Politica / Sardegna

Ci scrive Fernando Codonesu: “Partiti e società civile, quale rapporto in Sardegna?”

Fernando Codonesu ha fatto una cosa fuori dal comune: si è dimesso. Dopo essersi presentato alle elezioni regionali ed aver constatato di non aver avuto l’appoggio di coloro che appena venti mesi prima lo avevano eletto sindaco di Villaputzu, ha fatto un passo indietro. Ma in questo intervento Codonesu, oltre che spiegare i motivi della sua scelta, apre anche un dibattito sul rapporto tra società civile e partiti.
Dal mio punto di vista oggi in Sardegna ci sono associazioni, gruppi e comitati che hanno idee ma non hanno la forza per imporsi elettoralmente (e la vicenda di Sardegna Possibile io la leggo soprattutto in questa chiave, come il tentativo fallito di una parte della società civile di sfidare in campo aperto partiti), e al contrario ci sono partiti senza uno straccio di idea che però hanno risorse e rapporti e che, al netto della fuga in massa degli elettori dal voto, consentono loro di selezionare una classe dirigente non sulla base delle idee e delle capacità dimostrate sul campo ma su quella della mera appartenenza a cordate di potere. La composizione della giunta Pigliaru (con tutti gli annessi e connessi) ne è la eclatante riprova.
I partiti servono alla democrazia ma senza idee producono solo lottizzazione: la società civile (termine che non mi piace particolarmente ma che uso qui per indicare tutto ciò che è politico senza essere partitico) ha idee ma senza una organizzazione efficiente (che non si costruisce da un giorno all’altro) non riesce ad incidere nella società. E quindi, che si fa? Il dibattito è aperto.

***

Lo scorso 30 aprile è stato il mio ultimo giorno da sindaco di Villaputzu. Sento l’esigenza di ringraziare di cuore tutti coloro che mi sono stati vicini in questa esperienza per me molto importante. Esperienza che mi ha consentito di rinsaldare una profonda ed antica relazione con la terra che mi ha dato i natali.

Ho dedicato cinque anni a lavorare per e con la mia comunità, sempre rinunciando a ogni tipo di remunerazione. Ho incominciato nel mese di dicembre del 2008, in qualità di esperto della Commissione che ha analizzato i risultati dell’indagine ambientale sul Poligono Interforze del Salto di Quirra, e ho continuato fino al mio ultimo giorno da sindaco, il 30 aprile appunto, che si è concluso con l’approvazione definitiva del Piano Particolareggiato del Centro Storico.

Le dimissioni sono un fatto eccezionale e, per quanto mi riguarda, sono state e continuano ad essere una decisione sofferta e molto dolorosa.

In occasione delle elezioni regionali ho accettato nel ruolo di indipendente la candidatura con SEL, in qualità di principale alleato del Partito Democratico e preferendola ad altre richieste provenienti da forze politiche a me vicine e persone da me stimate come Sardegna Possibile e Rossomori (Michela Murgia e Gesuino Muledda, rispettivamente).

Il riferimento era un partito di sinistra in quanto persona di sinistra, e il mio intendimento era quello di contribuire a portare competenza e cultura di governo nel Consiglio regionale in nome e per conto della comunità da me rappresentata.

L’elezione del sindaco avviene con il sistema maggioritario. La forza, la legittimazione, la capacità di rappresentanza e di negoziazione in tutti i luoghi decisionali di un sindaco dipendono esclusivamente dal consenso della popolazione e dalla compattezza della propria maggioranza.

Un sindaco che si candida ad elezioni di livello sovraordinato, nel mio caso le elezioni regionali, rappresenta gli obiettivi, i contenuti e tutti i temi portati avanti nella propria azione amministrativa a favore della comunità rappresentata.

I voti che ho preso, 1.130, non sono stati sufficienti per la mia elezione. Fin qui nessun problema, naturalmente. Dal mio punto di vista, l’elettorato e solo l’elettorato è sempre regista e produttore del film in cui recitano il sindaco e la propria maggioranza.

Ho esercitato il mio ruolo di sindaco senza favoritismi e clientele, ma facendo attenzione alle istanze della comunità e avendo come guida i problemi di tutti i concittadini. Certo, quando non si poteva far niente, ho detto all’interlocutore che il Comune non era in grado di intervenire, ma sempre con la disponibilità, l’attenzione e la sensibilità doverosa nei confronti di tutti gli interlocutori.

Questo ho fatto e questo so fare, non altro.

Nel 2014, lo stesso programma, nel frattempo dispiegato in tutta la sua forza nei venti mesi di amministrazione, è stato bocciato dall’elettorato. E si è trattato, nella mia percezione, di un giudizio totalmente negativo e irrecuperabile.

Gli iscritti alle liste elettorali di Villaputzu sono 4.800, di cui 3.500 rappresentano l’elettorato attivo. I voti che ho preso a Villaputzu per le elezioni regionale del 16 febbraio sono 400 che rappresentano esattamente l’8,3% degli iscritti nelle liste elettorali e appena l’11,4% dell’elettorato attivo.

Insomma, in appena venti mesi, con tutte le attività messe in campo nella realizzazione del programma, anziché aumentare il consenso ho perso ben il 75% dei voti: per spiegare un simile risultato la mia azione amministrativa dovrebbe essere classificata come un vero e proprio disastro!

Comunque si vogliano interpretare i dati, la conclusione lineare dettata dalla logica e dal buon senso è che l’azione da me svolta come sindaco è stata condannata senza appello.

Come è ben noto, io non ho ragionamenti partitici da fare, né sono solito arrampicarmi sugli specchi per “giustificazionismi” che rivelerebbero il solito abbarbicamento alla poltrona.

Sinceramente non riesco a comprendere le polemiche che girano su questo caso semplicissimo, almeno dal mio punto di vista: senza il consenso della popolazione e senza la maggioranza si va a casa. Non ci sono altre strade percorribili, a meno che uno non abbia interessi privati, o altre motivazioni nascoste da difendere e tutelare.

Mi sono dimesso perché il regista/produttore del film, cioè l’elettorato, in cui stavo recitando la parte del protagonista ha deciso che il copione e il protagonista non andavano più bene, anzi erano da cambiare totalmente: da lì i 400 voti.

Da qui la decisione unica sul campo: quando si è percepiti e vissuti come un problema è necessario farsi da parte per il rispetto dell’elettorato e della stessa istituzione che si intende rappresentare.

Per tale motivo, per una linearità di comportamento e coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, so di avere agito secondo coscienza e nel pieno rispetto di quella comunità che due anni fa mi aveva scelto come suo degno rappresentante e che oggi, con un voto libero, ha deciso diversamente.

L’elettorato va rispettato sempre: quando è favorevole e quando è contrario.

Per cui, per favore, non è la mancata elezione che è un dato normale in una competizione (ci mancherebbe altro!), è il non essere stato votato a casa propria che mi ha fatto decidere per le dimissioni: in poche parole, è la delegittimazione e il depotenziamento del mio operato che mi ha tolto ogni ulteriore possibilità di ripartenza.

Dal mio punto di vista, senza il consenso è necessario farsi da parte sempre, ma soprattutto quando si è all’interno di un sistema maggioritario.

Peraltro questa esperienza e il suo epilogo mi obbligano anche a procedere con valutazioni più generali che hanno sì una radice antica, ma oggi sono più attuali che mai.

Quale possibilità di “fare politica” c’è per soggetti singoli o associazioni o movimenti, per esprimere anche dall’opposizione, eventualmente, una cultura di governo al di fuori dei partiti, oggi purtroppo sempre più comitati elettorali e totalmente altro rispetto a quanto previsto nella carta costituzionale?

Perché l’onestà, la competenza, la rettitudine e la dirittura morale quando si affacciano nella vita pubblica considerando il bene comune come principio fondante destano “scandalo” e si continua a subire (a prediligere?) la fascinazione dei Barabba di turno?

Ritenevo che le piccole comunità potessero naturalmente rappresentare un luogo e uno spazio/tempo di rigenerazione e riforma dei partiti e su questo mi sono speso convintamente in tutta la mia esistenza, ma questa mia ultima esperienza sembra contraddire fortemente questo mio convincimento.

I partiti attuali, al di là del cambio del nome a cui abbiamo assistito in questi ultimi venti anni, sono rigenerabili o per lo meno riformabili? Essendo associazioni di natura privata, al di fuori di ogni controllo di tipo pubblico, ne ho sempre dubitato: oggi ne sono ancora più consapevole (per chi non lo avesse già fatto suggerisco al riguardo la lettura del “Manifesto per la soppressione dei partiti politici” di Simone Weil), ma so e continuo a credere che non bisogna arrendersi allo status quo.

Sono questi i temi sui quali mi sto interrogando da tempo e che penso possano e debbano essere argomento di riflessione per gli elettori e la cittadinanza tutta.

Personalmente vorrei continuare a pensare in un possibile rapporto bidirezionale capace di autoalimentarsi tra i partiti riformati e la società civile. Un rapporto strutturato e costante, con obiettivi verificabili ciclicamente e non solo nelle varie elezioni, che permetta di portare nelle istituzioni e nei luoghi decisionali la capacità di elaborazione politico culturale originale, propria della società civile almeno a partire dalla fine della prima repubblica e non delle attuali oligarchie di partito che pensano soprattutto alla propria autoconservazione.

La domanda che mi pongo è, in ultima analisi, se c’è ancora una concreta possibilità per la società civile di incidere con un rapporto costruttivo e, aggiungo, anche critico con le istituzioni di governo, con quali modalità operative si può agire?

Naturalmente, se tale osservazione vale per il governo dell’Italia, dal mio punto di vista deve valere a maggior ragione per le istituzioni regionali, per i partiti e per i movimenti politici presenti in Sardegna.

In conclusione, intendo rassicurare coloro che hanno accompagnato questa mia esperienza e ne hanno condiviso il percorso sul fatto che continuerò ad occuparmi comunque del bene comune in quella grande abbazia che è la società in cui viviamo, non più come “priore pro tempore” di una piccola comunità, ma da semplice confratello che lavora, vota e si confronta con gli altri perché è la vita stessa di ciascuno di noi che è Politica.

Fernando Codonesu

 

 

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19 Comments

  1. Sergio says:

    Conosco Fernando Codonesu da un po’ di tempo e ne apprezzo soprattutto le competenze professionali.
    Ho sempre pensato: non male per la comunità di Villaputzu, soprattutto in un periodo come quello attuale in cui, grazie soprattutto all’attività della magistratura, è diventato di dominio pubblico il problema dell’inquinamento ambientale derivante dalla presenta militare. Ad avercene amministratori con queste competenze…
    L’uomo gusto nel posto giusto: potrei sbagliare, ma mi risulta che si deve alla sua breve amministrazione una quantificazione puntuale dei danni ambientali. I suoi predecessori hanno fatto altrettanto, a parte il medico che ha pagato in prima persona?

    Non conosco abbastanza la storia amministrativa di Villaputzu…

    Dopo…, si possono fare tantissime considerazioni su intenzioni, scopi non dichiarati, intangibili impliciti…
    Se Fernando Codonesu avesse preso gli stessi con i quali è stato eletto sindaco, cosa avrebbe deciso? Gli stessi voti sarebbero stati sufficienti per eleggerlo consigliere regionale? Da quello che è successo dopo, probabilmente no. Prima non c’era nessuna certezza…

    Mancandogli i voti della sua comunità, come avrebbe dovuto interpretare questo segnale?
    Sfiducia? Non condivisione del suo operato? Che altro?

    Poi è chiaro che c’è un problema di chi l’ha sostenuto, soprattutto se appartiene a un partito piuttosto che ad un altro. Le stesse intenzioni, scopi non dichiarati, intangibili impliciti… possono essere attribuite anche a loro…
    …“Noi siamo pronti a stare al loro fianco”… Cosa vuol dire? Andare a traino di altri? O far valere, al momento opportuno, possibilmente vicino alla scadenza della presentazione delle liste, i numeri da maggioranza relativa.

    Una tessera di partito non compensa la carenza di competenze e oggi amministrare significa soprattutto trovare soluzioni a problemi complessi…
    Questa è la vera sfida di Villaputzu … sia di destra che di sinistra (partiti).

    Saluti

    Sergio

  2. coordinamento circolo pd villaputzu says:

    Dopo appena un anno e mezzo Villaputzu è senza Sindaco: Fernando Codonesu, il plurilaureato che aveva detto e scritto che con il suo programma sarebbe stato in grado di creare sviluppo per il nostro Comune in una prospettiva di almeno venti anni, ha fatto le valigie ed è scappato via lasciando il Paese in balia di se stesso e nell’incredulità totale la sua maggioranza e chi lo aveva sostenuto.
    Eppure aveva preparato tutto con meticolosità per la sua discesa facendosi prima nominare come esperto nella commissione del Senato, utilizzata poi per la candidatura a Sindaco in preparazione del suo vero obiettivo: diventare consigliere, anzi assessore regionale e perché no, visto che c’era Presidente della Giunta della Sardegna!
    Ma ai cittadini di Villaputzu è bastato poco tempo per conoscerlo e mal sopportando di essere stati presi in giro hanno avuto la capacità di reagire e manifestare tutto il loro malcontento non appena avuta l’occasione.Purtroppo Villaputzu sta già pagando e soprattutto pagherà per le scelte sbagliate che l’ex sindaco ha fatto. Basta citarne solo due: la scellerata posizione assunta sul Poligono e l’applicazione dei vincoli previsti dal nuovo strumento urbanistico comunale per il quale ha avuto già modo di vantare tutto il suo impegno per l’approvazione.
    Avevamo visto giusto quando dicevamo che non si poteva dare il sostegno ad una coalizione guidata da una persona che non accettava il dialogo ed il confronto, che non sarebbe bastato vincere, che poi sarebbe servito l’impegno di tutti per amministrare bene questo nostro paese.
    Siamo dispiaciuti di aver avuto ragione!
    Ma se Codonesu è scappato noi qui eravamo e qui siamo. Ed è da qui e subito che bisogna ripartire per ricostruire quei rapporti, purtroppo anche sociali che si sono incrinati, nel frattempo tra i cittadini per il clima di scontro e conflitto che l’ex sindaco ha voluto instaurare a Villaputzu. Allo stesso tempo siamo sicuri che Villaputzu saprà ritrovare il suo cammino verso un futuro migliore, scegliendo al suo interno una squadra di donne e uomini che con umiltà e impegno individuerà la strada giusta da percorrere per risollevare il paese e renderlo nuovamente appetibile dal punto di vista residenziale, imprenditoriale e turistico.
    Noi siamo pronti a stare al loro fianco.
    Sin da ora. Siamo pronti a rimboccarci le maniche, superare divisioni e steccati, aprire un serio confronto fra le forze politiche e sociali per riprendere quel percorso interrotto bruscamente due anni fa all’arrivo dell’arroganza e della prepotenza che ha distrutto tutto ciò che ha trovato lungo il suo percorso. Non abbiamo bisogno di inventarci niente, non siamo per progetti campati per aria o per realizzazioni di cattedrali nel deserto. Il nostro sarà un progetto concreto che partendo dalla produzione primaria riqualifichi il nostro territorio così per troppo tempo martoriato materialmente e mediaticamente. Ci rivolgiamo a tutti i cittadini e in particolare ai giovani che forse sono stati coloro che sono rimasti i più delusi da questa vicenda.

    • Salvatore Trebini says:

      I soliti processi alle intenzioni e il famoso “te l’avevo detto io” sono la massima espressione di chi è andato a casa insieme a noi? Stessi sistemi utilizzati in campagna elettorale (comunali) e mai interrotti fino alla fine dell’amministrazione Codonesu. Non intendo alimentare polemiche ma vorrei fare alcune precisazioni. Ricordo a Voi e a tutti che le scelte più scellerate per Villaputzu (PISQ, cementificazioni selvagge a mare, recupero terreni Padru Gelea, la Fulvio Sanna etc etc) le hanno fatte le generazioni a voi più vicine e visto che siete da una vita in politica e tanti di voi sono stati amministratori o sostenitori di amministrazioni mi chiedo cosa avete fatto in tutti questi anni per denunciare/risolvere queste problematiche. Per quanto riguarda il PISQ non credo che abbiamo assunto alcuna posizione che potesse nuocere ai Villaputzesi ma è stata proposto un progetto, tra l’altro in parte condiviso, che lo salvasse dalla sicura rovina, non certo a causa nostra ma per motivi che tutti sanno ma che fanno finta di non conoscere: il PISQ è già in lenta dismissione da moltissimi anni a causa dei sempre più esigui fondi a disposizione. Di Fernando Codonesu, diversamente da voi, ho potuto apprezzare le grandi doti umane, non solo le capacità tecniche che lo hanno sempre contraddistinto nel suo lavoro… vive del suo lavoro e tutto quello che ha fatto per “il pubblico”, consulenza CTME compresa, lo ha fatto a titolo totalmente gratuito e si tratta di anni e anni di lavoro, viaggi e spese di ogni tipo. Ora, se il paese non crede al nostro progetto, che per essere portato avanti necessita di grande consenso, se il Sindaco si sente sfiduciato, senza forze, non è giusto dare spazio ad altre idee e ribadire la sovranità dell’elettorato? Non si vede qui l’umiltà di dichiarare fallimento? E’ stato bello stare sul carro vincente, ma ho la forza di tirare il pesante carretto della sconfitta. Io ritengo, se si è in buona fede, che si debba prendere atto della situazione attuale senza perdere altro tempo a fare caccia alle streghe, e iniziare quel processo che avete appena descritto. Io, diversamente da come avete fatto voi, voglio credere che sia possibile.

  3. Leandro Concas says:

    Se Salvatore Trebini legge con attenzione il comunicato del gruppo della ex maggioranza (di cui lui era capogruppo) vedrà che non è a me che deve fare domande ma è alle valutazioni ed agli interrogativi esposti nel comunicato stampa che l’ex sindaco e lui stesso, visto l’incarico ricoperto, che devono dare risposte, un comunicato stampa che ho riportato integralmente indicandone la fonte proprio per il rispetto che ho sempre del pensiero altrui.

    Questo perché è fuorviante, non c’entra assolutamente nulla, il tentativo dell’ex sindaco di spostare il dibattito, almeno per quanto è successo a Villaputzu, sul rapporto partiti-società civile.

    Anche perché nel film menzionato dall’ex sindaco dove, non l’elettorato ma ben altri erano i “regista-produttore”, la sua parte di protagonista era quella del venditore della pozione magica per far crescere i capelli come nel vecchio film del far-west ; all’occorrenza, se necessario, interveniva anche l’amico che, davanti all’incredulo pubblico, vantava la bontà del prodotto facendo vedere la sua folta capigliatura. Ma poi ha dovuto fare i conti con quello stesso pubblico che, resosi conto dell’inganno, lo ha ripagato come di dovere.

    Ma questo, si sa, era solo un film!

    • Salvatore Trebini says:

      Il mio ruolo di capogruppo è terminato nel momento in cui ho preso una posizione diversa dal gruppo sulle dimissioni del Sindaco, sono solo mancati i tempi tecnici per poter lasciare ufficialmente l’incarico. Per il pregresso posso dire che la maggioranza ha sempre condiviso le decisioni della Giunta e del Sindaco. Non mi occupo di gossip politico e di films.

      • Leandro Concas says:

        Non mi resta che prendere atto che NON sapendo dare le risposte l’ex capogruppo, o chi per lui, non trova di meglio che definire gossip politico le argomentazioni che, non altri, ma il suo stesso gruppo ha posto e che restano con l’interrogativo finale: “Quale era quindi il reale obiettivo dell’ex sindaco?”

  4. Leandro Concas says:

    Conoscendo il personaggio non l’ho votato alle comunali e tantomeno alle regionali perché ha dimostrato che le istituzioni sono per lui solo un mezzo per raggiungere i suoi fini.
    Non aggiungo altro e mi limito a riportare il testo del comunicato stampa della sua stessa ex maggioranza così come pubblicato su “Sardegna Sud Est Quotidiano on-line” http://www.sardegnasudest.it/2014/05/dimissioni-codonesu-il-comunicato-della-maggioranza/

    “Dimissioni Codonesu, il comunicato della maggioranza
    Dieci consiglieri di maggioranza di Villaputzu (tutti tranne Tore Trebini) hanno consegnato alle redazioni giornalistiche un comunicato in seguito alla scelta di Fernando Codonesu di rassegnare le dimissioni.

    Ecco il testo integrale:

    Le dimissioni dell’ormai ex sindaco Codonesu sono del tutto immotivate ed inaccettabili.

    Sino ad oggi la maggioranza ha mantenuto un rispettoso silenzio nei confronti di quella che era parsa un’esigenza da lui espressa nell’ultimo consiglio comunale.

    In tale occasione Codonesu aveva più volte sottolineato la possibilità di revoca delle dimissioni. Così non è stato; riteniamo che il Sindaco avesse già da allora maturato la decisione di non revocare le dimissioni e ciononostante ha lasciato intendere a noi ed al Paese che ci fossero ampi margini per un ripensamento, in questo modo sottraendosi al confronto politico in seno al Consiglio Comunale. Anche la nostra successiva richiesta di convocazione di un ulteriore Consiglio Comunale per una discussione sulle sue dimissioni è rimasta inascoltata.

    Nel corso di questi venti giorni l’ex sindaco si è sottratto a qualunque tipo di dialogo con la sua maggioranza, arrivando al punto di non partecipare, senza preavviso, nemmeno all’ultima riunione di giunta, convocata per garantire adempimenti legati alle elezioni europee.

    Contrariamente a quanto da lui dichiarato la sua maggioranza non lo ha mai abbandonato, rimanendo compatta sino all’ultimo giorno e mettendo in atto qualsiasi tentativo volto ad un suo ripensamento, sino alla riconsegna formale di tutte le deleghe in modo da consentirgli di individuare eventuali altri collaboratori.

    La candidatura alle regionali è stata da lui decisa in assoluta solitudine senza alcun coinvolgimento del suo gruppo consiliare, al quale è stato comunicato tramite le pagine della stampa.

    In ogni caso, la valutazione da lui fatta del risultato elettorale è del tutto fuorviante: non si può paragonare una competizione elettorale comunale ad un candidatura alle regionali, in cui entrano in gioco meccanismi politici differenti. I cittadini di Villaputzu si erano già espressi per Fernando Codonesu sindaco meno di due anni fa ed in quella occasione Codonesu promise “io sarò il sindaco di 5.000 persone per i prossimi 5 anni”.

    Le sue dimissioni sono pertanto del tutto ingiustificate e frutto di ragionamenti infondati che nulla hanno a che fare con il bene del Paese.

    Quale era quindi il reale obiettivo dell’ex sindaco?”

    • Salvatore Trebini says:

      Solo una domanda, quali sarebbero i fini di Codonesu? Quelli di portare il nome di Villaputzu ovunque abbia tenuto una conferenza, un’audizione, un convegno ad ogni livello istituzionale? Lei sta tra l’altro riportando cose scritte da altri, per i quali ha abbondantemente dimostrato di avere poca stima in precedenza.

    • Conosco personalmente Fernando Codonesu e provo nei suoi confronti una sincera stima. Lo apprezzo per le indiscusse doti culturali, tecniche e professionali associate – cosa più unica che rara – ad una autentica passione politica, che si nutre di studi, confronti, riflessioni. La sua elezione a sindaco di Villaputzu ha aperto una prospettiva ed ha acceso in me una speranza. Una piccola comunità sembrava mossa dall’intenzione di ritagliarsi un ruolo politico di primo piano, addirittura trainante nel lungo e tortuoso cammino di emancipazione di quest’isola. Un piccolo paese che rinuncia senza remore ad un modello economico – e perciò sociale, persino esistenziale – eterodiretto, si dà un progetto concreto di futuro e pretende di avere voce in capitolo nei tavoli in cui si discute delle altrui servitù militari e, quindi, della propria sovranità, della propria autodeterminazione. Il tutto senza fanfare, con la serenità di chi ha solidi argomenti e validi programmi alternativi, con la fermezza delle riforme agìte e senza gli inutili strepiti delle rivoluzioni proclamate solo sulla carta.
      Ecco, il progetto di Villaputzu mi è parso non solo efficace in sé ma esportabile come modello di governo della Regione: un modello di autonomia che quando è esercitata a pieno supera ogni elaborazione teorica ispirata al sovranismo o all’indipendentismo, perché si dà un ambizioso orizzonte socialista e sardista, l’unico che abbia sinora dato lustro a questa terra. Per questo non posso che provare rammarico dinanzi alla notizia delle dimissioni rassegnate da Fernando, divenute ormai irrevocabili. Lo confesso, emotivamente ho provato ad esercitare – nei limiti dell’ascendente che ho su di lui – ogni pressione per dissuaderlo dal suo proposito. Razionalmente, invece, debbo riconoscere la consistenza delle ragioni che lo hanno condotto ad una decisione così sofferta. Non si combattono battaglie per delega. Le si combatte in forza di un mutuo e stabile patto solidale. É la comunità, non il sindaco, che dà forza al sindaco nell’esercizio delle sue funzioni. E in questo passaggio elettorale delle Regionali, con ogni evidenza, la comunità di Villaputzu non ha sostenuto il suo sindaco. Non è un problema di mancata elezione, ovviamente. É, piuttosto, la plastica certificazione della venuta meno di un progetto condiviso per la cui realizzazione, forse, la comunità non era ancora matura. Se ne deve prendere atto, così ha fatto Fernando. Semmai, ad interrogare a fondo la mia sensibilità di dirigente politico di SEL, debbo muovere un appunto, innanzitutto a me stesso: non essermi adoperato abbastanza perché quel modello operativo, quell’orizzonte ideale potesse davvero costituire l’ossatura ed il profilo esclusivo della formazione politica che ha avuto l’onore di ospitare Fernando nelle sue liste. C’è ancora modo e tempo. Spero di poter lavorare in quella direzione anche con l’aiuto di Fernando.
      Simone Pinna

      • Oh Pinna, ma mi d’accabbasa di indorare la pillola?
        Il modo in cui SEL ha trattato la comunità di villaputzu e ha sputtanato e usato per una battaglia di parte (di partito e personale) il tema del superamento delle servitù è stato indecoroso.
        VErgognatevi, altro che modello efficace!
        Modello della brigungia! In paese non hanno votato il sindaco perchè tutti sapevano da anni delle sue mire cagliaritane

  5. Paolo Bozzetti says:

    Nel suo preambolo all’intervento di Codonesu, Vito, incardina un’analisi in cui ai “PartitiLottizzatori”, poveri di idee ma ricchi di risorse e struttura, si oppone la “SocietàCivile”, ricca di idee e stimoli, povera di struttura, ma che non riesce a incidere sulla società e non ha forza elettorale.
    Partendo dalla fine, alcune riflessioni:
    1) SocietàCivile. Non credo che si possa ridurre il termine ad indicare un’area di intelletuali, organici e meno organici.
    Associazioni culturali, volontariato, rappresentanze professionali, gruppi sportivi, operatori del sociale fanno parte a pieno titolo di quello che possiamo sintetizzare in “società civile”.
    E molte di queste realtà incidono concretamente nella società, anzi molte volte suppliscono in maniera efficace ai doveri dello stato.
    Siamo sicuri che questo mondo voglia realmente avere anche forza diretta e risultati in campo elettorale?
    O, anche, siamo sicuri che sia giusto che si organizzi e strutturi per entrare nell’agone elettorale?
    Ho i miei dubbi che alle due domande si possa rispondere affermativamente.
    2) PartitiLottizzatori. È vero non hanno idee, perché non vogliono averne, o, più precisamente, hanno le idee sufficienti per cogliere i loro obiettivi.
    Con questo non sto affermando che tutti i partiti hanno gli stessi obiettivi (occupare lo stato per gestire potere e lucrare moneta), ma devo dire che il minimo comun denominatore nel campo si sta orientando pervicacemente su quello che si può definire la deriva berlusconiana della BalenaBianca.
    Le avanguardie oligarchiche hanno lavorato alacremente per almeno venti anni per blindare a livello legislativo il sistema e le procedure amministrative, in modo da estromettere o limitare fortemente il sistema dei controlli e le “aperture” alla SocietàCivile, concesse nei venti anni precedenti.
    Le Consulte erano gli strumenti attraverso cui la SocietàCivile si incontrava con gli amministratori politici, mantenendo, però, la sua dimensione, quasi laica, apartitica.
    Nelle Consulte la Politica poteva trovare stimoli, idee, progetti (proposti dalla SocietàCivile organizzata) che avevano due grandi elementi di forza:
    – arrivavano da gruppi operativi e concreti nei diversi campi, perciò erano funzionali e fungenti;
    – erano condivisi dalla società e dalle comunità, perciò con livelli di realizzabilità alti.
    Lentamente, anche nei casi in cui sono state attivate, sono state fatte morire da Giunte e Consigli comunali che per qualche strano motivo preferivano attivare le Commissioni (dove, ovviamente, la SocietàCivile non può partecipare).
    Ma, aldilà del divenire storico, rimane sempre e, ancora, più forte (per quello che accade oggi) la coerenza etica di un percorso di quel tipo:
    Politica e SocietàCivile dialogano e interscambiano idee e progetti, ma ciascuna mantenendo autonomia e pari dignità.
    L’esatto contrario delle tendenze attuali.

  6. Personalmente ho difficoltà a capire il ragionamento di Codonesu:
    1): Non credo che le dinamiche e i flussi elettorali siano spiegabili tutti con il rapporto che i suoi concittadini hanno con il Sindaco che si candida alle regionali. Può darsi che molti elettori la stimino ma non siano stati d’accordo con la sua scelta politica di candidarsi con i partiti tradizionali. E’ dunque possibile che il giudizio non sia sulla sua persona ma sulla sua scelta di campo, che in molti avranno giudicato conservatrice.
    2): Il meccanismo elettorale per le regionali è diverso da quello per le comunali. Lei sarà stato eletto come Sindaco all’interno di un meccanismo di scelta secca, immagino. Alle regionali è diverso e personalmente mi incuriosirebbe capire questo cambiamento (cioè i meccanismi di riorientamento del voto in relazione alla Regione).
    3): Per quanto riguarda la fissa che Vito e PuntodG hanno su Sardegna Possibile, continuo a consigliarvi di non considerarla “una sconfitta” solo perché non ha piazzato consiglieri regionali, altrimenti dovreste considerare “vittoria” quella dei Rossomori e del PDS, o magari di SEL (addirittura con assessori ecc.). Mentre intorno, c’è il deserto. Noi abbiamo solamente difficoltà di crescita e di organizzazione, che nelle nostre condizioni mi sembrano veramente normalissime.
    4): In effetti l’espressione “società civile” è usata da intellettuali. Ne ricordo uno, si chiamava Antonio Gramsci e in effetti lui usava distinguere (vezzo inutile -?- degli intellettuali) le cose in base alle loro diverse caratteristiche, Che magari serve a capire. In questo caso credo che ci siano ragioni per vedere nella società politica dinamiche di chiusura rispetto all’insieme della società e sempre di più un campo che serve soprattutto alla conservazione di strutture di potere e di carriera. In questo senso, si potrebbe parlare di chiusura rispetto alla società civile, di scarso ricambio, ecc. A occhio e croce, mi sembra un’analisi largamente applicabile alla situazione attuale.

  7. Salvatore Trebini says:

    Difficile replicare a tutti i commenti, tra l’altro prediligo la semplicità e l’ottimismo alle catastrofiche previsioni in stile Maya (???). I processi alle intenzioni non mi piacciono, e da quando mi sono candidato con Fernando diverse persone hanno fatto delle presunte intenzioni dello stesso una vera e propria campagna diffamatoria. Io so soltanto che l’ingegner Codonesu ha portato il nome del suo paese in positivo ovunque abbia tenuto una conferenza, un’audizione, una presentazione, un convegno. Egli ha lavorato tanto solo ed esclusivamente per Villaputzu da volontario, senza percepire indennità o chiedere rimborsi spese. Mai e poi mai, nei nostri frequentissimi colloqui, ho mai riscontrato alcuna intenzionalità a perseguire interessi personali ma abbiamo sempre e solo parlato del nostro programma per lo sviluppo di Villaputzu e del territorio circostante, di ambiente, di cultura e di buona politica. Se degli errori sono stati commessi, sono stati certamente in buona fede e non certo per attaccamento alle poltrone o perseguimento di obiettivi personali. Il progetto per Villaputzu, da realizzare tra dieci e venti anni, è andato alla deriva e probabilmente non è stato compreso o forse nemmeno davvero voluto, gli elettori non ci hanno creduto e noi giustamente ce ne torniamo a casa. Non smetterò mai di ringraziare i miei/nostri sostenitori per la fiducia riposta, ma allo stesso tempo chiedo loro di essere ottimisti. Ci sarà tutto il tempo per riflettere e ragionare su diversi fronti per indicare una nuova amministrazione. Il commissario espleterà con competenza le sue funzioni e ci traghetterà fino alla prossima scadenza elettorale, non ci vedo alcun pericolo per la comunità.

  8. Prima di tutto, davvero un bel tema di cui parlare. (Posso aggiungere “Finalmente”?)
    Poi qualche commento (cito):
    “ci sono associazioni, gruppi e comitati che hanno idee ma non hanno la forza per imporsi elettoralmente (e la vicenda di Sardegna Possibile io la leggo soprattutto in questa chiave, come il tentativo fallito di una parte della società civile di sfidare in campo aperto i partiti”
    “la società civile … ha idee ma senza una organizzazione efficiente (…) non riesce ad incidere nella società”
    Questo è un errore. Non solo tuo.
    Bisognerebbe intanto usare dei termini comprensibili. Perché “società civile” è una supercazzola sinonimo di “intellettuali”. E Codonesu è un bell’esempio. Nei tempi andati l’avremmo definito un “indipendente di sinistra”. Intellettuali che sono sempre stati più o meno organici ai partiti. Nei tempi andati.
    Ora i partiti hanno completato l’occupazione dello stato. Quindi ci troviamo in un regime di tipo oligarchico (= o fai parte dell’oligarchia o non hai possibilità di accedere al controllo dello stato). E gli intellettuali sono organici all’oligarchia come prima lo erano ai partiti.
    Quindi non ci sono “idee”(=intellettuali) fuori dai partiti e “potere” dentro i partiti. Il rapporto idee/partiti resta quello di sempre. Questo l’ha scritto benissimo (ad esempio) Fabrizio Barca. Anche se parla un intellettualese non accessibile a tutti.
    Pertanto il problema non è quello di incidere sulla società avendo buone idee. Posto che si abbiano, tra l’altro! Il problema è attenuare il sistema oligarchico. Che espelle dai benefici della ridistribuzione del reddito una fascia troppo ampia di società. E che appare pesantissimo se c’è crisi. Come accade adesso. Oppure perfino conveniente e ragionevole se la torta è grossa a sufficienza.
    E infatti SP non ha funzionato per questo. Gli elettori hanno percepito che si trattava di un tentativo (maldestro) di accedere all’oligarchia occupandone un pezzetto. Con ragione. Perché era proprio così. Quindi non c’era motivo per votarla.
    Per farla breve.
    Il problema non è accedere ad un uditorio vasto per veicolare le “buone idee”. SP ha avuto un uditorio immenso. E una disarmante carenza di idee.
    Il punto è proporre un’alternativa ad un sistema oligarchico. Con un minimo di credibilità (= con buone idee).
    E, tornando a Codonesu. Che si aspettava andando con SEL? Un partit(in)o arlecchino (e non arcobaleno) che non propone nulla di nuovo proprio dal punto di vista dell’alternativa di sistema? Chi è SEL? Quella di Uras (e Zedda) che “vuole governare”? O quella di Piras che spappineggia Uras quando si vuole prendere un assessorato? Io, ad esempio, non l’ho votata per questo. Non mi dice nulla di nuovo rispetto alla questione morale (di Berlinger).
    Se davvero Codonesu crede a ciò che ha scritto (detto con molto rispetto) è persona con pochissime idee. Perché non si può confondere l’amministrazione di Villaputzu con le elezioni regionali. Sarebbe come l’amministratore di un condominio che conta cinquanta elettori. E si dimette da amministratore perché si presenta alle comunali e prende quindici voti.
    Il partito di Codonesu non aveva buone proposte (=idee). E non le aveva SP (ancora meno di SEL). E neppure Codonesu (che non ha preso i voti). Ad essere sinceri, proprio l’intervento lo conferma.
    In definitiva. Le tue argomentazioni (e quelle di Codonesu) hanno l’odore di idee deboli che cercano un buon pretesto per non essere riconosciute come tali. E non c’è una società civile “buona”. E i partiti “cattivi”.
    C’è carenza di buoni intellettuali. Questo sì. Se con “buoni” si intende “capaci di proporre una credibile alternativa di sistema ”. Motivo per il quale SP ha preso una sussa. E SEL non ha buoni motivi per ridere.
    Infine.
    Fai un po’ di confusione tra “organizzazione” e “gestione clientelare”. I partiti che siedono in Consiglio hanno una buona clientela. Non una buona organizzazione. (No, questa volta non lo cito. Va bene?)
    PS – Se poi la domanda è: “Come si esce da un sistema oligarchico?”…
    …scrivi un post e ne parliamo.

  9. Paolo Bozzetti says:

    Questa vicenda mi ricorda un fatto ancora vivo nella memoria, riguardante l’allora sindaco di Nuoro, Forteleoni.
    Lo scomparso Carlo, si candidò alle regionali avendo ancora un anno e mezzo per terminare il suo mandato come sindaco.
    Eletto anche lui con votazione quasi bulgara dalla città, ricevette una miseria di voti per il mandato regionale.
    Deluso dal risultato, si dimise da sindaco e consegnò il comune in mano al commissario prefettizio (penso fosse la prima volta, per Nuoro).
    Il mio giudizio su queste vicende non è affatto cambiato.
    Per prima cosa, non riesco a capire come dei galantuomini (lo era Forteleoni e sono sicuro lo sia Codonesu) non riescano a intuire che l’elettorato non ama essere prese in giro (o se preferite, tradito).
    Il senso di questa affermazione è che quando ti proponi come sindaco e i tuoi concittadini ti scelgono per quel mandato, arrivano ad investirti, non solo di un ruolo, ma anche di forti aspettative (politiche, sociali e, perfino, umane) basate, oltre che sulle capacità, sulla fiducia del tuo senso di responsabilità a compiere realmente quel mandato.
    Presentarsi ad un altro incarico e, nel caso eletto, non terminare il mandato originario (quale che siano le motivazioni che hanno portato a tale scelta) viene visto come un gesto di poca responsabilità, forte disinteresse delle esigenze cittadine e, chiaramente, arrivismo (dove è evidente che la carriera politica del singolo si antepone al mandato e alle responsabilità assunte).
    Il risultato, ovvio, è che il soggetto perde immediatamente di credibilità (politica, sociale e, perfino, umana) e viene punito a livello elettorale.
    Per seconda cosa, trovo veramente riprovevole quando, dopo una simile esperienza, si arriva alle dimissioni, dando così il segno di una profonda immaturità.
    Mi spiego.
    L’elettorato ha fatto chiaramente capire che non vuole un nuovo consigliere regionale obbligato ad abbandonare prematuramente il suo ruolo di sindaco.
    Si può reagire a questa scelta, dimettendosi?
    Non si capisce che dimettersi significa devalorizzare il ruolo e il lavoro svolto, la scelta fatta originariamente dagli elettori, oltre che mostrare i limiti di un carattere eccessivamente orgoglioso, incapace di reagire ed imparare da un errore commesso nella maniera corretta?
    Evidentemente non lo si capisce, anche perché si tenta di giustificare tale scelta con i classici commenti fuori luogo del rispetto dell’elettorato, della “delegittimazione e il depotenziamento del mio operato che mi ha tolto ogni ulteriore possibilità di ripartenza”.
    In questo senso anche il sig. Codonesu evidenzia, purtroppo, i limiti della sua cultura politica, non ancora matura per capire nel profondo i ruoli nelle istituzioni e le dinamiche del rapporto con gli elettori.
    Ed è evidente che risulta anche inutile disquisire di “Partiti e società civile” partendo da simili presupposti.
    Il Fratello Codonesu (per rimanere nella metafora) deve ancora dimostrare di aver capito che, nella sua recente vicenda politica, ha tralasciato la valorizzazione del bene comune dell’abbazia, privilegiando qualcosa (la sua carriera politica) che, con il bene comune di tutti i confratelli, non ha niente a che vedere.
    Purtroppo.

  10. Supresidenti says:

    mah.. non mi convince.. personalmente credo che chi ricopre delle cariche bene farebbe a rispettare quel mandato assegnatogli anziché puntare ad altre assemblee elettive. Perché i consiglieri eletti con lui stavano giocando? qualcuno nei commenti fa notare al sig Codonesu che la sua scelta non ricade solo sulla sua persona ma su un’intera comunità. In ogni caso, se avesse spiegato prima che anche alla regione ci sarebbe andato “rinunciando a ogni tipo di remunerazione” come con, buon o cattivo gusto, dipende dalla sensibilità di ciascuno di noi, ci ha fatto notare in questa lettera, secondo me avrebbe preso più voti.

  11. P. Pillai says:

    La cosa che più mi colpisce è l’uso della prima persona singolare. Io, io, io… Ma la politica non era un servizio da svolgere senza protagonismo interessato?
    10 consiglieri della maggioranza non hanno approvato la scelta di affidare il comune al commissario e alla destra! Una scelta personale e incomprensibile se non con la spiegazione del “io so io e voi non siete un cazzo”

  12. Gianfranco Carboni says:

    Complimenti ad ambedue. A Lei Sindaco e al mio amico Vito. Bella pagina di politica e di chiarezza. Vorrei avere una volta sola la lucidità per scrivere quanto ha scritto il Sindaco. Ma nel mondo in cui viviamo a guardare oltre lo specchio sono rimasti in pochi.

  13. Le istituzioni non sono qualcosa da scalare con cinismo. Codonesu pensava di utilizzare il suo mandato per diventare consigliere regionale. Gli è andata male: non sempre vincono gli arrivisti.
    Fare il sindaco è un ruolo difficile che ti espone al giudizio della gente: non basta scrivere un libretto e presentarlo in ogni dove. Bisogna governare bene e farlo con umiltà e senza altri fini.
    Gli obbiettivi del sindaco erano chiari a tutti a Villaputzu e dintorni. Per questo motivo la sua candidatura non è andata oltre il risultato.
    In paese era palese a tutti il fatto che il comune di villaputzu era visto da lui e da alcuni dirigenti di Sel poco conosciuti nel territorio e squalificati altrove solo come un mezzo per entrare in via Roma.
    Ora non essendoci riuscito preferisce lasciare il suo paese nella m***a piuttosto che continuare il mandato.
    Villaputzu andrà probabilmente a destra. La battaglia sulle servitù tornerà ad essere un tabù per il nostro territorio.
    Le responsabilità sono chiare.
    Quanta poca serietà: se questa è la società civile, aridatece Emanuele Sanna!

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