche a generare cattiva informazione (come già provai a spiegare nel post “Perché la giunta Zedda sta perdendo consensi e la comunicazione non c’entra nulla”) e non viceversa. Il caso della Conservatoria delle Coste è esemplare: più la giunta si ostina a informare, più fa danni (come dimostra l’intervista resa oggi all’Unione Sarda dall’assessore all’Ambiente, Donatella Spano).

Dunque Pigliaru ha problemi di comunicazione nella misura in cui non risponde alle domande che arrivano dalla società, dagli intellettuali e dagli opinion leader. E non risponde sia perché non vuole rispondere (vedi il caso Fois) sia perché non capisce che, se si limita ad informare e non attiva un dialogo, di fatto non comunica.

Mi rendo conto che dialogare non è semplice, ma se non lo si fa non ha senso invocare generici problemi “di comunicazione” quando le cose non vanno come ci si aspettava.

Pigliaru però ha anche problemi oggettivi di informazione perché ci sono assessorati nei quali questi primi cento giorni si è prodotto poco e nulla. E il poco e il nulla come lo vuoi comunicare?

E qui veniamo al dunque, cioè a me, paradigma della crisi sarda per scelta dell’assessore Maninchedda. Dire che sono un quarantenne a mille euro al mese è riduttivo, perché io appartengo ad una speciale categoria: quella di coloro che lavorano nel settore della conoscenza. Siamo in tanti ormai, che si occupano trasversalmente di prodotti culturali, che lavorano nel settore della comunicazione (vecchia e nuova), della creatività, delle nuove tecnologie. Si dice sempre che è il settore del futuro, ma a vedere quanto fatto finora dalla giunta Pigliaru c’è da restare senza parole. Non solo non si è agito sulla nuova frontiera, ma si è rimasti insensibili davanti anche alle sorti delle vecchie industrie culturali: l’editoria sarda è stata umiliata, i licenziamenti di Sardegna Uno accettati senza colpo ferire, il settore dello spettacolo ignorato (ed ora si attende la mannaia dei tagli ai contributi), il tema centrale della lingua sarda abbandonato al suo destino, il cinema sardo attende ancora di essere governato come si merita.

E’ evidente che in questi primi 100 giorni la giunta Pigliaru non ha fatto praticamente niente per incentivare l’economia della conoscenza, e di questo passo il vostro paradigmatico amico continuerà a lungo a guadagnare (quando va bene) mille euro al mese, senza nessuna garanzia per il futuro.

Dunque caro presidente, quando arriverà il tanto atteso cambio di rotta nella gestione di un settore nel quale la Sardegna è drammaticamente indietro, come ha bene rilevato anche una recentissima indagine della Fondazione Symbola-Unioncamera? Se è vero quanto afferma l’assessore Maninchedda, cioè che le sorti di quelli come il sottoscritto vengono prima della rimozione del direttore generale della Conservatoria delle Coste, quando inizierete ad occuparvi di noi?

Bisogna cambiare, e anche in fretta. Con una avvertenza: le politiche culturali non vanno lasciate in mano alla sinistra: mai, assolutamente. Ormai c’è una vasta letteratura a riguardo, tra la sinistra e la cultura c’è un abisso ormai incolmabile, la sinistra fa danni in molti settori ma mai come in quello culturale dove ogni sua mossa risulta letale.

Volete sapere perché? Di questo parlerò più diffusamente in uno dei prossimi post.

 

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5 Comments

  1. teresa says:

    A proposito di comunicazione, proprio questa mattina leggo sull’Unione, in un’articolo sull’apertura della caccia(che si sa è un’argomento spinoso)che l’assessore all’Ambiente .Spano sarebbe favorevole all’attività dei cacciatori ritenuti quasi”guardiani”dell’ambiente(sempre secondo l’assessore).Ma può nel 2014, (con le devastazioni quotidiane a cui assistiamo),un responsabile dell’ambiente di una Giunta di sinistra,fare una dichiarazione simile!?

  2. Paolo1 says:

    E se Pigliaru assumesse alcuni dei giornalisti licenziati da Sardegna Uno per gestire la comunicazione della Giunta? (Magari al posto dei colleghi da tempo in pensione ripescati recentemente?) Così, giusto per dare un segnale…

  3. Vito, due cose mi fanno pensare, del tuo scritto:
    I°, “l’editoria sarda è stata umiliata, i licenziamenti di Sardegna Uno accettati senza colpo ferire, il settore dello spettacolo ignorato (ed ora si attende la mannaia dei tagli ai contributi), il tema centrale della lingua sarda abbandonato al suo destino, il cinema sardo attende ancora di essere governato come si merita”. è probabile che sia così come dici; o la giunta non sa comunicare oppure realmente ha latitato, ed il consiglio (che legifera e programma in materia) uguale.
    II°, non percepisco una tua proposta in merito; o pensi che competa solo ad altri oppure non vuoi fare il presuntuso che ha le soluzioni in tasca… 🙂

  4. Francesco Sechi says:

    Ore 11.30 di lunedì 30 giugno 2014, tira maestrale nell’arcipelago di La Maddalena, benissimo, lasciamo perdere il mare e andiamo a visitare la casa di Garibaldi a Caprera. Tempo un quarto d’ora e siamo lì ma……cancelli sbarrati per noi, per un gruppo di spagnoli, per un autobus carico di russi e per chissà quanti altri. Motivo? E’ lunedì e il ministero non consente l’apertura di lunedì, ci raccontano . I dipendenti sono dentro la casa museo, vorrebbero aprire anche perché stanno lì a fare nulla ma non possono. Tira un maestrale tremendo……tutti al mare…..

  5. Grazie ad Anonymus Sardus per il suo contributo. Non l’ho pubblicato perché ho già esaurito il budget per le spese legali per l’anno corrente. Grazie comunque per la testimonianza

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