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Un libro o un dvd per i detenuti di Buoncammino! Una iniziativa del blog e di LucidoSottile. Ci vediamo lunedì 5 maggio?

Una cella del carcere cagliaritano di Buoncammino. La foto è stata scattata dal sindacalista della Uil Eugenio Sarno 

Credo che fra qualche mese, quando i detenuti verranno trasferiti da Buoncammino alla nuova struttura di Uta, sarà più difficile per noi cagliaritani fare i conti con tutto ciò che un carcere in pieno centro suscita. Lontano dai nostri occhi, la detenzione di uomini e donne sarà (ancor più di quanto non sia oggi) un fatto asettico, avulso dalla nostra quotidianità, estraneo alla nostra esistenza. Le persone detenute potranno certamente godere di condizioni nettamente migliori (Buoncammino è assolutamente invivibile) ma saranno anche più invisibili di quanto non lo sono state finora. E saranno dunque invisibili i loro diritti e la nostra speranza che il carcere diventi luogo di riscatto e non solo di espiazione di una pena.
Siete mai stati a Buoncammino? Io sì, quasi dieci anni fa, in visita per motivi di lavoro. Fu un’esperienza molto forte e la porterò sempre dentro di me. Le LucidoSottile (la mia compagna Tizia Troja e Michela Sale Musio) sono state invitate la settimana scorsa a recitare per i detenuti. Quello che segue è il racconto di quella esperienza che si è conclusa con una promessa: raccogliere libri e dvd (soprattutto dvd) per la biblioteca della struttura.
Per questo motivo abbiamo organizzato l’iniziativa “Dona anche tu un libro o un dvd per i detenuti di Buoncammino!” (e questo è l’evento su Facebook).
Libri e dvd verranno raccolti lunedì 5 maggio, dalle 17 alle 20, presso la portineria dell’ExArt (l’ex Liceo artistico), in piazzetta Dettori 9 a Cagliari. La donazione può essere effettuata sia in forma anonima che accompagnata dal vostro nome e cognome e per chi desidera, con una vostra dedica personale per i detenuti.
Grazie a tutti coloro che vorranno partecipare.

Post scriptum
Se volete capire meglio com’è Buoncammino dentro, date uno sguardo alle foto scattate lo scorso anno dal sindacalista della Uil, Eugenio Sarno. Ecco la gallery.

***

“Perché non è così semplice, signorina!”

Buoncammino, Giovedì 17 Aprile 2014, ore 14,15.

“Ti dico subito che abbiamo un solo leggio” avverte Miky. “Davide si è dimenticato di portarlo”. “Ecco! Sta già cominciando male” risponde Adorella. “E calmati! Può capitare… Dai Davide… Non continuare a darti del coglione! Può succedere, mica siamo una compagnia che vive di reading noi!” precisa Miky.

All’accoglienza si son persi il permesso del magistrato con i nostri nomi: “Guardi, siamo gli stessi di ieri, quelli del teatro che hanno fatto il sopralluogo in biblioteca, si ricorda? Abbiamo il permesso, siamo registrati nell’elenco, guardi bene… Tiziana Troja, Michela Sale Musio e Davide Sardo”.

“Non è così semplice signorina, aspetti un attimo!”, “Guardi che lo spettacolo inizia alle 15,30 e noi dobbiamo essere in biblioteca almeno un’ora prima!”. Nel frattempo uno dei due agenti, prende il telefono per avere chiarimenti, e si confronta con qualcuno dall’altra parte del secondo cancello, quello più importante, quello dove si lasciano i documenti e il telefonino, quello dove se non hai il permesso non entri. Il primo cancello invece, è quello sulla strada, come quello di una qualsiasi caserma, basta suonare il citofono e ti aprono.

“Qui ci sono tre, due donne e un uomo, dicono che sono del teatro, boh? Dicono che son venuti anche ieri… Ho capito, ma la copia dov’è? Qui non c’è niente. Sì, c’ho guardato nel primo cassetto… Ah dici che l’hanno messo lì? Aspetta in linea ora guardo… No, non c’è niente… Cosa faccio?”.

Nel silenzio interviene Adorella cercando di spiegare alla guardia al registro che eravamo già segnati nel registro dal giorno precedente, alle ore 11 circa, che ci avevano messo tipo 20 minuti a registrarci e che i nostri nomi erano lì: “Basta controllare”. Risposta: “Non è così semplice signorina”.

Intanto il maresciallo continua: “Dicono che devono provare i microfoni e c’hanno una valigia… Sì, il contenuto della valigia ce l’ho in questo documento qui, e il permesso del magistrato coi loro nomi che mi manca! (pausa interminabile) E mandami una copia allora!”.

Nel frattempo il maresciallo esce dalla guardiola per farci aprire la valigia e controlla tutto il contenuto. Stivali bianchi di Proushka e Dorinna , parrucche bionda e rossa, la maglietta di Che Guevara con la kefiah e i dreadlocks di Alba Borgia, giacca paillettata e parrucca platino di Tatiana Evarè, La Nives e La Ginger e i loro occhiali, adagiate sul fondo.

Sguardi incuriositi tutti attorno, perché dovete sapere che c’è un andirivieni alla guardiola di Buoncammino, che neanche al pronto soccorso il sabato sera! Finalmente la copia arriva nella mano svolazzante di Gloria, la funzionaria che ci ha accolto il giorno prima. Si scusa il maresciallo: “Signori, ma chi c’era stamane in guardiola deve aver fatto un bel po’ di casino coi documenti e sposta di qua, sposta di là, deve aver fatto sparire la copia. Comunque ad ogni modo, siamo riusciti lo stesso!” e ci saluta con un sorriso. Ore 14,37.

Il secondo cancello superato. Siamo all’aperto, abbiamo lasciato l’ingresso e ci inoltriamo nel corpo centrale. Rampa di scale e a destra il terzo cancello, quello col metal detector. Avete mai sentito il rumore di cento allarmi tutti insieme? Eravamo noi.

Era ovvio che suonassimo come mamuthones, carichi di oggetti metallici come eravamo, tra microfoni, computer portatile, valigione con accessori per lo spettacolo e chi più ne ha più ne metta. Reazione della guardia? Sguardo sbigottito e di corsa fuori dalla guardiola, e domande a raffica come nella famosa scena di “Non ci resta che piangere”: “Chi siete? Cosa portate? Sì ma quanti siete? Un fiorino!”. Alla fine del botta e risposta a voce altissima per sovrastare l’allarme, Miky cerca di spiegargli che ci avevano già controllato e che portavamo l’attrezzatura per lo spettacolo. “Aprite la valigia!”, “Ci hanno appena controllato” urla Adorella portando le mani ai lati della bocca per amplificare e sovrastare l’allarme, “Aprite la valigia!” dicono al microfono oltre il vetro. “…e apriamo sta valigia!” risponde Miky alzando gli occhi a cielo.

Intanto l’allarme continua a suonare. La guardia osserva perplesso con gli occhi stretti il contenuto della valigia dall’alto, si trova davanti a parrucche e stivali, un’oggettistica insolita, poi si china e fruga sommariamente senza un reale senso logico, così come quando si mescola una salsina prima di portarla a tavola. Poi improvvisamente, come preso da un raptus gira i tacchi e va a sedersi in guardiola, fissandoci senza proferire verbo. Noi restiamo fermi in attesa di aprire la borsa di Davide, la responsabile di quel casino, la borsa con dentro il service tecnico di supporto, il metallo che fa suonare tutto. Ma niente: lui continua a fissarci. Non succede niente. Tutto è fermo, congelato.

Lui ci guarda dal vetro, e vede due donne perfettamente truccate sui tacchi in lungo nero, la bionda tutta onde e riccioli, la mora con un petardo esploso in testa, un uomo che è un incrocio tra un nerd e un poeta maledetto, e Gloria la funzionaria, la più normale. Ci guarda. Un tempo infinito carico di interrogativi, chissà a cosa pensa…  Ci studia? Poi dal nulla: “Passate!”. Così, lanciato nel vuoto assurdo di quella attesa. Un “Passate! ” senza senso che ha il sapore di chi, guardando un test di dieci domande, salta a piè pari quella più bastarda, quella da bestemmia, quella che non ne vale nemmeno la pena di tentare, affidando la sorte al buon risultato delle altre nove. E noi passiamo. E da lì in poi è tutto un “buonasera” “buonasera” chiunque si incontri.

Quarto cancello, niente blindi o metal detector, un semplice cancello aperto con le chiavi dall’agente che ci fa entrare nella vera prigione. E lo richiude alle nostre spalle.

Corridoio. Piccolo battibecco tra una guardia e un detenuto, prova di forza tra due poteri, alterco che però sembra rientrare subito senza problemi. Altri dieci metri e a sinistra, la biblioteca. Un gioiellino. Piccola ma ordinata, catalogata e sistemata alla perfezione. In alto sul muro è montato un televisore schermo piatto, penultima generazione. E intorno libri e dvd. Pochini. Già…

Adorella è nervosa, manca un leggio, ma Antonangelo è già lì, ci aspettava per accoglierci, ci dà una mano e trova un’alternativa degna. “Va bene questo?” e monta una sorta di pulpito con uno scaffale alto e stretto che raccoglie serie di Tex Willer, Dylan Dog e Fisietto. E poi esce per farci provare e sistemare l’attrezzatura. Mettiamo in ordine le sedie che sono accatastate, organizzando una piccola platea. Ci aiuta Rinaldo che si occupa della biblioteca, e gli agenti, ci guardano da dietro la porta vetri come se fossimo dentro un acquario, tanto che Miky sbotta e li rimprovera: “Anziché guardare due donne sui tacchi sistemare le sedie, forse se ci aiutate non sarebbe male!!!”. Il povero agente, ferito nell’orgoglio, le spiega che loro hanno l’ordine di non disturbarci mentre ci sistemiamo prima dello spettacolo. E che non possono entrare fino a nuovo ordine…

Chiarito il malinteso, finalmente capiamo che in carcere è veramente tutto difficile, perché un ordine è un ordine. Come quello di non farci uscire dalla biblioteca se non per andare via. “Quindi non possiamo fare entrare i detenuti, farli sedere e poi entrare noi per cominciare lo spettacolo? Aspettiamo dietro l’angolo e quando si sono tutti accomodati entriamo, ok?” insiste ingenuamente Adorella, che spera di poter riproporre uno straccio di ingresso teatrale. Manco per sogno. “Ma perché?”, “Perché non è così semplice signorina!”.

Abbiamo capito che in carcere se non sei scortato e con il permesso, non si può entrare e uscire da una stanza, stazionare in corridoio e nemmeno andare in bagno a fare pipì. Te la tieni in carcere, se ti scappa, la pipì.

Dal nulla apre la porta ed entra Bruno, un detenuto, l’unico con la cravatta. Rinaldo gli dice duramente di uscire perché stiamo provando e lui gli risponde e ci domanda: “Io con te non devo parlare, è chiaro? Io sto qui quanto mi pare e non sei tu a mandarmi via… Piuttosto signorine, vi disturba la mia presenza qui mentre provate? Vi disturba? Sì o no? Voi ditemi se vi disturba. Perché se vi disturba, io esco subito!”. “No, per carità… è solo per non toglierle il gusto della sorpresa!” risponde Adorella. “Non si preoccupi per la sorpresa, io sono un musicista, sono un vostro collega, sono un artista, mi fa piacere stare qui, lei mi dica se io disturbo oppure no, perché se non gradite la mia presenza io esco subito!”, “Si immagini, resti pure, ci fa piacere” conclude teneramente Adorella.

Alla spicciolata finalmente arrivano. Loro, il pubblico: il “braccio destro”. Tutti sbarbati, profumati e coi vestiti perfettamente in ordine. Vengono a salutarci si presentano e fanno qualche battuta di circostanza. E mentre mettono su la moka per offrirci il caffè, tra i tanti conosciamo Filippo, Gianni, Efisio, e Borotalco: “Sì, Borotalco signore belle, è così che mi chiamano!”. Ad intervalli di cinque minuti entrano piccoli gruppi e la platea comincia a prendere vita. Siamo pronti. Ore 15,55 Davide accende i microfoni, il sottofondo musicale e via… Comincia lo spettacolo.

Non sappiamo ancora se si sia emozionato più il pubblico o noi. Anche quel cinico di Davide sembra essersi sciolto oggi. Non l’ho mai visto così soddisfatto. Cinquanta minuti che sono volati, e tra sorrisi e risate e strette di mano li abbiamo lasciati lì, e salutati con un arrivederci. Perché questo sarà. Con la promessa di fargli avere qualche poster e foto con dedica de “Le Lucide”. E mentre ci salutiamo, qualcuno di loro fa a gara con noi a chi ha più tatuaggi. Adorella chiede ad Antonangelo “Ma voi internet ce l’avete?”, “No, niente internet. Non ci è permesso”, “solo libri e dvd” aggiunge Rinaldo. E noi gli raccoglieremo per voi e ve li portiamo, e ci faremo aiutare, perché sapete, le Lucide non siamo solo noi, le Lucide sono molta gente.

Rimettiamo tutto nelle valige e ripercorriamo felici e a cuor leggero la strada all’inverso. “Gloria, com’è lavorare qua dentro?” domanda Adorella, “Tranquillo, abbiamo un direttore di grandi vedute e ci permette di lavorare sereni, ma è pur sempre una galera!”.

Ore 17,30. Tintinnano le chiavi, suonano i metal detector e rimbombano i blindi, e tra i tanti arrivederci i soliti controlli. “ANCORA???” chiede Miky con gli occhi sbarrati: “Ma siamo gli stessi di prima!”. “Sì ancora… Perché non è così semplice, signorina!”.

Le LucidoSottile (Tiziana Troja e Michela Sale Musio) fotografate da Valentino Congia per il progetto “Deep Roots”

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6 Comments

  1. Michele B. says:

    Complimenti a tutti in particolare alle Lucide!! mi dispiace di averlo letto solo ora; spero in un bis

  2. Ciao a tutti,
    sono state estrapolate statistiche su ciò che è stato raccolto?
    Se si, dove si possono consultare?
    Buonanotte, f

  3. Lodevole iniziativa (ma non possiedo DVD e la mia biblioteca è costituita, da sempre, da sette libri).
    .
    Per informazione, un diverso approccio al problema. Tanto per dire.
    .
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/28/teatro-in-carcere-quando-i-detenuti-sono-anche-attori/965945/

    PS – Suggerirei anche la raccolta di lettori per e-books. Se ce ne fossero da rottamare. La biblioteca virtuale e gratuita in rete è immensa.

  4. Andrea T. says:

    Bella iniziativa, sono contento di poter partecipare! Vito, se ci fosse un limite ai libri o DVD (soprattutto i primi) da donare faccelo sapere, ci sono stati un po’ di cambiamenti di case nella mia famiglia e il materiale abbonda (quello buono, quello meno buono prenderà altre vie). Bravi a tutti voi per l’impegno.

  5. Coraggio Virus, ne hai un sacco di libri! Credevi che io l’avessi pensata per generosità? Voglio solo svuotarmi la casa.

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