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“Ecco cosa passa nella testa degli scrittori!”: Tim Parks svela il “mistero Murgia”

(Tim Parks in una foto di Basso Cannarsa)

Della miriade di articoli scritti in queste settimane dalla stampa nazionale su Michela Murgia (veramente un bombardamento mai visto, soprattutto se messo in relazione al fatto che la candidata non è sostenuta dai grandi partiti nazionali) il più interessante l’ho letto stamattina sul Domenicale, l’inserto culturale del Sole 24 Ore. E sapete perché? Perché mi ha dato una nuova interpretazione sui motivi che hanno spinto la scrittrice di Cabras ad intraprendere la carriera politica cercando di diventare presidente della Regione Sardegna. Così, tutto e subito, senza neanche un giro di campo di riscaldamento. E il bello è che nel pezzo di Tim Parks Michela Murgia non è citata nemmeno una volta!

“E che articolo è?”, direte voi. Calma, andiamo con ordine, ed esaminiamo innanzitutto questa incontenibile attenzione dei media italiani per la scrittrice candidata, una attenzione che, a rigor di logica, dovrebbe presupporre per la leader di Sardegna Possibile un consenso dal 20 per cento in su (come minimo).

Prima di stamattina pensavo che questo interesse inconsulto per Kelledda di giornali e tv potesse essere ricondotto essenzialmente a due fattori. Il primo è lo stupefacente conformismo dei giornalisti italiani e la loro sostanziale ignoranza delle cose sarde. Funziona così: i giornali non fanno delle inchieste, non vanno a sentire tutti i protagonisti, non scavano le notizie, ma si fanno raccontare la realtà dall’unico protagonista che ritengono degno di attenzione. In questi ultimi quindici anni è andata esattamente così prima (ad esempio) con Nicola Grauso, poi con Renato Soru: adesso è il turno di Michela Murgia.

In questi pezzi ovviamente la Sardegna in quanto tale non c’è, ma ci sono loro, queste figure iconiche capaci di fare notizia “in tutti i luoghi e in tutti i laghi” che sparano al giornalista di turno una serie di elementi che poi frullati diventano una accozzaglia di luoghi comuni sull’isola e niente di più. È il giornalismo italiano contemporaneo: una notizia esiste solo se c’è un personaggio che la possa raccontare.

(Sia chiaro: chi vi parla ha una sua dose di responsabilità ma ha anche fatto quel che era nelle sue possibilità per evitare questa distorsione. Negli anni ’90 scrivevo e collaboravo con alcune testate nazionali – Diario della Settimana, l’Espresso, il Manifesto, l’Unità – quindi ho la presunzione di sapere di cosa parlo, so quanto i capiservizio ragionino in questo modo).

Il giornalismo italiano un po’ cialtrone ci mette del suo a creare degli idoli di carta, ad innalzarli e poi a dimenticarli quando la realtà li brucia e di loro non resta altro che cenere (avete più visto i giornali nazionali occuparsi di Grauso o di Soru? Interessava la loro ascesa, non certo la loro caduta).

Il secondo elemento che a mio avviso sta consentendo alla Murgia di avere una visibilità mediatica pazzesca è ovviamente la sua contiguità al mondo editoriale nazionale. La sua casa editrice (l’Einaudi) ha ovviamente tutto l’interesse a far apparire la scrittrice “in tutti i luoghi e in tutti i laghi”. E il mondo editoriale (che di favori dati e resi tra editori e scrittori campa alla grande) non si tira indietro.

Esempio lampante ne è stato il pezzo uscito qualche settimana fa sul Fatto Quotidiano a firma di Lorenzo Fazio dal titolo “Elezioni Sardegna: il fenomeno Michela Murgia e il silenzio dei media”. L’autore non è uno qualunque ma il fondatore della casa editrice Chiarelettere. Il fatto che nel suo pezzo accusi senza ritegno la stampa nazionale di ridurre al silenzio la candidata (“Però di un fenomeno nuovo che coinvolge migliaia di persone e che per certo lascerà un bel segnale nella politica italiana nessuno parla” ha il coraggio di scrivere), conferma quanto la sua scelta professionale inziale in realtà fosse sballata (“Da giovane ha provato a fare il giornalista senza successo”, dice di sé).

Insomma, qualunque sarà il risultato di domenica prossima Michela Murgia non potrà certo accusare i giornali locali e nazionali di averla oscurata, anzi.

Tanti articoli dunque, ma nessuno come quello di oggi ha dato una risposta alla domanda delle domande, alla questione principale: perché la Murgia si è candidata alla Regione? Sia chiaro: non “perché si sta impegnando in politica”, ma perché si è buttata da subito in una impresa proibitiva e che generalmente segna il culmine di un percorso e non il suo avvio?

Tim Parks è professore universitario, autore e traduttore, e scrive sempre interessantissimi articoli sul Domenicale. Da buon inglese dice pane al pane e vino al vino. “Si scrive per competere” è il titolo del suo elzeviro di oggi, così magistralmente riassunto nei sommari: “Essere vincenti è la vera ossessione degli scrittori, anche quando veicolano le emozioni, le idee e i progetti più nobili”. E ancora “Il caso Rushdie è esemplare: perenne ricerca del successo. E paradossalmente i lettori amano gli autori per il loro atteggiamento disinteressato”.

Il pezzo è molto articolato (vi consiglio di recuperarlo), Parks spiega cosa succede della testa di qualcuno quando un suo manoscritto viene finalmente pubblicato e si pone domande scomode:

“Perché abbiamo questa riverenza acritica verso gli scrittori editi? E, questione ancora più interessante, quale effetto produce sull’autore e sulla sua opera il passaggio dalla derisione alla riverenza?”.

Cioè?

“Conosciamo tutti le pene degli aspiranti. Si parla meno invece del fatto che la stessa mentalità alimenta ancora il mondo della narrativa dall’altra parte della barricata. Perché arriva il giorno, forse, in cui l’aspirante viene pubblicato. Arriva la famosa telefonata. Un attimo e tutto è cambiato. Improvvisamente tutti ti ascoltano con attenzione, ti invitano sul palco ai festival letterari, vogliono che tu parli con saggezza e solennità del tuo prossimo romanzo o che pontifichi sul futuro del romanzo in generale, o persino sul futuro della civiltà”.

“Quanti criteri ci sono per giudicare una persona?”. Per Parks il “criterio dominante” per gli scrittori è “vincere, il volume delle vendite, la celebrità (…). Ma non bisogna mai ammettere che il valore principale è questo. Anzi, proprio per vincere occorre professare altre virtù e parlare d’altro”. Perché “sotto sotto quello che più conta è vincere”.

Domandone finale: “Perché la gente ha una tale considerazione per gli autori, anche quando non li legge?”, si chiede Parks. Che alla fine, mi svela involontariamente cosa forse ha spinto la Murgia a candidarsi alla presidenza della Regione.

“Forse è perché la riverenza e l’ammirazione sono emozioni che ci attraggono; amiamo provarle, se troviamo qualcuno che davvero le meriti. Politici e militari non sono più adatti. Gli sportivi non hanno la giusta gravitas. In questo senso è un sollievo trovare un eroe letterario, qualcuno che sia talentuoso quanto nobile, e che non sembri primariamente interessato ad avere più successo di noi”.

Così va il mondo.

41 Comments

  1. New Entry says:

    Ieri ho visto per caso le istruzioni per i seggi elettorali (trovate in internet). Sinceramente ho trovato un po’ assurdi gli articoli di legge che spiegano come interpretare i voti durante lo spoglio: mi sembra che per il principio di fare salva la volonta’ dell’elettore diventi invece facile far riconoscere il voto. Leggere per credere.

  2. Carla Paulis says:

    Se Michela Murgia, come si va sostenendo, è affetta da narcisismo cronico questo si vedrà. Intanto come sottolineato da chi pur la critica ferocemente, la situazione appare talmente disperata che forse risulta più desiderabile aggrapparsi ad una speranza, ad un sogno, ad un ideale, ad un eroe letterario, se vi piace metterla così, che continuare a nuotare in una palude senza fine. Mi dispiace per prof. Pigliaru, ma ciò che rappresenta non assegna il giusto tributo alla “monedita del alma”.
    Viviamo in un’epoca in cui sembra meglio apparire a tutti i costi piuttosto che essere “nessuno” e procedere lontano dai riflettori, sebbene l’apparenza faccia parte dell’esistenza materiale, e questo non vale solo per la Murgia. Quindi mi sembrano assai deboli le argomentazioni di coloro che puntano su questa presunta bolla mediatica, anche perché senza il sostegno degli altri non si va da nessuna parte, soprattutto se in gioco ci sono importanti ruoli istituzionali.
    Ciò che spinge chiunque a superare le situazioni più difficili è la speranza, la necessità di ricominciare da capo preferendo aggrapparsi ad una roccia dove spunta un fiore in boccio lambito da un raggio di sole, piuttosto che continuare a camminare stancamente in un pantano spinti dal miraggio di una prateria rigogliosa ed assolata irraggiungibile.

    • Bruno Lai says:

      Viviamo anche in un mondo in cui per fortuna la rete ci regala spazi di verità inconfutabili, che ci permettono di capire quanto le persone facciano in fretta a puntualizzare nuove verità. Ognuno è libero di fare le proprie valutazioni, ma poi i nodi vengono al pettine tutti, o quasi: http://www.youdem.tv/doc/265057/mai-avuto-a-che-fare-con-il-pd-la-memoria-corta-di-michela-murgia.htm?utm_source=facebook&utm_medium=social&utm_term=murgia-adinolfi&utm_content=youdem&utm_campaign=sardegna

      • Carla Paulis says:

        Grazie per il video. Comunque chiarisco che non conosco in modo approfondito la Murgia e il fatto di vedere nella “sua” formazione politica, complessiva, una speranza non significa idealizzare un personaggio in particolare, ma credere in un’alternativa. Il tempo in cui tendevo ad idealizzare le persone è finito da un pezzo: non credo nel “messia politico”, le persone rimangono persone con i propri limiti e le proprie contraddizioni.
        Tuttavia, come ho già sottolineato altrove, anche io mi sono avvicinata al Pd in una fase in cui sembrava si stesse davvero ammodernando e aprendo alla “base”: ho resistito un anno, quanto la durata della tessera, commettendo i miei begli errori. Dal canto mio, di certo non negherei di essermi avvicinata al Pd, perché come ho indicato anche nel mio Curriculum Vitae mi ha insegnato qualcosa d’importante, ovvero quanto possa essere difficile amministrare e risolvere importanti problemi. Tuttavia, non mi sentirei di dire di provenire dal Pd dal punto di vista della mia personale visione e formazione politica.
        In conclusione, che la Murgia abbia negato o no questa esperienza diretta (per ragioni di opportunità contingenti, suppongo) rimane la speranza di un nuovo progetto politico condiviso, alternativo, indipendente eppure dialogante per la Sardegna, che come tale deve puntare sulla partecipazione democratica e quindi non può prescindere da un controllo costante “dal basso”. Tutto ciò per me rappresenta l’aspra “roccia dove spunta un fiore in boccio lambito da un raggio di sole”. Pertanto, ripeto, auguro a Sardegna Possibile di farcela con la necessaria umiltà.

      • si ma anche postare video dove michela murgia aiuta adinolfi a raccogliere firme per le primarie non mi pare che voglia dire che la murgia fosse nel pd,più che verità mi pare manipolazione,,,,,

  3. Carlo Murtas says:

    La Murgia ha scelto di candidarsi direttamente alla Presidenza della Regione come prima tappa del suo percorso politico perchè soffre di un eccesso di autostima, che il successo letterario e mediatico, nonchè l’appartenenza all’influente cordata editoriale Einaudi, hanno consolidato, spingendola verso una regressione narcisistica.
    Tra gli ingredienti della sua struttura caratteriale c’è anche quello della giocatrice d’azzardo; la Murgia aveva infatti scommesso sul suicidio politico del PD e del Centrosinistra e c’aveva quasi azzeccato puntellando strumentalmente anche la sciagurata candidatura Barracciu, purtroppo per lei, alla fine la scommessa gli è andata male.
    Nella sua teologia politica anche la figura femminile può assurgere a un taumaturgico ruolo salvifico e la Murgia incentra sulla sua persona quel bisogno di giustizia e riscatto che, in un momento da grave crisi economica e morale, spinge inevitabilmente le masse verso l’attesa di un messia politico.
    Son d’accordo col Prof. Pubusa che tutte quelle forme di partecipazione da lei sbandierate sono pura gazzosa ad uso e consumo dei media, e lo dimostra l’estrema debolezza delle sue liste, incapaci di veicolare effettiva partecipazione e quindi consenso, a fronte del crescendo di successo mediatico che incontra invece ll suo personaggio.

    • Paolo Bozzetti says:

      Questo lavorio intellettuale, che accomuna diverse persone rispettabili come Carlo Murtas e Vito Biolchini, nella ricostruzione del profilo psicologico motivazionale e comportamentale della Murgia, storicamente non porta granché a noi del csx.
      Ricordatevi quanto fosse limpida e intellegibile la struttura del “paziente” Berlusconi (e dopo vent’anni è ancora nell’arena politica a intorbidire gli orizzonti).
      Se poi, a questo, si unisce la sofisticata elaborazioni di personaggi dal pesante portato storico, come parrebbe essere il tal prof. Pubusa, la questione assume aspetti fuorvianti perché vi portano a sostenere concetti che:
      – si basano su dati la cui attendibilità è oggettivamente relativa, come i sondaggi (da cui derivate elementi attestanti la debolezza umana e politica delle liste di Michela);
      – certificano in modo definitivo l’evanescenza politica del metodo partecipativo. praticato da Sardegna Possibile durante la compagna elettorale.
      I dati oggettivi raccontano, invece, di una donna che, al di là delle reali motivazioni (nobili o meno, ma comunque non è l’espressione di un gruppo di guerrafondai o non penso debba salvare il suo impero economico) si è candidata alla presidenza della regione e da questa estate trotterella per la Sardegna parlando, ascoltando e discutendo con uomini e donne della sua terra, stabilendo connessioni ad alto valore aggiunto in quanto basate sullo scambio concreto di contenuti, attivando meccanismi ricchi di condivisione e partecipazione,
      Non stiamo parlando solo di comizi (dove si parla, si stringono mani, si sorride e si torna a casa) ma di qualcosa di più complesso e profondo, che, in definitiva, oltre a costruire contenuti e idee, è anche finalizzato a valorizzare le potenzialità umane di cui è ricca la Sardegna.
      Per questi motivi ritengo, come tanti su questo blog, che il concetto di “Metodo partecipativo” sintetizza un qualcosa che è difficile sostenere sia solo “gazzosa”.
      A farlo in modo così pervicace (e fatta salva la libertà di espressione di ciascuno), penso si corre il rischio di essere valutati come dei nostalgici tromboni da scrivania e, questo, non mi pare sia assolutamente il caso di Carlo Murtas e Vito Biolchini (su Pubusa, invece, non ne sono così sicuro).

  4. Paolo Bozzetti says:

    Ho come l’impressione che la discesa di Renzi abbia avuto un ulteriore effetto deprimente sulla campagna di Pigliaru.
    Il buon Francesco ha perso il bandolo della matassa e non riesce a mascherare la totale assenza di innovazione e profondità del programma.
    Ho sentito la sua intervista su Rai Sardegna e aveva il tono e lo spirito del curatore fallimentare dell’impresa di famiglia.
    La realtà, triste e dura, è che il PD ha smarrito, rincorrendo Berlusconi da anni, una qualsiasi traccia di coerenza nei suoi comportamenti e nei valori fondanti.
    Citare esempi di quello che affermo può diventare stucchevole e, sopratutto, fa male dentro.
    Basti pensare a quello che è successo con le primarie in Sardegna o a come Renzi sia riuscito a resuscitare un leader bollito e stracotto (dopo decenni in cui si è lottato e penato per collocarlo nella sua corretta dimensione umana e giudiziaria).
    Non parliamo dell’impressionante numero di segretari che sono stati bruciati nell’ultimo ventennio da questo partito (penso che solo l’Inter possa vantare un numero maggiore di allenatori licenziati da Moratti).
    Cosa può dare ik PD a noi sardi, oggi?
    Penso ben poco e quel poco sarà sempre un boccone avvelenato per questa terra ormai allo stremo.
    Provate ad immaginare la vittoria di Pigliaru.
    Credete che l’onesto Francesco abbia la caratura politica e morale per liberarsi dall’abbraccio mortale di una coalizione sprovvista di una reale “governance”, perché priva di uno straccio di accordo programmatico, ma comunque ricca di personaggi impresentabili oltre che di indagati in lista, e altrettanti fuori lista “da sistemare” in qualche poltrona importante.
    Sono sempre più convinto che sia giunto il momento di dare fiducia ad altri soggetti.
    La Murgia ha organizzato la sua avventura utilizzando, in modo innovativo per la politica, il metodo partecipativo, dimostrando, pur senza la “gioiosa macchina da guerra” del PD, metodo, passione e voglia di sacrificio.
    Rispetto agli altri, mi sembra veramente tanto.

    • Mi sembra che hai centrato il punto. Pigliaru dopo l’entusiasmo di una eventuale vincita si troverebbe a dover ripianare i conflitti del PD, SEL e company ancor prima di poter affrontare quelli della Sardegna.

    • Comunque vada (Cappellacci o Pigliaru) la Sardegna avrà un governo pessimo.
      E debole, debolissimo.
      Murgia, se possibile, è peggiore di quei due (anche di Cappellacci!). E’ riuscita nell’impresa quasi impossibile di proporre ricette ancora più inutili di quelle avanzate dai due principali contendenti. Un coacervo di sciocchezze (l’agenzia sarda delle entrate è un buon esempio) e di bufale (appunto il famigerato “metodo partecipativo”, uno specchietto per le allodole).
      Se la situazione isolana non fosse così critica, l’armata Murgialeone farebbe ridere.
      Amaro.
      .
      PS – Ma quanti groupies ha sguinzagliato Murgia in rete? Peggio dei duri e puri cinqueSStelle.

      • MA veramente l’agenzia delle entrate è pure nel programma di Pigliaru ed è IL cavallo di battaglia dei sovranisti, quidni anche se vince Pigliaru ci sarebbe. A meno che non abbia mentito per tenersi buoni gli alleati sovranisti.

      • Pigliaru, che ovviamente ne capisce di economia, mente sapendo di mentire. L’agenzia delle entrate e’ irrealizzabile senza farsi carico di tutti i costi relativi. E non parlo solo di spese e trasferimenti che ora riceviamo dallo stato. Parlo dei “crediti” che Equitalia o qualsiasi altro vanta nei confronti di ogni contribuente sardo.

      • @Zazen
        No, sbagli. E infatti Pigliaru ha più volte stigmatizzato l’inconsistenza della proposta, definendola populista e inutile. Su questo ha ragione.
        Per una volta.

      • Paolo Bozzetti says:

        L’Agenzia delle entrate sarda è sostenuta fortemente dai sovranisti che fanno parte della coalizione di Pigliaru.
        Nel concreto, si può ben apprezzare cosa questo significhi, nel caso Pigliaru vinca.
        Mancando un programma condiviso si rimanda il tutto a dopo le elezioni.
        È un metodo serio?
        È un metodo che ha funzionato nel passato?
        Non vorrete dirci che anche questa mancanza è colpa della Barracciu, con tutte le commissioni e comitati di cui dispone il PD (detto in concreto, questo significa che, mentre si organizzavano le Idi di Marzo per Francesca, qualcuno poteva lavorare anche al programma e alla sua condivisione con gli alleati).

      • Pigliaru non ha stigmatizzato nulla, si è limitato a non parlarne apertamente. E i sovranisti sostengono che lui abbia accolto la proposta con entusiasmo. Qualcuno mente e chiunque sia fa parte della coalizione di Pigliaru.

      • @Zazen
        Pigliaru sull’Agenzia è stato esplicito. Può non piacerti ma è così. Il problema non è l’agenzia, bensì le entrate (troppo basse). Lo capisce anche Maninchedda, ma siccome non sa come fare per porci rimedio, fa finta di non saperlo e parla d’altro.
        Del resto Pigliaru i sovranisti se li è trovati in mezzo alle scatole come dote del gruppo che ha cacciato via Barracciu. Altrimenti ci sarebbero i sardisti (e non so cosa sia peggio).
        Pigliaru è sovranista quanto comunista! Quando gli hanno chiesto cosa sia il sovranismo ha risposto: l’ottimizzazione dell’amministrazione locale!
        Non contiamoci balle.

      • No, guarda, non è fatto di piacermi o non piacermi, io mi posso anche fidare di quello che dici tu, ma non ho mai trovato una dichiarazione di Pigliaru chiara su questa questione. I sovranisti e Maninchedda assicurano che ha accolto la loro proposta di Agenzia Sarda delle entrate come punto programmatico. Se hai qualche articolo dove Pigliaru smentisce tutto ciò e dice esplicitamente che questa Agenzia non s’ha da fare ti prego di mettermi il link. Anche un video va bene

      • Tornando a Pigliaru e all’agenzia sarda delle entrate, mi hanno fornito questo link http://www.ilpartitodeisardi.net/news-archive/francesco-pigliaru-chiama-il-mandrolisai-le-barbagie-rispondono dove è presente il seguente passaggio

        “Pigliaru ha ribadito che tutto ciò si potrà fare recuperando le risorse dei sardi che oggi lo Stato trattiene slealmente, “attivando l’Agenzia Sarda delle Entrate, incassando noi la nostra ricchezza e girando noi la quota parte che dobbiamo allo Stato”.”

        È effettivamente un po’ poco per dire che lui la voglia in questi termini, ma non ho sentito nulla che mi lasci pensare il contrario.

  5. Il “vero” problema di Murgia, a parte l’inconsistenza politica del personaggio (come se Luciana Littizzetto si presentasse con una propria coalizione “Piemonte Possibile” alle prossime regionali, o Crozza con “Liguria Possibile”) è che si tira dietro personaggi ricchi di colore che per apparire più “sardi” hanno il vezzo di “sardizzare” il proprio nome. Non è comico: è patetico. Mi immagino Biolchini che si firma Vitu Biolchinu, e poi Alfonsu Stiglitzu, Mariedda del Zompu, Ettore Cannaveru. Per non parlare di Gramsciu, naturalmente.
    La verità è che Murgia è un piccolo fenomeno mediatico (=personaggio pubblico) prestato ad un’operazione di raccolta di consenso, senza alcuna base programmatica, da parte di personaggi trombati in parecchi altri posti, variamente distribuiti e più o meno determinati. Un fake, che comunque si è ritagliata una visibilità con cui la politica isolana dovrà fare qualche conto. E quando dice che ha vinto, ha ragione, ahimè.
    Quanto alle osservazioni di Biolchini, le trovo un po’ scontate. Tra l’altro a rimorchio di una figura di intellettuale che vive da sempre in Italia ma non è stato capace di una minima analisi credibile della realtà nazionale. Un intellettuale che parla, vive, esiste solo in funzione di altri come lui…
    …e come Murgia, capace di lavorare in un call center e non capire nulla di ciò che le accade, salvo raccontarlo come una novella di Liala. Quando la sento dire che lei vuole impostare una diversa “narrazione della Sardegna”, peso a Conte (altro intellettuale parecchio importante e seguitissimo): Agghiacciante! (cit.)

    • Ma quanta sicurezza! Per Lei il dubbio non è sicuramente l’unica ragione. Agghiacciante! (cit) Per premio una strofetta: te c’hanno mai mannato
      a quel paese
      sapessi quanta gente che ce sta
      a tte te danno la medaglja d’oro
      e noi te ce mannammo tutti in coro….

      • Paolo Bozzetti says:

        Peppino, sei grande

      • @Peppino
        Restare senza argomenti è bruttarello, vero? Capita.
        .
        Però colgo l’occasione per ribadire il concetto. L’armata Murgialeone è proprio questo: un’accozzaglia eterogenea di personaggi a tipo Lisandru, trombati altrove, che ricorre alle battute ironiche, o ai nomi penosamente “sardi”, perché incapace di una proposta politica. Come del resto tutti coloro che si affidano al sovranismo o a all’indipendentismo per trovare un po’ di visibilità. Poi Murgia qualcosa raccoglierà, ma la raccoglierebbero anche Crozza e Littizzetto, probabilmente andando a pescare nell’elettorato genericamente “progressista”. (Colpa del PD&C, ovviamente, mica di Murgia, Crozza&C)
        Ecco perché Murgia e Cappellacci, in perfetta sintonia, disputano di Schettino e Costa concordia. Mica di politica. E perché i groupies di Murgia hanno poco da dire.
        Anche i roadies, come Lisandru.
        Al netto dei commenti ironici, più o meno Belli.

      • Ma ci vuole così tanto a farsene una ragione? PD e FI concordano sugli strumenti da utilizzare per venir fuori dalla crisi ? E allora se fossi un elettore del PD convinto delle sue buone ragioni voterei senz’altro FI chè almeno la destra quel mestiere lo fa da più tempo e meglio. Ma siccome il mio ragionare è ad un livello diverso rispetto a quello veicolato dalla politica attuale, ho ancora la voglia e il tempo di guardare il mondo da bastian contrario. E a non fidarmi da chi le verità le ha piegate in tasca. Tra il non votare e votare per Michela c’è una piccola, per me almeno, differenza. Se non voto non faccio danno (secondo alcuni), se voto Murgia arreco disturbo a tanti tromboni. E ditemi se non è un’analisi politica questa, o miei cari soma.

      • @peppino
        Ovvero non rispondi, cerchi di sviare il discorso (dopo la magra figura dello sfanculamento).
        Ovviamente parlavo d’altro. Dicevo che Murgia è un fake (anche letterario) cosa evidente a tutti. Che non ha un programma ragionevole (a parte le sciocchezze evidenti come l’Agenzia Sarda delle entrate, una vera fesseria) e che la gente che sta con lei è un’accozzaglia di trombati. Questi sono fatti che chiunque può verificare. Il resto è gazzosa, come per l’appunto lo slogan sul “Metodo partecipativo”.
        La supercazzola del momento, per chi ci crede.
        Al netto di chi insulta facendo parte dei groupie, del resto la legge non vieta.
        Pare che in rete ce ne siano parecchi. Vedremo quante supercazzole si tradurranno in voto.
        (No, non è un’analisi politica: è la ripetizione monotona di alcuni slogan elettorali.)

      • Così parlò Zarathustra.
        Augh:

  6. Carletto says:

    Minca, Biolchini, pitticca s’analisi chi ciari cravvau Tim Parks, seu abbarrau siccau, mai sentite cose simili e stravvanatte…
    ..
    ..
    Ma ti pozzu toccai o Biolco?

  7. Lisandru Mongile says:

    Le “motivazioni” adesso. E con quale assertività. Mi sembra un ragionamento costruito su ipotesi psicologistiche da quattro soldi, in tutta sincerità.

  8. Salvatore says:

    Pensa al male e qualche volta indovini… proviamo a pensarla così: A CHI giova pompare mediaticamente Murgia? Da dove verranno tolti i voti che vanno a lei (scrittrice DI SINISTRA)? CHI ha davvero il potere di pompare mediaticamente qualcosa o qualcuno?

  9. Francesco Utzeri says:

    Egregio Biolchini, e se le sue complicate e tante considerazioni nel cercare le ” motivazioni ” della Murgia nello scendere in campo, non fossero tanto difficili da capire ? E se la Murgia fosse stata “spinta” da un’ unica semplice e comprensibilissima motivazione, quale è quella di avere la pazza voglia di voler spazzare via la classe politica che ha (S)governato la Sardegna in questi anni ?.

  10. E’ il tipico manicheismo anglosassone o sei un winner o sei un loser.
    Si adatta alla politica italiana e sarda in maniera molto approssimativa.
    Nessuno si è mai chiesto cosa ha spinto uno come Cappellacci a fare il gregario per tanto tempo finchè non è riuscito a leccare il culo giusto e si è fatto candidare due volte a presidente della Sardegna?
    Che sia la stessa voglia di vincere, stavolta però non accompagnata da talento letterario?

  11. Carla Paulis says:

    Ciao Vito, è da tanto tempo che non commento i tuoi articoli.
    Si trova per caso in rete il pezzo di Tim Parks da te citato ?
    Tuttavia, che male c’è ad aspirare all’eternità per motivi comunque nobili? Penso che sia un desiderio di tanti ma in pochi riescono a realizzare questo sogno con la necessaria umiltà e l’ambizione di condividere la “vittoria” con tante altre persone e non in solitudine. Personalmente penso che la maggiore gratificazione provenga proprio dalla percezione di essere stimati per i propri meriti e dal sentimento di gioia condivisa che mette tutti sullo stesso piano a prescindere dalla notorietà del momento. Pensa che bello se la Murgia riuscisse davvero a dirigere un bel concerto sardo cosmopolita! Chi disse “I have a dream…”?
    D’altra parte anche Tim Parks è uno scrittore, quindi non parla forse anche di se stesso e delle proprie aspirazioni?
    Di recente ho letto il libro della Murgia dal titolo Ave Mary che consiglio vivamente, soprattutto alle donne di formazione cattolica, per iniziare ad approfondire la conoscenza di se stesse, ma anche agli uomini. Considerando la sua tendenza a denunciare certe prassi italiche non è che la Murgia abbia sempre fatto politica in realtà?
    Ma hai ragione nel dire (in tanti tuoi post) che un conto è avvicinarsi alla politica in chiave intellettuale sebbene partecipativa un altro è avere accesso diretto al Palazzo del Potere e trovarsi a dialogare con i soggetti politici più diversi. In qualunque caso si dovrà pur fare il salto di qualità magari anche in modo non canonico per la storia dei partiti politici che, va sottolineato ancora, sono in crisi ormai da tempo.
    D’altra parte, ritengo che il principale male dei sardi, come degli italiani in generale, sia di carattere culturale, pertanto una figura femminile credente eppure assai critica, che addirittura ha osato in mettere in discussione la rappresentazione secolare maschile di Dio da cui discende anche la visione sessista distorta dei rapporti interpersonali dagli esiti violenti (vd. casi di femminicidio), non è che rappresenterebbe una gran bella speranza di rinnovamento per la Sardegna e per l’Italia? Io la fiducia gliela darei non solo come donna e lettrice.

  12. La vera domanda che ti dovresti fare, Vito, è il perchè continui a scrivere di Michela Murgia?

    • Per lo stesso motivo per cui ne scrivono Repubblica, la Stampa, il Corriere, il Fatto Quotidiano… Perché è candidata alla presidenza della regione, non te ne sei accorto?

  13. muttly says:

    La domanda successiva è come mai in Sardegna l’ unica occasione per vincere che ha trovato Michela Murgia è la sfera politica, significa che per altri ambiti non c’è nulla ?

  14. filippo says:

    …eccellente doppio “mirroring” di due lucide intelligenze (Parks & Biolchini).
    Filippo

  15. GhostWriter says:

    Letto l’articolo, non mi pare aggiunga o tolga niente alla realtà. Un’opinione nient’altro che un’opinione.

  16. Massimo says:

    Capolavoro, bravissimo. È sempre un piacere leggerti.

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