Giornalismo / Scuola

Ci scrive Silvia: “Immagini inopportune su WhatsApp, gli adolescenti sbagliano: ma perché i giornalisti infieriscono così?”

Grazie Silvia per questa tua riflessione, sensibile e profonda.

***

Carissimo amico,

una ragazza di dodici anni, studentessa modello e un po’ ingenua (evidentemente!!!) riceve il telefonino in regalo dai nonni. I suoi le proibiscono di usare “l’inutile feisbuk” e lei ubbidisce. Non sanno che i ragazzi usano anche WhatsApp… Lì la ragazzina entra in contatto con un quattordicenne. Tra i due c’è uno scambio di messaggi. Probabile che lei si sia innamorata, perché quando lui le chiede una foto in topless “la sventurata rispose”, direbbe il caro Alex Manzoni.

Un messaggio privato, una foto inviata a una persona in cui si ripone una fiducia evidentemente immeritata e la foto viene condivisa su Facebook con tanto di nome e cognome e diventa virale, come dice chi ne capisce di rete.

Nel giro di poche ore compagni di scuola, amici e insegnanti sono a conoscenza della cosa. Molti salvano la foto incriminata sul loro cellulare. Qualche insegnante, preoccupata (in lacrime!) avvisa i genitori.

Sconvolti, i genitori provvedono subito a presentare una denuncia alla Polizia postale e vengono a sapere che oltre alle foto della loro figlia c’è anche un video, estorto probabilmente con lo stesso sistema, di un’altra dodicenne.

La ragazzina si vergogna a morte, non vuole più andare a scuola, ha paura che tutti la riconoscano. Genitori e insegnanti si adoperano (aiutati anche da una pedagogista) a far capire alla ragazza che ha commesso un errore, grave, ma che non per questo la sua vita è finita…

MA i giornali diffondono la notizia (forse sull’onda del caso delle ragazzine che si prostituivano ai Parioli? E vogliamo dircelo che è un fenomeno vecchio come il cucco di cui forse i media ci stanno facendo fare indigestione?) e scrivono:

“La vita e la reputazione di ragazzine ancora bambine rovinate probabilmente per sempre”.

Non voglio commentare i commenti: tutti se la prendono con genitori e insegnanti (genitori attenti, ma a cui può sfuggire il controllo di qualcosa: tutti, da ragazzini, abbiamo fatto qualcosa di nascosto… In questo caso il danno è molto grave, ma il giudizio lapidario su quelle famiglie lo è altrettanto). Voglio commentare questa frase: è una condanna. Da mamma, da insegnante e da essere umano la rifiuto completamente.

Da mamma cerco di insegnare a mio figlio che nessuno è perduto per sempre, che c’è sempre, finché siamo in vita, la possibilità di cercare di porre rimedio ai nostri errori (ecco perché sono contraria alla pena capitale, per esempio), che l’essere umano è complesso e non si può etichettare per un gesto (o così diceva, più o meno, il Padre in “Sei personaggi in cerca d’autore”).

Come insegnante mi sforzo di insegnare ai miei alunni gli stessi princìpi. La differenza tra loro e mio figlio è che l’ambiente in cui stanno crescendo i miei ragazzi è difficile: molti di loro sono entrati in carcere a trovare parenti condannati… A maggior ragione devono poter credere che si può e si deve partire dai propri errori per migliorare se stessi.

Se la ragazzina in questione fosse una mia alunna (e non lo è!), come potrei aiutarla a reinserirsi tra i compagni, dopo che lei e i suoi hanno letto sul giornale che la sua vita è finita? A dodici anni, “finita”? E non accetto condanne per nessuno come essere umano, perché io credo nel valore di ogni persona.

Mi chiedo, e ti chiedo: può un giornalista serio emettere giudizi così su una ragazzina, su una persona? Si può essere tanto superficiali, quando è in gioco la vita e l’equilibrio di un’adolescente (fragile proprio perché adolescente, figuriamoci dopo un’esperienza del genere)?

La ragazzina in questione, sino a quel momento, era stata una ragazza modello (i professori lo confermano). Non vuol dire, forse, che tutti siamo fragili, soggetti a errori, a imprudenze, e quindi piuttosto che di giudizi abbiamo bisogno di “umanità”?

E se anche fosse stata una delle “cattive ragazze” non sarebbe nostro dovere di adulti (e, diciamocelo, privilegiati), far di tutto per aiutarle, per dare loro un po’ di gentilezza, di serenità, di sorrisi (non sono molto abituate, sai?), piuttosto che condannarle alla perdizione eterna?

E se pure un “giornalaio” non si sentisse in dovere di salvare il mondo dei “bimbi sperduti”, potrebbe, almeno, avere un po’ di pudore nel parlare della situazione di ragazzine dodicenni?

Un abbraccio

Silvia

 

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27 Comments

  1. silvia è vero hai ragione però io che ho 11 anni non sono ingenua come la ragazzina di 12 anni le foto i video e messaggi agli sconosciuti non li mando se ad esempio mi minacciano lo dico a mia mamma e lo blocco anche se è vero che la ragazzina si era innamorata di una persona che credeva l amasse

  2. ugolino says:

    E se lo scandalo fosse solo nei nostri occhi?

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  4. Batmanunza says:

    Bella lettera Silvia. Le parole come pudore, morale, sensibilità, fiducia, stanno subendo uno scadimento nella scala dei valori… i riferimenti, i cardini di un vivere civile e umano, si sono spostati… e questo degrado coinvolge prima noi adulti e, dopo, come un’onda anomala travolte bambini prima e adolescenti dopo… Credo che la doppia morale che traspare dall’articolo di cui riporto il link (http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2013/07/01/APvyOAsF-cubeddu_ragazze_shorts.shtml) sia un esempio lampante di quei giudizi che si sbandierano ai quattro venti giusto per dare importanza a se stessi (cioè come commentatori) piuttosto che all’argomento stesso, sviscerarne i significati, analizzare la realtà per criticarla e magari proporre modelli di interpretazione e soluzioni… A questa smania di protagonismo non si sottraggono né i giornalisti, né i loro commentatori e/o lettori, né chi detiene una seppur minima “ribalta” sul mondo dei social media… perché, parafrasando il caro Vito, la libertà di informazione è di chi possiede un mezzo di informazione ma la responsabilità della qualità di essa ricade su tutti noi che siamo chiamati a controllarla e giudicarla e in alcuni casi deprecarla e condannarla…

  5. Alessandra says:

    Ma se invece fosse stato il ragazzino a fotografarsi magari i genitali e avesse diffuso la foto in rete (o se la ragazzina gli avesse chiesto una foto intima e poi la avesse diffusa), il giornalista avrebbe anche in quel caso scritto che la reputazione del ragazzino era rovinata per sempre? Non so perché, ma credo di no. Cioè la società continua ad usare due pesi e due misure col nudo maschile e femminile. Trovo che tutti gli adulti in questa storia abbiano reagito male. Si deve spiegare alle adolescenti che possono usare il loro corpo come preferiscono purché questo uso sia libero e non sia frutto di un ricatto psicologico. L’errore non é stato fotografarsi il seno ma fidarsi di una persona con cui non c’è una vera relazione. Non c’é nessuno scandalo e non capisco la reazione isterica delle insegnanti.

    • Concordo in pieno. Il fatto grave l’ha commesso il ragazzino, pubblicando (commettendo reato) una foto ad uso privato.

  6. Francesco Sechi says:

    10 e lode!

  7. sergio says:

    lo dissi in un’altra occasione: oggi i messaggi espliciti ed impliciti, commerciali e non vanno nella direzione di “TUTTO SENZA LIMITI”, ..ecco forse quello che dobbiamo fare concretamente è rimettere qualche sano limite e non solo esercitandolo con autorità nei confronti dei nostri figli, alunni, compagni adolescenti.
    L’esempio è sempre il miglior insegnamento: autodiscipliniamoci e proviamo acontagiare le persone che sono in contatto con noi sull’urgenza e l’importanza di riportare un limite a tutto.
    C’è un limite a tutto! che frase. andrebbe scolpita sotto la statua di carlofelice, sui tacchi di Seui, dappertutto.
    Ricordarci che la vita che abbiamo da vivere è una e abbiamo il dovere/diritto di viverla limitando i tormenti.
    Ricordarci che la vita per quanto lunga non è eterna e che non possiamo adagiarci nel convincimento che il compito spetta alla politica o che i responsabili del degrado siano così lontani da noi. C’è tanto bisogno

  8. Andrea T. says:

    Grazie Silvia. Mi ritrovo molte volte a pensare a come gestirei la situazione se avessi figli o fossi un insegnante, perché le insidie di cui parli hanno risvolti psicologici micidiali e come tali preoccupano. I condannatori possiamo contrastarli, chiaramente, ma è normale che esistano ed è normale che ce ne sia qualcuno anche fra chi scrive. Punterei tutto sugli adolescenti, provare a esorcizzare questi guai, ricordargli quante sventure hanno sopportato e sopportano miliardi di persone al mondo diventando più forti. Avessi una figlia che ha avuto un inciampo di questo tipo inizierei a raccontargli tutte le cavolate mie (lunga lista!) e di altri, grazie al cielo non confortate da prove fotografiche. Non è facile, ma spiegando, informando e creando un buon presente si può andare da qualche parte. Mi viene in mente Don Vasco Paradisi, che a scuola a 14 anni ci insegnava a proteggerci con vere e indimenticabili lezioni di vita nell’ora di religione, furibondo con gli ex ribelli di una volta che passeggiavano in cravatta in via Dante, sereni dall’altra parte della barricata. Vabbe’, mi fermo qui. Tanta solidarietà e un augurio speciale a chi è in ballo con queste questioni.

  9. sergio says:

    forse anche LUI, in fondo, è una vittima inconsapevole di qualcosa. Ma sono daccordo con te sui toni che usi, nessuna comprensione nei confronti di uomini o ragazzi che siano (qualcuno non riesce più manco a distinguere) che ancora oggi si autorizzano a facili e morbosi commenti sulle adolescenti. E’ davvero sconfortante non cogliere un miglioramento in questo senso. Però è anche vero che non tutti gli adolescenti hanno questa eredità, come è vero che non tutti i giornalisti macellano socialmente qualunque cosa pur di vedere il proprio nome in calce all’articolo.

  10. Atropa Belladonna says:

    Grazie a chi ha scritto l’ articolo, per avere in modo molto sensibile messo allo scoperto un problema che è diffuso e sintomo di una voglia di audience e di spettacolarizzazione del privato che va ormai oltre ogni ritegno. Non solo: rivela una pigrizia mentale tragica in chi si occupa di informazione ed utilizza per farlo frasi fatte come “rovinate per sempre”, senza neppure capire e rendersi conto di cosa sta dicendo, delle possibile reazioni a livello personale e collettivo che una simile frase buttata là senza pensare può innescare (io credo che quando si parla di minorenni, una frase del genere sia addirittura illegale).
    La questione è ovviamente che mica si possono chiudere i giornali o le televisioni, i problemi non si risolvono certo così. Almeno credo: ma che si può fare, concretamente?

  11. Giuseppe says:

    Il “succo” di questo articolo è che la signora Silvia chiede senso di responsabilità professionale. E non si può che condividere. Abbiamo appena chiuso a Cagliari una bella iniziativa, il festival Pazza Idea, in cui, fra l’altro, proprio di questo si è parlato: della necessità di regole e del senso di responsabilità che deve essere il principale timone anche e sopratutto di chi ha una platea davanti. Giornalisti in prima linea. Ma non solo. Credo che anche chi commenta dovrebbe evitare generalizzazioni che investono categorie, perché non servono a nulla se non che creare scontri stupidi. Come dire, il senso di responsabilità deve riguardare tutti noi, anche quando commentiamo una lettera come questa.

  12. Supresidenti says:

    Grazie Silvia

  13. Ma insomma! Possibile che si continui solo a dire che LEI ha sbagliato?
    Queste povere ragazze NON SONO DIVERSE dalle adolescenti di una volta. Non sarebbero adolescenti se la malizia non si mischiasse all’ingenuità in modo inscindibile. Diversa è solo la tecnologia, che fa di un comportamento assolutamente adolescenziale, quello che qui viene definito un GRAVE errore. Ma quale errore? L’errore è forse quello di non rendersi conto di come sia facile, oggi, divulgare immagini PRIVATE E PERSONALI. E probabilmente, la ragazza in questione, non ne aveva neanche una grande idea, visto che le è stato impedito l’accesso ai social network. Lei, giustamente e ingenuamente, ha creduto che quell’immagine restasse privata.
    Possibile che a nessuno venga mai in mente di scrivere qualcosa come: CHI HA SBAGLIATO E’ LUI. Chi dovrebbe essere ROVINATO PER LA VITA è lui. Chi dovrebbe essere marchiato a fuoco, etichettato come BASTARDO, VIGLIACCO, IGNOBILE, preso in giro dai compagni, messo in un angolo, e PUNITO CON PENE SEVERE è SEMPRE E SOLO LUI.
    Finché ci sarà ancora la mentalità che porta a vedere l’errore nel comportamento della vittima e non in quello del carnefice, non cambierà mai niente.
    La violenza sulle donne, ci tengo a dirlo, comincia esattamente da qui.

    • Claudia says:

      Tutti coloro che sono a contatto con gli adolescenti e chiunque se ne occupi,sia in privato che sui media, dovrebbero dimostrare la stessa sensibilità delicata e attenta che traspare dalle parole di Silvia, e ringrazio lei per aver condiviso con noi questa riflessione e Vito per averla pubblicata. Vorrei però anch’io, come Lory, far notare che trovo sbagliato definire ”errore” la normale sperimentazione della sessualità da parte di una ragazzina, in cui l’ingenuità , la curiosità e la consapevolezza sono sfaccettature che coesistono, e vengono impropriamente, a mio parere , definite ”malizia”. Chi ha commesso un errore, e qualcuno dovrebbe spiegarglielo prima che sia troppo tardi, è quel ragazzino che ha tradito la fiducia e la complicità che dovrebbe accompagnare ogni rapporto tra persone, di qualunque età, che sia sentimentale o sessuale non importa. Bisogna educare i ragazzi a non considerare le ragazze come tacche da incidere sul cinturone, di cui vantarsi con altri cretini della stessa risma. Manca in modo drammatico, a questi ragazzini, un’educazione sentimentale, prima ancora che sessuale, in grado di consentire loro di rapportarsi con i propri coetanei, serenenamente e correttamente.

      • Grazie Claudia. Non avrei potuto trovare parole migliori.

      • Silvia says:

        Una precisazione: ho detto che la ragazza ha commesso un errore. Voglio precisare che intendevo il termine *errore come “scarto dalla norma, dal comportamento abituale” . Lungi da me voler dare al termine una connotazione moralistica (non avrebbe più senso la lettera a Vito).
        Per il resto concordo pienamente con Claudia: l’educazione sentimentale è fondamentale e, purtroppo, tragicamente assente.

      • Anche io voglio precisare che non mi riferivo a Lei, Silvia. Sì, ammetto che mi è dispiaciuto che Lei abbia accennato solo al comportamento della ragazza (bambina!), e che non abbia invece nemmeno per un attimo condannato, o almeno criticato, sia pure blandamente, il comportamento ignobile del ragazzo (quando invece io penso fermamente che sia da qui che si debba partire.. Nell’educazione di questi ragazzi, prima che commettano simili idiozie, e anche dopo, quando si sono già trasformati in piccoli mostri maledetti). Ma ho capito che il tema al quale Lei faceva riferimento era tutto un altro, e lo trovo lodevole, mentre io (apparentemente) sono andata “fuori tema”. Credo che Lei, come tutti noi, trovi “ovvio” che lo “sbaglio”, il vero “errore GRAVE”, lo abbia commesso lui, e non certo lei. Ma nessuno, o quasi nessuno dice mai queste cose. Si sanno, sono ovvie, ma non vengono dette. I giornalisti, in particolare, non lo dicono quasi mai. Anzi, di massima viene detto l’opposto! Si parla della ragazza o della donna. Di come si comporta, di come provoca, dei suoi “ingenui errori”. Di quello che LEI fa.
        Era a questo che mi riferivo, col mio post. Condannavo questa mentalità, non certo le sue parole, che anzi condivido.
        A tal proposito, la invito a leggere, se vuole, l’ABOMINEVOLE ma illuminante articolo di Concita De Gregorio (una donna!) su Repubblica, relativo allo stupro di gruppo avvenuto tempo fa nella “Modena bene”.. Di seguito il link.

        http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/societa/2013/10/21/news/la_sedicenne_di_modena_stuprata_dagli_amici_qualcuno_dica_che_quel_gioco_non_un_gioco-69074945/

        Personalmente, preferirei che leggesse questo post, che contiene l’articolo e lo analizza punto per punto, in modo a dir poco magistrale. Ma è un po’ lungo. Scelga lei. Sicuramente le piacerà
        Buona continuazione ed, eventualmente, buona lettura.

        http://www.informarexresistere.fr/2013/10/25/concita-de-gregorio-e-lanalisi-illogica-di-uno-stupro/

  14. sergio says:

    bellissima lettera di Silvia! grazie per queste parole di sostegno e di giusta critica nei confronti di chi concorre a rendere la privacy un inutile fardello di cui disfarsi.
    Da padre di una ragazza di 17 anni sò cosa significa essere costantemente in trincea nel tentativo di prevenire eventuali inciampi. Ma come tu dici l’errore ci può sempre arrivare e, augurandoci che non sia “l’irreparabile”, si può sempre risalire e riscattarsi.
    Purtroppo facciamo i conti con un disorientamento esistenziale planetario, amplificato da tutto ciò che è definito “social” (uozzap, feisbù, li scrivo volontariamente male per esorcizzarli), esistere, non restare isolati significa avere molti contatti, essere approvati sulla rete, stupire sempre più per provare la botta della visibilità e notorietà delle “star”; ovviamente virtuale.
    Per paura di restare soli e isolati dagli altri, vengono bruciati sull’altare dei social network ogni barlume di pudore, di rispetto della privacy.
    Grazie Silvia

  15. No Silvia, non ne ha pudore. è la categoria dei giornalisti che non può averne. Vito sa cosa intendo e non mi rivolgo a lui, il fatto di averti ospitato dice tutto. La frase, il concetto, il gesto, e altro devono scolpire nella spudoratezza e impudenza, è il sale del loro mestiere in genere. Non hanno scrupoli, ma solo perché non venderebbero e non porterebbero cassa all’editore o al gruppo. Questo è quel che accade oggi, ma è sempre stato così, sin da quando hanno inventato la categoria dei giornalisti. Chi sostiene il contrario dice il falso. Un grande della letteratura fece una graduatoria degli scrittori, in fondo ci stavano i giornalisti, dopo di loro quelli che scrivono nei vespasiani, alias cessi. I giornalisti onesti, ci sono, ma durano poco.

    • Mi sembra una critica eccessiva, sinceramente. Che peraltro non ci aiuta a risolvere il problema che, secondo la tua impostazione, si risolverebbe solo con la chiusura dei giornali.

      • voglio essere eccessivo, perché è eccesso tutto quel che ci sta intorno, Vito, e tu lo sai bene. Non c’è più un codice, e sappiamo che l’elenco sarebbe troppo lungo sia degli onesti relegati alle pagine culturali o quelle delle mostre, che non fanno cassa a patto che non siano i contratti pubblicitari a camuffarne il “pezzo”, che dei disonesti, tra i quali militano parecchi direttori di giornali, ergo servi dell’editore. Almeno che uno non faccia il freeland… ma deve ogni giorno mettersi il problema di sponsor e banner e altro, il che non cambia… e qui sai bene che non sono eccessivo…

      • aggiungo, perdona la petulanza, che forse chiudere i giornali non serve a niente, è il sistema in se di “giornalista” che andrebbe azzerato, parlo della casta, a partire dai concorsi… ma questa è un’altra storia…

  16. muttly says:

    Io mi chiedo anche che notizia sia, forse è adatta ad un giornale tipo Zeracca 2000

  17. Concordo in pieno. É ora che la stampa impari a scrivere correttamente,soprattutto si tratta fi giovanissimi e sessualità.

  18. Maria Antonietta says:

    Brava Silvia!

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