Politica / Sardegna

La Sardegna al voto, tra Mario Melis e Matteo Renzi

 Mario Melis

Finalmente si vota. Non se ne poteva più di questa campagna elettorale, soprattutto l’ultima settimana è stata penosa, ricca solo di polemiche e poverissima di contenuti. Ora ognuno farà le sue scelte e tutti assieme attenderemo l’esito delle urne, che arriverà domani.

Credere nella democrazia vuol dire avere fiducia nella capacità di una comunità di prendere collettivamente la decisione migliore per il proprio futuro. Il risultato che uscirà dalle urne dovrà dunque essere rispettato da tutti.

Dobbiamo rispettare anche chi oggi non andrà a votare. Per la prima volta l’astensione assume una valenza politica e non è sinonimo di disimpegno ottuso, di lontananza dai destini di una comunità. Per troppi anni la politica ha promesso e non ha mantenuto, troppe sono state le delusioni. Molti tra coloro che oggi non andranno ai seggi hanno maturato questa scelta perché realmente disorientati, impossibilitati a prendere una decisione pienamente consapevole: dobbiamo rispettarli.

E dobbiamo resistere anche alla tentazione di ragionare col “senno del poi”. Ogni voto in realtà è una scommessa, quasi un azzardo direi, e ognuno sceglie seguendo la ragione ma anche l’istinto (c’è un fortissimo elemento emotivo in ogni croce sulla scheda) e soprattutto vota mettendo a frutto le informazioni di cui dispone. Ogni voto è purtroppo (o per fortuna) è quasi una cambiale in bianco data al candidato che scegliamo e ai partiti. Che poi ne fanno quello che vogliono, e spesso disattendono le nostre attese. Ma prendere una decisione, votare, è giusto.

Comunque vada a finire, da domani lo scenario politico sardo non sarà più lo stesso. Nuove forze si stanno proponendo all’attenzione della società e quelle vecchie sono chiamate a rinnovarsi profondamente se non vogliono correre il rischio di sparire. Le elezioni di oggi sono solo il primo passo verso la costruzione di una politica sarda nuova di cui tutti ormai sentiamo il bisogno.

C’è un grande lavoro da fare. La gente si chiede: “Perché la politica non esprime più valori e idealità?”. Perché è passata dall’essere un luogo di elaborazione collettiva ad uno in cui si selezionano le singole individualità, ad uso e consumo della battaglia elettorale. Solo le organizzazioni creano senso: invece oggi i partiti sono debolissimi, quasi inesistenti come spazio di pensiero e servono solamente a spartire il potere (cosa peraltro necessaria ma non sufficiente per dare senso ad un partito). Ergo, bisogna creare nuovi partiti e nuove forme di organizzazione politica, bisogna pensare un modo per migliorare la partecipazione alla politica anche di soggetti che ora non sono pienamente riconosciuti quali portatori di interessi reali: non c’è alternativa. Dai risultati di domani capiremo chi tra le forze in campo è già a buon punto su questa strada.

Poi c’è l’Italia. Uno strano caso del destino ha voluto che l’elezione del presidente della Regione Sardegna coincidesse con l’incarico al nuovo presidente del consiglio, Matteo Renzi. Per noi sarà un vantaggio, perché ci sarà la possibilità di far ripartire da zero un rapporto che dovrà essere giocoforza conflittuale. Il prossimo presidente della Regione, chiunque esso sarà, avrà infatti nel governo nazionale non un alleato ma una vera controparte.

Il nuovo presidente della Regione dovrà far pesare in maniera decisa le richieste della Sardegna e pretendere che siano riconosciute nel nuovo programma di governo di Renzi. Se così non sarà, la storia della prossima legislatura sarà identica a quella che si è appena conclusa, segnata dall’incapacità del centrodestra isolano di essere ascoltato da Berlusconi anche per la soluzione di problemi evidenti come quello dei trasporti o della crisi dell’industria.

La regola da seguire è molto semplice e la fissò il leader sardista Mario Melis che nel 1981 disse:

“L’italianità dei sardi si misura entro i limiti della sardità degli italiani”.

Ecco, sarebbe bello che domani il nostro presidente eletto mandasse un telegramma a Renzi con questa frase.

 

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12 Comments

  1. Filippo says:

    Per completare la citazione (ottima) di un troppo raramente citato Mario Melis,questa proviene da un suo intervento del 1981 relativo al rapporto Sardegna-Stato e ,in particolare,alle servitù militari.Riferendosi all’auspicata solidarietà dell’Italia verso l’Isola sulla questione, tuttavia precisava:
    “…La solidarietà intesa come fatto unilaterale è pura ipocrisia tesa a nascondere e a mascherare il colonialismo.L’italianità dei sardi si misura entro i limiti della sardità degli italiani.”

  2. casumarzu says:

    non per presunzione ma scopro che la previsione formulata a poco più di un mese fa si è avverata: 48%& di astensionismo.
    Mi avventuro in un’altra previsione sperando di sbagliare:
    cappellacci governatore!
    Perchè? perchè secondo me l’incremento del 15% di astensioni in più rispetto al 2009 è determinato per una buona fetta dall’elettorato di sinistra, cioè quello non disponibile a passare oltre certe porcate e stanco di votare il meno peggio. A destra si sà che le furberie e l’incapacità sono di casa quindi nessun problema si vota perchè “stanno lavorando bene”.

  3. Affluenza al 52-53%…. Bassa Affluenza = vittoria di Cappellacci
    Auguri a tutti

    • Leonardo says:

      Aspettiamo a dirlo, comunque è incredibile, Cappellaci potrebbe vincere, pur avendo perso più di 100.000 voti. Cioè, nonostante il fatto che più di 100.000 sardi non l’abbiano votato, potrebbe essere ancora lui il presidente!!! Comunque aspettiamo domani.

      • Speriamo… sono abbastanza sfiduciato, ma spero in una sorpresa… ho visto che l’affluenza maggiore è nel nuorese, ogliastra e sassarese, potrebbe essere un buon segno. Ad ogni modo questa legge elettorale fa schifo…

  4. Leonardo says:

    Stando ai grandi centri, soprattutto Cagliari, Sassari e Nuoro, pare che l’affluenza sia stata sopra il 50%. Alle 19 temevo non si arrivasse neanche a questo, comunque chiunque vnca non canti vittoria!!!

  5. Radio Londra says:

    La giornata, con la sconfitta del Cagliari in casa, non è cominciata certo con i migliori auspici.
    Il Cagliari però può risollevarsi.
    Se però la giornata volge sul tragico e ci capita la catastrofe della nuova vittoria di Franco, la Sardegna non si risolleva più.
    Anche perché, per Severinizzare Franco, difficilmente basteranno meno di un anno, un anno e .mezzo.
    E, quel lasso di tempo, Hugo farebbe più danni di Attila.

  6. Supresidenti says:

    o vito, e mi dopiasta fai abettai a sa di de is elezionis po mi fai liggi un articolu de cussu chi scisi scriri beni?
    sono d’accordo, è da domani che si può iniziare una strada nuova, magari se il cambiamento inizia dalle urne sarà anche più facile, ma sai bene che in tanti ci saremo a prescindere dal risultato elettorale, come è sempre stato del resto.

  7. 17 marzo 1861: il giorno del grande inganno! L’atteso passaggio del Regno di Sardegna in Regno d´Italia non avviene nonostante il disegno di legge fosse pronto. Centocinquant´anni dopo, tra le celebrazioni e le contestazioni contro lo Stato unitario, gli storici negano che un siffatto passaggio legislativo fosse mai stato predisposto. Sarà un giovane studioso a scoprire che il man
    cato mutamento fu dovuto all´interferenza dello Stato Pontificio…Nell’anno 2011 a Firenze – capitale della Repubblica di Sardegna – il giovane studioso Austinu Moro scopre come nel lontano 17 marzo 1861 le trame dello Stato della Chiesa fanno fallire il sogno di politici e di élites intellettuali di cancellare il Regno sardo e far nascere quello italiano. A guidarlo nella ricerca è non solo il relatore della sua tesi ma soprattutto il diario del suo trisavolo e omonimo, sbarcato a Torino, allora capitale del Regno, come insegnante. Nel marzo del 1861, quando il parlamento subalpino stava per trasformare lo Stato sardo in Stato italiano, il Regno di Sardegna in Regno d´Italia, Vittorio Emanuele II re di Sardegna in re d´Italia, lo Stato Pontificio intervenne per cambiare il corso della Storia. La grave ingerenza di uno Stato estero negli affari interni della Sardegna influenzò le scelte dei suoi rappresentanti politici. Lo Stato continuò a essere sardo e non italiano non per libera scelta, ma per l’irresistibile ricatto di una potenza straniera. Un romanzo di fantapolitica che ci fa riflettere sugli avvenimenti storici che hanno determinato l´Unità d´Italia.

  8. ZEPROF says:

    Paragonando il tuo blog ad una testata tradizionale, oggi hai sparato un editoriale di gran spessore.

  9. Perfetto caro Vito, il tuo articolo. Ma dimentichi di suggerire ai tuoi lettori quali, fra i candidati a presidente, potrebbe davvero inviare quel telegramma a Matteo Renzi. Perchè so per certo che qualcuno non lo manderebbe mai, altri lo farebbero eccome.
    Tu hai l’autorevolezza e la credibilità per dirlo, se credi. Deus nos bardet, a totus!

  10. Pingback: elettorando, in giro domenica 16 febbraio con la lampada di aladin… | Aladin Pensiero

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